Bisogna spazzare dall'Adriatico le navi nemiche ed i loro complici

Bisogna spazzare dall'Adriatico le navi nemiche ed i loro complici Bisogna spazzare dall'Adriatico le navi nemiche ed i loro complici Un articolo dell'ex -ministro della Marina francese De Lanessan (Nostro servizio particolare). Parigi, g, notte. ' L'ex ministro della Marina francese J. L. 'de Lanessan pubblica sul « Petit Parisien » .un lungo articolo dal titolo « Bisogna pulire l'Adriatico », che e opportuno segnalare an' che-ai pubblico italiano. « La riunione a Parigi del Consiglio dei parlamentari e degli ufficiala della Quadruplice Intesa — scrive l'ex ministro — attirerà necessariamente l'attenzione dell'opinione pubblica sugli avvenimenti dell'Adriatico e sulle operazioni affidate alle armate degli Alleati... All'inizio della guerra l'Ammiraglio Boué de Lapeyrère fece, cotta squadra francese, un tentativo d'attacco del porto austriaco di Cattare Il tentativo non riuscì e non poteva riuscire, date le condizioni geografiche particolarmente vantaggiose par gli austriaci. Non si può entrare fino al bacino interno, dove le navi da guerra austriache stanno al sicuro, che attraverso un golfo liceo di seni, di nascondigli, molto lungo e circondato da montagne elevate, rocciose e inaccessibili. Forzarne il passaggio era impresa problematica: bombardare le navi del porto stando al largo non era possibile. E l'ammiraglio abbandonò l'impresa. I porti austriaci dell'Adriatico non sono prendibili: è vana impresa attaccarli per mare. Trieste, Fiume, Pola non potranno cadere nelle mani dell'Italia che dopo fa disfatta degli eserciti austriaci dell'Istria, cioè àn un tempo che ora è impossibile prevedere. Ma se non si può sperare di prenderli in questo momento per mare, dev'essere possibile inutilizzarli, dal punto di vista austriaco, imbottigliando tutte le navi da cruerra di grande stazzatura e i sottomarini che, •come risulta da sicure informazioni, la Germania avrebbe mandato in pezzi e che si starebbero mettendo insieme nei cantieri adriatici per intensificare la pirateria mediiterranea.'La chiusura delle navi austro-ungariche nei loro porti esige però una pri|ma operazione riconosciuta indispensabile da tutti i competenti : la chiusura dell'Aìdriatico all'altezza del Canale d'Otranto». : la vigilanza sol Canale d'Otranto ! «L'occupazione di Corfù e di qualcuna 'delle piccole isole vicine, unitamente alla 'occupazione di Valona, compiuta dagli italiani, — osserva lo scrittore — permette di 'realizzare completamente la chiusura del Canale d'Otranto. E' possibile, infatti, met,tere completamente al sicuro una forte squadra e potenti incrociatori nelle acque che separano Corfù dalle coste greche. Corazzate e incrociatori, colle loro flottiglie di torpediniere di controtorpediniere e di sottomarini, sicuri come fossero a Malta, • si troverebbero però sul luogo stesso della guerra navale. Bisogna però che queste navi tri trovino in numero tale che nessuna nave nemica possa uscire dall'Adriatico,-o rientrarvi senza essere riconosciuta o'distrutta. La marina italiana potrà, a questo scopo, portare un concorso efficacissimo alle squadre francese ed inglese del Mediterraneo ». i Dopo aver notato che le squadre degli Alleati non hanno finora fatto che operazioni difenhive, l'ex ministro scrive: . «Bisogna prendere una vigorosa offensiva. All? chiusura del Canale d'Otranto de\e aggiungersi il dominio di tutte 'e isole, di ;tutti i golfi, di tutti i porti difesi, rli tutti à rifugi della costa orientale adriatica. Si sa che i sottomarini tedeschi ed austriaci trovano su queste coste rifugi, luoghi di rifornimento e complici, che vi si riposano e si rivettovagliano, che sorvegliano la navigazione nemica e che vi preparano le loro imprese criminali. Bisogna che i sottomarini, i falsi pescatori, i rifornitovi, gli spioni e i complici siano spazzati via dall'Adriatico, come si è fatto nel mar Egeo. Le ■numerose isole della Dalmazia devono, specialmente, essere rigorosamente vigilate ed essere centro di spietate azioni nostre ». , "Impicchiamo i traditori!,, . «Ci sono ancora — scrive l'autorevole ex ministro francese, e le sue parole hanno .un significato veramente grave — sulle navi moderne, alberi p corde per impiccare i malfattori comperati coi marchi tedeschi o colle corone d'Austria. ■ «Diventati signori delle isole del litorale orientale dell'Adriatico — continua il Lanessan — le flotte della Quadruplice Intesa potranno con relativa facilità chiudere le strade costiere che gli austriaci ed i bulgari saranno tentati di prendere per discendere, lungo l'Albania, verso Valona. Respingere il nemico nelle regioni del massiccio montagnoso e deserto che si alza dietro il litorale è il mezzo più sicuro per rendere la sua marcia difficilissima e per ostacolarlo in tutti i suoi conati. L'Italia ha dato prova di saggezza non lanciando le sue truppe neirintemo dell'Albania, come qualche stratega da salotto avrebbe voluto, Basta che essa difenda i dintorni di Valona dagli austriaci e dai bulgari. L'Italia non ha nulla da fare in quel paese desolato, da dove i serbi hanno potuto uscire con tanta difficoltà. Oltre che a Valona è sulle coste orientali dell'Adriatico che l'azione dell'Italia dovrà esercitarsi unitamente a quella degli Alleati, attendendo che le sue truppe possano unirsi alle nostre di Salonicco. Una delle operazioni più delicate da eseguirsi nell'Adriatico è quella della pesca delle mine austriache che furono causa di affondamento di parecchie nostre navi. Per far questo, come per la caccia ai sottomari ni, potrà aiutare la Francia e l'Italia l'Ammiragliato inglese, il cui concorso finora, forse, non fu dato in maniera abbastanza efficace ». La constatata mancanza di piccole navi « Ho già notato in un precedente articolo — continua l'ex ministro della Marina di Francia — che l'errore più grave, senza dubbio, commesso dalla nostra marina all'inizio della guerra è stato quello di non far costruire nei nostri arsenali e nei nostri cantieri privati un grande numero di piccole navi robuste, semplici, rapide, per la distruzione dei sottomarini e per la pesca delle mine. Le osservazioni che io facevo a questo proposito sono state dolorosamente confermate dalla perdita dell'n Amiral-Charner». Non avendo abbastanza torpediniere, cacciatorpediniere e altre pir?ole navi per la vigilanza sulle coste della Siria ove s'erano rifugiati i sottomarini fugati dall'Esreo siamo stati obbligati a incaricare di questa missione, molto utile ma pericolosa, navi come l'« Amiral-Charner », di nessun valore militare, ma carico di numeroso equipaggio e pel quale i rischi erano in relazione alla sua grossa dimensione. La perdita di questa nave è tanto più dolorosa in quanto è stata, fatta durante un'azione olla quale non avrebbe dovuto partecipare. Bisogna che l'Adriatico diventi " il nostro mare ,, « Riassumendo, scrive J. L. de Lanessan, mentre le truppe italiane combattono l'Austria nel Trentino e nell'Istria e si dirigono verso i porti di Trieste, di Fiume e di Pola, che è impossibile attaccare oggi, utilmente, dal mare, bisogna che la flotta austrumgarica sia ridotta ad una assoluta inattività nell'Adriatico e che questo mare, netto dalle mine, spazzato dai sottomarini, dai loro complici e dai loro rifornitori, sia posto sotto il dominio assoluto della Francia, dell'Italia e dell'Inghilterra. M'affretto a dire che è già stata compiuta opera utile in questo senso. Se le navi da guerra francesi — aiutate da qualche nave italiana — hanno potuto raccogliere sulle coste dell'Albania e trasportare a Corfù. ove vi si riorganizzano, più di centomila tra soldati e ufficiali serbi, è perchè già la nostra marina aveva proceduto ad una rigorosa pulizia e ad un rapido spazzamento delle ncque del basso Adriatico. Continuare que st'opera fino a quando non ci siano più, nell'Adriatico e nelle sue isole, né una nave austriaca nè rina nave tedesca, nè un solo complico dei pirati germanici, nè un rifugio di sottomarina 6 oggi und degli scopi più importanti tiella Marina dell'Intesa. E' necessario che nè austriaci nò bulgari 'possano trovare alcun sbocco su questo mare, il giorno in cui saranno respinti dall'esercito di Salonicco verso il nord-ovest e da gli eserciti italiani del Conte Cadorna ver so il sud-est. Allora forse, ci sarà dato di dar battaglia alle flotte austriache prigio nicre nei loro porti ». tncfssc4lciaiztfadcbobntcsisppcddctrcdpbnstptin

Persone citate: Boué De Lapeyrère, Conte Cadorna, J. L., J. L. De Lanessan