La morte di Tommaso Salvini

La morte di Tommaso Salvini La morte di Tommaso Salvini (Per telefono alla Stampa). Firanza, 31, notte. Tommaso Siilvini e mòrto stasera nella sua abitazione di via Gino Capponi, 17, alle 10,30. Quando è corsa in ditta la voce nessuno ci voleva credere perchè. — non ostante la veneranda sua età — coli era conosc uto come un uomo valido che aveva saputo resistere vigorosamente ai malanni anche gravi e perche pure leti era stalo veduto nelle strade della città coi solito aspetto robusto. La morte è stala, si può dire, improvvisa. Egli aveva passalo la giornata di ieri tranquillamente come al solilo nella, sua abitazione, di buon umore, e si preparava a festeggiare lietamente il suo 87-o anniversario, che ricorreva proprio domani, essendo egli nato il lo gennaio 1829. Solo lo angustiava il pensiero dei figli lontani: uno, Gustavo, trageda anche lui come il padre, si trova in America,- l'altro, scultore professor Mario, è ora capitano di artiglieria e trovasi yi sona di guerra. Ma olire alla consorta Jenni Beamann aveva presso di sè le figlie o cioè la signora Emilia vedova dell'avvocato Gabrielli e la signora Scrvadio Cortesi, nonché i nipoti, l figli cioè di dette signore, che, quando mi sono recato nell'abitazione ali via Gino Capponi, ho trovato piangenti e preganti presso la salma dell'Illustre e caro estinto. Il Salvini anche stamane appariva di buon umore; ha preso il caffè, che gli è stato servilo a Iella. Ma, poco dopo, è stato colpito da un attacco di uricemia di cui era sofferente da molto tempo'/' «ausa della tarda età. Accorsero' subito iti'rio glie, -e figlie e i nipoti e gli altri famigliari e si credette che fosse uno del soTiti. attacchi, al quali andava soggetto frequentemente. Il medico accorso non trovò nulla di eccezionalmente grave e si sperava che. anche questa volta, la fibra robusta del Salvini avrebbe trionfato, tanto p'iù che la giornata è poi trascorsa calma e l'infermo n>in appariva affatto abbattuto; anzi sembrava sollevato. Alle 16,30 (a moglie e le figlie, che si trovavano intorno al letto, notarono cfce Tommaso Salvlnl era divenuto improvvisàlììènlc pallido; si avvicinarono e constatarotò) che il grande artista non dava pia segni di vita. All'attacco uricemico era sopraggiunta la paralisi cardiaca. Tommaso Salvini aveva conservata intatta la sua viva intelligenza; la sua memoria era davvero prodig osa; ricordava gii anudotli pia recenti della sua vita di artista, che narrava con evidente compiacenza rievocando i suol trionfi più belli. Quando sono andato nella casa di via Gino Capponi per apprendere i particolari della morte, la notizia non era ancora nota alle Autorità e trovai che si erano presentati alcuni visitatori e amici ùntimi per recare gli auguri di compleanno al grande artista. Le edizioni dei giornali hanno diffuso la notizia alla cittadinanza soltanto alle 21. L'impressione è stata profonda. La. notizia è stata su bito telegrafala ai figli e al Governo. Fra ì Marti di Tommaso Salvini si ricordava quello da lui ó.lteTÙìio a Trieste il 10 ottobre 1S63 fu mima volta che si recò ih quella città, in i/ié!Voccasione gli. fu regalata una clava d'arguito colla seguente dedica: A Tomrrjiso dvìUi etic la sera del 19 ottóbre del l'a?u\D .I8».i'\ colia potente favella, evocato dal ridestava nel petti degli slavi le teorie e i dolori assopiti da secolari pianti e le spei rànze della geme slava. Fra gli applausi e lo corone questa clava a eterna memoria di lui Consacrano gli slavi di Trieste Nel 1907, in occasione dell'Utì.o anniversario àslla nascila, Firenze, in nome di tutta Vada, tubulo al Salvinl grandi onoranze sotto la presidenza del principe Tommaso Corsini- Al decano dell'arte drammatica fu offerta -n quell'occasione una magnifica medaglia d'oro con nobiltà plasmata dal pollice valente dello scultore Trentacostc. Si ricorda che, per l'emozione provala, le mani del vecchio artista, che non tremarono mai, ebbero degli scatti ed egli dis.tc parole che toccavano il cuore. ,Non si conoscono ancora le disposizioni per i funerali. ! r-?::o lisi morti Marco Cravich l'eroe serbo. Era l'ultimo ricordo, l'ultimo anello che ci legava ad un secolo trascorso. Come mi simbolo dell'arte rappresentativa egli era riiuastj in piedi, sfidando il tempo, come una quercia robusta tra gli altri alberi dellaforesta caduta attorno a lui. E quelli che erano nati quand'egli era già grande, o s'era coitile un buon lottatore classico ritirato in un riposo pieno di dignità e di solennità leonina, guardavano a lui come ad un esemplare arcaico dell'arte, chiuso nel rispetto e nella devozione de' suoi compagni : guardavano a lui come ad un buon patriarca antico, che dopo aver" riempiuto il mondo delle sue attività, sembrava essersi raccolto a dettar comandamenti e precetti alla sua tribùQuanti egli aveva visto cadere attorno a sè nei quasi novant'anni di vita! Quasi tutto un secolo; tutta una moltitudine travolta al di là, nel mistero della morte. Grandi e piccoli, illustri e mediocri, da Gustavo Modena al giovane d'oggi: i nomi e le virtù più chiare dell'arte sua: quanto vi ha di meglio nell'arte •rappresentativa nostra: famiglie e schiatte intere di artisti: i Dondinl, i Pieri, i Taddei, i Rossi, gli Emanuel, dallTntesnari, alla Pelzet, alla Ristori, a Clementina Cazzola, alla Tessero. A poco a poco egli era rimasto solo: superstite di una storia, vivente monumento di ricordi, di impressioni, parte integrante e dominante di un'epoca e di una vita passata che ora si chiude irrevocabilmente con l'ultimo sigillo sulla sua tomba. Chi scriverà la storia dell'arte rappresentativa e del Teatro italiano nel Secolo XIX, dovrà ad ogni tratto ricordare questa singolare figura di attore che occupa con là maschia possanza tutta la scena, che spiega innumerevoli attività in) ogni genere di interpretazioni, che percorre tutte le note e fa vibrare tutte le corde della sua lira. Gustavo Modena è stata una grandezza solitaria, innovatrice, quasi fugace: chiusa nello sdegno, nell'asprezza del suo carattere: Tomaso Salvini non fu il bardo guerriero dell'arte sua, che procombo prima di angrvdfvdvmlscreMncgdccdtdfcmsngdcertlcntvLmpsmgqsdrccrrsgpcfit avere raggiunto tutta la vittoria: fu il generale invece che guida e gusta sino all'estrema per lungo ordine di battaglie la gioia della fama, e il premio della sua opera perseverante. Figilio di artisti, — di quel Giuseppe Saivini livornese che da maestro di- calligrafia, dotato di bella voce e di bella figura s'era fatto attore dirainmatico — Tommaso Saivini, con suo fratello Alessandro, non era dal padre destinato al teatro. Alessandro doveva dedicarsi all'arte del disegno, Tommaso all'avvocatura. Ma • era destino che l'uno e l'altro fossero attratti dalla professione paterna. A quattordici anni, Tommaso, che era nato a Milano il l.o gennaio 1829, recita nelle « Dorme curiose » del Goldoni, e ne'la «Merope» alfieriana con Gustavo Modena. Bello, aitante, magnifico e possente nella giovanile persona, con una voce che chi ancora l'ha sentito, vecchio, può ima. ginare mirabile per sonorità, per ricchezza di toni, per nitidezza di timbro, il Salvini, compiuto nel 1849 il suo dovere di italiano, combattendo all'assedio di Roma, e soffrendo ii carcere con il Saffi e col Guerrazzi, diventa l'attore più caro a! pubblico. Attore tragico, comincia dall'Alfieri: da «Oreste», dalla « Merope » per entrare impetuosamente, come un padrone del campo, nella grande materia tragica del Teatro universale. Non importa seguirlo nella sua carriera professionale, da primo attore giovane, a primo attore, a direttore di Compagnie: basta richiamare alla memoria comi delle figure che egli ha animato sulla scena con il fervore del suo talento, con la duttilità del suo spirito interpretativo e rappresentativo. Quest'attore veramente di razzo, tm prato e costruito con le migliori qualità o la più efficace virtù dell'uomo di teatro, ha saputo fonare i tannini più opposti del l'arte sua : da Goldoni a Sofocle e a Shakspeare, da Giacometti a Voltaire: da lord Bonfil della «Pamela» al tragico divino di Re Lear. E si tenne non da signore mediocre, ma da sovrano magnifico. Il secolo che è passato non ha potuto dimenticare il Lanciotto nella «Francesca da Rimini», espresso da lui con insuperata e tragica dolcezza nel centenario dantesco del 1865, e «Otello», e « Saul», « Amleto », «Re Lear », « Oreste », « Arduino d'Ivrea », la « Morte Civile», «Giosuè il Guardacoste.» il «Figlio delle seh'e», e il magnifico «Orosmane». Con la sua belila voce, con la prestanza della figura, con la malleabilità del suo talento che sapeva fingere la grandezza di un re, il terrore, lo sdegno, l'odio, l'impeto tumultuoso delila passione, come la tenerezza soave dall'amante, egli .conquistava e dominava i pubblici. ., Pubbficl di tutte le tene e di tutte le lingue. Come rivestiva i manti di tutti i re della storia, come passeggiava sulle scene con l'animo di tutti gli eroi della tragedia e del dramma, così egli ha potuto trascorrere per il mondo intero, recando da oriente ad occidente la rinnovante.si attività dell'arte sua. Dal 1857, da quando cioè esce per la prima volta d'Italia, e chiede a Parigi il clamoroso successo della sua interpretazione di « Otello », Tommaso Salvini rende internazionale l'arte rappresentativa italiana. E percorre, così, la Spaorna, e si spinge più volto nell'America del nord, a New York, a Fi-ladefia, e discende nell'Egitto, ritorna a Londra, va in Russia, in Austria, nell'Ungheria, nella Romania. Recita con i suoi compagni italiani, recita a fianco degli attori più insigni americani ed inglesi. Lu sua patria, il suo teatro è diventato il mondo... La sua casa si trasforma in un museo di ricordi, di cimelii preziosi: corazze di re, spade di eroi, coppe e diademi, lucide pietre ed anelli di tutti, i paesi e di tutti gli ammiratori e di tutti i pubblici ch'egli ha trascinato dietro di sè con l'arte sua travolgente e fascinatrice... Arte ohe dovette essere realmente singolare e possente se ha potuto raccogliere attorno ai suo apostolo * costruttore una così lunga costante e ardente manifestazione di onore, di simpatia. Le opere create dall'attore non rimangono a testimonianza del suo valore: tutta la sua gloria si raccoglie nel ricordo, e nelle impressioni di chi li vide e udì. E ohi come quegli che scrive ora non ebbe la ventura di ascoltarne la voce che negli ultimi anni, ed in rievocate interpretazioni di un tempo, non può, misurando il valore dell'attore giunto ai margini della vecchiaia, non arguire l'eccellenza che dovette essere il maschio e il carattere dell'arte sua nei tempi migliori della giovinezza e della maturità. «Otello», «Corrado» nella «Morte Civile», il «Saul» sono pur per la loro figurazione scenica legati al nome di questo vegliardo, cui la vita ha cumulato trionfi e vittorie, e dato il destino di sopravvivere a tutta l'età sua più insigne e gloriosa. Classica fu detta l'arte di questo attore perchè egli seppe dare .dio sue interpretazioni esteriori ed intime la compostezza, la solennità, ja nobiltà delio stile antico, lontano dalle esagerazioni e dalle intonazioni romantiche. Non so veramente se anche nell'arte interpretativa della scena il vocabolo classico possa avere un significato preciso e chiaro, certo l'arte sua di attore, classica o non, fu grande per il mirabile, armonico equilibrio degli elementi più necessari ad un attore: la virtù della voce, l'estetica della persona, l'istinto penetrativo delle passioni, il senso della semplicità o della verità. Tommaso Salvini. come un buono e felice mortale cui Iddio concesse tutti i tesori che gii abbisognassero, raccolse in sè queste qualità: e fu -attore per istinto, più che per studio: e fu eccellente per la sapienza ordinatrice di queste doti. Giunto quasi a novant'anni, egli poteva rivolgersi indietro e riunire nella storia della sua vita, la storia dell'arte che esercitò con nobile perseveranza e con dignità. Ai compagni più giovani e più poveri di lui, ritirato da molti anni nel suo riposo di Firenze ,egli pensava e provvedevi spesso, sollecitando più prospere sorti per quella Cassa dì previdenza che primo aveva vagheggiata. Ora 'per essi il grande attóre che pareva vincitore del tempo e della morte, che ancor ora sembrava nella sua .bella alta figura, simbolo di forza e di vita, è scomparso. L'ultima voce di un tempo, di un'arte, di un entusiasmo che non si possono più rievocare si è spenta così, in questo morire triste di un anno terribile... DOMENICO LAHZA. [