I MISTERI DI NEW-YORK

I MISTERI DI NEW-YORK Appendice della Stampa (30 I MISTERI DI NEW-YORK Romanzo di Pierre Deconrcelio •■-5>i5a<- Jameson strinse la mano al suo maestro E'inchinò dinanzi alla giovane donna ed u-;cì. Una volta sola con darei, Fiorenza, the si atra alzata, 'riprese il suo discorso: ;• — Vi assicuro, signor ClareJ che quanto vi 110 detto dianzi è la pura verità. Guardate. £ poiché il grande poliziotto le stava, ritto 111 fronte, Fiorenza gli s1 accostò, prendendolo per le braccia: E> stato precisamente cosi — contlnyo — tene mi ha afferrata l'uomo misterioso. Egli mi attirò a sè bruscamente ed impresse suite mie laWwaquell'odloso bacio clieTni ha faf.o tanto naie. Ttwoortata evidentemente dall'impeto dalla■oa dimostrazione, Fiorenza si era avvicinataatavi Inconsciamente al suo interb.<fH<m ' JS!*i,«r '<qaJU fcoooa con «rta9V Clarcl, che non si attendeva un simile atte, non ebbe neppure il tempo di ritrarsi. Quasi subito Fiorenza parve notare la scorrettezza del suo atte e abbassando gli occhi balbettò: — Oh ! signor darei, che cosa ho fatto mai? Quale concetto vi farete di me? -So sapeste coinè sono vergognosa t Egli fece un gesto per acquietare lo scrupolo di cui il brusco imbarazzo della giovane donna sembrava attestate la sincerità. Ma mentre egli si sforzava di trovare parole per calmare la sua I-mozione, '.'impercettibile sorriso ohe era sulle sue labbra svanì d'un tratto. Una immagine, quasi già obliata, eia apparsa alla sua mente, quella di Marcella, e con essa si rinnovava il ricordo di un bacio, simile a quello di cui sentiva ancora il sapore sulle labbra. darei in fondo al suo cuore si rimproverava adesso la compiacenza colla quale si era arreso all'appello del suo collaboratore. La sua diffidenza professionale, tardivamente risvegliala, gli rivelava nella concatenazione dei fatti qualche cosa di sospetto e il penìiero della « Mano che stringe » si presento vagamente al suo spirita. — Credo — disse — che i particolari della : vostra avventura sono sufficientì. Rifletterò a ciò che mi avete detto ed ho la convinzione che non tarderò a ricavavi* m*f*ìa» mwn-ì v-*r<?**ite» fsedtnb1r , ì— VI ringrazio prima di tutto Stanata * Egli salutò la giovane donna che si profondeva in ringraziamenti e si ritirò. Appena si fu allontanato, Fiorenza andò alla (mostra e lo seguì con uno sguardo perverso di soddisfazione lino a che disparve. .Allora soltanto corse alla poma della stanza attigua nella quale Webster era nascosto. — Ebbene — disse Fiorenza —- ho compiuto bene la mia missione? — A meraviglia! Ormai sono sicuro che 1' « istantanea » è presa benissimo. Non mi resta che sviluppare il negativo e fra cinque minuti avremo la prova del successo. Il giorno dopo, nel'pomeriggio, miss Elena Dodge se ne stava nel suo salotto intenta a leggere, quando le fu annunziata una visita. La giovane proso y cartoncino che Francesco le porgeva su uu vassoio d'argento e lesse: Fiorenza /«ss. — Non la conosco! Che. persona è'.' — domandò ella al domestico- — Ha l'aria di una signorina molto per bene. — Introducetela! Elena, dopo un minuto, gettò sul divano 11 libro che stava leggendo ed entrò nella sala vicina dove la visitatrice attendeva. Signorina — disse Fiorenza alzandosi -"-«mal. Catto — Accomodatevi, prego, e ditemi a che cosa debbo attribuire quebta vostra visita. — Mao Dio! — rispose la sua interlocutrice con esitazione. —- Mi accorgo che li passo che laccio presso di voi è più difficile ai quanto potessi supporre. Sotto l'impressione del dispiacere che piovo non ho pensato che a venirvi a trovane per domandarvi una spiegazione netta e franca.... ma adesso ohe sono qui sento tutto ciò che il mio atto ha di ordito e. anche... di scorretto. — in verità, signorina — esservò Elena Dodge con stupore — vi confesso che non vi capisco affatto. — A quale situazione fate allusione V — Quantunque non vi abbia mai avvicinata, miss _ continuò Fiorenza — vi conosco e posso confessarvi che ho già versato molte lacrime per cagion vostra. — Vi prego dl spiegarvi! — Miss Dodge — disse la vlsitatrice con voce dolorosa •-• sono venuta per implorare un atto dl bontà e di giustizia da voi. Conoscete il signor Clarel? Elena udendo quel nome alzò il capo con alterezza. — Si! Che cosa volete dire con clòT — Voglio dire — esclamò quasi con uno sforzo di volontà la visitatrlce — che egli vi ama e che lo sono la sua fidanzata! . - Stupefatta, Elena, guardava ttssam«nte, cr»« deva di ave: male compreso. — La sua UJanzata vafc? '£ imuassiKvJ' a i te e n e n o i — Perchè? Sono dl una famiglia molto onorevole! D'altra parte il aiguor Clarcl Ita preso un Impegno formale.... Eletta Dodge si sforzava di riflettere, ma le sue idee erano piuttosto confuse. — Vediamo 1 — disse. — Ci deve essere in tutto questo un equivoco, — No, miss Dodge, non c'ò equivoco. Il si-' gnor Clavel mi abbandona perchè vi ama. come un tempo ha amata me ardentementeEd eccovene le prove I Così dicendo Fiorenza trasse dalia sua borsetta due fotografie; in una Clarel era ritratto mentre Fiorenza gli cingeva il collo con ambe le braccia; nell'altra era la scena del bacio appassionato. Dopo averle esaminate, miss Dodge le depose sulla tavola vicina e con voce tremante di commozione disse: — Sta bene! Per il momento non abbiamo più nulla da dirci, signorina! ^er conto mio vedrò ciò che debbo fare. E appoggiando il dito sul campanello elettrico chiamò il domestico. — Francesco! — ordinò Elena — aocompagnut£ la signorina! La visitatile» usci. Appena Elena fu «ola prese le. fotografie e rientrò nella biblioteca. .Aveva frétta dl essere eola per guardarle « ancora, per riempire i suoi occhi di quella j dolorosa visione. I sentimenti più diversi si urtavano nel suo cervello- . — No! — mormorò Elena — non ho il dlr*tta di dubita.ae. ' Popò dopo fu suonato alla porta ed Elena non tardò ad udire chiaraimente la voce famigliare di Giustino Clarel. Egli era di casa, come suol dirsi, e si avanzò verso Elena, con un volto sorridente e sereno. SI era recato poco prima da un grande gioielliere ad acquistarvi, un prezioso «tonilo per colei che amava d'un cosi tenero amore e veniva adesso per fargliene dono. Ma il sorriso disparve dalle sue labbra d'un tratto, vedendo Elena pallidissima. — Che avete? — domandò con voce turbata. Per tutta risposta Elena Dodge gli porse la due fotografie portate da Fiorenza Jess. Egli le prese, le guardò, poi proruppe in una sonora risata. — Ma si può essere più ingenui? Ed hanno creduto di servirsi di un mezzo còsi grossolano e puerile, per staccarvi da me? Elena lo guardò senza rispondere. — Suvvia, Elenal — egli continuò con voce divenuta d'un tratto quasi grave. — Potete aver creduto alla autenticità dl queste fotografie? Non vi sembra assurdo ebe lo possa (armi fotografare mentre una donna mi dà un bacio T «

Persone citate: Catto ? Accomodatevi, Clavel, Elena Dodge, Fiorenza Jess, Mao, Webster

Luoghi citati: Giustino