Da discorso di Tittoni a Nizza

Da discorso di Tittoni a Nizza Da discorso di Tittoni a Nizza (Par telegrafo mila Stampi). Nizza Marittima, 20, notte, pererò tale unio Tutta la popolazione fece oggi una calda accoglienza all'Ambasciatore d'Italia, senatore Tittcni, arrivato alle ore 11.30, accompagnato dal Prefetto del Dipartimento delle Alpi Marittima e dal barone Actorn, Console generale d'Italia a Nizza. L'Ambasciatore Tittcjii fu ricevuto nella sala dei Consiglio municipale, adorna di piante, festoni e bandiere degli Al■lea'i. Intorno al Sindaco Bonnefog Liour si notavano monsignor Chapon vescovo di Nizza, i depuriti Raibértl, Lairolle, Potillau. tiiordan, 11 segretario generale di prefettura Debar, il sottoprefetto Benedetti, il generale Sehmitz. comandante la guarnigione. Ricevendo l'Ambasciatore, il Sindaco rilevò la stretta comunione che esiste tra i due popoli e aggiunse: «Nel nostri'cantieri gli operai italiani lavorano accanto agli operai francesi e fraternizzano con essi. La sala, nella quale siete ricevuto, contiene i ritraiti dei grandi Re d'Italia o Sardegna e qielli di Garibaldi, di Ma*sena. M generale Eberli e di tanti altri nizzardi, che portarono tanto alto, e per motivi tanto diversi, la rinomanza della nostra citta. La riunione di tutti q'iesti personaggi costituisce un alleatalo lum'noso dei vincoli cosi fell^enisiite nnentl Iti Francia e. l'Italia, le due nazioni latine alleate >ier sempre, ,? che conducono insieme e risolutamente la lotta di civiltà contro lo bi-Viane ».- Rispondendo al Sindaco, l'on. Tittoni ha pronunciato il seguente discorso: Signor sindaco, signori, ri ringrazio delle parole gentili che mi avete indirizzalo L'accoglienza cordiale che ho trovato fra voi, le acclamazioni all'Italia che ho udito risuonare, i sentimenti di fratellanza e solidarietà che ho udito esprimere, mi riempirebbero l'animo di gioia se la gioia noi non dovessimo ora frenare, riservandone la manifestazione nel giorno della vittoria finale. Quindi, non gioia oggi, ma calma, serenità, fiducia, virilità e fermezza di propositi, pensiero costantemente rivolto a coloro ehc combattono a muoiono per la patria. I soldati, che sulle nostre frontiere danno quotidianamente spettacolo meraviglioso di eroismo, sappiano che due intere nazioni palpì'ano con essi ed esclusivamente per essi. Perciò anche te feste, nobilitate dal ,^anlo scopo dell'aiuto alle opere di guerra, devono avere, come queste di Xlzza, carattere di austerità perché, più. austera dell'usalo dev'essere, finché dura questa immane guerra, la nostra vita, ho detto finché dura la guerra, ma perchè non anche dopo? Se ora, mentre l'avvenire della patria è in giuoco, tutti devono garegi/iare. nell'abnegazione e nello spirito di sacrificio, queste viriti non sarunno meno necessarie dopo che sarà firmala la pace. Solo a prezzo di abnegazione e di sacrifici si potrà riparare l'enorme breccia aperta nei bilanci degli Stati, ricostituire l'organismo economico, provvedere alle molteplici esigenze del civile progresso e conservare la paco sociale. D'altronde te credo che la generazione, che ha partecipato a questa guerra, la quale, pur spargendo dappertutto immensa rovina materiale, ha elevato gli anlmi, ha affinato gli spiriti, ha temprato 3 caratteri, conserverà, anche dopo la guerra, un sentimento più. perfezionalo di serietà, di dignità, di rispetto di se stessa, di devozione alla patria. Non vi sembri strano che lo parli dell'Indomani della guerra mentre cosi gravi incombono i rrroblemi dell'ora presente. Ma io penso che la cura vigile ed incessante della preparazione della vittoria può consentire che la mente degli uomini di S'ito miri anche a meta più lontana e ciò secondo me lia speciale importanza tra la Francia e l'Italia- A tutto ciò che poteva riunire l due paesi, al sentimenti, all'affinità, alle simpatie, al ricordi sii è aggiunta ancora una volta la fraternità d'armi e certamente il sangue versato sui campi di battaglia per la stessa cauta è potente ctmtnta y*r l'untone di due popoli* Afa pererò tale unione duri è necessario che popoli conservino sempre, la coscienza che ta loro causa è comune- E' naturale che. due grandi nazioni confinanti non solo nei loro territori nazionallma anche in quelli delle loro colonlc, abbiano interessi non sempre conver- gentt- Ma appunto l'avvedutezza e la chiaro- j veggenza degli uomini di stato deve rivelarsi nelVoccuparsi in tempo utile a rendere armo- ■ nicl tra loro tali interessi. Gli interessi del commercio, delle Industrie, della finanza, delle colonie, dei lavoro e del lavoratori devono formare tra Francia e Italia oggetto di accordi che sopravvivano alla guerra e siano pegno sicuro della loro concordia e della loro unione poiché non può concepirsi la coesistenza del alleanza politica e delle barriere economiche. I Insigni parlamentari francesi ed italiani d£'«competenza, di autorità universalmente rico-1 nosclute si riunirono già a Cernobblo e tor-j neranno a riunirsi a Parigi per collaborare a • quest'opera patriottica. Siano i benvenuti. /i;loro concorso non potrà che assicurare meglio il voto favorevole delle assemblee legislative ;dei due paesi. Sarà questo il complemento utile dell'opera del Presidente del Consiglio Briand, il quale, nel suo viaggio in Italia, in mezzo ulte occlamazloni popolari concretò nelie sue conversazioni cogli on. Salandra- e Sonnino l'unua di direzione diplomatica e militare degli Alleati. Voi avete parlato, signor Sindaco, dell'accoglienza affettuosa che i lavoratori italiani trovarono a Nizza a nell'intero Dipartimento, tanto da parte delle autorità quanto da parte dei cittadini, io ve ne ringrazio sentitamente. 10 non so se voi vi rendiate conto di. avere toccato le fibre più sensibili dell'animo italiano. 11 popolo italian» segue con amorosa cura i suoi lavoratori, che recano in terra straniera Il tesoro della loro attività e sobrietà. Essi sono il suo sangue più puro: coloro che li accoglieranno e tratteranno come fratelli saranno certi di conquistare la simpatia è la riconoscenza del popolo italiano, in trattato di lavoro esiste già tra Francia ed Italia, ed i0 ascrivo adonore che il mio nome vi figuri insieme a quello dell'on. Luzzalti. MI auguro che un altro trattato lo completi, stabilendo l'intera reclprocanza ed uguaglianza dei lavoratori italiani e francesi, in Francia ed in Italia, nell'assistenza e nella protezione sociale. Signor Sindaco, signori, nel 1900, parlando alla Camera italiana, io dicevo -. o Citi oserebbe affrontare senza un sentimento di orrore le conseguenze terribili di una guerra fra le grandi potenze europee? Chi, senza trovarne eterno riniorso, vorrebbe esporre leggermente il proprio paese ad ima guerra non necessaria? Se disgraziatamente la guerra dovesse scoppiare fra le gruaidi Potenze, a mio avviso, le conseguenze potrebbero essere riassunte in una frase: il fallimento dell'Europa • . Ebbene, questa guerra non necessaria è scoppiata. Son ritornerò sulle responsabilità, che ormai sono state nettamente e chiaramente stabilite. Come bene ha detto uno dei vostri più eminenti oratori, l'assassinio di Serajeoo. che fu un delitto individuale, non dava il diritto alt Austria di rispondere collo $candaloso ultimatum alla Serbia, che fu un dell'.to collettivo. Questa è per la civiltà una macchia che non può essere cancellata che in un modo solo. Con una pace che ripristini la giustizia ed il diritto e metta al sicuro, se non per sempre, almeno per lunghissimo tempo, l'umanità contro il ripetersi di simile catastrofe. Questa è la pace che invochiamo e per Ut quale combattiamo. Né deporremo le armi sinché non sia. conseguita. _ iStefaniK

Persone citate: Benedetti, Citi, Debar, Salandra, Sonnino