Sugli altipiani

Sugli altipiani Sugli altipiani Alena, la. (Da uno dei nostri invi QUARTIIR GENERALE, 12 giugno. Il bollettino ci ha richiamali temporaneamente all'altipiano di Asiago. Eccoci ai luoghi, che ora è un anno furono teatro di battaglie furibonde e di ambizioni fra le più smisurate che abbia mai nutrito l'Austria contro di noi. Qui Conrad sognò di aprirsi le vie d'invasione al piano veneto; e calando verso il Po avrebbe dovuto tagliare fuori, dalle loro basi tutti gli eserciti d'Italia. Ma l'aquila di Francesco Giuseppe, prima di avere superate le barriere che comandano le' vie della pianura, dovette accosciarsi nella triste guerra di caverna e di trincea. Il 23 giugno avvenne l'indietreggiamento al di là della Val Posino, e dalle falde orientali e meridionali della conca di Asiago alle pendici della lunga erta nodosa cortina di alture che sbarra le profonde gole della Val d'Assa. Il Comando austriaco dovette annunciare ai suoi popoli di avere ripiegato la linea su posizioni migliori. Ed erano veramente ■più atte alla difesa. Tuttavia, all'aprirsi del nuovo anno di guerra, l'ipotesi di una offensiva austro-tedesca contro il Vicentino fu rimessa- in campo, e agitata da tutti i critici militari d'Europa. Il disegno era ripreso in considerazione non solo da Conrad e dal nuovo Imperatore, ma dallo stesso Stato Maggiore germanico. Lùdcndorff venne sul ffonte, per rendersi conto personalmente della situazione. L'arco del nostro fronte montano presenta in verità alcune rassomiglianze con l'infelice fronte romeno. Ma Makensen e Falhenhayn avevano trovato sulle vie, che li condussero a Bucarest un piccolo e invalido esercito, nuovo alla guerra. Per scendere in Italia bisognava urtare in ben altra resistenza di forze, fiaccare beri altri animi di combattenti, e superare ben altri sistemi di difesa. Austria e Germania avrebbero dovuto non solo concordare, ma compiere insieme l'impresa, aprendo alla guerra europea una nuova fornace, distruggitrice, buttando all'assalto di tutto il fronte un nuovo esercito di parecchie centinaia di migliaia di uomini, appositamente preparati e agguerriti, per la più a§pra guerra di montagna che sia possibile condurre in Europa. Senonchè, adottato dai tedeschi il criterio della difensiva sul fronte francoinglese, il disegno offensivo contro l'Italia fu allora messo da parte anche dal Comando austriaco, la cui attenzione più vigile si volse al fronte dell'Isonzo. La nostra sistemazione difensiva Con questo, noi seguitiamo a dire che il fronte Vicentino è sempre un problema dei più complessi. Se il vecchio confine italoaustrìaco era dei più deboli e pericolosi, le linee nostre del giugno-luglio 1916 si prestavano anche meno alla sicurezza; e richiesero l'aiuto di una così vasta opera di sistemazione retrostante che fu forse uguagliata, ma non superata, da quella lungo l'Isonzo e sul Carso. Si è dovuto addirittura creare un nuovo fronte e rendere inespugnabili posizioni che alla mente dei dirigenti l'offensiva austriaca s'erano presentale nel maggio del 1916 come campi aperti alla guerra di manovra. Risalendo verso la conca di Asiago a qualche mese di distanza dall'ultima volta ci rendiamo conto del mutamento avvenuto, della trasformazione, costata un anno di ininterrotti lavori; dodici mesi di preparazione, dodici mesi senza una sola stagione, una sola settimana, un sol giorno di rallentamento e di sosia. Il pubblico non ha idea del concorso di energie, del lavoro di uomini, del consumo di materiali che si è dovuto fare quassù. Si è continuato durante l'inverno a lavorare, come s'era cominciato a [are nei mesi d'estate e come si prosegui durante l'autunno, che sopra i mille metri segna un anticipo crudo dell'inverno. Si è lavorato fra la'neve, sotto la neve, nel clima più rigido, nei freddi più intensi e diacciati, in un tempo dell'anno che le pioggie rendono inoperoso in pianura. Il pensiero della primavera grave di eventi, sollecitava, pungeva gli animi e le braccia. Si lavorava con la coscienza che un solo giorno di riposo avrebbe potuto essere rinfacciato come una colpa. Mentre un esercito s'allineava nelle trincee, un altro, sparso su una profondità di parecchi chilometri, attendeva alle opere di fortificazione; e uri altro ancora gli rendeva possibile il lavoro, tenendo sgombre le strade, continuando ad aprirne di nuove, provvedendo alia costruzione di baraccamenti, ecc., ecc. Centurioni e borghesi a migliaia si adoperavano in tutto il set tore, vivevano tra le fatiche e i pericoli della guerra, in un fronte che le alte posizioni nemiche dominano da cento osservatorii. Le strade non furono impraticabili nemmeno per un giorno. La neve veniva continuamente sgombrata, benché nelle valli più a nord, come quella di Campomulo, raggiungesse i sei metri dal suolo. Per dare un'idea dei lavori di costruzione di nuove- strade, basti dire che nel traccialo di una sola si fanno brillare alluni mente dalle tremila alle tremilacinquecento mine. Queste carrozzabili, aperte quasi al .passo di corsa, hanno una ampiezza, una maestà di grandi carreggiate ati speciali al fronte) romane. Ma il terreno dell'altipiano, to' gran parte carsico, è talmente infido, specie in certe valli, che durante l'inverno chilometri e chilometri di rotabili sono stati non inutilizsati, ma distrutti. Questo per dare un'idea delle difficoltà attraverso. le quali procedevano i lavori. Si misero in, azione centinaia di perforatrici: alcune delle quali avevano servito alle gigantésche opere dall'acquedotto pugliese. Per sottrarre all'occhio del nemico i moviménti che si svolgevano lungo queste arterie, sii provvide alle mascheratile per decine e\ decine di chilometri; lavoro specialmente difficile in posizioni scoperte dall'alto e iti luoghi dominati dalla furia del vento. Migliaia di pali di legno furono piantati lungo le strade, e solidamente vennero distesi e assicurali gli stuoioni con fili di ferro: altri festoni coprivano la vista dei, traffico agli osservàlorii dominanti o agli\ areoplani in ricognizione. 1 vasti boschi ' davano in abbondanza il legname necessario alle baracche e alle altre opere, ma si impiantarono qua e là le segherie per eseguire sul luogo le varie lavoraziopl. I nostri centurioni si moltiplicavano in numero, si prodigavano in fatiche e'•in abilità, veri artieri di tutte le arti, falegnami, muratori, fabbri, sterratori; veri soldati di una guerra essenzialmente di lavoro.Muniti anch'essi di elmetti e di .maschera come le truppe di linea, che durante l'inverno non si possono adoperare in altri lavori, i calmi ed alacri centurioni furono' gli spiriti benefici della zona, vi resero possibile la resistenza e la vita. Non poche centurie facevano dai dieci ai quindici chilometri U giorno per andare e tornare dalle opere ai baraccamenti. Il paese non sarà mai abbastanza grato a queste placide e j poderose milizie del lavoro, che' in molti settori esposti dovevano attendere al loro compilo di nottetempo. Ad esse, alle truppe del genio, e agli operai borghesi dobbiamo, fra l'altro, la immensa e delicata sistemazione delle linee ■ telefonie/te, la distesa 'di centinaia di cltilomelri di filo, sempre soggetti ai danni delle intemperie, delle nevicate abbondanti, dei colpi di artiglierie; e la veramente difficile sistemazione del servizio dell'acqua, con motori a gas povero o a benzinai che la elevano vi serbatoi, dai quali si diramano tubatura che la portano a piani caricatori per bottir autobotti e autobonze. Ogni uomo richieda.. all'incirca cinque litri di acqua al giorno, e venti litri ogni quadrupede. Un tal ri» fornimento, necessario in tempi di inazione per la salute e per la vita delle trupm pc è più che mai indispensabile nei giorni di azione, quando la sete brucia la gola a toglie il respiro ai combattenti. Quanto poi ai lavori difensivi, alle trincee delle varia linee che debbono conferire al settore quel carattere di solida, difesa che non può venirgli dalle posizioni stesse, lavori enormi di sbarramento furono compiuti; intere selve sradicate dal suolo sono disposte in rozze, ma potenti architetture sotto terra^ a reggere una corsa interminabile di trincee, di camminamenti, 'di ridottini, che fanno dell'altipiano una vera città sotterranea. Sistemazione offensiva degli austriaci A tali imprese ci ha spinti sempre più alaci'emente l'avvicinarsi della primavera, la incertezza sulle ultime intenzioni del nemico, il cui schieramento montano, dalle posizioni dell'Alto Isonzo fino allo Stelvio, ét . agli ordini di Conrad; e'i non meno formidabili lavori ai qual\ egli attende, su posiioni che già per natura possono dirsi imprendibili. La sistemazione del nemico sugli altipiani non è difensiva; è sempre stata e rimane ancora offensiva. Dal lago di Caldonazzo egli punta con le sue arterie di rifornimento verso l'altopiano dei Sette Comuni. Le sue strade se 'ne vengono giù per Monterovere, abbracciando la Cosi'Alta, e in due rami passano l'antico confine e si ricongiungono a Ghertele, di dove uno scende in Val d'Assa e raggiunge le rovine ài Asiago. Un'altra strada cala da Cima Mande- ■ riolo, e un'altra da Cima Portule, pure alla Conca di Asiago; un ramo raccorda Val d'Assa con Val Galmarara. Queste strade sono potentemente presidiate da due complessi sistemi di teleferiche che congiungono, l'altipiano di Lavarone a quello dei Sette Comuni, e raccordano le varie alture della cortina montana distesa a oriente della Val d'Assa. La superiorità delle posizioni austriache sulle nostre è più che evidente* Esse contano di un primo, sistema montano, costituito a nucleo centrale di fortezza, sulla linea Verena (2019) - Monte Grh (1628). II corso. dell'Asso gira attórno per due lati a questa poderosa fortezza naturale, formandone il vallo profondo. A sud, questo vallo vede avvicinarsi luna all'altra le due linee avversarie. Ma nel tratto più alto è tutt'altra cosa. Ad oriente dell'Assa il nemico possiede una cortina di monti, alti variamente dot duemila metri ai mille, che potremmo considerare quasi come una linea di sbarramento del vallo stesso, se non fossero qualche cosa di più ; una vera e propria base ' per un eventuale slancio- offensivo del ne- mico verso la conca d'Asiago ed oltre. Kon\

Persone citate: Assa, Centurioni