Come furono sfondate le linee austriache

Come furono sfondate le linee austriache Come furono sfondate le linee austriache (Da tino dei nostri inviati speciali al f*ronte> nord ovest, si alzò verso mezzogiorno, ed aggiunse i suoi sibili agli urli delle granate; sembrava voler contrapporre l'impeto delle sferzate all'impeto del bombardamento. Non recò danno lagii effetti del tiro. Valse anzi a schiarire i bersagli, a farli spiccare in una nitidezza perfetta, nei brevi istanti in cui la caligine rossa si diradava. Si vedevano a tratti, fra gli squarci, appa- iVdblmDvpirc, tra le boscaglie e le sassaie, i paesi bianchi e rossi, già squallidi di desolazio- j zne, e carichi di mine, destinate ad una rovina anche maggiore. Mentre il bombardamento infuriava, e copriva di caligine il campo di battaglia, una sola zona rimaneva intatta e tranquilla, dorata di sole, luminosa sotto l'arco azzurro del cielo : la serie di spalliere che digradano al mare congiungendo Duino a Trieste. Duino, Mirama-re e Trieste risaltando candide, fra lo striscione cerulo dei mare e lo sfondo cupo delie alture carsiche, sembravano visioni di sogno e di pace emergenti dall'infernale teatro. Intanto, nel cuore del Carso, dove lil bombardamento saliva ad altezze di fragore inaudito, l'enorme nuvola densa e pesante, formata da migliaia di scoppi, animata di vampe, che saettavano dentro, si moveva lenta e pigra, sospinta dal vento, verso le nostre posizioni più arretrate, annebbiava di vallone di Doberdò, superava la prima barriera del Carso, dal San Michele al Cosic, indugiava sull'Isonzo, veniva a disperdersi verso il Friuli... Le nostre cannoniate, che sembravano molti piccarsi man mano si avanzava nel pomeriggio, riteasevano continuamente le rosse fflaccie della nuvola gigantesca. Al tocco : l'eco d'un sordo frastuono come di cento temporali che ruggissero in lontananza ,ci giungeva dal settore di Gorizia. Un bombardamento violentissimo" era cominciato anche là : mostro contro la còma del Santo, austriaco contro le nostre recenti posizioni della cresta e della sella del Vodioe. Il nemico dovette rimanere perplesso di fronte a tale duplice martellamento. Credette forse ad un attacco imminente contro il Santo, e ad una semplice azione di artiglieria sul"Carso? L'Hermada quasi non tirava colpo e' su tutta la linea nostra non giunsero che proiettili erranti e sparpagliati. Gli «shrapnels» scoppiavano alti, e le granate dei grossi calibri molestavano, sì, centri e posizioni delle retrovie, ma non avevamo Influenza sull'andamento del nostro fuoco. Il quale, alle 15, assumeva un andamento vertiginoso. V L'Hermada bombardata dal cielo Verso le 15 una flotta di ben 130 areoplani dalle ali tricolori-, magnifici, inalzatisi dai vari campi di aviazione, avanzavano nel sole, e dal sole si sprofondavano nella nuvola del bombardamento, lanciandosi sul campo nemico, a bassissime quote. Giunsero sull'Kermada, vi si raccolsero sopra, e lasciarono cadere sul fosco massiccio tonnellate di esplosivi. Mancava poco all'uscita delle fanterie, e le batterie austriache dell'Hermiada, le terribili batterie ohe stanno a sbarrare la via di Trieste, tacquero, sconcertate da. quella valanga di ferro, che precipitava dall'alto. Poi gli areoplani si dispersero, per riprendere il proprio compito di osservatori e di guide del fuoco. Come era la situazione h. 0AR80, 24, maggio. Prima di descrivere l'azione e i progressi delle nostre fanterie, è necessario dare uno sguardo a quella che era la situazione. Le nostre linee sul Carso non avevano dal novembre scorso fino a ieri subito alcuna modificazione o correzione importante. Le operazioni del l.o, 2 e 3 novembre, che culminarono nello sfondamento del set tore austriaco compreso tra il Dosso Fajti e Castagnavizza, avevano portato all'acutizzazione del nostro saliente sul margine settentrionale. La fisionomia riassuntiva delle linee nostre ed austriache era appunto data dalla esistenza di questo immenso, po deroso saliente, il quale per necessità della sua stessa configurazione dava luogo a un altro saliente nemico sul settore meridio naie. Vale a dire che mentre le nostre linee più settentrionali s'incuneavano nelle posizioni nemiche che chiameremo del Golnek e di Castagnavizza, in direzione ovest-est; quelle austriache, rimaste ancora tenacemente aggrappate alle piccole quote a oriente di Monfalcone, continuavano a puntare da est ad ovest quasi contro Monfalco ne stessa, e contro la 114 a nord-est di Monfalcone. Non solo: ma tendevano allo sbarramento di ogni nostro progresso contro il margine meridionale del Carso, verso il costone di Selo. Si può dare l'idea esatta di una tale situazione rappresentandoci l'altipiano carsico in figura di un vasto rettangolo cosi collocato sul terreno: 1) Lato occidentale: In direzione nord sud, dalla imboccatura nord del Vallone cioè da Gabria superiore, giù per Deveta chi, Visintini, Palichisce," Mikoli, Boneti, Laghetto di Doberdò, quota 144, quota 121 e 85 a Monfalcone: tutto in nostro possesso ; 2) Lato settentrionale: In direzione o vest-est dal Nad Logem (213), per il Veliki H riback (343), il Volkomjak (284), il Dosso Fajti (432), cioè lungo la linea di cresta settentrionale dell'altipiano: tutto in nostro potere fino davanti alla 464 ; 3) Lato orientale: In direzione nordsud,, dalla quota 464' e del Golnek (448) per Novelo,. Voiscizza ; tutto in mano al nemico; 4) Lato meridionale: Da est ad ovest, che corre parallelo a quello settentrionale, lungo il margine delle alture che in rispondenza di Voiscizza formano fino a Jamiano la cresta del Vallone di Brestoviata ; tutto in mano al nemico. Ora si tracci una linea diagonale in direzione approssimativa' 'Mpnfalcone;GoTnek. Avremo il rettangolo ilivisòMn due triangoli; il superiore rappresenta il saliente cnlg2bpdmssiv italiano, l'inferiore il saliente austriacoVolendo renderci conto sulla carta della direzione precisa di questo taglio che abbiamo indicato linearmente, diremo che la linea delle nostre trincee seguiva esattamente questo percorso: facendo centro al Dosso Fajti, con le necessarie ramificazioni verso nord in direzione del Vippacco, le nostre trincee fronteggiavano la difesa au- striaca della quota 464 e della 378, organiz j zate a sbarramento della nostra avanzata o i o o , i e a n e k t; l oi , 1 ki o a r o; t, , na ; . e verso il Golnek ; scendevano poi contro la quota 363 e la 215, davanti alla" linea che costituiva il baluardo di Castagnevizza; quindi piegavano bruscamente ad ovest fino al groviglio fortificato di Hudi-Log (Bosco Malo), calando a sud del Nad Bregom a raccordarsi con la quota 208 sud e con la 144 ; di là serpeggiando si stendevano davanti alla 57 e alla 77 e, attraverso i guazzi del Lisert, fronteggiavano le quote 21 e 12, proprio sulla riva del mare. Abbiamo così dato sulla carta una idea delle posizioni sul rettangolo carsico. Bimane da accennare a quello che è il vero complemento, e uno dei maggiori elementi della sistemazione difensiva austriaca: l'Hermada. Questo massiccio alto 323 metri, si distende in direzione nord estsud ovest- tra il mare e il lato meridionale del suddetto rettangolo: dal quale lo separa, come un vallo profondo dinanzi a un bastione di fortezza, il vallone di Brestovizza. Data una itale situazione; solidificatasi nel.'aderenza di due sallenti, dei quali sarebbe difficile dire quale è naturalmente il più forte, si spiegano i compiti dei due eserciti che vi si fronteggiano. Durante l'inverno il compito dell'esercito austriaco è stato di rafforzare il proprio, con una organizzazione ddfensffva. potentissima; non solo, ma anche di menare a quando a quando alcuni colpi contro il saliente nostro, nella speranza di tagliarne fuori una parte o di mussarne l'angolo più prominente e più acuto. Così si spiegano i bombardamentifuribondi contro il Dosso Fajti-, e contro questo o quei tratto delle nostre linee da Castagnavizza, a nord di Hudi Log, contro la quota 208 sud, e contro 'la quota 144. Se il nemico fosse riuscito in questi punti a schiacciare le nostredifese, ad aprire un varco alle fanterie, avrebbe tagliato in due il nostro saliente, infliggendoci uno scacco gravissimo, mutando completamente la nostra situazione carsica. Ma nessuna di tali operazioni ottenne -neanche 11 più passeggero successo. E benché alcune fossero ese guite con un'abbondanza di' mezzi artigliepeschi veramente strepitosi, non ottennero che di sospendere per qualche ora i nostri lavori, di guastare su qualche tratto le nostre più avanzate difese, di rendere, insomma, a quando a quando asprissima la lun ga opera di preparazione dell'attuale pe. riodo offensivo. Non appena le artiglierie austriache ci stuzzicavano le nostre violentemente rispondevano. Anche il più timido tentativo nemico di uscire dal silenzio provocava da parte mostra poderose reazioni. E così in questi duelli quasi quotidiani le batterie ohe entravano in azione si scoprivano, e noi potevamo individuarle, quasi a una a una, e regolare i tiri di controbatteria, non solo agli effetti di questa o quella operazione locale e temporanea, ma sopratutto in rapporto alla grande azione complessiva che si stava preparando: e cernirò la quale il nemico veniva continuamente aumentando i mezzi e le difese. I suoi lavori furono durante l'inverno vasti e poderosi: ed ebbero anohe quel carattere di minuzia, di particolareggiamento ohe si adatta così bene al terreno carsico, che è tutto un intrico di fossi, di monticoli, di aUturette, d'i vallpneelli, di nascondigli, di depressioni, di caverne. I nostri progressi di 'novembre riusciti allo sfondamento tra il Dosso Fajti e Castagnavizza, non avevano ottenuto risultati apprezzabili nel settore meridionale, verso Hudi-Log. Tuttavia la. nostra mossa aveva messo il Comando austriaco in guardia di una nostra ripresa d'azione contro quel fronte. Il nemico passò dunque l'inverno lavorando attivamente a rinforzare tutto il tratto tra il settore del Dosso Fajti e Hudi Log. Le sue opere fortificate costituivano in questo settore una specie di poderosa tanaglia, le cui branche noi avremmo dovuto spezzale per procedere oltre ini dire«ione sud. Eran difese potentissime : ma il loro carattere si differenziava visibilmente da quello che alcuni per lungp tempo continuarono a chiamare lineare. Per un gran pezzo si continuò a dire, parlando delle nostre spallate, che esse miravano allo sfondamento della linea di Castagnavizza, Fummo forse i primi, mesi e mesi or sono, a lasciare andare una tale indicazione: ad abolire il concetto di linea, a non parlare assolutamente più di una linea di Castagnavizza. Non aveva nulla a che fare con la ipotetica linea' di Castagnavizza un sistema difensivo che comprendeva niente meno che Hudi Log, le pendici orientali della 208 snd, parte della 144, e le vecchie, vecchissime quote davanti a Monfalcone. Quella non era assolutamente più una linea; ma un complesso di varie organizzazioni difensive che si appoggiavano ognuna ad alcuni capisaldi propri. Tanto sarebbe valso dire ohe si combatteva contro la linea dell'Hermada: l'indicazione sarebbe stata'se non più appropriata, certo più efficace, poiché erano appunto le artiglierie dell'Hermada che costituivano si maggior ostacolo alla nostra avanzata verso sud: queste erano le vere forze nemiche che ci minacciavano tutto il saliente, che quasi Io dominavano con la sistemazione .superba del proprio schieramento e col fuoco frontale e fiancheggiante. La necessità che ha premuto sul nemico di difendere a ogni costo l'Hermada, o per lo meno di ritardarne, fino agli estremi limiti del possibile, il nostro investimento, ' enclnuztqfdsmnsptmha indotto appunto a conservare a uno a uno e a vitalizzare con lunghi lavori tronconi e i frammenti delle difese sferrate. Non altrimenti si spiega il suo accanimento nella conservazione di quote come la 464 a é a o o o o o r e la 126, e dei loro raccordi, da'-nol flomrnnati. In nessun punto dell'altipiano ad occidente di Temnica riusciremo più a segnalare veri e propri sistemi di difesa ben definiti: ma le trincee e gli appostamenti hanno una disposizione provvisoria e tutta localizzata a modo di rete e di grovigli, per tentare di insaccarsi dentro le nostre fanterie quando fossero uscite all'assalto. I nostri fanti hanno trovato in più punti gli avanzi di queste difese, cosidette a compartimenti stagni. Se non sono distrutte anticipatamente dall'artiglieria, gli assalitori che hanno varcato un primo sbarramento di trincee si trovano subito presi in mezzo a una successiva difesa da cui gli attacchi anche di pochi nuclei rimasti possono muovere da tre lati. Quel che sappiamo è che ad oriente di Temnica il Comando austriaco dispone di una sola grande linea organica di difesa:, la famosa Hanpstellung, che sbarra gli ac* cessi alla conca di Lubiana e corre sul margine del ciglione dell'altipiano di Ternova, del Nanos, del Monte Osvinica, del Monte Catalano. Ma questa dovrebbe costituire la difesa immediata di Trieste; quando tutte le altre più occidentali fossero cadute in mano nostra. Altri caratteri delle difese Le innumerevoli trincee contro le quali ha battuto il nostro fuoco infernale sono generalmente costrutte su tracciato a greca.] lavori sono, naturalmente, tanto più solidi e perfetti quanto maggiore era la distanza fra queste trincee e le nostre. Sui parapetti delle trincee il nemico ha disposto sacchetti ò i cumuli stessi del terriccio e della roccia scavata. Ma questi parapetti non sono eccessivamente alti: in alcuni tratti le coperture delle trincee sono leggere dietro ogni prima linea, a una distanza massima di 300 metri; i nostri fanti ne hanno trovata una seconda, la cosidetta « Beservèstellung», dove si ritirano le truppe austriache durante il fuoco delle bombarde. In alcuni pnntt queste due linee sono seguite da una tema.I tre ordini, linearmente così disposti, comunicano quasi dappertutto per mezzo di camminamenti o di gallerie; sono collegate da masse di fili di ferro e di veri avvallamenti di cavalli di Frisia, cosicché gli assalti delle nostre fanterie si sono trovati in più punti a urtare contro veri e propri sistemi difensivi organizzati a ridottino nel quali si combatte e si è combàttuti di fronte e di fianco: nei quali la lotta si frantuma in un seguito di avvolgimenti e di sorprese, e non sempre si capisce da che parte sia il nemico. Le azioni più poderose e più vaste si frazionano in tal modo e non 6 più possibile assolutamente il seguirne i particolari e il descriverle minutamente. Specie in nn primo tempo bisogna attenersi alle linee generali, agli obbiettivi raggiunti, che nella azione di ieri furono importantissimi.. Molto potremmo dire intorno agii appostamenti per posti avanzati costrutti davanti alle stesse prime linee: alle colline, alle caverne retrostanti, alle numerose postazioni di mitragliatrici, alle varie forme di reticolati. Ma ne diremo quel che sarà necessario per la maggiore evidenza di racconto dell'azione delle nostre fanterie. a . 4 L'avanzata delle fanterìe hi. CARSO, 24 maggio. Dopo diedi ore di bombardamento, ohe, come dicemmo, superò di gran lunga per intensità .ogni altro antecedente, quando ancora tutto il campo n'emico fumava ravviluppato in un'immane furia d'incendio, a un tempo coni l'allungamento dei .tiri delle nostre batterie leggere sui rovesci delle posizioni austriache, le nostre fanterie uscirono su tutta la linea. Di solito il nemico che sotto il bombardamento sta queto .(le fanterie alquanto ritirate dalle prime linee e incavemate, e le artiglierie in attesa), sente, per la lunga esperienza che si è fatta d'i queste azioni, la imminenza dell'attacco dei fanti. La sua reazione è, di solito, molto pronta. Ieri essa parve fin da questi primi momenti indecisa, incerta, come sperduta. Il fuoco delle nostre batterie l'aveva evidentemente disorientata, snervata, intontita Quasi tutte le sue linee telefoniche erano spezzate, i collegamenti rotti, una quantità dB depositi saltatf'iin aria, alcuni pezzi messi fuori uso, centinaia fra serventi e ufficiali uccisi o feriti, batterie intere paralizzate. I nostri Diri erano venuti da ogni parte : da ogni punto dell'immenso arco che va da sud-ovest di Monfalcone al Nad Logem e più oltre, erano arrivate raffiche di piccoli, medi e grossi calibri. Un attacco spaventoso era venuto improvviso, inatteso perfino dall'aria, portato dal volo dei centotrenta areoplamd. Per 10 ore le artiglierie austriache erano state battute su tutta la linea: prese sotto un fuoco di schiacciamento che superava ogni immaginazione. I pezzi se ne risentivano ora al paro degli uonr-ni. Con tanto maggiore impeto i nostri si buttarono fuori delle propsie linee. I primi tratti, di terreno che attraversarono erano quàirts^àappertutto perfettamente sgombri di nemici. Sotto i piedi degli assalitori ci fu per alcuni minuti quella devastazione del suolo battuto dalle bombarde che è cosi caratteristica nelle nostre azioni di grande portata In alcuni punti i nostri soldati ebbero l'tenp re salone di avanzare per tratti di campi sconvolti dall'aratro. I detriti delle prime difese erano nei più idei luoghi polverizzati al suolo. Gii appostamenti pei posti avanzati, ohe il nemico aveva costruiti nelle immediate vicinanze delle nostre linee, erano saltati in aria. Essi avevano, del resto, esaurito il proprio compito : durante l'azione non potevano averne nessuno. 'Dietro gli sfasciumi dei ' muretti a secco, dietro i montxwlli squarciati dei sacchetti a terra, che solevano riparare le sentinelle, non c'era anima viva: i rnv.illi di Frisia che di solito ai-rcuiscono questi posti avanzati erano' ri; Riprende Fazione sul Carso I. DAL FRONTE, 23 maggio, notte. Il secondo anniversario della nostra,idichiarazione di guerra trova l'esercito italiano impegnato nella lotta per immense estensioni del proprio fronte. Lungo il saliente trentuno è il nemico che tenta qua e là poderosi colpi d'alleggerimento. Sul Carso siamo noi che con una azione vasta e collegata attacchiamo a fondo l'avversario. La nositra attenzione è dunque volta verso il fronte orientale. Ivi l'azione nostra ebbe una prima fase, che fu delle operazioni- sul Medio Isonzo e attorno a Gorizia. Lotta per la conquista del Kuk e del Vodice, felicemente c rapidamente riuscita, grazie anche alla formidabile pressione esercitata dalla restante Armata di Gorizia contro le alture rocciose o collinose di Santa Caterina, di S. Marco, di Sober. Mentre l'aia destra dell'Armata richiamava su di sè la maggiore attenzione del nemico ed il nerbo delle fanterie e artiglierie, l'ala sinistra otteneva il pieno successo, raggiungendo quasi tutti i prefissi obiettivi. Le operazioni ebbero ivi alcuni dèi 'caraitteri di una grandiosa e risolutiva spallata. Dopo la quale il nemico potè forse credere che fosse per seguire da parte nostra una sosta. Questa era un po' la vicenda delle nostre vecchie spallate di autunno, separate l'urna dall'altra da lunghi intermezzi, dovuti in parte alle contrarietà della stagione, e in marte dipendenti dalle 'nostre possibilità militari. Questa volita, in vece, disteso il fronte di attacco su circa 40 chilometri, si è a,gito con un primi o colpo nel settore più a nord, e, mentre ancora l'azione ferve sul Monte Santo, richiamandovi la più viva attenzione del nemico e potenti concentramenti di grosse calibri, la più intensa attività si è riaccesa lungo il settore sud, in rispondenza al vasto altopiano carsico; dai bastioni aetteriirionali, .che gli fanno cornice da ovest ad- est, aHe posizioni più meridionali, su cui domina con un vasto semicerchio iti [potentissimo baluardo dell'Hermada. Da alcuni accenni comparsi di questi giorni sui giornali austriaci potrebbe anche desumersi che il nemico non si attendesse una cosi sollecita e poderosa azione sull'ala destra del nostro schieramento isomtiino e carsico. E' tuttavia certo che su questo tratto di fronte l'Austria aveva durante l'inverno moltiplicato le proprie difese, trasportato il grosso delle proprie artiglierie., organizzando uno schieramento difensivo di cannoni che la persistente inazione dell'esercito russo ha in queste ultime settimane vieppiù accresciuto e completato. Il cosidetto sbarramento di Trieste era ormai considerato il capolavoro difensivo dell'Austria. Contro di esso l'esercito italiano non ha potuto indugiare oltre nell'atteggiamento difensivo. Il bombardamento cominciato ieri alle 4 del mattino rivelò Ano dalle prime ore una tale intensità, una tale poderosdità, una tale violenza da dimostrare che la nostra preparazione ha raggiunto altezze e vastità non più vedute. Il bombardamento di ieri sulle posizioni carsiche era tale da fare impallidire ogni ricordo dei pur formidabili concentaament'i dà fuoco dell'ottobre e del novembre decorsi. Un ufficiale di artiglieria commentava ieri la situazione con queste parole : « Quelli era no scherzi». Un primo inizio dell'attuale bombardamento avevamo avuto la notte sul 22. Si continuarono i -tiri fino all'alba, sempre più nutriti, nonostante il tempo sfavorevole ed il temporale : al mattino, quando cessò di piovere e il cielo apparve di una limpidità cristaUTima, crebbe u'vento, fino a raggiungere in alcune 'zone la velocità di trenta metri il secondo. Il regolare i tiri di tante migliaia di pezzi non era facile: gli aviatori non potevano saltre, e veniva cosi a mancare uno dei coefficienti più importanti del buon rendimento. Prima di mezzogiorno il Comando ddiramò l'ordine di sospendere l'azione, i cui risultati' già ottenuti dovevano essere disastrosi per il nemico. Decine e decine di migliaia di proiettili di ogni calibro .erano .piovuti a scroscio su tutte Je sue posizioni, diffondendovi la distruzione, 0 spargendovi il terrore. Nessun fante austriaco, in tre anni1 di guerra, aveva ancora mai visto nulla di uguale. Senonchè. diimimufita la violenza del vento, riconosciuti gli effetti che il bombardamento del giorno hioiànzi aveva prodotti nel campo nemico, ieri mattina fu deciso di riprendere, o meglio, di continuare l'azione del fuoco Doveva essere quello (certo non senza nuo va sorpresa pel nemico), il bombardamento finale, che avrebbe spianato la strada alle fanterie. La prima fate Dalle quattro alle sei cominciò dunque il tiro metodico, preciso, di distruzione. Tutte le linee memnche dei Golnek, del Tr.ijsnek, dello Stol, di Novelo, di Temnica, di Lipa, le quote e le doline a sud di Castagn evizza, al di qua e al di là della strada di Voiscizza, poi, procedendo verso occidente, il costone di Selo e la sottostante valle di Brestovizza, e più giù i covi di batterie di Me deazza e il massiccio dell'Hermada coi suoi querceti folti e-misteriosi, e i boschi sopra Duino, -anch'essi ripostigli di grosse batterie, e le quote ancora austriache di Monfalcone, ruote furono battute pesantissima mente. L'artiglieria avversaria non rispondeva. Pareva assopita, indifferente, assente. Alle nove 11 fuoco nostro aumentò d 'intensità. Si uniscono ai grossi calibri anche 1 medi e i cannoni d'ogni natura. Il tiro diviene più rapido, accelerando il ritmo in un furore crescente. A poco a poco un fumo denso, un fumo color rossastro si leva contro il aielo, per tutte le alture e le bassure del Carso. Le prime e seconde linee austriache, e 1 tratti, comprèsi fra queste, fumiga vano in preda a vasti'incendi. Un vento furioso e -discontinuo, in direzione sud est-

Persone citate: Bosco Malo, Cosic, Duino, Frisia, Riprende Fazione, Visintini