La riapertura della Camera

La riapertura della Camera La riapertura della Camera Un saluto alla Francia - Le commemorazioni La prossima discussione sulla nostra guerra l i ' e - Roma, 1, sera. ta riapertura della Camera avviene con una giornata incantevole, primaverile, che ha richiamato sulla piazza di Montecitorio un po' di curiosi, non di manifestanti, poiché l'ambienie si mantiene assolutamente calmo. I primi ^tenutati incominciano'ad. entrare nell'aula alle 13,45. Le tribune sono scarsamente affollate. Poche signore, essendo Militato l'interesse della seduta. Alle 14,5 entra il presidente Marcora, atteso dall'intero Ufficio di presidenza. Al banco del Governo si h'ovano momentaneamente i sottosegretari. La lettura del verbale dell'ultima seduta procedo in mezzo alla disattenzione generale. Nell'aula sono presenti quasi duecento deputati. Una parte dei 350 deputati, che la posta segna presenti, ha indubbiamente preferito, ad una seduta di commemorazioni parlamentari, il sole dello vie di Roma, Fra i presenti, notati: Luzzatti, Battolo, Bertoliui. Leonardo Bianchi, Bava, ecc. Il settore dell'Estrema è popolato. Vi notiamo IBissolati, Enrico Ferri Raimondo, nugoni, Ganepa. Quaglino, Gaudenzi, Siehel. Rondoni, Marchesano, Marangoni, Pansini, La Pegna, Al'obelli, Rcscetti, Vigna, Bocconi. Merloni, ed altri. Saluto alla Francia BÌSSOLATI (segni d'attenzione): — Mentre il Parlamento italiano si riunisce per la ripresa dei suoi lavori, gli eserciti hi Francia stanno combattendo una battaglia che può essere l'inizio deila fase risolutiva della guerra. Questa guerra non è guerra soltanto della Francia contro la Germania. E' guerra anche dell'Italia, dell'Inghilterra, della Russia, contro la Germania, contro l'Austria (vivo approvazioni11 e guerra unica, guerra unica nel fine, unica nello svolgimento, unica noi sentimenti che saldano i popoli della Quadruplice contro l'aggressione tedesca. Gli eserciti francesi a Verdun non si borono soltanto per la Francia, come otoi sull'Isonzo non ci battiamo soltanto per l'Italia, ci battiamo tutti per la libertà e per la civiltà d'Europa (applausi). Per onesto prego l'illustre nostro presidente — e credo che la mia preghiera non gli sia discara — che egli si faccia interpreto nostro inviando ai combattenti di Francia, e per essi al loro Governo, l'espressione della nostra ammirazione ed il nostro augurio fraterno Mentre fluisce la lettura dei verbale entrano nell'aula i ministri sonni no, Grippo. Dauco, Barzilaì,. che prendono posto al banco del Governo. Le ultime pai-ole deil'on. Risolati sono coperte ua un applauso fragoroso della Camera, salvo i socialisti ufficiali, che ■=•! propaga altresì alle tribune. Qualche deputato, sempre battendo le inani, si alza, in piedi. Molti altri si alzano esclamando: su hi piedi, mentre continuano i battimani. Allora tutti i deputati si. alzano in piedi e si alzano associandosi, all'applauso anche gli spettatori delle tribune. L'on. Marcora si alza anche lui ed il suo esempio è sèguito dai ministri e dai sottosegretari eh" si 'trovano al banco del Governo. li grido di evviva la Francia, evviva l'esercito francese, sj eleva fragoroso dall'aula e dalle tribune. Da nualelìO parte si elevano «rida anche più esplicite alla causa della Francia. GU applausi e to ovazione all'esercito francese durano qualche miuuto. L'on. Salandra non è presente a questa parte della seduta. I socialisti ufficiali, mentre tutta la. Camera 6 mi piedi, continuano a rimanere silenziosi e. seduti al loro posto. Fra i seduti vi sono; Pé* scetti. Zibordi, Diigonl. Quaglino, Bruneili, Sichel. Rondani. Bussi, ecc. Invano dalla Camera, dalla tribuna della stampa-si grida: "« Su. alzatevi! ». Ewi rimangono sedutiAllora i nazionalisti e oualcuno delle tribune gridano loro: n — vergognatevi, pagnottisti dei socialismo! a I socialisti ufficiali crollano In spalle non replicano. Ristabilitosi il silenzio, prende la .parola, fra l'attenzione generale. ..'l'on. Màvcora. .. PRESIDENTI-; : — Accetto di gran cuore l'incarico dio l'on Bissolati ha invitato la Camera a conferirmi, e credo che nessuno avrà nulla in contrario. Egli ha antivouuio la espressione dei miei sentimenti (approvazioni), ed anzi, per dimostrare quali siauo questi sentimenti miei, debbo avvenire che quando il Presidente del Consiglio di Francia venne in Roma, io, che di solito pare mi astenga da manifestazioni, che potrebbero essere qualche volta ritenute inopportune da parte mia (pare, dico, mentre invece con l'animo e col cuore vi partecipo sempre) (vive approvazioni), mandai all'ambasciatore di Francia iH seguente telegramma : « Anche quale ultimo superstite nella Camera italiana, che presiedo, dei cacciatori delle alpi, che, duce Garibaldi, ebbero compagni nella gloriosa campagna redentrice del 1659 i valorosi soldati di Francia, la pregò di presentare il mio lispcttoso salute airillustte capo del Governo della Repubblica. A S. E. Briand e ai suoi colleghi l'augurio mio fervidissimo che la nostra nuova fi-aiellanza d'armi e di solidarietà (applau si) colla Nazione sorella e eoa gli altri Alleati, consacri, con la vittoria sui comuni nemici M trionfo dei vaincipii di civiltà, libertà ò indipendenza delle nazioni e della giustizia u muna. Coi più cordiali ossequii, di V. E. devotissimo- Marcora u (Vivissimi, generali applausi). E S E. l'on. Briand cosi mi rispose ... K nome anche dei miei colleglli e mio. io vi ringrazio de! vostro messaggio cordiale. I ricordi della campagna liberatrice del 1859, dove i soldati di Francia ebbero l'onoro di combattere a lianco ai valorosi soldati italiani, trovano nel mio cuore un'eco commovente. L'alta autorità dà alle parole dell'illustre presidente della Camera un prezzo inestimabile. Con voi io eonso-vo la f"dp infioro delia vitoria dei due. popoli, cosi intimamente uniti ormai dalla fraternità delle anni per il trionfo del diritto e della libertà dei poooi- — Urlanti »• 'Vivissime approvazioni; applausi). Mi farò dunque un dovere di adempiere" al mandato che mi è stalo testo conferito Camera (approvazioni). badtamcqbssrnzzomce e e o i , i dallaLe commemorazioni PRESIDENTE: — On. Colleghi. Una profonda tristezza stringe il mio cuore nell'ademuiere oggi al mestissimo ufficio di ricordare a voi i gravi lutti che hanno colpito la nostra assemblea durante l'ultimo periodo di sosta dei lavori parlamentari. In questo momento, in cui tutta la Nazione intende con fermezza di propositi e con incessante fervore di opere alla nostra guerra, è straziante il pensiero che uomini illustri per singolare ingegno, per eccelso patriottismo, per fcrte carattere non abbiano potuto vedere realizzato il luminoso sogno di un'Italia composta nei giusti confini e più forte e più rispettata, al quale le loro nobili anime furono rivolte fino ali estremo respiro (benissimo). Il Presidente comincia con la commemorazione di Pietro Chiosa, del quale, concludendodjce. _ interpretò sempre con infinito fervore la italianità dei nostri operai, il loro patriottismo altissimo e quello spirito di sereno sacrifìcio che li fa oggi orgoglio nostro di fronte al nemico. Noi operai — egli disse qui un giorno con voce rotta dalla commozione, — amiamo la patria bella e se fosse lanciato 1grido- Lavoratori alla frontiera! accorreremmo tutti. — Questa parola ben deità, che 6 la più alta dimostrazione del modo col quale inostro amatissimo estinto sentiva l'anima depopolo tlaliano, va ripetuta oggi, e la memoria di lui trae fonte d'imperitura riconoscenza nazionale dalla serenità meravigliosa con cucombatte e muore quel proletariato italianoche Pietro Chiesa col suo esempio e col suo cuore elevò alle idealità più pure e più sante (vive approvazioni). - Passando alla commemorazione di Guido Baccelli il Presidente dice: — La reverente simpatia e la costante ammirazione che eglraccolse intorno a se rendono ben doloroso ivuoto che egli ha lasciato nella sua città nativa, in questa aula e nella intera nazioneLa sua vita fi stata un'ascesa trionfale ed in ogni cosa alla quale egli dedicò il suo fulgido intelletto, la sua singolare genialità, la podedosa (orza della sua volontà impresse di talsue doti traccia indelebile. Non mi è concesso in quest'ora ricordare paratamente la multiforme opera di lui; essa, ben può dirsi, prej senta un aspetto monumentale, ed il suo noml'resterà v.vtkm in lontano avvenire iuAitfrtu bilmente congiunto alla scienza, alle arti, alla coltura ed alle più alte manifestazioni delia nuova Italia. j Onorevoli colleghi — conclude il presidene. — Guido Baccelli fu veramente quale egli amava di atteggiarsi: uno spirito eminentemente latino e in questo tempo, in cui ferve cosi terribile la lotta contro la genialità di questa nostra gloriosa stirpe c nessuna barbarie e nessuna potenza di organizzazione o di sistema varranno a spegnere, la nobile esistenza di lui sia a noi di esempio, e il nostro rimpianto porti conforto al figlio suo a tutti noi dilettissimo. A me, che ebbi sempre il prezioso dono della sua dolce Intellettuale amicizia ' e gli portai ognora profondo affetto è orgoglio additare alla reverente ammirazione della Camera questo cittadino romano veramente degno della sua città e della storia che la rendo unica nel mondo (vivi applausi ed approvazioni). « Il 24 gennaio nn nuovo lutto veramente inatteso colpiva la nostra assemblea. Dopo breve malattia si spegneva in Verrès l'on. Giuliano Charrey, che nell'attuale legislatura era stato chiamato a rappresentare quel collegio elettorale. Fu davvero ben triste la sorte che colpi questo nostro collega che, appena quarantenne, iniziava ora tra la fiduciosa aspettaziohe dei suoi concittadini la vita politica. Alla memoria del piovane, collega, che Immaturamente ci ha lasciato va il nostro affettuoso saluto (approvazioni). A tante dolorose perdite altra si aggiunge, che ciascuno di noi sente ben grave per questa assemblea e per la nostra vita politica e per la quale il mio cuore è ancora stretto d'angoscia e di rimpianto. La mattina del 26 gennaio, inattesa ai più, non a me che seguivo con animo trepidante e con fraterna ansia lo vicende delia malattia, si spegneva in Roma la operosa e nobilissima esistenza di Camillo Finocchiaro Aprile. Il PRESIDENTE, proseguendo, tesse una larga biografia deil'on. Finocchiaro, considerando 'il patriota antico, l'uomo politico il ministro e l'opera sua legislativa. Non fu consentito — dice — a Camillo FinocchlaroAprilo di vedere l'ora radiosa della vittoria, ma egli di questa fu auspice sicuro e fedele sempre, come della grandezza e del progresso d'Italia ebbe la più fulgida visione quando, discutendosi in questa Camera il bilancio degli Affai! Esteri, eali concludeva il 15 maggio 1891 un suo poderoso discorso affermando ■j che rrtalia non abbandonerà mai le tradizioni che l'hanno fatta una e libera e che devono conservarle il suo posto nel mondo civile pari alla sua storia e ai suoi destini ». I nostri fratelli stanno dimostrando da mesi, ora per ora, in faccia al secolare irreducibile nemico come tultt-i concordi siamo animati dal fermo proposito di assicurare all'Italia U suo vero destino: o io, addolorato e commosso, saluto il compianto amatissimo amico e collega colla sicura fede che il suo presagio non fallirà. (Vivissime approvazioni). Da ultimo il Presidente commemora l'onorevole Abignente. Il Governo e i deputati GRIPPO, ministro dell'istruzione, a. nome del Governo, si associa alla nobile commemorazione che deil'on. Guido Baccelli ha fatto ion. Presidente. Conclude, rilevando che l'omaggio reso alla memoria di Guido Baccelli è un omaggio reso alla storia della patria ed alla scienza italiana. [Vivissime approvazioni, applausi). ORLANDO, ministro di Grazia e Giustizia, si associa, in nome del Governo, al lutto della Camera, espresso dal suo Presidente con si nobili parole per la perdita di Pietro Chiesii, di Giuliano Charrey, di Giovanni Abignente. di Camillo Finocchiaro-Aprile. -- Numerosi oratori, tra i quali Sanarelli, Quelrolo, Badaloni, Bianchi L., ecc., ricordano le benemerenze .scientifiche e umanitarie di Guido Baccelli. BATTONE, fra l'attenziono della Camera dice: — Con senso di rinnovato dolore, ricordo alia Camera la prematura morto deil'on. Charrey. Il compianto collega che aveva da poco varcato la metà del cammino della vita corse veloce al termine sospinto da una malattìa rapidi: e terribile che predilige le persóne giovani e robuste. Charrey possedette tutte le virtù privato e pubbliche che risplendevano dia a a o e , o n — 1 luco quieta e pura; e un raggio di virtù si spento -con lo spegnersi della sua vita. Visse per la famiglia e per la sua regione, fu ottime c integerrimo amministratore, lavoratore senza tregua e senza riposo. Fu dolce a Chariy;v morire fra il duolo del congiunti e il duolo de! cittadini. Attese il fato o cedette le spoglie calmo, imperturbabile, sereno. » Rien ne trouble. sa fine, c'est la fine d'un non Jour », dicevano i suoi intimi colla frase che scolpisce la morte del giusto. Sotto le parvenze d'un uomo freddo celava un animo che si infiammava al culto delle idealità e anche delle muse, come i fiori dei suoi monti sotto imanie di neve celano corolle smaglianti dcolor1 e olezzanti di profumo. Austero e modesto, Charrey, tale fu vivo quale fu morto, in vita sdegnò quanto sa di esteriorità, di parvc-nza di vanità, morto non volle fiori, ma ebbfiori nella sua vita per la speranza ed ebbfiorì nella sua morte per l'avvenire: speranza ed avvenire furono i non caduchi fiori chegli coltivò con amore e che non lo abbanclo narono. Non volle discorsi ma parlò e narlerdi lui il ricordo delle buone opere. Io temeredi offendere la memoria dell'amico estinto spronunciassi un discorso o profferissi altrparole. Solo prego l'illustre Presidente di voleesprimere le condoglianze della Camera allfamiglia deil'on. Charrey e al collegio dVen-ès, orbati di tanto affetto e di tanta speranza (vivissime approvazioni, molte condo glianze). Parlano ancora Pantano, di Finocchiaro A pi ile: Gaìlini. Colosimo, Restivo, Dentice. PRESIDENTE propono che siano inviate lcondoglianze della Camera alle famiglie, allcittà natali ed al capoluogo del collegio deglestinti. Propone altresì elio sia deposta uncorona di bronzo sulle tombe degli on. Baccelli o Finocchiaro Aprile e che seguendo lconsuetudini della Camera per i vice presdenti morti in carica, la seduta sia tolta isegno di lutto. LABRIOLA domanda lo parola. L'on. Mar coca non ode e colla scampanellata di rito to glie senz'altro la seduta. LABRIOLA: — Ma, onorevole Presidente, iavevo chiesto la parola. MARCORA: — Non l'avevo udito. LABRIOLA: — L'avevo domandata per.. MARCORA: — Adesso è inutile che insistaparlerà domani. — E senz'altro l'on. Marcorabbandona il seggio presidenziale. Sapemmo poi dallo stesso on. Labriola chegli aveva chiesto la parola per aggiungeralla commemorazione dei deputati decedutquella dei soldati morti in guerra e provocaruna dimostrazione alla Camera per i cadual fronte. Molti deputati e il ministro Riccivanno al suo banco per assicurare l'on. La bciola che potrà domani realizzare il suo nobfte desiderio. Con questo incidentino, alle 1termina la seduta,