L'opera del genio

L'opera del genio ett L'opera del genio (Nostra corrispondenza particolare) VALONA, marzo. Giorni soia il tribunale militare ha sentenziato le seguenti condanne: A Sedik Nevrue, di anni 40, da Geristi, l'ergastolo; a Rosta, di anni 53, da Hu- con- dannati t>er distruttone o «manto di onere .... . —. , . * ... 1 desi*, sette'armi* dVlWwsiorTè'; a~Kriéìto"fu paolo, di anni 50, e a Foto fu Paolo, di anni 50, anche ,da Hudesi, cinque anni di reclusione; a Bibil Lama, di anni 46, da Reetipia, nove anni di reclusione; ad' Ali Zuber e a Murad Karofal, di anni 16, pure da Pestipia, cinque anni di reclusione, i più di questi albanesi sono stati c militari. E' appunto la guerriglia dei ribelli, quando non è raccolta e organizzata e annata iti bande brigantesche. E' la ?[uerriglia più minuta, di contrabbando, atta giorno per giorno, assidua, esasperante, fastidiosissima come queste zanzare della laguna di Arta, dalle quali in certe sere umide d'agosto non è possibile difendersi. Nei primi mesi specialmente fa una preoccupazione costante del nostro genio militare. Intervenne in buon punto il tribunale: e già siamo alla quarta o alla quinta retata di questi malandrini che sono stati. mandati a scontare la loro pena nei reclusori di Puglia, di Sicilia o di Sardegna. Ma anche oggi la frode di questi sabotatori spiccioli della nostra azione militare, benché ridotta e limitata in determinati territori meno accessibili alla nostra vigilanza e in certi periodi di tempo più favorevoli all'insidia, è ancora un pericolo e bisogna estirparla con costante pazienza. Strade aperte e rassodate nei luoghi più alpestri si eon trovate dopo qualche giorno dirotte e sgretolate alle svolte più difficili; muri spessi a solidi si san trovati diroccati come fossero esposti al fuoco di una batteria inesistente; ponti tagliati e abbattuti, fili telefonici mozzati, tettoie smantellate, lavori di afforzamento guastati prima di esser condotti a termine. E spesso l'insidia sfugge al castigo. Questi abili e scaltri montanari, che conoscono la montagna e il fiume nei loro recessi più oscuri e nelle loro abitudini meglio dissimulate, trovano frequentemente il modo di sfuggire anche alla pazienza c all'astuzia dei nostri, più esperti territoriali, e sanno perpetrare l'opera loro di distruzione coperti do. un'impunità che appare 'qualche volta naturalissima La strada può essere disfatta dall'alluvione dove il calcare è. cedevole come un impasto d'argilla, i fili del telefono possono essere caduti contorti e rotti dalla caduta di un albero, i lavori di afforzamento possono essere stati scompigliati da una notte di uragano di uragano. L'opera, del genio è miracolosa, qui, per quel che ha fatto; ma la sua tenacia è anche più ammirabile per quel che ha dovuta correggere e rifare. Spesso costruire è più facile che ricostruire. Ha create dal nulla. Un nodo montuoso privo assolutamente di strade che non fossero accessibili soltanto ai muli, ora è tra versato da un sistema di eomunicaeioni comodo e rapido. Non c'era se nen una fitta rete di torrenti che penetrava la montagna in ogni piega come una ramificazione di vasi capillari: unica traecia possibile alle peregrinazioni delle mandrs e dei mandriani,'costituiva pure la sola viabilità nel territorio più lontano dal mare e dalle più grandi vie fluviali: non e'è infatti, speeialrnente nell'Epiro, villaggio e casolare che non sia bagnato dalle aeque di un fiumiciattolo; e sone appunto queste migliaia di eorrenti che legano e accomunano la vita selvatica degli abitanti della montagna. Ora ei sono una trentina di chilometri di Deeauville, i quali per altro servono, adesso, soltanto a acopi militari, e molte camionabili e carreggiabili che si diramano do Valona al Vnjutza e al Susiea, a un infinito numero di mulattiere che attingono le vette del Kuzesi, del Trsica, dei Lungara a ai slanciano verso le Alpi più alto: costruite naturalmente per ragioni essenzialmente logistiche, son 'divenute tuttavia quasi un patrimonio degli indigeni che vi han trovato una grande facilitazione ai loro scambi, ai loro viaggi, alle loro fiere, come per esempio a quel caratteristico mercato del giovedì a Tepelent, ehe, specialmente dopo l'occupazione italiana, s'è inalzato a un movimento d'affari veramente notevole. La fatica durata per giungere a questi risultati è enorme. Dall'opera compiuta., ehi non conosca o non sappia intendere le difficoltà affrontate e superate, l'avversità degli elementi e degli uomini ehe c'era da vincere, l'irriducibilità aspra della montagna ebe bisognava domare, nen può apprezzarla al giusto valore. I mezzi meccanici sona qui — e si comprende — relativamente scarsi. Non sempre è possibile mettere in azione qui un rullo a vapore e una perforatrice. Han supplito, dove han potuto, come han potuto — e han potuto straordinariamente — le braccia e le spal- le degli uomini. Fatiehe da eotossi. dovuto fare e rifare fatieesamente due e ire volta quel ehe una prima volta era stato aie fatto con una certa facilità. Si è perduta del («rape a rendere definitivamente sicura da insidie umane e da franamenti naturali una strada chs poche settimane, spesso non più di dieci giorni, erari bastati a costruire saldamente. Si son travati rotti certi antichi ponti che in certe gole strettissime costituivano l'unico passaggio permesso all'uomo, e si * dovuto rifabbricarli in condizioni statiche difficilissime: meno male che questi eorsi d'acqua sono quasi in ogni punto facllntantc guadabili. Una teleferica ha subito parecchi* avarie prima di cominciare a funzionare regolarmente. E ponti e viadotti e acquedotti devono essere cosi resistenti da uscire intatti da quella dura prova di collaudo che sono 1 vari tentativi 81 distrimene. «% . La nostra occupazione dell'Epiro set. tentrionale, compiuta in poche settimane, e la rapida marcia verso Koritza sono, non i soli, ma i più evidenti risultati — o, (ric¬ glio, quelli ehe oggi ò più lecito vedersi — dell'opera oscura e perseverante del genio militare Per scendere da Valona a Delirino e ad Arglrocastro non c'erano eh* le due vie fluviali del Vojutza e del Su» sica; ma quella non era in tutti i suoi pus, ti utilizzabile per il correre che faceva in qualche tratto lunga' territori non aneorà protetti dalla scorrerie dei riballi, e questa poteva al più condurre sino a Ealarat o a Kuci, cioè a cola mezza strada da Dal* vino. Nè poteva condurvi un traino di «qui- • paggi-amenti adeguato all'impresa : bisogna lavorar forte di piccone per romper gli speroni dei Lungara, quel massiccio boscoso che a pochi chilometri dall'Adriatico innalza vette che sono tra le piti alte di tutta l'Albania e strapiombano quasi a picco sul mare qui profondisairao, E quando si era pervenuti a Kuei le etti» ficoltà non erano ce non all'inizio. Ci fu» certo, l'azione combinata di terra e di mare; e fu di gran giovamento all'esercito, che percorreva faticosamente la montagna», la collaborazione delle truppe sbarcate a. Porto Palermo e a Santi Quaranta. Ma, quel che il genJo ha compiuto per aprirò un varco al corpo d'occupazione verso Ko. Ionia, su la via che si bipartisce per Arglrocastro e Top eleni rimarrà memorabile. Tra costoni massicci e dirupati fu creata in pochi giorni una. strada larga e solida, adatta- al trasporto delle artiglierie, che in alcuni punti sale fino al milleduecento metri, con un dislivello di oltre un chilometro. Fu creata come per prodigio. Venne l'ordine : — per il tal giorno la strada dev'esser terminata —. E per quel giorno la strada fu terminata- Pareva impossibile, prima, pare inverosimile ora, a chi consideri gli ostacoli abbattuti : migliaia di metri cubi di roccia fureno strappati allei montagna e consolidati in un lungo nastro bianco. Al capitano del genio, ardito e. risoluto, che domandala uomini per l'o* pers-, fu risposto dal Comando generosamente; ma si temeva ehe il numero non bastasse. E bastò. C'erano, oltre il numero, l'energia e il proposito fermo di ri» scire. A Tepelenà i ponti furon trovati in re» vina. Non ne rimangono li che i pilastri, a emergere dall'acqua. E dopo Tepsleni, per raggiungere Premati, il piccone e U» pala e la mina lavorarono a gara per aprirsi dei varchi per entro certe stretta spaventose che (jui incanalano profondamente il fiume e in certi punti pare che se lo inghiottano, In questi estremi contrafforti meridionali dell'acrocoro albanese non vi sone che due grandi vie di comunicazione gira* co-albanese. Una da Premuti lungo a Vojutza, l'altra da Argiroeastro lungo 1$ Znnos: seguono sino al confine il eersé parallela dei fiumi, poi vanno a congiungersi verso Ianina. Ma non ei giovarono nella nostra mareia. Di nessuna utilità a chi scenda dal nord, esse potrebbero piut» tosto essere due porte aperte a un'inva» sione dal sud. E l'altra grande arteria che. costeggiando quasi, per alcun tratto, i| confine lungo le pendici dei Grammos, sa* le poi direttamente verso i grandi laghi macedoni, fu trovata in molta parte im» praticabile per incuria o, forse, per mal* volere di ehi sino* a quel giorno l'aveva detenuta Anche qui si lavorò indefessa* monte prima che i nostri bersaglieri poi» tessero trasportarci la bandiera italiana! e quando la cavalleria sopraggiunse scalpitando su la via di KorHza parve che fon» ss venuta di volo. »** Opera del genio perchè studiata, preparata, consentita dal genio, perchè diretta da ufficiali del genio; ma a compierla hasj posto mano un po' tutti. La collaborazione delle tre armi si e ritrovata perfetta inj queste operazioni logistiche. Ai lavori d| sterramento e di afforzamento, a scavar mine, a gettar ponti, a inalzar terrapieni» a costruir baracche, a romper rocce, e piantar palizzate, ognuno di questi sol» dati ha trovato nelle sue abitudini di vit* la forza e la perizia necessarie. Ho dette) che il compito delle macchine qui* è statò ed è tuttora assai limitato. E le braccia dei nostri uomini sono tutte eguali, a qua» lunqus arma essi appartengano. Questi territoriali san maneggiare eon eguale a» bilità la vanga e il piccone, la cazzuola 0 maglio, il trapano e la sega Contadini che diventano minatori, tagliaboschi che) s'improvvisano a pontieri, mandriani che si dimostrano eavamonti'perfetti, con une malleabilità straordinaria. Sono lavoratori di tiro pesante, e non c'è fatica che non sappia* compiere. La facile adattabilità ad ogni, specie di lavoro e la prontezze, nell'acrraistarne pratica grande sono le virtù fondamentali del nostro popolo. Gìeva ancora ripeterlo. All'acquedotto di Valona, che è già {nj buon punto, lavorano anziani di fanterie con una cosi tranquilla sicurezza del lavoro ehe compiono, come non abbiano ia vita fatto altro. Contadini ehe ieri zappavano l'erto, oggi scavano le buche prò» fonde per interrarvi i tubi. Sono state ina» piantata delle fabbriche» di laterizi, ehe qui erano ignorate ed ora rendono buon numero di embriei e di mattoni.: vi sona stati messi a lavorare artieri di ogni arte che hanno appreso in breve e compiono sveltamente il nuovo mestiere. I bifolchi assuefatti all'aratro e a! traino li ho veduti oggi guidare pazientemente tre o quat. tro coppie di giovenchi che trascinano il pesante rullo compressore per l'alta montagna. E non c'è snidato, nel nostro esercito, ehe non sia soldato del genio. M 8 M. 8.

Persone citate: Kuci, Lama, Murad Karofal, Zuber

Luoghi citati: Albania, Arglrocastro, Porto Palermo, Puglia, Rosta, Sardegna, Sedik Nevrue, Sicilia