Ventate della guerra sulla città di Atene

Ventate della guerra sulla città di Atene Ventate della guerra sulla città di Atene (Nostra corrispondenza particolare) ATENE, dicembre. Strane ed interessanti giornate quelle che si vivono attualmente in Atene, colla sensazione della guerra che batte «empre più vicina alle porte, preannunziata dalle processioni dei profughi abbattutesi ni piedi dell'Acropoli, e col mellifluo sorriso della pace che il mite temperamento greco e la tenace volontà di re Costantino sono riusciti n mantenere. Inquieta ed angosciosa pace questa che ancor gode In Grecia, stretta dal mare e dal continente fra due potenti gruppi belligeranti che la premono sempre più fino a toglierle il respiro e che possono da un momento all'altro travolgerla nello asprissimo conflitto del quale essa vede i bagliori e sente già le vampe. Le prime voci lamentose e sbigottite della guerra, Atene le ha raccolte dai connazionali di Gallipoli e dei Dardanelli fuggiti dallo impero ottomano non appena lo prima cannonate della flotta anglo-francese echeggiarono nelle acque dell'Alto Egeo. Sono migliaia, -sono milioni i greci residenti in Tracia, a Costantinopoli, a Smirne, in tutta l'Asia Minore. A frotte sempre più fitte e più frequenti essi sono affluiti in Grecia, ad Atene specialmente, a misura che la lotta alle frontiere ottomane è divenuta più intensa, e l'odio mussulmano si è acuito contro la cristiana razza ellenica, mal tollerata sempre e meno rispettata oggi, malgrado la neutralità di re Costantino protetta dall'Imperatore di Germania. Da Costantinopoli, da Smime, da Aidin sono ingerite le famiglie greche più ricche, molti piccoli commercianti, una pleiade di disgraziati cacciati via per forza, non pochi dei quali già divenuti soggetti ottomani gfnza rinunziare però alla loro religione, e, dopo disagi e peripezie di ogni sorta, sono venuti a Pireo, Patrasso, e — i più ricchi — in Atene. T tanti, costosi alberghi di questa città ne sono pieni ; i marciapiedi della elegante Via Stadio sono percorsi nelle limpide, tepido o luminose mattinate ateniesi da una folla di signore e signorine greche, che della mollezza o dell'eleganza profumata ed imbellettata. dell'Oriente hanno portato qui il leggendario fascino, facendo mostra, più che dei loro occhioni r-ori e delle loro gonnelle cortissimo, dei loro stivaletti alti e fiammanti, accuratamente confezionati, che sono il vanto dei calzolai ateniesi e la vanità, maggiore delle signore trecche. Queste profughe spensierate, i cui uomini continuano qui a guadagnare, fauno il loro giro pomeridiano della Piazza, dell.) Costituzione; invadono le eleganti sale cinernalofrrafìcho dove trionfano, fra la musica, e stille fllms italian'e, la Berlini e le sue toilettes ; cinguettano e ridono rumorosamente nei salotti degli alberghi fra una corona di giovanotti greci e levantini che, malgrado la mobilitazione generale, continuano a. fare i pàrisiens sfaccendati : si danno convegno, per il the, alla, Maison dorfie, e all'ora dei pasti si ritrovano, a sciami, in quella, grande baracca dello » AverOff n elio è il primo e più frequentato ristorante di Atene. Pa alcuni giorni altre famiglie di profughi seno apparse, ogni mattina ed ogni sera, fra i tavoli di questo ristorante, e sono passato tristi e silenziose fra il chiassok la confusione che vi dominano. Quantodiversi i loro abiti e il loro portamento, quanto più tristi i loro volti da. quelli deiprofughi greci qui convenuti dai Bilicarti, dalla Turchia, dall'Egitto! .1 nuovi oppiti di Atene, che ogni giorno arrivano più numerosi, cogli abiti dimessi,*:oH>sprrssione dei patimenti c della triste*-...„• . „,«„., u.i.. .isociali, strappati al loro lavoro, ai loro focolari, ad ogni loro bene, lanciati qua in una terra straniera che loro uon è stata amica —- non possiamo-vcderli passare senza interrompere il nostro chiacchierio, perrispettare quasi col nostro silenzio il Ioroconnazionali non si fanno queste domandeessi si sentono commossi della premura e della solidarietà del «loro» ministro; essi .vedono in lui il rappresentante di quella Serbia che per loro non è morta e non potrà mai morire. — Chissà se vivrò ancora tanto da veder risorgere la mia patria, e se potrò rimettere U piede in ossa prima di morire! -■ mi diceva ieri l'altro il vecchio presidente della Camera serbo, giunto la sera innanzi in Atene, dopo un lungo, faticoso, penosissimo viaggio da Niscli a Monaslir. — Mio figlio c morto combattendo; ogni serbo ha fatto fino all'ultimo il suo dovere. Nel dolore che ci opprime, non imprechiamo contro nessunonon solleviamo lamenti, non formuliamo critiche di sorta. Una cosa sola diciamo: che il popolo serbo è stato veramente eroicoohe si è fatto spezzare pur di non piegarsi ; ohe, nel suo eroismo, 6 stato' e continua ad essere modesto. Dopo essersi immolatotace. Ama ancora e stima l'Italia e le altro Potenze alleate, e spera, col loro aiuto, uresurrezione della sua Patria. Sìa sul volto, sono gl'indomabili ed indomatiserbi ! Non possiamo veder passare davanti di nostre tavolo, mentre mangiamo, questedonne forti e fiere, questi bambini ammutorliti dalla, visione di pianto e di spavento chesta .ancora, davanti ai loro occhi, questivecchi e questi giovanetti di tutte le classidolore. Siedono a eruppi, non parlano, ma!riescono ,n, tarsi intendere dai camerierigreci, ciascuno di loro ha un pensiero edun ricordo che lo angustia, tutti sentono chenon hanno più patria, che devono nellegri-nare. nella patria di altri, che l'enorme sa-c.rifìzio compiuto a nulla ha loro giovatoSopragiiumre il ministro di Serbia sig. Btt-loughtchich. un bell'uomo quarantenne, dal-la.faccia intelligente e dallo sguardo pienodi dolcezza, viene a trovarli mentre fannocolazione, si avvicina ai loro tavoli, li sa-iuta, chiede, e dà notizie, stringe loro coneffusione la mano. r: egli ancora il rappresentante del vec-chio Re Pietro, rimasto senza trono, uscitodalla Serbia, che. neppure si sa dove adessosi trovi? 13' egli ancora il ministro plenip,,terziario di uno Stato che. la prepotenzabulgaro-tedesca ha cancellato in questi gior-ni dal novero dogli Stati sovrani? I suo i j j | i Fra giorni, probabilmente, egli partirà, per l'Italia, come tanti .serbi sono già partiti, come molti altri partiranno. Preferiscono l'ospitalità italiana alla greca. Intanto altri serbi continuano ad arrivare in Atene. Si vede anche qualche, soldato, in uniforme, disarmato. Un bell'ufficiale, giovane e robusto, che conferva ancora la sua sciabola, s'incontra — per lo più solo — por le vie, trascinando la sua gamba destra, paralizzata per metà da un proiettile austriaco. Ed altri profughi sono piombati chissà da dove in Atene: «comitagis» o briganti disoccupati, o rifiuti di galera che dalle foreste o dallo montagne balcaniche e caucasiche la battuta della guerra ha ricacciato neila conca ateniese. Sono violenti ed affamati ; non temono la sparuta e. disorganizzata Polizia che qui è rimasta dopo i richiami della gendarmeria nprctbccesglompncqvaci in Macedonia. e|j ÌTJl ?T ^orlato dalia. mob,]>- ta/.one in tutti , servizi pubblici, e scorraz- mzano perciò audacemente ne, dintorni, nelle Pvie stesse di Atene, rubando aggredendo, | èrap.nnndo, assassinando. La criminalità san-|„gumaria e ima piaga sconosciuta in Grecia rarissimi i ferimenti; addirittura eccezionali-gli omicidi! ; ignorate le rapine. Da; una ventina di giorni però, con un crescendo ' spaventoso, questi delitti sono stati perpe- lbdtra» con un'audacia e con un'efferai ran I "inquietanti. No sono stati vittime pr«ferite i ci soldati. La popolazione, allarmatissinia, ne ha. ritenuto autori quei profughi delie bande brigantesche sospinti qua dalla guerra, ma qualcuno comincia a dire si tratti di affiliati a quailche setta organizzata per spargere il disordino ed il terrore. Nella cinta estema della città, in un tratto disabitato e squallido tutt'intorno, sorgono alcuno caserme ripieno attualmente di richiamati. Questi, isolatamente od a piccoli gtuppi, attraversano, in varie ore del giorno o della sera, quel vasto tratto, per venire in città o tomaio in caserma. Sono cominciate ivi le gesta di questa specie di mano nera di recentissima istituzione. Attratti colla seduzione del giuoco o della donna ov%-ero presi di viva forza da. quattro dilLdna.ro',porlata dalle loro case) sono stati tra scinati in luogo più solitmrki dell'aperto campagna, ed ivi sono siati derubati. Alcuni assicurasi siano stati anche uccisi, malgrado l'autorità di polizìa io smentisca. Pattuglie armate di vigilanza sono stato messe in servizio nella campagna circostante alle caserme.; ma anche ieri s'è avuta l'uccisione di un altro soldato. E gli aggressori si sono spinti perfino nelle vie centrali della città, dove stasera hanno attratto un soldato netll'interno di una bettola e lo avrebbero derubato e forse assassinato se. per la rum<orosa colluttazione impegnata, non fosse accorsa ua. pattuglia di servizio che procedette ad ima diecina di arresti. Queste pattuglie di soldati, che 'perlustrano tutta la città come se essa fosse in listato di assedio (si dice che questo vi sarà presto proclamato) hanno ricevuto l'iordine di far fuoro sulle persone che all'intimazione di arresto opponessero la menoma resistenza od un tentativo di fuga. I detriti di questa fiumana di profughi, rovesciatasi specialmente dalle vicine coste dell'Asia. Minore sul suolo delia Grecia-, Isono rimasti là dove essa si è abbattuta , ! f ™°\ ,fTn\0A ^ ! tutto le ricchezze dell Oriente. dopo superato l'Egeo: nello banchine e nei.le viuzze del porto di Pireo, dove affluitutte le miserie e !' ichinP- Ivi si accoccolano hgso cinque di quei malviventi, alcuni soldati j t(e specialmente dei richiamali ingenui, ere- dctoti possessori di qualche sommetla di dc-jtPgtdsvridasl! ì Spettacolo triste e compassionevole quanito altro mai, il discarico su quelle banchi 1,8 ~ dai vapori ni gracili o sbiaditi, dai ve! l'eri ampii e sudici, dai caicchi pettoruti ! che vi giungono do Mitilene, da Chio, da Iberno -- di quel gregge di scampati alle persecuzioni turche, i quali, dopo una traversata di fame, di freddo e di paura, lasciano nelle mani del capitano j loro ultimi risparmi! e vengono deposti, come una merce inutile ed avariata, sulle sudicie ban- fra il tramestio je l'indifferenza della vita portnaria - come !corPi lnertl' eo1 fa*ott<> àei loro cenci acicant°. tenendosi al sono o sulle ginocchia lbimbi tramanti dal freddo e smunti dalla ! fi,me= ivi attan<lono. ore ed ore, accomunati, 'f,0,ine- vecchi« bambini, robusti giovani, da i ul<" *lf*B:l miseria e da uno stesso dolore, «* attendono storditi, rassegnati che un soc i e""--50 veuBa ,oro dal de!o- P°r sfamarli, per 'ricoverarli. E spesse volte questo soccorso j1,01:1 viene, e passano sugli scalini di una chiesa, sotto le finestre della dogana, imiti I intero di Ireddo e di digiuno, Vedono intanto, come in un'allucinazione, scaricare da un enorme piroscafo accostato «"a banchina, migliaia di quintali di grano «"e sollevato con vagoncini dal fondo della ': stiva viene rovesciato a torrenti rLit bordo ''^ "«ve. scorrendo lungo le strisce di itela stese in piano inclinato, sulle sott est an ; U ampie maone che rapidamente si riempio¬ no emergendo dallo acque sporche in mucchi dorati. Qualche manata non ne sarà prelevata per quei poveri profughi ? Le centinaia di scaricatori di Pireo altri trasporti di grano, a migliaia e migliaia di quintali, attendono dall'Egitto, dalie Americhe. In tutta la Grecia la farina già difetta e da tutte le parti si chiede grano al ministro Gounaris che promette, sollecita, protesta. Protesta contro il blocco, non. proclamato ma esercitato dògli Alleati; contro il blocco che mantenuto solo per pochi giorni può affamare tutta la Grecia. Non arriva più grano, non arriva più carbone, la cui riserva si assottiglia sempre più. Le rade ciminiere che coi pennacchi di fumo solcanti la squallida compagna che divide Atene da Pireo, attestavano le rachitiche industrio, della capitale ellenica, sono spente Nelle vie, nei negozii, nei cinematografi e nelle case di Atene, una recente ordinanza governativa ha ridotto di molte la illuminazione. Certi paesi delia Grecia co-iminciaaa ad essere lasciati nell'ose uritàl completa, anche perchè comincia a mancare l petròlio. Dove si abbatte più violenta la ventata della guerra circostante, è nel vicino porto di Pireo, dal quale essa, ha allontanato le migliaia e migliaia di piroscafi e di velieri, dj tutte le bandiere, che prima vi approdavano in transito fra l'Oriente e l'Occidente. Adesso gli ampii specchi di acqua che la natura protegge da ogni vento sono deserti, desolati. I piccoli, numerosi velieri che sonnecchiano addossati ad una. banchina ed i pochi piroscafi che ancor fumano qua e là rompono appena il senso di agonia che incombe su tutto il porto. Su tutti gli alberi, a tutte, lo poppic sventola, la bianco-celeste bandiera greca, che è anche dipinta, ai fianchi di tutte le navi. E' la bandiera greca che attualmente trionfa nel Mediterraneo, è essa, sola che protegge i naviganti dagli insidiosi sottomarini tedeschi ed austriaci, e gli armatori greci la ostentano in tutte le oro navi, come per dire agli uomini ed alle merci: preferite me per viaggiare, come si preferisco la vita alla morte. Quando qualche torpediniera o qualche nave mercantile greca ha deposto sulle ban chino del Pireo dei naufraghi scampati a qualche siluramento austro-germanico avvenuto nell'Egeo, delle faccio bieche si sono appressate ed hanno assistito al loro sbarco con mal represso sogghigno. Sono stati j COhtrabbandieri e le spie — conosciuti la tp .„ che R mania, infestano, numerosi, Atene e Pireo, Pareva diccsser0 ccm , loro 90ggWgno: è reer,to ^ ,n bv(ma rf mettano „iudi;!ifl j gi?nori Alleat,i ed abbassino le oro bandiere. — No! — risponde a tale intimazione una bella bandiera che ogni settimana giunge da Rodi, da Messina e da Salonicco e va "d ancnrttrsi Presso la àogwoa. spiccando co> 8U0Ì colorì flommanti« fra le tante ban diere greche che le stanno intorno — no: io combatto, navigo e non temo; io sono la bandiera d'Italia! VALASSO.

Persone citate: Berlini, Chio, Re Pietro, Rodi