Venizelos nella prospera e nell'avversa fortuna

Venizelos nella prospera e nell'avversa fortuna Venizelos nella prospera e nell'avversa fortuna Sua fede nella vittoria dell'Intesa - Lo stato d'animo di Atene (Nostra corrispondenza particolare) ATENE, gennaio. Avevo conosciuto Venizelos ministro e padrone dei destini greci. A quell'epoca il grande cretese si compiaceva di accogliere i- visitatori nel quadro della sua piccola casa in via Anaforta, quadro modesto fino alla nudità. Allora nessun segretario, nessun usciere faceva da introduttore. La porta era aperta verso strada e non c'era che una scala libera a chiunque volesse salire. In una stanza dai muri bianchi di calce, Venizelos riceveva seduto ad uno scrittoio di legno chiaro. Ambasciatori, giornalisti, gente del popolo entrava e usciva. C'erano fra i visitatori dei vecchi capi dell'insurrezione cretese e perfino dei bimbi che le loro madri avevano condotti là perchè potessero vedere Venizelos, il grande Venizelos. Nessuno avrebbe pensato allora che gualche pericolo poteva minacciare il ministro nella persona o anche nelle sue speranze. Non c'era bisogno di una barriera o di una sentinella per proteggerlo. L'ani ina di tutto un popolo montava la guardia attorno al primo ministro. Ho rivisto un Venizelos che non è più ministro, che non 16 neppur più deputato. Nella stanza dove mi ricevette il semplice cittadino, un tap peto spesso attenuava il rumore dei passi. C'erano delle poltrone basse per sedersi e. alle, pareti alcuni quadri d'autore e sui 'tavoli, bronzi artistici. Prima di entrare là avevo dovuto passare sotto gli sguardi inquisitori di due guardie del corpo e intrattenermi con un segretario. Le porte adesso si socchiudono soltanto, non si aprono. Qualcosa di convenzionale e di diffidente sembra emanare dalle cose. 11 lusso del mobilio sembra voler mascherare l'esitazione e l'incertezza. 11 grande cretese apparve. Era sempre lo Btesso sguardo chiaro, la stessa stretta di mano calda e forte. Tuttavia la voce mi sembrò più sorda, l'espressione del pensiero meno categorica. «Fare una dichiarazione sulla politica Interna della Grecia, non posso, — mi dis jse Venizelos. — Tutto ciò che avevo da dire su tale soggetto l'ho già detto. Voi sapete perchè il mio partito si è astenuto dol prendere parte alle ultime elezioni. Ali Crisi esteriore che attraversa la mia patria non ho voluto aggiungere un'agitazione in terna. Quanto a coloro fra i miei compa trioti che hanno fatto della neutralità assoluta la base di tutta la politica estera greca, non hanno compreso che un pericolo più grande della guerra poteva minacciare un giorno la Grecia e che questo pericolo è la pace. Mi spiego. Ad una certa epoca gli Alleati sono venuti in Oriente a cercare un campo di lotta sul quale speravano dmbattaglia decisiva e per* risolvere la grandi guerra- Gli avvenimenti militari e diplomo liei rischiano di condurre poco a pòco gì Alleati a disinteressarsi un giorno di questa fronte orientale, che all'inizio avevano po tuto considerare d'importanza capitale. Se la Quadruplice Intesa ripone tulle le sue forzo e tutte le sue speranze sulla fronte occidentale, se essa arriva a considerare. l'Oriente come un fronte morto, se essa si motte a non considerare lo Turchia e liBulgaria altro che come comparse della Germania, per non avere in vista che la Iota diretta contro la Germania stess; che sarà della Grecia? Al primo (tini co serio della Germania, la Bulgaria o la Turchia possono slaccarsi dalla cau 6a degli Imperi centrali. La Bulgaria può cercare una pace separata che la la scerà in faccia a noi esaltata dai suoi sue cessi facili, più forte di territorio e di ri sorse e più avida che inai. In mezzo agi appetiti sfrenati la Grecia rimarrà isolati c senza difesa. Onesto sarebbe il più chiar" risultato della politica nefasta del nostr attuale Governo. Io so che i miei avversari profittano già della caduta del Montenegr per gridare che eguale sorte attendeva" 1 Grecia nel caso "di un nostro intervento fianco degli Alleati. Ma la nostra situazione non è paragonabile a quella della Moni gna Nera. La ritirata (Iella piccola armai montenegrina, non è elio una scena niinu scola e prevista dell'azione serba, la qua non è che un episodio del gigantesco dram ma che si svolge. Un ripiegamento o un scacco degli Alleati su questo o su quel punto dell'immenso fronte non potrebbe eh rilardare In disfatta della Germania, disfai la corta, alla quale io credo più che inai L'impotenza degli Imperi centrali malgr do' il loro successo apparente, ^i monile sta ogni giorno pili probabile, Anche pr ma della battaglia della Marna ero con vinto gii; del trionfo finale delle Potenze allealo ». Volevo sottoporre al grande cretese una ultima domanda, e dissi: ce Eccellenza, spe rate ancora di vedere la Grecia a fìanc deeli Allenti'? ». L'uomo di Stato non rispose. Il Re ali stessa, ora di quello stesso giorno, dava iu un'intervista la rispóste negativa. Dal fronte di Salonicco ho potuto sperare molto vagamente di vedere gli euzoni prendere l'offensiva a fiancò dei franco-inglesi contro i bulgari dello Czar Ferdinando. Ho potuto scrivere di laggiù faccia a faccia col nemico che i fucili greci sarei berp partiti anche soli in direzione delle linee nemiche. Nelle trincee He! Vardar ho potino sperare in. molte belle cose, nelle quali la Grecia, sosteneva una parte simpatica. Sono venuto ad Alene. Ho veduto Venizelos. ilo compreso tutta l'incertezza della situazione. Sul tavolo dell'antico ministro .c'era un libro col titolo « La fine di un Impelo», in .uh .angolo, sopra un fascio di riviste, una fotografia del Ite e dell'antico presidente del Consiglio. Questa fotografia * stata staccata dalla parete per semp'reV Se domani Venizelos ritornasse al potere, farebbe egli stesso uscire In Grecia dalla sua neutralità? Mi sembra die l'ora ellenica sia trascórsa. La questione greca non è essa regolata definitiviunente come provvisoriamente appare regola'» la questione orientale? Occorrerebbero oggi seicenlprnila uomini pevadetamguogunescadoeOsccaMmdQcoaedsc«mmliSevledpedildtenbzuvmcerasArtCstecststcdcrMqddrnicttnpTt e e a per prendere un'offensiva in Macedonia, vale a dire su un terreno facile a difendere per il nemico e difficile ad essere attaccato da noi. Per tenere Salonicco abbiamo forse il necessario. Fino alla fine della guerra bisogna conservare questa base ad ogni costo, anche per premunirci contro un colpo di testa della Corte. Salonicco può essere per noi la testa di ponte propizia nel caso in cui un avvenimento — quale una domanda russa o ungherese per un interento della Romania — venisse a provocare ad appoggiare l'offensiva dell'armata di Oriente, ma di qui ad allora? Bisogna lasciare, è vero, una piccola ipotesi per il caso, per l'imprevisto, per l'inverosimile. Ma non è meno vero che nei nostri calcoli militari e diplomatici in Oriente nói non dobbiamo più tener conto del fattore greco. Qualche mese fa la Grecia poteva apparire come il pezzo capace di dar scacco matto al Re in questo gioco: l'ora è trascorsa ed essa non è più che una semplice e trascurabile pedina. **# Quando partii da Salonicco mi fu detto: « E' ad Atene che assisterete agli avvenimenti decisivi ». Quando sbarcai ad Atene mi si domandò: «Venite da Salonicco? Quali gravi avvenimenti si svolgono laggiù?». Salonicco attendeva la soluzione da Atene e Alene l'attendeva da Salonicco. A dir il vero essa si era fermata a metà strada tra le due città : una flotta alleata posava i cavi di ferro e le torpedini davanti a Volo. E' passato il tempo in cui si poteva fare una escursione attraverso la Grecia. Sul porto del Pireo due soldati con baionetta in cimila mi attendevano, ma questa attenzione della polizia ellenica non era esclusivamente per me. Chiunque arriva da Salonicco nella città del. Re Costantino, si trova subito sottoposto qualunque sia la sua posizione, ad una minuziosa perquisizione, ad un interrogatorio serio e diligente. Nelle vie passano pattuglie in uniformi piuttosto miserevoli. L'abbandono di questi soldati contrasta stranamente con il lusso dei corsi e delle piazze di cui essi debbono proteggere l'ordine contro manifestazioni che non avvengono. Ad Atene c'è infatti nell'atmosfera un senso di paura che prende anche la Corte. Atene ò troppo, vicina al Pireo : Lnrissa sarebbe una capitale propizia fuori della portata dei cannoni alleati. La paura della Corto ò tale clic gli sitagli succedono agli sbagli : si attacca l'Intesa, alienandosi contemporaneamente il Kaiser del quale si dichiara la vittoria impossibile; tra un dispaccio minaccioso del suo imperiale cognato te un ultimatum dogli Alleati, il Re Costantino concede un'intervista violenta intercalata da moliti pugni sul tavolo e molti calci alile sedie. Le parole hanno un'incredibile audacia. Re Costantino stigmatizza contemporaneamente Venizelos chiamandolo rivoluzionario e Barrali, il «tiranno della Macedonia ». Tina delle sue ultime frasi tquesta: « voglio finirla con tutti questi radico-sooialisti ». Piuttosto di cedere egli è disposto a perder la corona. La paura 6 negli squilli delle trombo che risvegliano di colpo la città: Atene dorme nella notte senza che un lume brilli, poiché il Governo si è accaparralo il petrolio e il carbone, per indisporre il popolo greco contro un r-reteso blocco degli Alleali. E' canitato nella notte di udire i segnali di radunali!, di veder le caserme animarsi improvvisamente... Perchè? Perchè un trasporto alleato è passato al largo del capo Matapan. Si tratta forse di uno sbarco al Pireo? T.a paura è nelle Legazioni austro-germaniche di Atene. I consoli hanno fatto i loro pacchi distruggendo gli archivi, poiché si teme l'uguale sorte dei consolati di Salonicco. Il barone Sehenk non va al palazzo reale che alla sera entrandovi da una porta secondaria. La paura ha preso anche il Governo: ossa ha preso i cinque vecchi che sono incaricati di governare la Grecia e rendo esitanti i loro gesti e le loro parolecontradditorie le loro proteste. A sentirlsembra che n Salonicco i franco-inglesi brucino le chiese e saccheggino le cnse, mentre essi sytpi'anno idifendere la città domimi contro i phì mortali nemici della Grecia. M sentimento della paura domina anche In Camera, poiché in Atene vi è una Camera dei deputati. In essa Pili eletti del popolo sono in realtà il prodotto di una odiosa parodia di elezioni. Non c'è clic la paura eh? in Atene acce chi gli uni e faccia smarrire il buon senso agli altri. Questa è Atono. FEP.FM-FtSANS.

Persone citate: Kaiser, Re Costantino, Volo