I ricevimenti di Genova all'on. Salandra

I ricevimenti di Genova all'on. Salandra I ricevimenti di Genova all'on. Salandra Un accenno del Presidente del Consiglio alla questione dei noli e degli approvvigionamenti in rapporto agli Alleati. [Per telefono mila Stampa). unchpaGenova, 8, sera. L'on. Salandra ha visitato stamani il Comitato di preparazione civile, compiacendosi. ;ndi-guanto aveva veduto; è stato quindi rice- Svuto in Municipio e a Palazzo San Giorgio. iAovunque festeggiato ed applaudito. Ma prima Che uscisse dall'albergo — l'Hólcl Génes — l'on. Salandra ha ricevuto una rappresentanza dell'Unione liberale cne gli ha offerto una medaglia d'oro. La consegna 6 stata fatta, con un breve discorso, dall'assessore Leali, cui l'on. Salandra ha risposto ringraziando. in Municipio ' Quindi l'on. Salandra sì è recato in Muni- ciplo ove ha avuto luogo un ricevimento in suo onore, presenti anche il ministro Ciuffelli, 1 sottosegretari, la Giunla, 'molti consiglieri ! comunali e parecchi invitati. | Il pro-sindaco Valerio, ha pronunciato questo discorso: j « In questo luogo, ove butto parla di grandezze passate e delle armonie di pensiero e di I opere che. attraverso a lotte immanca'uilLJiaii!no oondotto Genova ad essere parte efttlsEnte 4d integrante delia grande patria italiana, al ! cospetto delle rappresentanze genovesi e liguri, j in nome di Genova e certo che — per antica [.tradizione, per comunanza di costumi, pei1 comunione di cuori. Der solidarietà di interessi — ohi ha il diritto di parlare a nome di Genova j* interprete della Liguria, io porgo al Capo del . Governo un saluto nei auale si fondono la reverenza e l'affetto, la gratitudine e la speranza. Il saluto che io vi porgo, onorevole Salandra, A l'omaggio ospitale di un popolo che non è solito ad inchinarsi, a aualsiasi potente che ■©assi — che fu domo non tanto dalle armi di Roma antica, auanto dalla sua superiore ' civiltà — che attraverso i secoli ed i millenni, ■ sulle balze montane, sulle eemine riviere, nelle : chiuse acque del Mediterraneo e sulle onde :degH Oceani sterminati -ha costantemente sei'bato con. fierezza l'amore indomito della 11- ■ berta. Noi vi amavamo. Eccellenza, prima ancora di conoscervi perchè avevamo intuito che 1 voi aspiravate a fare uscire la vita, nazionale ;kjalla morta gora delle piccole competizioni, 'avviando la natria nostra verso !a mèta che :le è segnata dalla sua storia gloriosa, dal suo .genio, dalla configurazione stessa del suo ter.ritorio. dalla missione di civiltà che le spetta nel mondo. Noi vi abbiamo atteso ansiosi nelle giornate del maggio, auando la gente ligure, jsullo scoglio di Ouarto, davanti al bronzo rie .vocante non lontani e fortunati ardimenti, nello Sventolio di mille bandiere, pieni 1 cuori di ■presago entusiasmo, riaffermava il diritto della comune madre Italia di abbattere le artificiali barriere che dividono i figli di una stessa '•terra, il diritto di auanti narlano l'idioma italico di vivere uniti formando una sola famiglia ; politica.. i «L'onda del sentimento popolare, valicando I nostri monti, dilatandosi lungo le nostro rive marine, si è distesa fino alla città Eterna ha raggiunto lo storico Campidoglio, ha vibrato all'unisono col cuore del ministro del .Re.'E' fallita ogni trattativa per una soluzione pacifica; venne la guerra. Genova non ha contato i suoi morti, ha asciugato le lagrime degli orfani, ha sorretto i genitori orbati dei figli, ha lenito le piaghe dei fratelli feriti, ha provveduto ai mutilati, ha raccolto e nutrito i figli dei combattenti, ha inviato a auesti l'occorrente per difenderli dall'umido e dal freddo, e tatto olò che potesse essere loro di conforto materiale o valesse ad alleviare i disagi ed i - rischi della guerra col ricordo affettuoso dei concittadini lontani. Ha cooperato col lavoro incessante dei cantieri e delle officine a fornire quanto fosse bisognevole alla continuazione dello sforno bellico della Nazione; ha dato a oentinaia i milioni richiesti dal patrio Governo sotto forma di prestiti di guerra. Qui si è gioito per i successi dei nostri soldati; si { sentito l'orgoglio che i duri cimenti addimo strassero come nei cuori italici non si.", spenta l'antica virtù; non si è titubato per il prolun garsi della guerra. Tutti i cittadini genovesi hanno compiuto il dover loro verso la città e verso la Patria. Anche le donne di Genova con quella rietà gentile e delicati, ohe è propria del loro sesso, hanno dato un prezioso ■ contributo allo molteplici opere di assistenza, e tutta la stampa genovese Ita cooperato con illuminato patriottismo a mantenere in una sfera di elevato idealità le menti ed i cuori delle famigli.: dei soldati. « Spi vi attendevamo, ò Antonio Salandra, per il lf) del testé decorso dicembre, giorno anniversario della facciata dea li austriaci, av ••' venuta nel 175(1, a fùria eli popolo, al grido di: «Viva Genova! Viva Maria!», con invincibile alleanza del sentiménto patriòttico e del re-li gioso. In tale ricorrenza noi volevamo, al co spetto vostro, ricordare sullo storico collo di Oregina i propositi di indipendenza formati nel ivù, sotto forma votiva, dagli avi nos' e rievocare il patto di solidarietà nazionale, giurato nel 1847 — ansiosa vigilia delle campagne deìl'itniiaiio riscatto dinanzi al sacro tempio da trentamila genovesi dì ogni classe e <lai rappresentanti delle varie regioni d'Italia, tutti infiammai, di amor patrio da quei ricordi gloriosi e dai canti di Goffredo Mameli. Ed era intendimento nostro di cementare davanti a voi, assertore del diritto italiano, la concordia di animi, frutto di spontanea disciplina, che ha fatto qui tacere, dopo lo scoppio della guerra neni lotta di parte, o dirvi che la patria di Colombo, di Balilla e di Bixio sarà, nel cavo nome d'Italia, al vostro fianco, col comune intento di una pace vittoriosa. « Siate dunque il benvenuto. .Se Iti vostra presenza non 'è ancora uuncia della definitiva vittoria, e ammonitrice elio bisogna perseverare nei sacrificiI ed intensificarli. Le ragioni ideali della guerra ci rendono lievi anche le Srove più dure. Esempi recentissimi ci avversilo che il peggiore di tutti i parliti a cui possa appigliarsi uno Piato « il condurre una guerra senza quella continua, energica e pertinace volontà, che e coolflciente hidispctisa'bile della vittoria. Se queste verna non fossero intuitive pel genio pratico dei liguri soccorrerebbe coi suoi Insegnamenti la Storia., maestra delia vita agli individui e più alle N'azioni. Lo Casa di Savoia, che non fu ma1 timida nell'ahìdiire alla spada le giuste rivendicazioni dei s )i popoli e il soddisfaciménto delle loro legittime aspirazioni, è fra le più antiche Dinastie del mondo, ed ha assi cu rate, insieme n'.le proprie fortuna, onelle delle Nazione italiana. Due glorióse ^pubbliche. Genova e >'en.,:'.ia, furono prospere e polenti finché al buon diritto fu soccoriirice la forza militare, perirono quando, per difetto ni vigoria noi governanti, in un periodo dj guerra che a sorrilp-!'ansia del presente, sconvolgeva gran parte d'Europa e del inondo si |Xln£ére che al mantenimento della •■ pria Sndipendensa e delle propr'e libertà 1. isserò la neutralità lealmente - ■ ta • \a tutela del trattali. a Da questa ci'ir. che a'runitft italiana diede l'apostolato il ■■! lleui'o terra, che all'ideale le'H — ti • .' • ■■ id nzn ho dato la spada di Garibaldi sorci pertanto una. voce che H'attenol. '■''■' me i w nssitft la volontà Incrollabile della vittorin Pieno il more di qnet*'i aspirazione é dell? fede, '"he vince ogni battaglia, io auguro a voi, Eccellenza, egli uomini degni che sono vostri cooperatori nei governo dello stato ai prodi i ornbaittentl pei' l'integrazióne dalla Patria, a Vittorio Emanuele Iti ered» rifilo virtù del padre buoni- o del grande avo. che possiate legare 1! vostra nome all'ultima e più gloriosa pagina del Risorgimento .'telano ». L'on Salandra ha risposto con questo discorso: „. , ,, . .Signor '-indaco Signori, e Signoro! \o,-«liano perdonarmi se, cosi come sono co•«stretto ;i rimanere per brevi ore a Genova, ma col desiderio .il i tornarvi non potrò dire <-he brevi parole, li .: •:*•*«• veramente di una lettera del vostro Giuseppe Mazzini che scriveva a un amico: • M dicono che siete Indisposto, non dovete esserlo, i aseui l.< csaerp ammalalo quando la nazioni lotta per la libertà ». Ma quella era tin'anin ••- -he poteva inu porre a si stesso li star bene, e la sua divina su ;% quegli ani¬ mi banne l'ali .:• .'in arrivare an¬ che a questo. Dirò dunque l.-: svernante un grazie a Lei, signor Sindaci un rin- flrazìamento a tutta la citìad::iai •• genovese Ear la accoglienza varamente :.'..- I Mtuatasmo eh» ita. voluto f<iiu a m« oomc a daleanfitaaEcetedvsspArrndtagcricpgl'lavlir1 locsmsrASospsfapdspbdcrccvQabnpbgGlcdvn-ppnpmvm n rappresentante di questo momento storico he l'Italia attraversa. Non occorre parlare di atiriottismo, a Genova non occorrono eccita' nt( „ mh* ■ S^'„^^n^ttAJf0^Titn,i,f df»u ^ ASfe^A ttS^J!? i nobile impazienza, che ha sempre voluto, nche prima che gli altri Italiani lo vollero, e grandi gesta del risorgimento italiano. Non avete bisogno, voi genovesi, voi liguri, che essuno vi ispiri il patriottismo ardente, la fiamma dell'entusiasmo che può .essere subianea e neanche lo sforzo tenace che occorre anche più della fiamma in questo momento. E voi seguitate a fare quel che avete fatto, certamente seguiterete ad aiutarci a combatere ed a vincere. E voi, o signore, che, come diasa il vostro Mameli « Sui cuori regnate », voi eertamente seguiterete ad esercitare il vostro dolce dominio nelle opere di carità e a spronare gli altri. « Non potrò fermarmi che poco a Genova. Altri doveri mi chiamano altrove, ma spero ritornare sporo ritornare non soltanto per ridarvi il saluto (e speriamo in un giorno nel quale siano anche più fausti gli eventi della Patria) ma anche per ammirare diretamente le opero vostre, le opere delle Industrie genovesi, le opere per le quali Genova concorre tanto valli damante all'armamento ed al rifornimento della nazione intera, la vostra città, o Genovesi, è quasi oggi il maggior polmone pei- oui l'Italia respira, avete" un grande compito da assolvere, sono certo che 'assolverete, altro non aggiungo. Grande è a mia emozione. Ho qui visto i bambini delle vostre scuole che si preparano ad essere Bailla; quando essi saranno grandi, non vi saranno più Austriaci In Italia da cacciare ma animo saldo e pronto bisognerà sempre avero per ogni evento (benissimo). I bambini che cantavano l'inno del vostro Mameli hanno suscitato in me un fascio inesprimibile di sentimenti, hanno rievocato la grandezza delle vostre memorie. Viva Genova I Signor Sindaco, la ringrazio ». A Palazzo San Giorgio Quindi l'on. Salandra si è recato a Palazzo San Giorgio ove ha avuto luogo il ricevimento offerto dal Consorzio autonomo del Porto. Questo ricevimento ha avuto una certa importanza per il discorso del presidente del Consorzio, enatore Ronco, il quale ha con chiara paiola atta presente la grave questione dello sviluppo della marina mercantile italiana e del porto di Genova, (Ecco il testo dell'applaudito discorso : « Mi onoro di salutare in San G orglo il primo ministro d'Italia che con i suoi collaboratori viene a confortare di persona le opere di pace e di guerra in Questa ora dei supremi cimenti. San Giorgio, che dal suo molo guer riero armò un tempo navi di guerra e di commercio, vi saluta, compreso dei sacrifici che la guerra dimanda alla pace. Qua convergono le onde di ogni turbamento lontano, Qui più avvertite le condizioni gravose fatte ai trasporti e l'aumento dei noli, ma qui visibile pure che, a cagione del ridotto materiale nei mondo, le navi sono più cercate più rare, più preziose e meno impari al bisogno potrebbe essere il naviglio italiano- Rendeteci questa giustizia: per cento voci inascoltate, sempre Genova, conscia della sua missione, ricordò all'Italia che la flotta oneraria era insufficiente che portava soltanto la quarta parte delle merci destinate ai bisogni della nazione; per cento voci chiese navi al paese, il quale, siate giusti non ebbe mai una chiara coscienza della fun -ione altissima che la marina da carico compie per l'economia nazionale. Nei limiti di quanto possiamo, la legge di guerra più dura per naviganti e per le navi che per le persone e le proprietà private di terra, trova la gente del mare preparata al momento e sulle navi da battaglia e sulle mercantili e lungo le spiagylc ed entro i porti e nelle opere dì solidarietà civile. Ovunque e sempre essa corrisponde e corrisponderà all'aspettazione della patria. Con questo affidamento, che mi onoro di darle in suo nome, a voi Eccellenza, a voi simbolo, a voi mente e cuore dell'Italia combattente, domando la parola che sia riconoscimento di giustizia e sia conforto a lavorare e combatterc ancora con perseveranza, con fede : le due virtù per le quali soltanto i popoli superano le prove e conseguono la vittoria ». Grandi applausi han salutato il sobrio ma vibrante discorso con cui il senatore Ronco ha detta la torte parola di Genova marinara- l'accenno di Salandra ai noli L'on. Salandra, salutato nuovamente dalle acclamazioni dell'uditorio, gli ha risposto con le seguenti parole: signori, l'illustre capo del Consorzio autonomo del Porto di Genova ha pronunciato parole degne di questa casa gloriosa. Io accetto riconoscente l'invito a dirvi lutto quello che la Patria da voi ha, e lutto quello che la Patria da voi attende. Il senatore Ronco ha voluto fare anche un cenno all'avvenire, agli, mseyiiamenti che da questa guerra dobbiamo trarre. Egli ha ragione, molto dobbiamo imparare certamente, se noi potessimo non essere suggelli allo straniero per i noli, per t Irasporti necessaril alle nostre industrie, all'alimentazione del paese, a tutta la nostra vita, noi ci sentiremmo più forti contro gli avversarli, più forti anclie verso gli alleati (applausi). Ebbene, speriamo che non noi [orse slancili, ma altri, profitterà di questa lezione e saprà fare quello che non si è fatto, completando e rivedendo leggi ed ordinamenti per i quali torse si è speso poco, ma probabilmente an<:ha si è speso male (bene). Ma non è questo II momento ili pensare a ciò che dovremo fare domani o posdomani. Perora con le forze di cui disponiamo bisogna fare Oggi lutto quello' che ■i può, e quindi senza deplorare quello che non abbiamo e che non possiamo creare, ma pure creando rapidamente quello che rapidamente sì può creine, dobbiamo adoperare coi massimo possibile di energia le forze di cui dispaniamo, gli elementi materiali dì cut il Paese dispone. Certamente, se si centuplicano le energie se si mette la volontà, se si mette l'anima in tulle le nostre opere, se sull'altare delta Patria ■t rinunciti a qualche privilegio, si rinuncia a qualche consuetudine, che poi potrà essere ripresa o riveduta in tempo utile, certamente quello di cui noi disponiamo, per quanto non basti a lutto, basterà o almeno supplirà a Miogni motto maggiori. Ora, il Governo, meglio che il Governo, il Paese intero, tanto si aspetta da Genova, Questo problema del porto di Genova e uno del problemi vitali della Nazione. Io sarei per dire che dopo la battaglia- che si combàtte sull'Isonzo la più Importante bai taglia si debba combattere qui a Genova. E col vostro aiuto, con la vostra energia, col vostri sacrifici, se occorra, questa battaglia dovrà essere portata al successo, al trionfo, alla vittòria filiale. Con tale speranza, anzi con questa fede, -;0 salmo il ceto marittimo di Genova, saluti) gii armatori, saluto tulle le industrie accessorie, saluto i forti marinai, .-aiuto i forti operai del Porto dì Genova. Tulli certamente vorranno col sentimento che sempre ha animato questa città e con l'energia che nei genovesi, nei liguri non si è mai spenta, tutti ceriamenU ■■■yrru.no concorrere alla grande opera che il Pueze attende da loro. Grandi applausi bareno salutato il discorso dell'onorevole Salandra. spdpppsrieaemc La colazione e la partenza Alle ore 12, a palazzo Spinola, sede della Prefettura, ha avuto luogo una colazione di 25 coperti, offerta dal prefetto, comm. Robucoi. Oltre al prefetto, vi ha ano partecipato l'onorevole Sai «idra, il ministro dei lavori pub bile:, on. Ciuffelli. gli onorevoli Galeela, Borsarelll e Battaglieri, 11 direttore generale delle Ferrovie dello Stato, comm. De Carne, 11 prò eindaco Valerio, l sanatori Maraglla.no e Bon co, ed altri. Alle ore 12,35, terminata la colazione, l'onorevole Salandra, accompagnato dagli Invitati, si è recato in vettura, nella quale hanno preso posto anche il ministro Ciuffelli ed il prò sindaco Valerio, alla stazione di Brlgnole, per la partenza. La vettura ha percorso via Roma, piazza De Ferrari, via Venti Settembre ed il piazzale Verdi, tra molta folla, acclamante. Alla stazione si trovano ad attendete il Presidente del Consiglio tutti i deputati e senatori, gli assessori, i consiglieri comunali e provinciali, i generali, moltissimi ufficiali, numerosissime personalità e notabilità, un gruppo di dame genovesi e gli studenti delDUnlvereltà e degli istituti superiori, con bandiere. L'immensa folla, che gremisce il piazzalo della stazione, fa un'altissima, imponente ovazione all'on. Salandra mentre scende dalla vettura. Egli si sofferma nella sala d'aspetto di prima classe, trattenendosi con i presenti a specialmente colla Commissione dogli studenti. Alle 13.15 sale nel vagone, salutato da una nuova entusiastica dimostrazione. L'on. Salandra saluta, commosso, mentre la folla continua ad acclamarlo, sventolando fazzoletti e cappelli, con grida di : « Viva SalandTal Viva il Re! Vi va l'Italia! Viva l'Eseroltot », che sono continuati finché il treno è uscito dalla stazione. - (Ag. Stefani).