La ripresa delle ostilità del Montenegro giudicata nella stampa e negli ambienti politici romani

La ripresa delle ostilità del Montenegro giudicata nella stampa e negli ambienti politici romani La ripresa delle ostilità del Montenegro giudicata nella stampa e negli ambienti politici romani (Per telegrafo e telefono alla "STAMPA,,) Roma, 30, notte. La ripresa delle ostilità montenegrino provoca larghi commenti dei giornali romani La « Tribuna » scrive: « Non ci sentiamo in grado di commentare in modo definitivo quest ultimo colpo di scena e di trarne tutte ie conclusioni che vorremmo. Vi ha in questo secondario dramma balcanico qualche cosa di complicato, di oscuro che ni sfugge. Non ci meraviglieremmo se la rivolta dei bellicosi montanari alle pretese austriache fosse stata una delle prime ragioni del capovolgimento della situazione. Colle lezioni di questi colpi di scena, succedentisi di 34 in 48 ore di distanza l'uno dall'altro, sarebbe assurdo e pericoloso pretendere di avanzare qualunque previsione sul futuro, magari sul futuro di domani. Aspettiamo. E poiché gli austro-tedeschi si sono forse eccessivamente affrettati a celebrare trionfalmente quello che ad. ogni modo non era che un minuscolo successo della loro disperata politica, per la provocazione di pace separata, noi saremmo lieti d'un fatto che li costringa a ringuainare la soddisfazione prematuramente dimostrata. Auguriamo che i montenegrini, almeno quelli fra loro che sentono ancora fortemente la nobiltà della loro leggendaria storia, che non ammise mai l'abbassamento delle armi di fronte al nemico, mantengano la nobile ed eroica decisione presa, liberandosi dagli ambigui diplomaticanti, che avevano insinuato nell'aspra roccia storica della Montagna nera il malseme dell'austrofilismo, e che, quando la resistenza materiale sia fiaccata, continuino contro l'eterno nemico quella resistenza morale a cui non può mancare l'ultima definitiva vittoria. Anche battuti e cacciati dalle loro montagne, essi sanno e devono sapere che la lotta del Montenegro continuerà ad essere combattuta su tutti i campi dell'immane guerra, da tutti gli eserciti alleati, e che negli scopi ultimi dello sforzo comune mantiene il suo posto la, completa restaurazione del piccolo regno, che sfuggì all'obbrobrio della defezione ». "Un Rgliuol prodigo,, .11 ii Giornale d'Italia * così commenta: « Ceno il Montenegro riprende la- lotta in condizioni infinitamente più sfavorevoli di quelle che erano ai momento delle offerte di pace. Ma il rèvirement del Montenegro e le probabili cause che lo hanno determinato hanno un grande, significato morale e politico che deve essere fonte di proficua meditazione per tutti. L'episodio dimostra che nessuna pietà, nessun riguardo possono attendere dall'Austria coloro che combattono, mentre ancora una volta è documentata l'insaziabile avidità e il freddo egoismo di uno Stato senza ideali civili, che mira a un solo scopo : quello di soffocare le libertà del popoli distruggendo le indipendenze nazionali, coartandone il progressivo sviluppo, a solo ed esclusivo benefìcio delle sue mire egemoniche, in certi tempi noi crediamo non inutile e non inefficace questa dura esperienza che il più piccolo ma non meno valoroso dei nostri alleati ha fatto dell'ingenerosità nemica. Accogliendolo di nuovo fraternamente fra le nostre file come un figliuol prodigo per breve ora traviato, rinnoviamo il solenne impegno di ricostituire e ingrandire la sua patria violata. Dal canto loro gli uomini che hanno nelle mani le sorti del Montenegro ricordino che quando il soldato si fa diplomatico non deve mai dimenticare il miglior machiavellismo, che è quello dell'onore, perchè una guerra come quella che noi combattiamo a principalmente unti guerra di principi d'onore contro gli incorreggibili negatori di ogni idealità, di ogni onestà ». Situazione immutata Il « Corriere d'Italia » ritiene che la situazione rimanga, dopo la rottura delle trattative di pace, immutata e scrive: « Il gesto di re Nicola potrà avere un'importanza morale ma la rottura dei negoziati non può disgraziatamente cancellare le gravi conseguenze della resa, poiché questa ha avuto per effetto immediato di lasdar libere per alcuni giorni all'esercito austriaco le principali strade del paese. Gli austriaci si sono così impossessati senza colpo ferire delle posizioni più ardue che erano i soli ostacoli naturali che sbarrassero la ria di Scutari, ed è certo che la sospensione della resistenza montenegrina. per quanto effìmera, ha permesso all'Austria di guadagnare sullo scacchiere albanese parecchie settimane. La presa del Lowcen permetto al nemico di piombare nel cuore del Montenegro e di avvicinarsi allo migliori posizioni Irll'.Mbania settentrionale, che dovranno sor ' virgll di base per l'azione ulteriore. La. ripresa 1 dello ostilità, da parte delle truppe di re Ni- a a o o l o l i e e a a e r i o colai può ben poco mutare oramai il piano I aavversario, potrà infliggere delle perdite al-!zl'armata di Koewess, potrà opporre in alcuni punti una resistenza disperata;- ma lo sforzo, per quanto valoroso, non sarà tale da infrangere l'orda invadente e arrestarla nella sua marcia verso l'Albania rentrale. La situazione militare, quindi, resta immutata e lo conseguenze che sin dal giorno in cui giunse l'annunzio delle trattative austro-montenegrine noi deducemmo nei riguardi dell'Albania conservano il loro pieno valore. L'Austria, dopo la occupazione del Montenegro, farà gravitare le masse austro-albanesi nelle regioni dell'Albania centrale dove già si delinea un nuovo problema di importanza vitale per l'azione della Quadruplice. 1 Pili che mai quindi le Potenze alleate hanno ora il dovere dì dare un'unità armonica ai loro piani strategici col mettere in opera tutte le risorse di cui dispongono. Sul Montenegro, qualunque sia il valore effe si voglia attribuire al gesto di re Nicola, non è. più il caso di fare assegnamento;'rimane perdo all'Intesa il compito di riparare .al più presto ai numerosi errori che hanno d'aio finora al nemico una indiscutibile superiorità nel settore balcanico p. L'Italia e Vallona L'i Idea Nazionale « giudica poco rilevante il nuovo gesto montenegrino, e giudica invece assai gravi lè intenzioni del Governo italiano rispetto all'Albania. Il giornale scrive: «Come no:i attribuimmo soverchia importanza al recente avvenimento della resa a discrezione dell'esercito montenegrino, non possiamo oggi annettere che uno scarso valore a questo nuovo improvviso atteggiamento del Governo di Cettigne. La situazione creata sull'altra sponda dell'Adriatico rimane pressoché immutata, sin politicamente che militarmente. Nulla muta j.cinicamente per il fatto che la decisione Odierna, nella quale dovrebbe scorgersi il principio di un ravvedimento, non distrugge nò infirma le notizie pubblicate in questi giorni, ricche di dettagli Inoppugnabili, relative alle preesistenza di un vasto piano austro-montenegrino per la conclusione di un accordo fra i due paesi; non imita milllurclente, in quanto il rifiuto del Governo montenegrino non potrà certo impedire al nemico di consolidare quelle posizioni che es.su ha notuto facilmente conquistare, e non soltanto colla forza delle armi nel territorio montenegrino. Il nuovo imprevisto avvenlment • ralcanico non può avere, quindi, che un valore relf.l-.vo e limitato all'increscioso episodio di questi giorni. Ad ogni modo, il mutamento di rotta improvviso e impensato del signor Mlukotich deve essere considerato dalla Quadruplice con estrèma calma e ponderatezza, poiché la politica balcanica, fatta di colpi di scena, non è tale da poter assicurare dell'asselu'a fondatezza di ogni suo atteggiamento. Quaiche cosa di ben iplù importante che non sia questa ripresa delle ostilità austro-monlénegrine richiama invece oggi la nostra attenzione. Intendiamo parlare di quello che si y<i maturando circa la nostra posizione in Albania. A proposito del Montenegro e rìell'A'bania il ministro Barzilai ha pronunciato tre discorsi, nel volgere di una settimana". L'a Idea Nazionale » pone a confronto le dichiarazioni fatte dall'on. Barzilai in questi aiseorsi, e aggiunge: .Veramente quando si trattò di preparare il Paese alla necessità della spedizione a Valona si parlò anche di altro. Si disse, è vero, che l'Italia aveva l'obWlcrc di provvedere alla salvezza dell'esercito serbo; ina si disse anche, e principalmente, cn" gravi e vitali interessi la ruiauiavano sull'altra sponda dell'Adriatico. Questi interessi italiani erano minacciati non solo dal nemico, :na dalle oblique rr-anovre di altri, che è superfluo nominare. SI parlò del valore di Va Iona, rappresentatile una porta aperta di quella- strada di penetrazione politica ed economica nei Balcani, che l'Italia non avrebbe mal permesso fosse attraversata da nessuno; si prospettò, in sostanza, ancora una volta quello che era stato il problema intorno a .cui si era svolta tutta la nostra politica di questi ultimi anni. Ora tutto ciò non avrebbe più alcun valore; e avendo le nostre truppe che si trovano tuttora in Albania esaurito .il ccinpito loro affidato, le cose potrebbero tornare allo stato di prima. Ma il ritorno a questo stato di prima, cioè al mantenimento a Valona di quell'esigua guarnigione mandatavi al tempo della nostra neutralità, non Un•eilirà al nemico di procedere óltre nell'ai 1 ri.'i->iinie del sue piatto di conquista balco.. nxa. E allora? Allora signiflchei-ebbc completo lmSdnl'srptdeBs•revdpIAAvrpcpticiitdsddqllsaertaidsspcMvrLrrpdlpuggallnnisVandugtaedlmattst abbandono ziom oltre all'avversario delle nostre posi Adriatico. Si verifica in questo le decisioni della Consulta. momento per Valona quanto già avvenne per Salonicco. Discutendo dell'opportunità o meno del mantenimento di Salonicco, sostenemmo la necessità politica di non abbandonare quel, l'importantissima posizione, e dicemmo che ci saremmo arresi solo dinanzi ad incontestabili ragi-.ni di carattere militare. Ora dinanzi alla passibilità di un ritiro dei nostri soldati dai terrìtc-ri albanesi, affermiamo — termina l'« Idea Nazionale » — questo nostro concetto già espresse per la questione di Salonicco». Il « Messaggero » commentando il discorso Barzilai ad Ancona scrive: » Secondo il discorso Barzilai noi siamo andati in Albania, •ioti per la difesa di nostri particolari interessi, ma in munito questa nostra, operazione era ritenuta necessaria dagli Alleati per agevolare la ritirata dei serbi. Ora che r reali dell'esercito serbo sono in salvo, in gran parte trasportati a Salonicco o a Corfù, in Italia o altrove, noi rimarremo ^ancora in Albania se gli interessi comuni, nostri e degli Alleati, questo sforzo richiederanno; verremo via se questa nostra azione sarà ritenuta sterile e pericolosa;-verremo via se il nostro aiuto potrà riuscire più efficace altrove alla causa comune. " E' chiaro; ma il ministro si ferma all'ipotesi, non ci rivela una deliberazione definitiva, perchè non è stata ancora presa, o perchè, pure essendo stata fissata, non abbiamo il dovere di avvertirne a mezzo dei giornali il nemico. La Quadruplice si è resa finora tristemente famosa per il ritardo delle sue decisioni. Regoliamoci questa volta, e il mistero sia semplicemente un dovere Ul prudenza ». Un'intervista Un personaggio politico italiano, intervistalo dal corriere d'Italia sui nuovi aspetti della questione albanese dopo le dichiarazioni rtell'on. Barzilai ha detto: « Lo dichiarazioni fatte dal Ministro Barzilai aumentano la perplessinì nella quale è stato lasciato il popolo Italiano il quale non sa ancora se l'Italia si sia insediata in Albania e specialmente a Valona per la difesa di interessi essenzialmente italiani o soltanto pettino scopo di collaborazione coi suoi alleati per agevolare la ritirata dei serbi. In quest'ultima ipotesi avendo j Serbi preso la via di Corfù e di Salonicco la nostra presenza in Albania sarebbe oggi inutile. Se non che come giustamente fu rilevato, non si può confondere la prima spedizione u Valona decisa dal marchese di. San Giuliano ed effettuata dall'attuale Ministero coll'nltimo invio di truppe che avevano essenzialmente il. compito di aiutare la riorganizzazione del disperso esercito serbo. La prima spedizione e il primo sbarco, è òvvio ricordarlo, furono imposti da un vitale interesse italiano che permane tuttora. D'altra parte se le nostre truppe non venissero distolte dall'Albania centrale, anzi, l'ossero rinforzate. l'Italia non solo salvaguarderebbe meglio i propri interessi territoriali, ma farebbe opera utilissima per l'interesse degli alleati tutti. — Quale sarà la linea di condotta che seguirà il nostro Governo? — Presumibilmente — aggiunse il personaggio — si possono fare queste ipotesi : se gli alleati, ^ non soltanto l'Italia, riterranno per lo meno utile mantenere l'occupazione dell'Albania per premere da due parti sul blocco nemico che opera nei Balcani, l'occupazione non solo sarà mantenuta, ma sarà rinforzata ; in caso contrario ò fucile supporre la decisione. — E per quanto riguarda l'occupazione di Valona? — Il Governo dovrà ben pensarci prima di abbandonare Valona, tenuto conto d'ile ragioni che spinsero l'Italia sin dal lfvpi nd insediarsi in quella città. Non nascondo, però che una occupazione cosi ridotta potrebbe dar luogo ad altri inconvenienti militari e politici. "Tuttavia, ripeto, l'occupazione di Valona potrebbe essere mantenuta anche indipendentemente dal'e decisioni che potrebbero essere prese per l'Albania centrale. Certo sarebbe strano che mentre i francesi occupano Corfù e sbarcano a Santiquaranta l'Italia che ha i maggiori interessi nell'Adriatico ed , è efficace collaboratrice della Quadruplice brillasse per il suo assenteismi! sulla rosta meridionale albanese, Intanto coucluse.il personàggio — attendiamo

Persone citate: Iona