La giornata storica di Trieste

La giornata storica di Trieste La giornata storica di Trieste ( Per telegrafo dal nostro inviato speciale) | ' 1 TRIESTE, 5. ore ì. (Ritardato nelic trasmissiona) I parlamentari di Trieste a Venezia Tra cittadini di Trieste, Marco Sarnàia.^ A i''(redo Calimi. e Giuseppe Verfólpi, il Oiorn ■arlmo di novembre si presentavano a Venezia al comandante in capo della flotta italiana per chiedere soccorsi per Trieste a nome del Comitato di salute pubblica coslituilosi nella loro città il 30 ottóbre. « Trieste è in nostro potere da tre giorni, dissero i delegali: da ir, giorni H tri Mora italiano sventola sulla torre ili San tìnislo, *«l Palazzo del Podestà ■• <u irte te vaso in cui si. trova un cuore che batte, ti Cùiniiiito di salute pubblica, cnmìiuiato da una guardia nazionale costituita con I adesione spontanea di tulli gli uomini, di buona valoit:,t >,resi non pochi prigionieri italiani arnia iti concentramento, manierij. : ■ fi a ■iella- città, 1 nazionalisti socialisti ' ," r•■■i-ari concordemente operano per i, .- ;■■ ::miune, in attesa che il Governo italiano intervenga, li Governo degli, .ibshur.jo più non esiste, ti luogotenente munito dì lascia passare, rilasciato dal Comitato di salute pubblica è partito per Vienna dopo che iì Governo di LammnsK- gli ebbe significato che, in omaggio ai principi di Wilson, i cittadini di Trieste avviano diritto a disporre liberamente ilei loro destini. Trieste, con una manifestazione popolare che supera il valore di qualsiasi plebiscito, chiede di essere unita alla madre, patria e sollecita l'intervento delle forze italiane per la presa di possesso della città. Xon sarà mai troppo presti} per il !,t>s!io desiderio ! «. Il comandante supremo delia flotta italiana assicuro i parlamentari del Comitato di salute pubblica che la madre non sarebbe stata sorda all'appello della figlia prediletta e promise una risposta per la mattina del giorno 2. E la risposta fu il seguente telegramma del generalissimo Diaz: « Intiero pronti soccorsi a Trieste ». Ed soccorsi sono stati tali come i triestini li desideravano. Due squadriglie di cacciatorpediniere. La Mesa e la Orsini, il mattino del giorno 3. si trocai'a.no pronte nel porto di Venezia per de- . j scortare ii pruno conferente d> min !stinato a prendere possesso di Trieste in nome j ilel Governo italiano. E' il cacciatorpediniere. Audace che fa da nave ammiraglia e che \ a o e a trasporta col suo Slato Maggiore II generale Pelitti di ttoreto, primo generi alare di Trieste. La squadriglia Orsini, formata con i cacciatorpediniere Orsini, Stocco, Sinori e Acerbi, è parlila sul far del giorno, formando l'avanguardia del convoglio. La squadriglia La Mass, composta dal La Mesa, Fabrizi. Misori ed Audace leva l'ancora alle ore 10. e venti minuti. Più veloce dell'altra, raggiungerà inailo mare la Orsini, e l'Audace prenderà- il comando del cènvoglio e H presenterà prima nel golfo di Tiieste. La notizia che Ttieste aveva dichiarato de caduto e per sempre il Governo austriaco e che netta mattinala del giorno 3, festa di San Giusto, truppe italiane sarebbero partite da Venezia- per portarsi a Trieste, si è diffusa a Venezia nel pomerìggio del giorno 2. Fu una i serata di giubilo, di esaltazione patriottica, ed ' i segni li 'rovi-;::-; osservando la folla che gremisce la veneta marina per salutare l soldati che hanno la fortuna di vedere per primi farsi realtà il sogno di. tariti anni, il più, lucente miraggio delia speranza italiana. La mattinata i grigia e piovosa. Venezia è soffusa di melanconia e la nebbia vieta di spingere troppo lontano lo sguarlo sul mare. Il primo movimento della nave e accompagnalo dal grido della folla che gremisce le rive: « Viva Trieste! Viva l'Italia: ». Zi il grido si ripete da casa a casa, da calle a calle, ed insegue la nave quando già l'Audace si trova come isolato dalla nebbia sul mare. Il generale Petìttl ci raccoglie a prua e ci spiega la sua missione, e noi ci accostiamo a lui, tanta è la solennità dell'ora, non come per ricevere un saluto, ma per raccogliere un ordine, per prendere una consegna. « Sarò il governatore di Trie- ite, — dice, — ma non è escluso ed è nel voto di lutti che il mio compito abbia rapidamente ad estendersi *. Col generale Pelitti e col suo Stato Maggiore (colonnello Palèago, maggiore Oletti ed altri) si trovano tuU'Audace anche esnversi profughi triestini che tornano dopo] gquattro anni a rivedere la loro cillù. e delIcirle lini venuti il giorno precedente a Venezia j tper sollecitare l'intervento italiano, preoccu-ìnpati sulla sorte della torpediniera inviata coli ptSem- Benelli, a sbarcare a parlamentari. A" pure presente che volle essere tra i primi Trieste. Cerne avvenne la rivolta a Trieste Dal dottor lucìlia abbiamo le prime impressioni sul come è avvenuta la rivolta a Trieste. Il movimento è stato provocato il giorno 30 ottobre dà una voce, venuta non si sa di dove e diffusa non si sa da chi, che la "olla austriaca non esisteva più, che le autorità imperiali avevano ceduto Pola, I triestini pensarono subilo che la fiotta doveva essere, stata '■■insegnata all'Intesa ed argomentarono-. « Se i fratelli italiani oggi sono a Pola, domani, stasera, saranno nui. Bisogna riceverli degnamente. Trieste deve farsi un bel ventilo rosso, bianco e verde ». La gioventù spezzò l'allena e gli indugi, irruppe, in piazza, nella vecchia piazza del Comune italico, e, con un gesto magnifico di volontà, disse la parola risoluta: « Trieste deve proclamare la sua volontà di rientrare nella, famiglia italiana. Il Governo austriaco è decaduto e per sempre! ». Il grup po dei giovani che primo percorse la città, agitando il vessillo tricolore, mosse dal Caffé degli Specchi. Era la sfida. Cinque] minuti dopo lutto il corso era imbandierato ed il gruppo era diventato colonna. .Von era trascorsa un'ora che tutta la. città era vestila dei colori nazionali; la bandiera italiana era issata sul Municipio al grido di « Viva l'Italia! » E la colonna era diventala un torrente, una fiumana enorme di popolo agitato dalla più profonda emozione. Le autorità austriache non. si attentarono a reagire. Le acquile imperiali vennero abbattute, ina tra esse fu buttata In mare, mentre la folla urlava: « Non sporcate il nostro mare con quella besliona! H giorno seguente avvenne II colpo di Stato. Il Fascio nazionale, che nella notte sul 30 già si era costituito in Giunta, si radunò nelle notte sul 31 e, coWadeslone del Partito sociaUsta, coslilui il Comitato di salute pubblica, che si recò il giorno 31 dal luogotenente a chiedere la consegna dei poteri. « .Xon ho difficoltà in proposito, — rispose, il barone Frics Skene, — ma devo chiedere, istruzioni a Vienna, Tornate più laidi ». Tornarono ed. ebbero la risposta desiderata : « Fate quello che credete megiio! ». Tutti j poteri passarono così In brevissimo tempo dai funzionari governativi al Comitato di salute pubblica, che, cogli altri obblighi, si assunse quello principalissinio di mantenere l'ordine nella citlà; come primo atto cositui la Guardia nazionale ed inviò parlamentari a Venezia per chiedere l'intervento italiano. A Fiume .Vello stesso giorno 30 ottobre una rivoluzione poco diversa compiva Fiume, ed à Sem Benelli che ce ne dà primo la notizia: « .4 cinque miglia da Pola, — narru Benelli, — mculrr su di una torpediniera scortavamo i siluratori della. Viribus Unitis, abbiamo avvistalo un motoscafo. Sul primo momento lo si scambiò con un sommergibile ed il comandante la torpediniera già si apprestava a dar ordine all'artiglieria di entrare in azione. Visto che era un motoscafo, lo si lasciò proseguire. Troppo grave era il compito cui. dovevamo assolvere per lasciarci distrarre da cosi piccola preda. E fu fortuna! il motoscafo portava a Venezia delle rappresentanze del Comitato di salute pubblica costituitosi a Fiume il giorno 30. Come i triestini, essi si recavano a chiedere l'intervento italiano, significando che U popolo, in virtù del diritto di autodecisione aveva proclamato Fiume unita alla madre Patria. Il voto dei triestini, — conclude Ve nelli, — come il desiderio del popolo di Flu¬ o me. i stato esaudito e stamane le nostre navi lsc/ hanno salpalo verso la città che di Triesti e sorella ». Parlando di quanto è avvenuto e di quanto sta per succedere, nell'andare si cerca di in- ] gannare l'attesa, ma gli occhi non sanno stac- Icarsi dalla, rimi che abbiamo fatto nostra còni j tanto sangue, e che si profila lontana, fra la ìnebbia. E' lontana, ma non tanto che non si i possano distinguere le località che combattimenti aspri.ssi.mi resero famose. Incontriamo o ì i m 4 — i i r o e. o croe o e e e e u¬ vi la squadriglia ed i trasporti verso le 2 ed assial'ivmo coti gioia infantile alta manovra che compiono le navi per portarsi al seguito itel/'Audace, che assume la testa detta colonna. Compaiono quattro idrovolanti, che le navi scortano, pronti a difenderle se aviatori nemici osassero avvicinarsi. Volteggiano intor* no alle navi; vanno; vengono; scompaiono; ricompaiono: dilungano il voto sfiorando il Carso, tornano verso di noi, venendoci vicintssimi, tanto che possiamo scambiarci il saiuto colla voce e colla m.ano.- fuggono via come stormi di rondini, precedendoci verso Trieste, che già -.entiarno vicinissima, tanto il cuore precipita i suoi palpiti. Lo sbarco Sorao le 15,45 quando la città ed si rivela tra la nebbia. E' un attimo di indicibile emozione, li ricordo di quanti sono morti con onesta visione nello sguardo, e di quanti per la italianità di Trieste so-ffrirono e morirono, e di quanti solo per proclamarla italiana subirono il martirio, scatena nel nostri cuori un tumuU io. Trieste non la si vede ancora distintamente, ma gli occhi la scorgono anche senta vederla. Le navi puntano verso Miramar per evitare la zona minata e ci allontanano per qualche momento dalla visione, ma essa è già presente a noi appena ci affacciamo al golfo. « Come sono stati brevi questi pur cosi lunghi e dolorasi tre anni e più di guerra! », esclama un triestino, che mi è vicino, n pensiero che Trieste è a poche centinaia di metri lontana da noi, che è vicino, il momento ivi cui si porrà mede e per sempre su quella tona di terra, che sentiamo doppiamente per l'amore e per il sangue versato, nostra, è tale' che cancella tutto il passato. Tutti quanti si trovano sulle navi si portano sul ponte, ed tu un impeto di irrefrenabile gioia, si stringono le mani, si abbracciano, piangono, gridano, acclamano. E' un attimo indimenticabile. L'Audace getta l'ancora nel porto di Trte* sic alle ore. 16 e 10 minuti. Una folla iimmen* sa, innumerevole, tutta una città, sta assenu brala nella piazza Italia, sulle rive, sui moli, persino sui tetti delle case e dei magazzini della Sanità; è in attesa da parecchie ore, sotto lo stillicidio di una pioggia uggiosa. AU fende da. tre giorni con incrollabile fede. Quando l'Audace si avvicina alla banchina, tutta la folla erompe in un grido possente : • EwU va l'Italia!». E la piazza, i moli, le rive ti presentano ai navigatori dell'Audajce fra un indescrivibile agitare di bandiere tricolori, uno sventolio di bianchi fazzoletti. Al grida di: «.viva l'Italia!., si risponde da bordo con un non meno vibrato « Viva Trieste fi, a le due magiche parole, Trieste e Italia, corrono dalla riva alla nave, si incrociano, si inseguono, raggiungendo tonalità sempre pia alle. Altro ium vi. so dire: il cuore non suggerisce, altre, parole. Tutti i sentimenti si racchiudono nelle due affermazioni. Ritto sul fianco della nave, che guarda la Sanità, il generale Petilti osserva lo spett-a-colo, visibilmente commosso. Tutti gli sguardi sono rivolti a lui. E' la sua paroU^^he è attesa, ed ft governatore, vinto dall'eqpzfone che- stringa a tutti la gola, lui compreso, non sa trovar» altre parole se non quelle che sono sulle labbra e nel cuore di ognuno-. Trieste e l'Italia! La nave minaccia di urtare contro la banchina, tanto il peso di quanti si protendono verso la folla che gremisce la riva le gravita su un fianco. E' il momento dello sbarco. U podestà Valerio sale a bordo deli'Audace e saluta il gooernatore a nome della iuta. ■ Trieste, che la fede incrollabile ha torretta nel lungo martirio, saluta i fratini, che le