Problemi lontani e vicini

Problemi lontani e vicini LA RUSSIA IN GUERRA Problemi lontani e vicini ( Nostra corrispondenza particolare ) PIETBOGBADO. gennaio. "La mobilitazione delle industrie, che abbiamo studiato nelle sue premesse e nei suoi primi risultati, rappresenta certo un grande fatto nel movimento della Bussia contemporanea. S'è fatto qualche cosa che potrà rimanere nell'avvenire. Un moto nuovo è cominciato. Non è solo una intensificazione delle enelrgie produttive', ma un inizio di trasformazione. L'evoluzione della Bussia è stata finora lenta.' La sua massa enorme le ha portato l'inerzia e come una insensibilità per i cento piccoli stimoli che negli altri paesi creano il progresso. Era necessario questo urto gigante della guerra perchè la massa si mettesse in movimento. Ora un fenomeno nuovo, che la pace avrebbe determinato assai più tardi, lentamente, si delinea nella economia russa. Essa va trasformando il suo principio produttivo. 'Prima della guerra l'economia russa aveva la tipica fisionomia inferiore dei paesi coloniali: produceva del grano, del legno» della materia grezza: li vendeva all'estero: ne riceveva in cambio i prò dotti superiori dell'industria. Era un internazionalismo pericoloso, che abituava la Bussia a rifornirsi solò all'estero, perpetuando il suo stato di natura. E questo sistema economico elementare si incideva sul suo sistema sociale: ritardava, fra ì'altro, la formazione di quel formidabile mondo nuovo, che s'è creato a torno l'industria ed è stato la leva possente dei nuovi movimenti politici nei paesi occi dentali. Ora la Bussia, ripiegata su sè stessa, tagliata fuori dei paesi europei, deve riprodurre più da vicino, dentro i suoi confini, il loro ciclo produttivo. Il fatto è transitorio: non dev'essere, certo, esagerato. Si tratta, per così dire, di un esercizio obbligato a termine, che ha una causa esterna, non interna, e una forma di eccezione. Ma non tutto di esso potrà andar perduto. Basta solo per certi movi menti che s'inizino : non si fermeranno più. Molti movimenti nuovi d'ogni ordì ne ha portato in Bussia la guerra: i ognuno d'essi apre un problema che re sterà. In questo lavoro produttivo nuovo della Bussia ci sono degli elementi che bisogna considerare. La Bussia impara a sfruttarsi più intensamente. Qualche cosa della placida inerzia indifferente del contadino russo, che s'accontenta ancora di un mediocre raccolto della sua terra, appena sfiorata dal suo vecchio aratro chiodo, era in tutta l'economia russa. Non vi si conoscevano i sistemi intensivi, i limiti massimi. Si calcola che fin'ora le miniere di carbone e di ferro degl Urali e del Mezzogiorno abbiano dato solo il settanta per cento della produzione d'acciaio di cui sarebbero capaci Negli Urali i lavori di fonderia, che al tempo di Caterina II esportavano fino in Inghilterra, eran caduti alla vigilia del la guerra a delle cifre quasi insignifi canti, per la vecchia organizzazione pav triarcale dell'industria, e l'assenza di un impianto moderno di macchinari. Oggi si sono ripresi i lavori. C'erano colossali risórse vergine nel paese che non s'erano neppure esplorate. Oggi si incomincia a scoprire. Si lavorava disordinatamente, senza metodo-: le attività collettive, co me il lavoro individuale, avevano qual che cosa della tipica natura russa, un po' nevrastenica, pronta a uno sforzo, un impeto, incapace di una fatica regolare e continuata. Ora c'è dell'ordine, un sistema: le forze si organizzano: e la necessità d'un lungo esercizio d'insieme per le nuove cooperazioni di guerra che ,«*i sono create fra le industrie e gli uomi ni, fanno scuola, modellano dei nuovi ca ratteri, temprano delle abitudini ignorate, preparano le basi di un nuovo tipo più concentrato di collettività. Ciò è fondamentale per la vita russa, dove uno dei primi problemi da risolvere è la trasformazione di una massa gigante in un organismo. La storia del progresso russo dà già degli esempi tipici di evoluzioni nuove poi-tate dalla guerra. L'industria tessil. del lino è venuta in Bussia, si può dire, con la guerra di Crimea, che fermò la importazione del cotone dall'America. In guerra la Bussia ha già guarito certe sue infermità del tempo di pace. E a guerra finita la Germania non vi troverà ora più il mercato vergine e passivo di un tempo, che pagava ogni anno alla sua industria un tributo servile di un mi liardo e seicento milioni di franchi. Ma tutti questi sono problemi di pace dell'avvenire, che devono certamente interessare, come segni di una civiltà della guerra, ma vengono dopo quelli imme diati che la guerra ha portato a tutti paesi: la preparazione per la vittoria La vnioria si prepara anche con la tecni ca e le industrie. Ora, il primo quesito pratico che si pone, dopo che si son fissa te le linee della mobilitazione industria le russa, è: quali sono i suoi risultat immediati per i bisogni della guerra? Iproblema deve essere esaminato con prn (lenza, ma con attenzione. Per discuterlo si potrebbe cominciare con una osserva zione generale. La Germania è entrata in guerra quando la parabola ascendent della sua preparazione militare e tecnica raggiungeva il punto quasi massimo con l'applicazione intensa di tutte lsue energie: di fronte la Bussia era.an cora assolutamente impreparata, in uno stato di resistenza minima. La spropor zione di produzione e di preparazione fila Germania e la Bussia raggiungev dunque in quel, punto il suo grado mas6Ìmo, a vantaggio della Germania. Dallora la Germania ha ancora intensificato il suo lavoro di guerra: ma anchla Bussia s'è mossa, s'è sistemata- va aumentando ora progressivamente il surendimento, - senza aver ancora fino a n i a n , n a e e o è o n à e . , a n e a a n a e a a o t Il n o a a o e n o r s* a fihe uo d gi raggiunto il suo punto massimo possibile di produzione. Lo squilibrio nella capacità di forza fra la Germania e la Bussia va dunque ora diminuendo, a vantaggio della Bussia, come si livella, per una stessa ragione, sul fronte occidentale, a vantaggio della Francia e dell'Inghilterra. I risultati della mobilitazione tecnica russa sono già sensibili da qualche mese. Non vogliamo dare in pubblico delle cifre complessive, che sarebbero utili solo nemico: possono bastare delle cifre semplificai ive. Il solo distretto industriale di Mosca, con il lavoro delle fabbriche disciplinate sotto il Comitato, costituito fra le Unioni degli Zemstvo e dei Municipi), e un altro Comitato francorusso, dopo la mobilitazione iniziata appena l'estate scorsa, poteva già fornire trentamila proiettili di cannone al mese, ai primi di ottobre, cinquantamila in novembre, mezzo milione per la fine deianno. Il movimento di produzione. Tina volta iniziato, è cresciuto vertiginosamente, Così è avvenuto in tutte le Provincie russe. In Podolia una sola fabbrica costituita per l'allestimento dei grossi proiettili uà cannone occupa ora quattro mila operai ed è divenuta una delle più colossali d'Europa. II problema delle munizioni per l'artiglieria è stato, si sa, la base della disfatta russa sul Dunaiez, che ha iniziato la generale offensiva germanica in Polonia. Non è però solo di proiettili che "'esercito russo ua uisogno. Ci vogliono artiglierie d'assedio e da campo, mitra- fliatrici e fucili. Ci son state in passato elle crisi gravi. Prima son mancate le artiglierie, che furono, tome abbiamo già detto, fornite in gran parte dal Giappone : oggi vi è difetto ancora di grossi pezzi d'assedio, perduti insieme alla linea di fortificazioni del fronte polacco, mentre pare che per le artiglierie da campagna già la produzione indigena, sopratutto di Pietrogrado e di Perm, possa quasi completamente bastare al bisogno. Mancano però i fucili. Dietro la linea del fuoco v'è in Bussia un esercito fresco di un milione e mezzo d'uomini, giù perfettamente istruiti e ordinati, che aspettano solo di avere dei fucili. In primavera ci sarà, nelle stesse condizioni, un altro esercito pronto di un milione d'uomini. In certe zone sul fronte, qualche settimana fa, il rapporto della dotazione di mitragliatrici delle unità russe in confronto a quella delle cprrispon denti unità germaniche era di due a otto. Nella prima linea di trincee le truppe russe sono ora completamente equipaggiate : ma nella seconda linea di trincee, fra le truppe di riserva, si trova talvolta solo ancora un fucile su dieci, quindici soldati. E a Pietrogrado si pos sono vedere ogni giorno, sulla strada, sfilare reparti di soldati, solo per metà armati. Tutto, questo si può dire perchè è già risaputo perfettamente in Germa nia. Si deve anche dire perchè il prò blema è di tutti e può essere risolto fra tutti. Nella ritirata generale dalla l'olonia, forse più rapida e prolungata dell'assoluta necessità, nei circoli militari russi si speculava sull'inverno. C'era il ricor do della catastrofe napoleonica. Si dice va da per tutto: quando verrà la neve l'esercito tedesco sarà annientato e ricomincerà l'offensiva russa. Sembrava un piano concertato. Invece, venuta la neve, c'è stato su tutto il fronte germanico una, stasi generale. Non si è pensato che da Napoleone ad oggi anche la guerra ha fatto dei progressi: oggi si combatte nelle trincee e i problemi dei rifornimenti per l'armata tedesca, che ha le spalle coperte, non hanno più le incognite avventurose del 1812. I tedeschi — si sa — ricostituiscono, rivolgendola contro la Bussia, la grande linea fortificata presa ai russi Kowno-Grodno-Brest, mentre nelle loro linee assai più avanzate del fronte le loro truppe bivaccano in fori midabili trincee riscaldate. La neve, i trenta gradi sotto zero non rappresentano più nulla di minaccioso. Se i russi potessero ora sostenere una generale offensiva e rovesciare fuori delle grandi linee di trincee i tedeschi, senza vincere ancora la guerra, potrebbero fare scontare al nemico gli effetti poco famigliari dell'inverno russo. Ma non possono: non hanno abbastanza artiglierie. Potranno' forse solo ritentare una parziale avanzata sul fronte austriaco più debole della Galizia e della Bucovina, dove per altro, secondo le ultime notizie che si hanno, si va preparando una nuova offensiva austro-germanica, che punterebbe sulla Bessarabia. V'è dunque ragione di credere che- nel conflitto fra la Germania e la Bussia, questo terribile inverno di gelo passerà ancora senza un vantaggio immediato per l'azione della Bussia. Bimane la preparazione. La partita decisiva è rimandata fra la Germania e la Bussia alla primavera. Si può prevedere che allora vi sarà l'estremo sforzo disperato della Germania e che esso sarà diretto ancora contro la Bussia Fin'ora l'avanzata tedesca in Polonia e nelle provincio baltiche, gigantesca nel suo significato militare, non rappresenta ancor nulla ai fini della vittoria. La Germania l'ha pagata con fortissime perdite d uomini, non più facilmente compensate come quelle russe, e non è riuscita a piegare la Bussia, che conserva lo spirito combattivo, ostinato e fiero, e un esercito ancora formidabile per le sue riserve. Ma essa ha sperimentato che dalla parte russa sta la minor resistenza, mentre il suo primo successo ha avuto già dei risultati politici in qualche paese neutrale e potrebbe averne ancora se continuerà. C'è <jui. fra l'altro, il t* blequpufinSi esssuprdaLaaupaa msic•stodi taassula almpetrualtochprdesivtecomvepreslacocetugutemsoditastveteritopldeveSiinBduanbsctezdpmvaimptrclecdgteilbncdpobdmrCdlgIeddmaddbdzsnvvriIqnlnadqpcmnscpdvs i a , , à è a , i e n , o e a e e a a a e l i i si i e ri : e e r si fbe rnn a a Si o o a e el ta La blema della Romania. Nonostante tutto quello che s'è già scritto sui giornali si può dire che la Romania non è ancora definitivamente perduta per la Quadruplice. Si può anzi affermare che intimamente essa ci è ancora molto favorevole. Solo la sua posizione è difficile — e bisogna comprenderla — chiusa ormai su tre fianchi dalla tenaglia dei tedeschi e dei bulgari. La Romania non è un paese di grandi audacie e di forza : essa non può d'altra parte che contare sulla Russia: penserà a muoversi solo quando avrà la sua azione sicura. La Germania lo sa — e per que•sto il suo fronte russo, anche nei riguardi balcanici, ha una particolare importanza nei suoi piani dell'avvenire. C'è da aspettarsi dunque- con la primavera, un suo nuovo tentativo di pressione contro la Bussia. La Bussia, invece, deve essere almeno in condizione di resistere solidamente su tutto il fronte, in modo da impegnare la più gran somma possibile di truppe nemiche, per tentare insieme agli alleati una offensiva a fondo su quel punto che si sta concertando. Ciò significa che la Bussia deve essere definitivamente pronta a sostenere la sua parte nel grande urto europeo, che sarà forse il decisivo. Abbiamo detto che la preparazione tecnica della guerra, nella forma generale collettiva degli altri paesi europei, è cominciata molto tardi in Bussia. Il Governo non voleva associarsi l'industria privata. S'è fatta ancora della politica di esclusione e di oligarchia, anche quando la guerra si era già rovesciata dentro i confini dell'Impero. Offerte di grandi centri industriali, ch'eran pronti a dare tutto il loro lavoro per le forniture di guerra, son state nei primi tempi rifiutate. Il Governo voleva fare da sè, con i soli mezzi suoi, pensando di poter vincere da solo. L'esperienza tragica di un anno ha dimostrato il suo errore. Ora l'azione statale comincia ad assorbire^ anche l'industria privata, a tal punto che oggi il Governo si riconosce il diritto di sequestrare temporaneamente una fabbrica se essa si rifiuta di eseguire le sue ordinazioni. Tutto il paese è stato chiamato sotto la disciplina di grandi Comitati delle città e delle campagne a collaborare con il Governo per la vittoria. S'è già fatto molto. Si può parlare veramente di una enorme intensificazione di preparazione della Bussia, come non s'è assolutamente veduto nel primo anno di guerra. Pure v'è ancora qualche cosa di vago, di impalpabile che rallenta, ritarda questo gigantesco Bforzo collettivo d'un popolo intero, teso alla vittoria, ne devia talvolta silenziosamente le iniziative, porta uno spirito disgregante nelle opere civili che non possono ancora dare tutto il loro renuimento. Si fa ancora della politica. Il Governo non sostiene più una guerra aperta all'industria : ma scopre talvolta ancora improvvisamente una tacita resistenza passiva che ne impaccia i movimenti. A traverso le maglie fitte della burocrazia ci sono dei continui punti d'arresto per le attività popolari. La tendenza da qualche tempo ha ripreso vigore. I Comitati delle città e degli Zemstwo, che hanno già avuta tanta parte nella preparazione tecnica di guerra e ne rappresentano pggi il fulcro fondamentale, portano in pubblico i loro atti di accusa : il Governo non lascia fare : si perde tempo. E' ancora una inespressa diffidenza di principio della destra verso la sinistra: verso il popolo nuovo, dalla borghesia alla massa operaia. Essa va pure per il paese. Abbiamo raccolto dei segni tipici di questa divisione. Anche a Oremburg, sull'estremo limite della Bussia europea, nel cuore delle terre basckire, s'è costituito un Comitato industriale di guerra, con più di mille rappresentanti d'ogni classe del lavoro ed ogni tendenza politica. Ma negli ultimi tempi la sua unione s'è rotta. I gruppi di destra han protestato perchè era stata convocata un'adunanza generale di tutti i membri del Comitato. Essi hun definito questa riunione un tentativo di meeting politico! Qualche settimana fa abbiamo ancora sentito in un congresso degli uomini politici dell'estrema destra delle strane parole : « La Bussia non ha bisogno di queste organizzazioni delle industrie. Noi ricacceremo il nemico con le zappe e con le vanghe ! s Parole che non sono certo dette dal Governo, ma vengono da uomini che hanno nel Governo talvolta i loro più vicini amici. Questi equivoci fanno del male. Bisogna lavorare seriamente. Non c'è tempo da perdere. Le industrie di tutta l'Europa, fuori degli Imperi centrali, le industrie giapponesi e quelle americane lavorano già per le forniture di guerra della Bussia. Ma sono lontane. Le loro consegne son condizionate alle possibilità scarse dei trasporti, ai loro consumi interni, alle variazioni dell'atmosfera politica. Anche la Bussia, quanto più può, deve dunque lavorare per sè. I suoi alleati possono desiderare che ciò avvenga con il massimo rendimento possibile. E per questo essi pure non dovranno rifiutarsi di dare alla Bussia tutti gli aiuti e gli incoraggiamenti che possono. Poi che il problema della preparazione, in questa ansiosa vigilia dell'estrema partita, è il problema della vittoria. VIRGINIO CAYDA. dirardF