Supplizio di Tantalo

Supplizio di Tantalo Lettere dalla Svizzera Supplizio di Tantalo (Nostra corrispondenza particolare) BERNA, gennaio. (X.) — Una visita a Berna in questi tem l>i riempie la fantasia di antiche figure maschie, pronte al giuramento e alla battaglia. 1 monumenti esaltano qui, eopratutto, la fede virile: sulla soglia della città, al disonra della nuova folla democratica, sorge ancora il patrizio bernese coperto di ferro, Adriano di Bubenberg, che giura: .« Il mio corpo e i miei beni sono vostri sino alla morte ». Fondata da un duca guerriero, per la guerra e per la conquista, la capitale della pacifica repubblica svizzera appare oggi ancora tutta superba di virtù guerriere, gelosa del suo vasto dominio, solida, taciturna e fiorita. Le sue alabarde, le sue colubrine, le sue picche, le sue corazze risplendono ancora in un museo che sembra un arsenale: il Governo democra' tico le tiene con la più gelosa cura, tutte forbite a nuovo, come se ce ne potesse ancora esser bisogno da un momento all'altro. Attraverso questa selva d'armi, vi appaiono ad un tratto gli svizzeri di Mari guano che la città di Berna ha messo al posto d'onore, in piena luce, nella sua gal leria. Li ha dipinti Ferdinando Hodler, il pittore nazionale della Svizzera repubbli cana, un artista strano e possente che .fa della pittura senza colore, tutta muscoli e spirito. Voi vedete passare, reduci dalla battaglia, gli omaccioni colossali della mòn tagna svizzera, con la faccia orribilmente sfregiata dalle lame francesi, con la barba bionda piena di sangue raggrumato, ma ben piantati ancora sulle gambe, alti duri come abeti che la tempesta non sia riuscita a schiantare Quando ridiscendete per le vìe bernesi, questa esaltazione delle maschie virtù mi litari vi persegue ovunque, in mille forma spicciole e imprevedute. Un altro pittore svizzero, un Hodel di Lucerna, ha inonda <;o la libera Elvezia di certe sue fresche « impressioni » militari, moltiplicate all'in finito. Sono scenette della rude vita di fron tiera: un continuo brulichìo di gioventù dalle guance rosso e dall'uniforme turchina su d'un paesaggio bianco di neve. Quella esuberante gioventù svizzera, che vigila in armi su i confini della patria, sembra un po' inebbriata dalla guerra che le turbina intorno da ogni lato: la lunga e va na attesa d'un nemicò ipotetico, d'un nemico che non si decide mai a giungere, talvolta l'umilia e l'annoia un po'. Allora, per svago, mena pugni, ruzza giù pel nevoso pendìo, o, puntando duramente i piedi sul sasso, fa il giuoco prediletto dei mon lanari svizzeri: la lotta. Lo svizzero borghese, lo svizzero della città, guarda con visibile compiacenza questi,, bozzetti militari : ci trova gusto ! In fondo al sua-*uorc democratico e neutrale, qualche cosa vellica dolcemente il vecchio istinto soldatesco della razza. La glorificazione dell'esercito e dei suoi capi s'insinua anche fra le più placide coso della vita domestica: il piccolo borghese svizzero ama ritrovare la faccia del generale Wille ovunque, anche sui pacchetti di cioccolata, e spesso la faccia dura d'un colonnello di divisione adorna anche quella cosa pacifica e neutrale per eccellenza che è il cuscino. Pur rilevandone le piccole esagerazioni, non bisogna rimpicciolire questo sentimento di entusiastica gratitudine che gli svizzeri hanno per le loro armi, sentimento che trabocca oggi in liriche smaglianti. La miglior poesia" svizzera ne è oggi piena. La Svizzera soldatesca, imperiale, eroica ha trovato in uno svizzero di Friburgo, in un Reynold, un cantore entusiasta, un narratore fine e suadente. Rimasta neutrale e pacifica fra un immenso turbinìo d'armi, questa terra è stata ad un tratto presa da una segreta irresistibile nostalgia pel suo passato, pieno di battaglie e di fortune. Non potendo lanciare alla carica la sua robusta gioventù, la Svizzera ha riprese ad un tratto le vie del passato, ha interrogato con una improvvisa angoscia i silenzi delle sue vallate, dei suoi fiumi, dei suoi castelli, delle sue città celebri. Tutto, oggi, le parla di guerra: questa placida e operosa democrazia sente in se stessa la vampa dell'antica fiamma. E non può combattere mentre tutti combattono, rfon ha un nemico mentre tutti ne hanno! Il sangue urge impaziente nelle vene dei suoi robusti soldati, ma le lame di Marignano non s'avvicinano più. Nella vana attesa, questo piccolo popolo s'affanna a ricostruire il suo passato guerresco, s'affanna a riempire le pareti dj soldati colossali, a riempire i suoi canti di immagini sanguigne e fiere. Sfiorati dulia guerra, dalla bella tentatrice, anche i popoli hanno forse una loro castità smaniosa. Preannunciata dal rullo dei tamburi e da uno zufolio ritmico che ricorda, la montagna natia, ecco passare la robusta schie ra condannata a non combattere. Per gli italiani che non sono usciti di casa, lo svizzero è ancora il soldato che non ha mai combattuto, il soldato decorativo per eccellenza, in una parola, il soldato del papa Bisogna vedere da vicino questo piccolo esercito, sul suo sfondo naturale e storico, per capirne l'intensa originalità. In questa schiera che vi passa davanti con unjapparente monotona rigidità prussiana, voi potete sorprender» fljjjgi, viva e palpitante, tutta la storia d'un popolo, la feconda varietà dei suoi incroci, la genialità discorde delle sue attitudini e la sua seco lare pazienza eroica. Vi accorgete allora con stupore che, sotto una bandiera democratica, vi passa dinanzi la più antica e la più rude tradizione soldatesca d'Europa, il vivaio umano di cui si sono alimentate sino a ieri tutte le grandi guerre europee. Vi par di rivedere i germani massicci della montagna, i soldatacci cresciuti a cielo aperto, le figure torve e insigni del Crepuscolo degli Dei, ed ecco invece, accanto al biondo germano, il grande celta, alto e bruno, l'uomo della fede e dei sogni, disceso forse da qualche antenato che ascoltò con angoscioso silenzio le parole di £an[G" tdrcnrdstacntesgnTnnmnsct Gallo e degli altri monaci d'Irlanda venui a portare la. fede e il sogno tra queste ure razze montanare. Accanto allo svizzeo ben nutrito, massiccio e avventuroso he ricorda ancora il soldato di Marignano, ecco con la stessa uniforme, Io svizzeo dei nuovi tempi, lo svizzero delle città, diventato piccolo a forza d'angustie c di riparmi, come un alberello giapponese. Soto il suo berretto soldatesco, egli continua ad aguzzare i piccoli occhi, diventati piccoli a furia di cercar da ogni parte la cruna del guadagno, quegli occhi che nel punare il fucile saranno non meno industriosi e precisi. Ecco infine, sempre nella stessa uniforme, accanto al mercante di Zurigo dalla rubiconda faccia tedesca, il ticinese bruno e asciutto come uno spagnuolo. Tutti con lo stesso passo, con la stessa monotona rigidità prussiana. Visto nel gennaio del 1916, un simile spettacolo non manca certo d'originalità Un'originalità anche più sorprendente è nei rapporti che intercedono oggi fra quest'esercito e La Svizzera e i grandi popoli combattenti. «Un esercito democratico!», ecco una frase cui non corrispose forse mai una realtà, neppure ai tempi in cui l'Europa era percorsa dalle masnade ugualitarie dei lanzichenecchi. Sobrio, taciturno, schivo dei facili sbandieramenti popolareschi, chiuso in un cerchio d'abitudini austere e di ferrea disciplina, l'esercito svizzero è l'istituto più conservatore e più aristocratico in un .paese che, malgrado le forme democratiche, 6 forse ancora il più conservatore d'Europa. Aristocratico, naturalmente, nel senso più serio della parola: esso ha, Innanzi tutto, l'orgoglio delle lontane origini e lo scrupolo della perfezione. Qualcuno notava recentemente nel Temps l'affettuosa simpatia dimostrata in molte occasioni dal Kaiser al capo dell'esercito svizzero, generale Wille, e ricordava anche che più d'uno degli attuali Oberst-Divisionacre svizzeri era stato, a Berlino, ospite grato alla mensa imperiale. Questo" è un rimpicciolire la cosaSarebbe meschino voler ricercare oggi quale degli ufficiali svizzeri abbia simpatie imperiali: le simpatie imperiali sono in quel quid imprecisabile e impersonale, e pur vivo e operante, che è lo spirito conservatore dell'esercito svizzero, la sua tradizione storica. La Svizzera non s'è mai considerata come un paese appartato dal mondo ; essa ha avuto la saggezza di non chiù1 dersi mai in imo sterile orgoglio che avrebbe finito con l'inselvatichire del tutto una razza già rude e selvatica per natura. La Svizzera si è sempre considerata come ima terra dell'Impero, come un'ind/vidualità forte e privilegiata nel più grande sistema politico europeo. Riadattando in questgiorni alle nuove necessità la leggenda dGuglielmo Teli, il Reynold, che, sebbenalemanno di origine, è pur romanico dcoltura,- esprimeva poeticamente questa indiscutibile verità e ci presentava per la prima volta un Guglielmo Teli che si fa giustiziere in nome dell'Imperatore, simbolvivente della giustizia terrena [Contes elégendes de la Suisse héroique). In nomdella giustizia imperiale e del suo buon diritto, a Morgarten e a Sempach, la Svizzera lancia i suoi più grossi tronchi d'abete e mena i suoi più terribili colpi d'alabarda centro l'Austria, contro il duca d'Austria, contro il Duca Nero. La grande trddizione militare svizzera è tutta imperialed antiaustriaca. Lo svizzero del grupporiginario e conquistatore' si considera come il soldato modello della famiglia germanica, e questo gli gonfia il petto d'orgoglio. Gli svizzeri romanici non se ce adombrino: questo, praticamente, non con ta nulla. L'esercito svizzero, con lo stessaggressivo eroismo con cui si lancerebbcontro un invasore italiano o francese, slancerebbe domani contro l'invasore germanico. Si noti infine che questo piccolo esercitoche ha per tre quarti sangue e spiriti germanici, "non è che il nucleo solido e brillante d'un altro esercito invisibile, ben pivasto. Dietro i due o trecento mila uomindelle sei divisioni che si succedono oggnella guardia al confine sta tutto il popolsvizzero, che è davvero un popolo in armQuesta che di solito ò soltanto una frasvuota qui diventerebbe, al momento oppotuno, la più concreta e la più fiammantdelle realtà. L'educazione militare svizzerè la più profonda e la più previdente chsi possa immaginare. Mentre altrove ci sappaga ancora con la graziosa retorica deboy-scouls a si insegna ai ragazzi a gingilarsi con un bastone, qui ai ragazzi di dodici anni si dà in mano un fucile. Il vecchio istinto soldatesco ha fatto capire a questgente che per far di un ragazzo un uomonon c'e di meglio che fargli pesare, senz'atro, sulla spalla, l'altera responsabilità dun'arma. Quando gli intellettuali svizzeri proposito di neutralità violate sospiran« pensate che la stessa sciagura avrebbpotuto toccare a noi ! », come tutti gii intelettuali di questo mondo, essi si mettonfuori della realtà e dicono una cosa ingiusta e brutale. L'incolumità della Svizzernon è dovuta a un capriccio benevolo dellsorte, ma è il corrispettivo d'una secolarvirtù di sacrificio. La Svizzera che ha pagato per secoli un tributo di sangue all'Europa, continua a gravare di grosse spese militari i suoi modesti bilanci, continuad armare i suoi uomini. La sua pace soltanto il premio d'una eroica fatica.- L'dea di violentare la neutralità svizzera noè entrata e non entra nei piani d'alcunstato maggiore europeo per questa semplcissima ragione: l'affare sarebbe troppo rschioso. La pace svizzera è troppo smaniosa turgida d'armi, perchè a qualcuno salti imente di violentarla Nel segreto dei lórcuori, questi montanari in anni sulla frontiera non chiederebbero di meglio che affondare un po' anch'essi i danti nel frutto pupureo».

Persone citate: Ferdinando Hodler, Gallo, Kaiser, Oberst, Reynold, Soto, Wille