Arte e beneficenza al Circolo degli Artisti

Arte e beneficenza al Circolo degli Artisti Arte e beneficenza al Circolo degli Artisti gLa grande serata per la Croce Rossa e " 11 balletto delle ingrate „ Le ingrate messe in ballo sono le donne della nobile Manto; ingrate .perchè sprezzarono i doni della bellezza ad esso largita e quelli dell'amore, onde il faretrato e subdolo piccolo Dio si ebbe cruccio grande, ed il rapitore di Persefone, siccome intelligente conoscitore di pregi femminili, se le prese con sò nel regni infernali. E sono queste le ingrate che Ottavio Ri-" nuccini, il fiorentino poeta -drammatico caro nel seicento, volle rievocare in una scena lirica, ohe chiamò balletto, perchè il balletto delle protagoniste forma come il nucleo dell'azione. E Claudio Monteverdi rivesti di note la poesia del precursore del Metastasio. Ma non « le anime condannate, vestite con abiti di foggia molto stravagante e bella • vedrà il pubblico, che certo domani sera affollerà il Circolo degli Artisti; non assisterà desso « al balletto bello e vago al suono di una gran quantità di stormenti {steli, che' suonavano un'aria.' da ballo malinconiosa e flebile »: non vedrà le ingrate in atti « ora di dolore et ora di disperazione abbracciarsi come se avesser le lagrime :per tenerezza sugli occhi, o^percuotersi gonfio di rabbia e di furore ». Nè vedrà, sul fondo dell'orrida e fiammeggiante caverna, che conduce agli abissi infernali, 'disegnarsi « tra una certa poca luce caliginosa e mesta » la figura di Venere, con Amo. re. Nè Kli incuterà terrore l'aspetto di Plutone in vista formidabile e tremenda». , A tutte queste piacevolissime cose potè assitere per la prima volta il mercoledì 4 giugno» dell'anno di grazia 1608 la molto nobile accolta i principi e principesse, e ambasciatori et ame, che ad un Duca di Mantova nlacque initare ner la rappresentazione di codesto. « balletto <1i mollo bella invenzione » nel Teatro della Comedia da lui istituito. E non è a dire che al Circolo degli Artisti non si sarebbe saputo' rinnovare il miracolo scenico dinanzi ad un pubblico altrettanto avido di squisite emozioni d'arto quanto elegante. Ma non si volle mettere troppa carne al fuoco. Non s'cia, d'altra parte, certi che la musica ci Monteverdi e la novità dell'esecuzione sarebbero bastati a compiere se non il miracolo scenico almeno quell'altro miracolo anche più grande, cui si aspirava: quello cioè della beneficenza? Perchè codesto ampio e bel rifiorire della musica del seicento e del settecento nostri, che va rivelando ogni giorno bellezze, nuove, o malnote, non poteva isfiiggire al nostro Circolo degli artisti. Sapevano Leonardo Bistolfi e la Direziono che il maestro Veneziani,. appena ri posato con rapido riposo dalle fatiche di la rappresentazione d'anima e di corpo » del Gaalieri (un'altra gemma del seicento) preparaa un'audizione di madrigali, anch'essi del ecolo 17.o, e pensava al « balletto delle in grate ». Perchè non mettersi d'accordo con lui e all'ombra del Boga benefico, non preparare un a\-veniinento degno delle tradizioni artisti che di via Bogino? Dettp, fatto. Quando il Circolo degli Artisti ed un maestro del valore del Veneziani sono della partita è un onore per tutti militare con essi e per essi. Tre cantanti ben uoti e cari ai concerti tori nesi — la signora fino Savio, Rita De Vincenzi Torre e il basso Eugenio Longhi — furono i prescelti. Le parti di Venere,-di Amore e di Plutone non potevano incontrare fortuna mi liore. Quanto al coro, non era desso la bella „ forte creatura che il Veneziani stesso aveva oramai educato ai cimenti più deliziosamente rudi della musica antica? E come non trovare una trentina di dilettanti valorosi e veramente degni dell'avvenimento d'arte per formare l'orchestra ? •C'era, è vero, un guaio. Mancava nientemeno clic lo strumentale. E conveniva adattarsi altresì all'ingrata fatica di realizzare il basso continuo, su cui il Monteverdi basò la musica Ma niente paura! Il Veneziani sapeva di poter contare su un validissimo aiutò: su Federico (Jhedini. Ed ecco idue all'opera. L'esperto mae stro sì unisce al giovane e valoroso composi tore. E questi è lieto di adossarsi una parto del lavoro di armonizzazione, e tutta l'orchestrazione. Compito delicato e difficile, ma non indegno della grande ed onesta fatica. E come compiuto diremo poi. Insomma, ove la voce dèi Circolo tuona il « surge », all'invito segue immediato il latto. E l'operoso dottor cantù, quanti possono, aiutano, si adoperano, dimenticano le ore... Cosi, in un tempo relativamente breve, tutto è all'ordine. Le prove suscitano, nei pochi che In possono godere, un senso profondo di me raviglia. Ma come? a tanto grado di espres sione era giunto il canto declamato del sei cento? E già si scriveva cosi? Sicuro. Molte cose, che oggi sembrano nuo ve, paiono tali soltanto perche gli uomini sep pero farle dimenticare. Tanto che. a tratti, giungo qui allo nostre orecchie come un accenno già poderosamente iutenso di quanto sarà il cauto nelle opere del Wagner. Plutone ricorda Wotan;.e l'invettiva sdegnosa di Venere non richiama alla mente la figura di Fricka? Ma queste ed altre cosa dirà .un colto musicista. Il maestro cavaliere Angelo Gentili accettò infatti di dire » due. parole di prefazione ». E saranno certo parole profonde e piacevoli ed istruttive ad un tempo- Nulla ha a mancare- Tutto è previsto, e con infinita ed amorevole cura. Ma basta per oggi. Col «balletto delle ingrate ». con un duettino del Franchi '1650! c con Madrigali deliziosi del Donato, di Leone Leoni, de] Gastoldi e dei Monteverdi il programma è una meraviglia di sapore arcaico. Il Circolo degli Artisti sui dunque per iscrivere un'altra pagina d'oro ne' suoi annali. E noi registriamo semplicemente i nomi <Ji coloro che coH'eseeuzione dei madrigali aggiungeranno nuova importanza al concerto: essi sono quelli delie signorine Lydi Del Piano e Dina Cusotti. soliste; di Ida Bassignana, Luisa Conti, Bianca Nomin di Pollone, Rita De Vincenzi Torre, Anna Maometti. Margherita Mentirono. Pierina Ubertis Toesca, Candida Ascliìeri. Rina Clara, Maria Eugenia Mella, Maria Tola;.di Vittorio tirisi RwloK della Pie, di Carlo Pollone, di Antonio Scaglioni, di Filippo Zanetti, di Edgardo Dubosc, di Eugenio Longhi o di Giacomo Salvi. u

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