Avanzi del naufragio

Avanzi del naufragio Avanzi del naufragio (Nostra corrispondenza particolare). VAL0NA, marzo. Rottami di famiglie sfasciate e smantellate, ruderi di vitalità sopravvissuta alla devastazione, brandelli di affetti di speranze di interessi d'industrie, stracci di povertà rifiutati dal gorgo divoratore: le macerie di un popolo sobrio e laborioso. L'uragano imperversa da sedici mesi di là dalla catena impassibile delle Alpi, senza tregua, senza pietà. In quel tragico novembre del '915, tutto torrenti di sangue e urlo di cannoni, passò il turbine su la terra di Serbia, e allora una fiumana di cenci umani si riversò per lo valli del Drin e dello Scumbl, verso Durazzo, verso il mare, verso la liberazione. Qui nell'Albania meridionale non ne affluì che qualche rigagnolo, distaccatosi e fuorviato all'urto delle bande indigene che corcavano sbarrargli la strada o dei comitagi bulgari che lo premevano alle spalle. Brani di famiglie conviventi, due fratelli, il nonno e un nipote, il marito con la sorella della moglie, donne sole con un bambino, vecchi soli con una donna, bambini soli senza nessuno: andarono lungo tempo randagi tra queste, montagne, senza mèta, senza soste, simili à quelle rondini sbalestrate, che l'uragano ricaccia e disperde innanzi a sé. Cercarono ritrovarsi, ricomporsi, ricostituirsi -in nuclei che avevano sembianza e sostanza di famiglie nuove : membra staccate e disseminate di corpi diversi, quasi in un giudizio universale, reale e tremendo, urlato dalle bocche dei cannoni, si ricollegarono in nuovi corpi col cemento del dolore e della miseria comuni: e due fanciulli, discendenti forse da famiglie ostili, si.sentirono nati dalla stessa madre; e un uomo e una donna che tradizioni di vendetta avevano sino a quel giorno armati l'uno contro l'altro d'odio, si accompagnarono insieme e a vicenda si sostennero con l'amore e con la speranza; e il vecchio si prese con sè un bambino sperduto, la creatura forse di colui che aveva percosso e ingannato il tiglio suo. Non c'era più che un solo ingannatore e un solo percotitore: il nemico; non c'era più che una sola vendetta a cui preparare il braccio e l'animo : la morte del nemico; non c'era più che un solo dolore, il dolore di tutti: la patria perduta , Queste nuove famiglie, placato il vento del terrore, dopo alcuni mesi, dopo un anno, ritraversarono le gole delle Alpi. Avevano trovato negli affetti nuovi nuove ragioni di vita. E tornarono in cerca della propria casa, del proprio campo, del proprio armento, del proprio lavoro. Si rifacevano così un nido, riprendevano le fila monche dei propri affari bene avviati, in tessevano coi ritrovati compagni la trama dell'avvenire. Dietro l'alluvione del fuoco, del macello, del terrore» del saccheggio risorgevano i germi della vita umana. Un po polo che afferma una così resistente vitalità non può essere abbattuto proditoriamente, con uno sgambetto bulgaro e una mazzata teutonica, a una cantonata della storia. , Ma la bufera che travaglia quel territorio di conquista è ancora oggi, come al primo giorno, inumana. Oggi ancora, fami glie' serbe miracolosamente scampate alla morte e alla rovina economica varcano il confine e cercan salvezza nell'emigrazione. Non vanno più nell'Albania del nord perchè non vi troverebbero aria meglio respi rabile e scendere in Grecia, per rifugiarsi a Castoria o a Florina, non è più possibile come ai primi giorni, perchè c'è di mezzo una barriera di baionette. Vengon qui, come possono, faticosamente, affrontando giornate di ansia e di pericolo, dopo molti stenti e molti disagi e molti digiuni, traghettando il lago di Ochrida o insinuandosi in quell'intrico di gole senza uscita che separano il lago di Ochrida dal lago di Presba. Non trovano frequenti ostacoli sul confine, battono la montagna e la macchia, ricorrono agli espedienti e ai sotterfugi dei ladruncoli e dei contrabandieri per passare inosservati, per sfuggire alle perlustrazioni dei bulgari e qui specialmente degli austriaci. Recano infatti nel cuore un contrabando sacro: la libertà della patria. Sono piccole tribù che affluiscono per vie diverse, alla spicciolata, gruppi di famiglie che formavano tutto un villaggio e recano con sè gli strumenti e le bestie del lavoro, qualche bisaccia dì provviste, qual^ che pezzo di lardo, tutto il tesoro familiare. Talora son uomini che han perduto tutto, che non han più se non le braccia e che son troppo vecchi per esser soldati. Vengono a determinati periodi di tempo, passan dei mesi senza che nessuno si mostri e poi, tutti in una volta, se ne raccolgono un centinaio. Sono quasi delle immigrazioni periodiche. Basta che si veda nei villaggi di confine qualche faccia sconosciuta, e gli albanesi comprendono che ci sarà una nuova calata di profughi. Il pugno di tvebfeSedvmclqferro ha dato un'altra stretta alla vittima. un nuovo ladroneggio bulgaro, una nuova taglia tedesca, una deportazione fonata di giovani ; la ama BMCTrtlnl. Mia am- a , i à i tiere e senza umanità, delle braccia ancore» valide c delle borse non ancora smunte. La terra che li raccoglie non è ospitale e la popolazione diffidente e ostile. Tra serbi e albanesi l'inimicizia ereditaria non è facilmente placabile. Nei primi mesi anzi era una caccia al serbo subdola e sottile. Sbattuti da un pericolo all'altro, intontiti; ebetiti, allo stremo delle forze det corpo e della volontà, quei disgraziati si rintanavano nelle caverne e nei boschi dei Grammos e vi rimanevano lungamente, come uc* celli sorpresi dalla tormenta. Gli indigeni' li assalivano facilmente, li spogliavano di quel poco che avessero e andavano a consegnarli in mano ai bulgari e agli austriaci.1 Poi il tradimento divenne meno facile e meno remunerativo. ■ T. bulgari che per uh momento s'erano esaltati nella fantasia coreografica di una cavalcata tra le vetrici del Vojutza ed erano rimasti a mezza strada come abbacinati nel miraggio del rllu*. cento Adriatico, passata la solenne ubbria* catura, aveano meglio ridotta la propria! ambizione alla modestia delle zampe ferrate' dei loro fulvi cavalli villosi, e l'oUracotanzai austriaca s'era piegata e" fiaccata'Intorno ad Elbassan. La Ioto potenza e la lord minaccia, anche sotto specie di bottino, declinarono rapidamente. I profughi, d'altroi parte, smisero l'inconsueta umiltà dell'uomo vinto: gl'istinti della fierezza possono essere assopiti per un istante in quel forte popolo, non domati: seppero del lóro esercito che si organizzava, dell'aiuto che da' ogni parte gli veniva, udirono il cannone che brontolava di là dai Neretzca — e non era soltanto .cannone nemico — e risorsero^ Qui vengono ora i più agiati, chi è scamJ' pato per virtù di danaro allo sterminio, chi' è riuscito a custodire il suo tesoro, chi ha realizzato qualche centinaio di lire disfacendosi delle riserve di bestiame che gif avean lasciate, chi ha potuto riannodare le fila dei suoi negozi e conta di amministrarli meglio in terra più libera. Gli altri,! i poveri, i lavoratori, i soggetti alla merco» de giornaliera, non hanno nò i mezzi nè ii bisogno di emigrare. Son fuggiti per arruolarsi quando han potuto; quando non1 hart potuto son rimasti a lavorare per i tedeschi, a riscuoter la mercede giornaliera dai tedeschi; son rimasti nella loro casa, nella loro terra, a invecchiare soli. Necessariamente: non si può essere esigenti di sacrifici con la povertà. Son venuti i ricchi, con danaro, con provviste, e armati. II fucile e l'argento incutono rispetto: qualche volta bastano anche a piegare l'odio più inveterato. Ci sono state delle schioppettate nel territorio di Koritza. In una fórra, a ridosso del villaggio, un manipolo di por>j cari di Krusevo, non aspettando di essae sorpreso, riuscì esso a sorprendere una banJ da armata di ribelli albanesi, li accerchiò! e dopo una scarica da una parte e dall'altra e alcuni morti, ne agguantò una dozzina e li consegnò nelle mani di un nostro squadrone di cavalleggeri che sopravveniva. In luogo di schioppettate basta spesso1 una manciata di rame. L'albanese traditore è sempre il più povero, il più debole, chi' non ha altri interessi 'da difendere e altre armi per offendere. Basta talvolta un sacco di fai'ina o una corba di prugne secche. E sopra ogni cosa ha giovato a persuadere l'indigeno a un maggiore. rispetto e a una migliore pietà per l'ospite senza patria il rinvigorimento della nostra azione militare. Quando il pesante traino dei nostri cannoni ha fatto rintronare di echi le cupe gole delle Alpi, l'albanese randagio ha sentito con sgomento il pugno della forza militare; quando lu nostra cavalleria s'è; affacciata galoppando su le cascate dell'Osum, l'albanese ispido ha compreso che i confini così gelosamente guardati dal suo! odio erano aperti alla nostra foTza e al nostro amore. Quando ci ha visto accoglie■■" proteggere, orutnare, disciplinare u.. mini e soldati di Serbia, ha compreso che conveniva mostrarsi amici dei nostri amici per esser trattoti da amici. E chi era ed è nemico dei nostri amici, lo aspetta la pena del traditori: severamente, ed opportunamente, è intervenuto, 11 Tribunale Militare che punisce con la reclusione chi in*, sidla alla vita e ai beni dei profughi. Sono argomenti che convincono. Queste famiglie che riprendono qui. a prosperare, dopo qualche mese — come ho detto — quando si son trapiantate saldamente, quando si sono riallacciate tra loro in piccole colonie, quando non han più ragione, di diffidare dei vicini, quasi tutte si dividono.. Rimangono qui le donne con uno o due' uomini che sitano a difenderle, e non di rado sole, che U donna serba in pace o in guerra vale un uomo, sa lavorare e difendersi da sè: gli altri uomini, i più validi, parte si awentnrano a rientrare in .patria «e vi han lasciato * e parenti, a guardarseli; parte etj tano a un nostro Comando di'" ve prima lo trovano, per . a ordini militari dei loro Go' i isti a avanzata autunnale -' di Salonicco - Lettere Altoanesi

Persone citate: Castoria

Luoghi citati: Albania, Durazzo, Elbassan, Grecia, Salonicco, Serbia