L'altra guerra

L'altra guerra L'altra guerra (Nostra corrispondenza particolare) PARIGI, aprile. L* pmt&rmcan toterpariamentare è Anita. Quali siano o saranno i suoi frutti ora .e difficile dira; ma una cosa è sicura: i 'delegati stranieri potranno, tornando nei toro paesi, recarvi una testimonianza: in T-raacia non ai parla soltanto di rtnnovalupnto economico, ma il riinnovamento è coiiiiiriciato coi fatti. Nessun popolo ha, oggi, più acuto 11 senso del problemi nuovi della ricchezza ; In nessun altro fervono più attivi, come qui, i fermenti necessari, perche ii'lla vittoria politica o militare segua quella economica. E' la reazione d'uu fenomeno psicologico, l'effetto d'un'idea, che è entrata negli spiriti e li assilla, questa: pei tedeschi, la conquista economica della Trancila era la ragione e resta la speranza dello sforzo militare. Gli uomini cho si battono non sono che semplice » materiale mano» nelle mani di quelli che mirano ni vantaggi dal predominio economico universale. Risolto il problema della vittoria militare, quello della vittoria economica resterebbe, opprimente come un incubo, dopo. E quest'idea è rincalzata da un'altra, derivata dallo spettacolo innegabile di forza, che l'industria tedesca ha offerto nel contribuire, per la sua parte, alla resistenza opposta dagl'imperi oentraii al blocco degli alleati. Glie quella forza abbia dovuto trarre profitto dalla fase di; raccoglimento necessario, impostole dalla guerra, per apparecchiare nuovi sfinimenti di conquista è jiarso evidente. La minaccia dello Zoll vere-in dell'Europa centrale ha. fatto il reato. Lo stalu quo, ipotesi ancora antmissibile dal puuto di vista politico, appare assurda da quello commerciale. E mentre i legislatori tentennano ed i Governi non trovano ancora modo di precisare le linee di un programma cornuto, l'iniziativa privata tende i suoi muscoli e con uno slancio che non manca di genialità prepara il paese alla guerra nuova. E' lo sforzo solidale di tutta una classe, conscia, in tempo, delle sue respon sabilità come delle sue energie, f,a leggenda che attribuiva allo spirito ili routine dei commercianti francesi la causa della debole irradiazione economica della nazione, la leggenda di una Francia incapace di porre in valore le sue ricchezze e. d'imporre i suoi prodotti, sta per tramontare. Uno sforzo potente comincia. Produttori ed intermediari si sono messi in fànnie. Gli organismi padronali si sono accostati a quelli operai. La palingenesi economica s'avvia sopra una base concorde, pronta a balzare dallo studio all'azione. Quei potenti organismi d'iniziativa industriale e commerciale che sono, in Francia, le Camere sindacali e che la guerra non sembra abbia scosso per nulla nella loro compagine, hanno messo allo studio le que stioni che concernono le loro specialità. Vffizi particolari d'informazione economica funzionano già presso ciascuna. Rapporti tecnici, chiari, lucidi, documentati ne vengono fuori, illuminando pei competenti come pei profani, gli aspetti del multiforme problema. La Camera di commercio di Parigi ha preceduto tutte le altre organizzazioni col tuo esempio. Le Càmere di commercio di provincia la imitano tutte ora Grazie alla prima, e col concorso delle altre, è sorta una « Asnocinziinne nazionale d'espansione economica», che raccoglie nel suo Comitato direttivo i potentati dell'industria e del commercio. La diversità e l'autorità, insieme, dei nomi, mostrano che si tratta di una volontà unanime, di una determinazione generale di lavorare utilmente. Le passioni politiche avevano, nel commercio e nell'industria francese, primi a della guerra, ripercussioni più forti di quel che si creda. Ora nell'elenco dei capi della nuova Associazione^ accanto ad uomini di; destra, come il Roux, presidente del Comitato centrale degli armatori di Francia, e al Touron, presidente dell'Associazione degli agricollori francesi, s'incontrano lo Selmeidor, il principale proprietario del Creusot, <rd il senatore Mascuraud, presidente del Comitato repubblicano del commercio, uomini dell-ì sinistra più pura. Contemporaneamente, altri gruppi sono sorti e si son risvegliati con un medesimo scopo: affrettare la rinascita. Cosi, la Federazione degli industriali e dei commercianti francesi, con a capo l'ex-ministro Andrea Leppo, ha messo su un uffizio di studi, aperto ai desiderata di tutti i nuclei commerciali. Un uomo di gran valore, Io Scheffer, si occupa di, già di raccogliervi tutte le informazioni dirette sul commercio degli imperi centrali. Caratteristica comune dell'attività di tutti'questi organismi è l'abbandono delle vaglie generalità, nelle quali si; compiacevano due anni fa, i teorici dell'espansione Commerci ale. Quelli che vi tevorano hanno coscienza, e Iti mostrano, dello difficoltà enormi d'una situazione infinitamente complessa, che sarebbe impossibile risolvere senza constatazioni preliminari ed obbiettive. Prevaje sempre più id concetto che, per correggere i difetti del commercio francese, occorra determinare, con rieerchemetodiche e minute, per ogni ramo, per ogni gruppo d'industria le condizioni esatte, proviso, d'uno sviluppo sempre più ampio; creare una tecnica della produzione, una tecnica delj'espanslone, e non già lanciarsi a vanvera in pericolose avventure, Così, mentre l'« Associazione Nazionale d'espansione economica » istituiva una vasta inchiesta sopra ciascun prodotto, la «Federazione dei commercianti e degli industriafi» ne apriva un'altra sulle condiRiomi economiche della pace. #*» Un'iniziativa, non priva di pittoresco, è donila allu Camera di commercio di Pa risi. Senza strepito, senza pompa, essa ha aperto usile sue salo un « museo », la cui vi.-ita è riservata soltanto ai commercianti ed agli industriali francesi : il gran pubblico non v'è ammesso. Vi si trovano, raccolti ed ordinati, i campioni degli articoli più in voga che, nelle differenti categorie, lo ditte tedesche erano riuscite ad introdurre sul mercato francese llerccpvcmlqrdsndnFdntsgsocBcdsfigttmtedtltmmprtiiUna verità ne balza lampante: gl'Indù-striali tedeschi plagiavano, nel moda più argo, più ernie», 1 loro colleghi francesi: e piccole Invenzioni, in materia d'uso corrente, intorno a cui gli artigiani francesi consacravano le loro facoltà natie,— ma che, troppo spesso non riuscivano ad imporre alla follo dei consumatori — tornavano dalla Germania, spoglie di quel certo che d'artistico, che si ritrova nelle più limili applicazioni Industriali dell'ingegno latino, ma offerte a prezzi, di fronte ai quali era impossibile ai francesi d'assicurare la prevalenza, noi loro proprio paese, del tipo originale. Il reparto phi ricco è quello degli utensili da cucina ; la cucina, si sa, ha sempre, nelle preoccupazioni della vita quotidiana d'oltre Reno la parte migliore. Ma altri reparti non meritano d'essere negletti1. L'industria automobile ebbe, in Francia, il suo battesimo: ora la fabbrica degli accessori sembrava abbandonata, sino alla vigilia del conflitto, al fabbricanti teutonici. Una sala intera del Museo è consacrata agli orologi: tutti i modelli più graziosi dei paesi latini vi sono imitati. Persino gli orologi à caritlon, che richiamano olla memoria, nell'intimità della casa francese, il profilo dei campanili delle città del Belgio desolato, son venuti di' Prussia. Merce tedesca anche tutte le varietà di belletti, di profumi a buon mercato, offerti allo grisette ed alle denti-nuondaines. Dalle sue officine di Essen, Krupp spediva a Parigi gingilli di rame o di nickel, aspettando di potervi introdurre i suoi cannoni'. E quasi tutti gli articoli di celluloide ed in falso marocchino, e borse e valìgie da viaggio e tutte lo imitazioni di vasi artistici di Sèvres e di Capodimonte ; o miriadi di oggettini di vetro, di legno o di porcellana, oggetti tla scrittoio, da tavola 6 da. boudoir, o tutta la serie dei giocattoli militari o del giocattoli scientifici, persino le pupe vestite alla moda di Parigi, venivano da Berlino. La maggior parte dei grandi emporii della ca pitale e della provincia ne riboccano aaico ra: sarà difficile, prima che passi un cer to tempo, far sparire dal mercato francese tutta l'immane congerie odiata. **# Ma ad impedire che si riproduca e si perpetui lavorano gli economisti francesi. E' una riabilitazione curiosa quella degli economisti: quale cho fosso la scuola e la dottrina, predicassero l'individualismo od il collettivismo, fossero liberisti o protezioni sti o eclettici, mai nessuno di essi riuscì, in tempo di pace,' a divenir popolare. Nei salotti o nelle assemblee si accordava loro il rispetto che la gente civile accorda, di salito, alla gente noiosa. E si badava ad altro... La guerra ha fruttato loro una fortuna che non conoscono nemmeno i critici mili tari, incapaci di scuotere la. monotonia, connaturata, ai commentari della guerra di trincea. Meglio della tattica e della stra tegia, al lampo delle battaglie, l'economia politica ha preso agli occhi delle raoltitudini l'aspetto lusinghiera della più agile; della più umana, della più veramente politica tra le scienze. Un libro, badate, tedesco, il manuale dei « Metodi d'espansione economica », dell'Hauser, tradotto in francese, ha avuto una strana fortuna : dodici edizioni ne sono statie, di un colpo, esaurite. C'era, in Francia, un emulo dell'economista d'oltre Vosgi, Vittorio Cambon; in pagine acute e nervose, molto prima deJlo scoppio del con flitto, egli aveva mostrata la Germania al lavoro ed aveva analizzato i segreti- dei progressi 'dell'industria e del commercio teutonici. Aveva, anzi, francamente, levato voci d'allarme ; ma i suoi libri erano ri masti, in gran parte, in cantina. Ora gli scritti di Vittorio Cambon vanno a ruba, per le sue conferenze, è accaduto que sto... che. per paura non si sa bene di quale subbuglio, la polizia le ha vietate E, con lui, tutta una schiera: Giorgio Blondel, Raffaello Giorgio Levy, un Lysis misterioso, altri anonimi, redattori di bollettini, scrittori di riviste — non c'è più una rivista senza il 'Suo economista anonimo — o lavoranti nel segreto degli uffizi; tutti lavoranti con zelo, ardore d'apostoli E, certo, è un apostolato quello che consiste nel persuadere la gente, che il commercio, l'industria, l'agricoltura non sono soltanto espressioni dell'attività domestica di un popolo, ma i fattori delta sua in finanza nel inondo. *% Così, nell'accordo tra teorici e pratici si elabora la rinnovazione. E' una gestazione non priva di angosce. C'è, in molti, la convinzione che la Francia, la quale sopporta l'onere più gl'avo della guerra, sia desti nata perciò ad usoirne meno. pronta degl altri alleati a ritrovar le condizioni normali d'uno vita cconop'iica. Sovra altri, pesano le preoccupazioni crescenti per la penuria della mano d'opera nazionale con tanta gioventù decimata e col persistere delle ci fra della scarsa natulità. TI periodo, sicuramente lungo, che intercederà tra la firma dell'armistizio e quella del trattato di pace appare ad altri pieno d'incognite paurose l>er l'attività economica francese, più pau rose forse anche di quelle derivanti dallo stato attuale. Ma su queste c su altre ragioni sovrasta, nella maggioranza degli a nimi, un senso di robusto ottimismo; un ottimismo, che le vene, sempre pulsanti della ricchezza materiale ed il tesoro delle energie morali, risvegliato oramai, bastano a spiegare. DOMENICO RU880. dpdgoIusctfegafinl'laslapccaraagaplIzanntpst•sl"dgdgzcvczpnpssnrapdnporopdl

Persone citate: Andrea Leppo, Giorgio Blondel, Hauser, Krupp, Raffaello Giorgio Levy, Roux, Scheffer, Vittorio Cambon