Espile Elisili i Briand sul l'azione dell'Italia

Espile Elisili i Briand sul l'azione dell'Italia Esplicite dichiarazioni di Briand sull'azione dell'Italia , Roma, 11, notte. L'on. Briand in una conversazione avuta a Parigi con un giornalista italiano e pubblicata stasera dal « Giornale d'Italia», ha fatto interessanti dichiarazioni particolarmente rispetto alla situazione attuale dei rapporti italo-francesi. La conversazione prese lo mosse da.1 discorso di Bethmann Hollweg al Reichstag. — Ciò che ho trovato in quel discorso — ha detto Briand, — è una grande, evidente fatica per tentare di riversare sulle spalle altrui la schiacciante responsabilità della guerra. Tre quarti delle dichiarazioni sono impostate su quest'assurda tesi. Quanto al tono generale non lo trovo cosi « gloriosus » come altre orazioni del genere. — Pur tuttavia, notò il giornalista — vi è un punto del discorso del signor Bethmann Hollweg che riguarda un po' tutti noi latini ed è quello in cui accenna alla necessità di salvare i fiamminghi dalla latinizzazione, il che dimostra che il Cancelliere fa. appello al sentimento di razza. E' ormai chiaro che i tedeschi fanno una guerra di razza, onde la necessità per noi latini, di stringerci in un fascio. — Perfettamente, — replicò il presidente del Consiglio. — Si tratta di una guerra, non soltanto di razze, ma anche di opposte civiltà. Da. parte nostra è la. civiltà basata sul diritto e sulla libertà, dall'altra parte vi è un sistema tendente all'oppressione sistematica sia dei diritti individuali che delle libertà nazionali. I nostri nemici si credono investiti di una specie di diritto divino pel quale aspirano alla supremazia sulle altre razze e sugli altri popoli. Nessuna alleanza fu dunque più logica, più naturale di quella scaturita dal presente conflitto tra le Potenze della Triplice Intesa che erano già strette in un fascio per parare il pericolo germanico e la libera Italia. Come quest'alleanza sia, stata salutata dal popolo francese, l'Italia lo ha visto durante la permanenza a Parigi dei vostri ministri — Le accoglienze della popolazione pari gina ai ministri italiani, -- domandò il giornalista — involgono dunque un simpatico apprezzamento delti parte assunta dall'Italia 1 nel conflitto europeo? — Certamente, — esclamò il signor Bria-nd. - Non bisogna dimenticare che la dichiarazione italiana di neutralità toccò profondamente gli animi francesi e che sue cessivamente fu accolto con gioia dai miei concittadini lo schierarsi dell'Italia al fianco degli Alleati. All'infilari, di qualche ir requieto, contro il quale devono esercitarsi talvolta i rigo-ri della censura, in Francia si apprezza al suo giusto altissimo valore la cooperazione militare e diplomatica italiana. Si conoscono le difficoltà dell'aspra e durissima guerra che voi fate, ed io stesso non mancai di rammentarlo nei recenti discorsi pronunziati in occasione della visita dei vostri ministri. Quanto alla lealtà della vostra politica, essa è assolutamente fuori questione. Ma vi è sopratutto nel popolo francese un sentimento di ammirazione per l'Italia che, volontariamente si gettò nella «melée"/intuendo, con profonda valutazione dell'ora storica, il sottile inganno contenuto in certe offerte. Ciò nondimeno le offerte esistevano ed è merito che la storia riconoscerà al popolo italiano di averle respinte, comprendendo l'essenziale differenza che vi è tra il conquistare colle armi in pugno e l'ottenere con un contratto irosamente subito. Ciò che importa è non soltanto il conquistare ma anche, e sopratutto, saipere conservare; ciò senza parlare, naturalmente, del valore morale di un atteggiamento cotanto coraggioso e risoluto come quello dell'Italia. Ad ogni modo il popolo italiano non aggredito, non attaccato, non minacciato immediatamente, scese in campo per la cavalleresca rivendicazione dei proprii diritti ed anche per la difesa dalla libertà mondiale. Ciò fece in un momento difficile del conflitto europeo, conoscendo gli orrori della guerra, prevedendone le fatiche ed i sacrifici, respingendo con gesto pieno di vigore e di dignità le offerte allettatici. Tutto questo, il popolo francese ricorda e ricorderà; non dubitate! — Ella ha accennato, signor presidente, alla leaJ-tà della politica italiana... Ma sì — interruppe vivacemente il signor Briand. — Chi potrebbe metterla in dubbio? Un popolo che con tanto e così squisito senso dell'ora storica, si è volontariamente gettato nella «melée» (il presidente ripete la frase e la ribadisce con gesto vivace) non può non sentire l'opportunità e la necessità di mantenersi in prima linea nella gloriosa lotta per la difesa della civiltà e della libertà dei nonoli Che ■ aena civiltà e aeiia lineria aei popou. une,tale sia la sua volontà lo dimostra quotidianamente il vostro Governo e, seppure ve ne era bisogno, lo ha ancora più luminosamente dimostrato la vostra calorosa partecipazione alla Conferenza di Parigi. — BUa ha alluso, signoT Presidente, a qualche irrequieto che si preoccupa dell'atteggiamento dell' Italia? — Sii — rispose Briand. — Vi è infatti qualcuno che si domanda che cosa farà l'Italia in un più o meno prossimo domani. Ma come non vedere la profonda significazione degli avvenimenti che si svolgono sotto i nostri occhi? La Francia e l'Italia, unite nella guerra di difesa e di liberazione contro gli Imperi centrali, dei quali oggi è più che mai chiara la- brama di sopraffa''' zione e di conquista, hanno ormai tracciata la strada comune. Quale seria antinomia di interessi vi è tra le due grandi Nazioni sorelle? Non riesco a vederla, o meglio, non1 ve n'è alcuna che non possa comporsi o che. non debba comunque cedere il passò di* fronte ad un grande e vitale interesse-comune: quello di assicurare la propria indi-1 pendenza e libertà di fronte a duo imperli che sono uniti dallo stesso istinto di preda! e di dominio. Come non comprendere tutto ciò? Come non capire che questa concomitanza di un essenziale interesse, unita alla' c?mu.nanza. 4* razza a 4400 al*ri coeffl-. cienti politicii €COn0mici e sociali, assicurerà la fraternità dei due popoli nella for-' midabUe opera di ricostituzione delle magnifiche energie disperse dalla guerra?' L'avvenire assegna al popolo francese ed' al popolo italiano un grande compito in unai Europa definitivamente liberata dalla mi-! naccia barbarica. Come hà detto benissimo, l'on. Salandra, rispondendo al discorso del! presidente del Consiglio municipale di- Pa-i rigi tra Roma, culla del diritto delle genti,, e Parigi culla dei diritti dell'uomo, vi è un legame infrangibile da quando sopratutto, i la forza brutale — terminò Briand irfsi-1 stendo nel dichiarare che non si trattava di j un'intervista — ha voluto sopraffare la' civiltà e la libertà. 1

Persone citate: Briand, Hollweg, Salandra