Gente di mare

Gente di mare Gente di mare Vostra corrispondenza particolare) . LONDRA, dicembre. il' Daily Telegraph ha avufdi liberare una ventata di salso l'atmosfera mefitica di Londra, su cui grava il fiato pesante di tanta politica. Il provveditore di salsedine purificatrice fu, ancora una volta, Rudyard Kipling, uno specialista insuperabile. Egli andò a vedere quel che succedo agli orli della flotta di battaglia; si mescolò con la gente di mare che equipaggia le duemila navi ausiliarie, le frotte delle torpediniere e lei destroyers, \ branchi di sottomarini; e ne cavò una serie d'articoli in cui si con centra tutto il sale del Mere del Nord. Il metodo di Kipling è diverso da quello di tutti gli filtri che sin qui hanno scritto dell'Inghilterra galleggiante in questa guer ra. Kipling nutro un sovrano disprezzo verso ogni ufficlalismo, e se l'uffìcialismo lo invita a, una gita d'ispezione con degli angeli custodi ai fianchi a dei Iwicheons d'onore in programma, egli lo manda al diavolo, e se ne resta a casa. Essendo Kipling, lo può faro senza esitazioni e senza mettersi nella incapacità di scrivere una parola per non aver visto mente. L'uffìcialismo si guarda bene dalTinvitarlo nei modi riserbati alle anitre del giornalismo, e.lo lascia andare dove vuole e far quel che gli piace. Quindi Kipling va, vede e scrive. Il suo richiamo non è una lettera col bollo di un Ministero. E' il richiamo della passione e dell'amicizia, Ogni unità della, marina inglese, dalla più minuscola aula più mastodontica, è un'amica di Kipling, anche so, come qualche volta succede, il suo comandante e i suoi uomini non hanno mai avuto occasione di bere un whisky-ané-soda insieme con lui 3 non si tratta d'anùcizia letteraria e reto rica, di gratitudine per delle odi sesquipedali d'esaltazione. Se Kipling fosse nato a combinare delle camomille di questa risma, non una nave inglese gli sarebbe amica. Le corazzate e i sottomarini lo piglierebbero in giro; gli incrociatori gli manderebbero a diro di smetterla, e i destroyers cscogite rebbero dei piani criminosi per silurare la stamperia di quei cataplasmi lattiginosi che nessun marinaio potrebbe sentirsi ap plicare senza fremere. La penna di Kipling sa combinare altre cosci Sa intingersi nel mare così' com'è, tratteggiamo gli uomini il macchinario nautico così come soao. Per questo, lo corazzate, gli incrociatori e coni pagnia bella lo considerano uno dei loro ; quando vedono la sua onesta faccia di mo destissimo, comunissimo uomo normale, lo chiamano a bordo e gli parlano a tu per tu, in perfetta comunione di bicchieri e di T'ipe. Stavolta non furono le corazzato a chiamarlo ih primis e tante, omnia, perchè ban mollo da fare, sebbene si pessimo ìmmagi narc con le mani in tasca a contemplare l'orizzonte. Il primo richiama gli giunse dallo navi minori, dalla pescheria minuta, che va o viene tra il largo e lo sue basi, a che ogni tanto/ fra una partita e l'altra con la morte, si regala qualche ora di ninna-iiaima in qualche bacino portuario. Kipling lia trovato le suo amiche minori sulle frangio della Manica o del Mare del Nord, ha parlato loro il loro li n su aggio, tie ò stato compensato in egual maniera, e né ha riferito in termini autentici tutto quid che gli parve riferibile, senza iil rischio d\ ■profanare le più preziose gemme di una amicizia che lo fa orgoglioso. { 1^, pennellate ch'egli dedica alle cose sono di pura cornice. Ci mostrano specchi di acque gri'ge, tra calate di porti dove si assiepano le cento varietà, dei vap'orini da pesca, dei rimorchiatóri, dei trabiccoli e dei yachts («una volta puliti e rispettabili, adesso sùdici e felici »), che sono entrati in servizio di guerra come vi entrano, tra le forze terrestri, i buoni cavalli nostrani nati e cresci-iti in placide fattorie, per le quali non ò inai passato un carriaggio. Oltre il bigio del mare, il quadro non offre altre tinte in fuori della terra d'Ocra, del nero unto e del rosso ruggine. Altrove travediamo sagome pachidermiche di sommergibili, profili di torpediniere starnazzanti fra le onde; ponti madidi di cacciatorpediniere sapide d'olio frusto e di caldaie sudanti- Ma sono gli uomini che c'interessano, la moltitudine della gente di mare, che [su queste cose di tutti i giorni, in mezzo a 'questi colori della vita navale d'ogni giorno, ò passata dalla pace alla guerra. * * # , Le ciurmo dalle navi ausiliarie, da quelle Hi vedetta a quelle che spazzan le min*, sono composte di mi cinquantamila uomini. « La più parie son pescatori, ma 'la Flotta dei Traibaccali e dello Ausiliarie accoglie chiunque ahbii gusti.marittimi, da .un ammiraglio in ritiro al figlio di un cuoco di maro ». 11 mandato di queste ciurme è molto vario. In genere, la loro flotta caleidoscopica « esiste a beneficio del traffico e a noia del nemico ». Più che dalle istruzioni di ieri, la loro azione è guidata dai dettami della tradizione di secoli. « La marina è molto vecchia c molto saggia. Ha mille anpi d'esperienza, 8 sa trovare un precedente j> un parallelo per qualsiasi situazione che |o acerbità della stagione o la malizia del emico p>ssano determinare ». I padri dei Miri delle ciunne attuali cementarono le jperienzt dei loro, avi durante le guerre napoleoni/ii-;, e i; secolo di pace che intercerme nói! sopì nel nipoti lo vécchiu virtù. Ora. l'appello a (fuesta lotta contro i napoOèoncini tedeschi J« ha risuscitate intatte. Per la marina, iutti i giorni sono eguali, gli clementi essenziali ideila lotta restano immutati, le sole varianti sono di superficie; e la moltitudine clic equipaggia la flotta ausiliaria « è sempliewlente ritornata ala pra. tita, e hi. •riesuiu|Ìo lo spirito, dei vecchi giorni ». E' uno spirito «corto, pacatamente ar dito, istinivamsiv^pugnace. I «nervi», la portantini., rusautffdelle sensazioni, loamptiflcazìon verbali»! s°no ignoi. Kinlijigdice che le ). iurme miriade dei legni ausiliari fati pensare» un mondo elisabettiano di marinai di s6»0'' addietro. Con questo rito aitico, essaftengono sgoinbre, liscie e Sicuro la vie dell* navigazione quotidiana aJle coste, #t navi all'ora, per ogni del giorno e dpa notte, eemzfc iniarru- zptetesicvpssnbminleosaimusrvdsmsstm«tpbt—«erstmPnsssadqstit o i e e a n a e e i o . ù e i i to a , a. o a e a p g l r o r i an e le e a a ri el e é d d\ a { odi seei an e ti li il re o ai, e aa ie ose oi. a e mdi loa di mi è ne e el ei e e rù. oe. i ua . i r a miuao e a ni u- zione. Ci son le visite da praticare ai vapori di transito, ci sono i pescatori da proteggere e da tenere nelle aree praticabili, è sempre un sommergibile nemico sulla cui testa è stata messa duo. grossa taglia, e che si cerca di sorprendere e d'intrappolare, con zelo e con gioia. Poi c'è tutto il lavorìo relativo alle mine. Mine tedesche da pescare e da distruggere, in un'opera sisifea, giacche i sottomarini nemici non sstancano di lasciarsene dietro sempre dellnuove dovunque riescano ad avventurarsi mino inglesi da piazzare in contraccambio, per tener fìtti e pronti tutti i campi minati contro ogni sorpresa. La morte sta in agguato di continuo sotto le carène, ma le ciurme di questa bizzarra flotta costiera i sono avvezze. Lo sue squadriglie co ito n avventura con l'indifferenza che danno le occupazioni di tutti i giorni. Si vedono dei serenissimi ammiragli di venticinque anni un anno fa erano terzi ufficiali su qualche asmatico cargo-boat dall'Atlantico) uscire impassibili alla caccia di sottomarini con una flotta di sei trabaccoli. Poi, al largo, si odono dello detonazioni. Nella primavera scorsa, molte volto'Tonvmiraglio tornava assai malconcio, o non tornava più. Adesso, gli .scontri con queste flotte microscopiche non sono più tanto popolari, per motivi imperscrutibili, fra i comandanti dei subacquei germanici. Se però s'interrogano 4 reduci dalle incessanti spedizioni conerò io mille insidio mortali degli esplosivi e dei sommergibili nemici, si ottiene una risposta invariabile: « Niente di speciale. Qualche volta, per fortuna, possiamo anche lanciare le reti. Due piccioni ad una fava ! Ma sapete dove abbiamo trovato delle aringhe? Chi si aspettava di trovarne sul banco Vatteiapesca? ». — « Pure, la spazzatura dello mine... » — « Roba da nulla. Un cavo tra un trabaccolo e l'altro (ci danno anche uno strumento per regolare la distanza e la profondità, ma si fa meglio ad occhio, a si spazza. Cioè, si tira innanzi finche il cavo agguanta l'ormeggio d'una miua, e la porta a galla. Poi le si spara con quel fucile lè,"e si torna a spazzare. Roba da nulla I ». — « E se ne urtate una?». — « Si stlte. in aria. Ma, stando in gamba, non c'è nessun bisogno di urtarle. Nel frattempo, si può anche pescare. Come vi dicevo... ». — E. la conversazione vi è risospirjtn. sul rema della pesco. Il tema delle mino è troppo banale e noioso, per chi non fa che spazzarle... Non è tuttavia detto che la pleiade delle ausiliarie di tutti i tipi e i tonnellaggi viva perfettamente felice. Talora si sente satura d'infelicità, e diviene persino lamentona. E' quando i suoi trabaccoli «et similia» possono permettersi il lusso d'una momentanea sosta accanto a un molo e trovano ir tempo per pensare. I loro pensieri son per lo più d'indole balistica, e ogni trabaccolo giunge sempre alla conclusione che il pezzo d'artiglieria concessogli dai Governo non è all'altezza della situazione. Tutti vogliono un cannone di maggior calibro di quello che adoma 'la loro prua. So ne portano uno da ti, ne reclamano uno da 8; se ne hanno uno da 8, dichiarano che HI Governo, ae vuol vincere la guerra, deve fornirne loro uno da 10; e se quello da 10 lo tengono già, sognano di venir dotati anche d'un pezz^ -antiaereo, da usare contro gli Zeppelin. Perchè ci lian .preso gusto. Un ex-pescatore del Dorset, adesso capitano d'un trabaccolo da guerra, con tanto d'elica e di cannone, osservava a Kipling: «Well», un pezza a tordo non fa mai male, «sir». — «Mai? Ma hi tempo di pace, non vi sarebbe d'i Tipaccio?» — «Ci siamo assuefatti, adtsv.vVd E Kipling spera che il Governo sarà\largo senza Un cannono a bordo, inai Se stesse a me, mai più, «sir». E' un pia ceie per tutti, averne uno. Non fa mai male». più. generoso che potrà di cannoni di buoni calibri anche per i suoi più minuscoli baluardi galleggianti. Poveri diavoli, non aiutano anch'essi l'Inghilterra a tenere, come tiene, tutti i mari del mondo nel palmo d'una mano? Quanto al nemico, «potrà dover considerare a suo tempo se fosse necessario o politico risvegliare, con le sue violenze marittime contro navi inermi, tutti gli istinti cavallei'eschi di un popolo marinaro». Gli Ammiraeli imberbi delle lillipuziane squadriglie di trabaccoli temono poco i sottomarini tedeschi, ma qualche volta si augurano di non imbatterne deglii inglesi. Il loro ubico terrore, sui mari, è costituito dalle sfuriate che può rovesciar loro addosso, in cospetto del cielo e dell'acqua, l'autorevole e legittimo comandante di qualche sommergibile connazionale. In genere questi comandanti sono persone che Vagliano il mare un'po' come viene, e procurano di non scombussolarsi mai. Kipling narra di uno cho, quando mette a sedere il suo sottomarino sopra un bassofondo per attendervi gli avvenimenti, prende un mazzo di carte e giucca dei solitari, mentre ce n'è altri che se la spassano pacificamente in fondo al mare facendo cmilarellare dei grammofoni. Quello dei solitari, anzi, un giorno, a mezzo il suo giuoco, ebbe un improvviso senso di veggenza. Qualcosa gli era saltato addosso, intimandogli: «Corri a galla, c'è una predai». Non avendo altro da fare, efli seguì il consiglio misterioso : e mezz'ora dj poi riprendeva il suo solitario in fondai al mare, dopo aver messo un siluro nello costole d'uno spazzamine tedesco che stava appunto transitando in quella località. Non possono dunque dirsi, i comandanti dei sottomarini inglesi, esattamente degli ordii. Ma talora le velleità dei trabiccoli li fanno uscire dai gangheri- Purtroppo, un periscopio è molto simile all'altro, inglese o tedesco che sia; e non appena un trabaccolo ne discerné uno, e gli pare di poterlo sospettar tedesco, gli rovescia addosso tutta la potenzialità della propria artiglieria. Onde avviene che, se il periscopio è dopo tutto inglese, il sottomarino può portarsi a galla nell'intento di scaraventare sul capo dei trabaccoli colpevoli tutta l'eloquenza di cui il suo comandante sia capace. Allora, pei trabaccoli, son dolori, giacché la maggior cortesia che si sentano dire è generalmente che qualcuno è stato centomila volte pazzo a fornire di cannoni delle oche simili, Una volta, per esajKtio, Ma qui bisogna che la narri Kipling: « Era un uomo provvisto d'una voce degna di nota persino in un servizio dove non si è trenati a parlare in sordina. Tornava a mani vuoto, sporco, stanco, in condizioni che era meglio, lasciarlo nel suo brodo. Dalla tranquillità delle acque tedesche, era entrato nel movimento dello nostre, quando il solito trabaccolo fece fuoco, e, per miracolo, gli colpì il periscopio. Un altro uomo si sarebbe immerso; ma Boanerges venne a galla. Maestoso -e terribile, egli si sporsepersonalmente dalla torretta, e, a duemilametri (vi ho già detto eh era una giornatacalmissima?), rivolse la parola al trabac- colo. Questo, ad onta della distanza, capì benissimo che si trattava di un ufficiale navale: leggermente irritato; e, quando giunse presso il sottomarino, il povero trabaccolo si trovava in istato comatoso. Tuttavia, ebbe la forza di balbettare : « Well, sir, ammetterete almeno che il nostro tiro è abbastanza drittol ». E questo fu il colpo di grazia, Boanerges tornò sotto, per non cedere alla tentazione di perpetrare un assassinio; c il trabaccolo assicura di averlo udito brontolare per un quarto d'ora, sotto di se, I ™ un lornporalc capovoUo» 1 MARCELLO PRATI.

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