Il processo pei fatti d'Agosto

Il processo pei fatti d'Agosto Il processo pei fatti d'Agosto nerrogaororancescoarberise diatriimputati La seduta s'inizia alle 10. 11 Tribunale prolumcia una ordinanza con cui ammette alla lei'.'jr;» i documenti contestati dalla Difesa. La lettura frattanto è sospesa e s'inizia l'in. icrrnjiutorio depli imputati. Viene chiamato Itaalla pedana pei primo Francesco Barberis, il) dsequale fa In storia della sezione socialista lo-! cale Dichiara che tutta la sezione era intran- risig-ente. Ci furono solo insisnillcanti dissensi I sini carditelo interno. La seziono fu sempre unanime nel carattere della più ripida intransigenza deliberata dalla Direzione del Panilo. Presidente. — E' vero che in una bicchierata del 18 ottobre 1015 vi siete rallegrato di avere, nella vostra contrarietà alla guerra, elusa la legge? BarhOris — Mi sono semplicemente dichiarato contrario alla guerra. Carisio. — La circostanza fu deposta dal vice questore Carassi. nsfberis. — Ma quello era un pianta carote. (Ilari tu «. Presidente. — E' vero ebe avete invitato ir. un manifesto contrario alla guerra il proletariato ad una manifestazione contro la venula de! presidente Salandra? Volete vedere il manifesto? Barberis. — Non importa. Ne assumo 'a responsabilità Fui chiamato, in Questura e fummo sconsigliati a fere un solo comizio in posizione così centrale. Fummo invece invitati a fare tanti comizi alla periferia in tutti 1 eli-coli rionali, col pieno accordo della polizia I.... Del resto in quei giorni ero contiluintamente pedinato dalle guardie. Uscivo dall'Alleanza, ritornavo, sempre accompagnai.3 da due guardie. Una volta le lio invitate a pranzo ma han.no rifiutato. (Ilarità). Non ho scritto mai manifesti perchè sono andato a scuola elementare quando già avevo cinque figli; ma quando vedevo tali manifesti scritti da compagni, li firmavo. Barberis aggiunge che nei giorni della venuta di Salandra fu sempre pedinato e quindi non partecipò ad alcuna riunione. Fa quindi la storia della manifestazione del 1.o maggio 191fi. — Chiedemmo — dice — di fare corteo e comizio, malgrado il noto decreto luogotenenziale. Fummo chiamati io e Rahezzana~ dal Questore Borelli. Ci sconsigliò il corteo e ci pregò di fare un comizio privato. Risposi che non potevamo rinunciare al comizio pubblico, ma lo assicurammo che sarebbe stnlo garantito l'ordine. .Si andò d'aecordo quindi nel decidere il comizio pubblico. Ma al sabato nuovo eontr'orrì'ne. Da Roma era stata proibita qualsiasi manifestazione, ed allora non mancai di osservare che il contro ordine veniva troppo tardi e che diffìcilmente poteva essere mandato a monte il comizio regolarmente indetto. Ma cosa sia avvenuto non so. So ohe al mattino del Lo maggio io e la famiglia andammo in campagna. Presidente. — E' vero che vi agitaste per l'espulsione di alcuni compagni favorevoli alla guerra? Barberis. — La sezione, di cui facevo parie, ha semplicemente richiamato Donato tinelli all'osservanza del deliberati del Partito. Questi si rifiuto ed allora è stato espulso per • referendum ».' Presidente. — Nel 21 agosto inir. ci fu un comizio per la liberazione di Tresca, imprigionato in America. Voi avreste detto al'ora che gli operai per far finire la guerra avrebbero dovuto rifiutarsi di far munizioni, e che i soldati avrebbero dovuto rivolgere le armi contro i nemici interni. Barbefis. — Non ho parlalo. La Difesa fa contestazioni, chiede schiarimenti. Il P. M. ricorda ai difensori che di questo passo l'interrogatorio durerà tre giorni. Barberis. — A noi non importa niente di venire qua anohe un anno di seguito. (Ilarità). Il Presidente rivolge altre domande circa le riunioni del Partito. Barberis, a voce alta, grida che non risponderà nulla circa le assemblee del Parato. « In queste adunanze private avevamo diritto di discutere di tutti i problemi attinenti alla guerra ». Polche Barberis riempie la piccola sala della sua voce tonante il Presidente lo richiama. Sciorati. — E' il suo fare. E' questione di tono, ma non ci mette cattiveria! Presidente. — Voi presentaste ad un comizio antimilitaristico Silva Vivani. Barberis. — Al giudice istruttore dissi che l'avevo presentato lo; mi sono però sbagliato. Effettivamente lo presentò con poche parole Elvira Zocca. Io ero semplice spettatore. La conferenza s'è sciolta senza incidenti. - Barberis aggiunge che tutte le conferenze erano iprivatissime e la Questura controllava con ogni minuziosità, gli ingressi. Se qua leu- teleletrsilzoetaptsdacalcdtpdobddbomasetbltitdcddstfMdttapdslscdvsdbinno è entrato senza biglietto, la colpa è della Questura. Era lei che permetteva i comizi privati e li regolarizzava e ritirava i biglietti d'ingresso. Poiché Barberis torna a gridare, il Presidente osserva: — Il modo con cui parlate concince che i funzionari dovevano sentire benissimo i vostri discorsi. Un comizio sopraluogo? di un Barberis: —; Passano parecchie linee tram e non potevo essere sentito. Faremo comizio-uopraluogo. (Ilarità). Presidente; — Avete invitato a gridare abbasso la monarchia ed altro. Barberis: '— Non ho gridato nulla. Ho ritenuto ciò sempre una superfluità. Io non ho mai gridato come un ministro attuale abbasso.... Presidente.- — Basta, basta. Abbiamo capito ma non occorre che ripesiate. IBarheris; — Sissignore., debbo dire ohe quel ministro alla Camera ha gridato abbasso..., Garizio: — Tu non lo hai gridato e non sarai mai ministro!... Presidente a Barberis: — Sono io che debbo dlrlaere il dibattimento. Barberis non nega di avere inneggiato alla Internazionale. E7 socialista appunto per questo, e internazionalista! Biafferma i suoi ideali per l'nternazlonaiità ed aggiunge che non ha mai incitato alla diserzione, alla ribellione, alla violenza. Ha fatto solo della propaganda per l'idea socialista. Presidente; — Ned 24 dicembre 1916 avete sentito la necessiti!, di creare una agitazione immediata per far fare la paco. Bajberls: — (L'agitazione era di natura. La direzione del Partito aveva deciso di fare di tutto per spingere tutti, non solo in Italia, ma in tutta Europa, a far cessare l'orrendo macello. Naturalmente noi dovevamo compiere il nostro dovere. Serrati: — Ma sì, l'abbiamo fatto tutti.... Sciorati: — Nel caso siamo imputati tutti 1 Presidente: — Avete detto in quel comizio ch'era tempo di fare meno parole e di scendete in piazza. Barberis: — Nego. Le assemblee sono assemblee. Non rispondo. Là potevamo discutere a nostro piacimento. P. M. : — Nega o non risponde? Sciorati e Modigliani: — tN-ega netta. Barberl3: — Dichiaro che ho preso parto attivissima a tutte le riunioni privale del Partito e viceversa ho parlato assai raramen. te in comizio. La Questura mi vedeva e mi sentiva parlare ovunque, anche quando ero assente. Presidente: — Nel 24 marzo 1917 sosteneste la necessita di nominare un comitato di tre individui per ìa propaganda negli stabilimenti ausiliari. Dilesa: — I tre furono assolti. Barberis. — Si facevano delle riunioni tra noi socialisti divisi in = rìgidi » e non « rigidi ». Ognuna delle duo parti faceva delle riunioni per discutere sulle sue vedute. Non erano due sezioni divise non c'erano due commissioni o comitati; erano semplicemente riunioni personali per affiatarci. Presidente. — Il 27 aprile 1917 alla Camera del lavoro ci fu una riunione di commissioni da voi presieduta per preparare la manifestazione del Lo maggio 1917, recisamente proibita dall'Autorità. Barberis. — Era la sciita riunione che precedeva tutti i primi maggio. In quella riu-| nione si abbandonò l'idea del corteo e si deliberò un comizio privato. Viceversa nella notte del 30 '.'autorità procedeva alla chiusura dei locali della Camera del lavoro. Al mattino del Lo maggio mi reco a questo comizio privato. Viceversa in via Cernala vengo avvisato che i locali orano chiusi. Io mi sono messo a passeggiare. Presidente. — Riassumete. Le vostre passeggiate non interessano. Barberis. — Interessano me. Passeggiavo per via Cernala, danno gli squilli, dopo un mese... Presidente, Interrompendo : — vi ho semplicemente domandato 6e avete presieduto quelte tale adunanza preparatoria, iI ta il 2S marzo 1017 ai compagn Barberis. — Si, e prego di l'oc Barberis tira diritto e racconta lo peripezie di quella mattinata o del processo che ne seppi per cui fu condannato. Presidente. — Ricordate d'una lettera scrit- della G. E.? ria. La lettera scusa In. mancanza ad una certa riunione; riafferma il suo pensiero che non si debba soffiare nel fuoco ma ritiene nel con¬ tempo che non si debba neppure spegnerlo. Barberis, ni segretario. — 'Non è così. Ha letto male. No, no. Presidente, — Guardate, ma se è la vostra lettera originale! (Ilarità). Difesa. — Ma si, è tua. Barberis. — Mi pareva che finisse con un'altra frase. La lettera diro fra l'altro: «Questo che succede è il preludio di fatti più gravi», ed il Presidente chiede se c'erano d'elle agitazioni in quei giorni. Barberis. — si, c'era del mancontentó, ma originato dal raro viveri. Covava il fuoco: ecco perchè dissi che non bisognava alimentarlo. P. M. — Ma neanche spegnerlo! Presidente. — Il li maggio ini" inneggiaste alla rivoluzione russa e attaccaste l'oratore prof. Mondolfo affermando che aveva parlato troppo lic\emonie e pacatamente. BaTberis. — Ilo pallaio ina non in questo senso. Il Presidente rileva che dn un resoconto dell'» Avanti! « appare che Barberis partecipo ad una assemblea della Sezione socialista in cui si invitavano gli operai degli stabilimenti ausiliari ad astenersi dal lavoro o a sabotare la produzione bellica. Il resoconto è letto dal segretario. Si rileva che Barberis si è dichiarato non soddisfatto del contegno della Direzione centrale del Partito e dei consigli di moderazione dati al proletariato e che occorreva una politica dritta, energica. Barberis conferma. 11 Presidente ricorda un altro comizio dì operai esonerati o nvlitarizzati, in cui Barberis pnrlnndo affermò che se i 300 mila operili di Milano c di Torino, addetti nlla produzione del materiale bellico, avessero incrociate lo braccia, !a guerra sarebbe terminata; e che ognuno dei presenti doveva convertirsi in un manifestino per propagandare quest'idea. Barberis. — Non era un comizio ma una assemblea dì tesserati. Io la presiedetti e la sciolsi ser-n avere detto queste frasi. Presidente. — Pone-c mente che Se finestre erano spalancate e siccome avete la voce potente, tutti vi sentivano. Barberis. — Farcino un sòpraluogo... L'udiènza è quindi rinvinia alle ore 15. t rappresentanti del Soviet Allo, ore 15 si ripiglia l'interrogatorio di Barberis. Presidente. — Nel 27 maggio 1917 avete parlato in una riunione che doveva essere di coltura e l'avete tramutata contro la guerra. — E il presidente accusa Barberis di frasi violentissime., tra cui queste: «I maggiori nemici dei nostri soldati sono non i tedeschi, ivj» i carabinieri ». Il popolo avrebbe dovuto scendere in piazza non con dei cerini, ma con delle buone rivoltelle ed altre, che non trascriviamo per riguardo... alla Censura. Barberis spiega che sostituì l'oratore che ritardava e elle entrando nella sala della conferenza ebbe un vivace dibattuto col delegato Mosso, che lo oveva richiesto In malo modo del biglietto d'invito. In quell'occasione, l'autorità di P. S. prese estreme misure di rigore, tanto che il pubblico voleva uscire in istrada a protestare. E aggiunge: _ lo presi la parola per invitare alla calma. Infatti dopo i vari discorsi il comizio fini tranquillamente. Non solo non pronunciai quelle frasi, ma feci azione pacificatrice, tanto che ebbi persino le congratulazioni di qualche giornalista Il presidente Invoca a questo punto la testimonainza... dell'Avanti! Si legge, cioè, la relazione mandata dal corrispondente àèll'Avanti! da Torino. Essa dice che gli « oratori s{ espressero con parola vibrata oarìt dire, incitando oli operai ad essere pronti per le prossime battaglie ». Presidente: — Vedete, Barberis. è un po' difficile calmare un'assemblea con parola vibrata ogni d.ire e incitando a tenersi prontil Il presidente contesta altri discorsi focosi. Barberis risponde : — Ho combattuto sempre i socialisti massoni perchè non ho mai amato certi segretumi! 11 viice-qu&store Carassi ha innalzato un castello d'accusa su manifestazioni cadedidicadfera—Tvehilspil'desgè qfe* ddhpsfavscli di inesistenti Comitati segreti. Lamento poi a o o l . i o e e i a e o a i e -| a a o o r . che. il vindice .istruttore non mi abbia fatto che un limitato numero di contestazioni e non tutte quelle che mi si fanno ora all'udienza. Avv. Modigliani : — Atto a verbale di questa protesta. Presidente : — Come membro della frazione rigida, home cui ci tenevate... Barberis: — Per quanto non sia più rigido, ma curvo per l'età (Bisa). Presidente (proseguendo) : — ... Vi siete compiaciuto della pubblicazione d'un certo mani festino ultra-intransigente. Barberis. — Ne condivido le idee. Presidente. — Nel noto comizio del Soviet imprecaste alla borghesia, incitaste ad abbandonare gli stabilimenti bellici ed i soldati a fare causa comune col popolo. Barberis. — I rappresentanti del Soviet girarono tutta Italia col consenso e col compiacimento del Governo. Io ho parlato ed ho ritenuto chp il Governo avesse dato il « la », cioè avesse invitato gli italiani ad inneggiare alla rivoluzione, visto che erano verniti in Italia a scopo di propaganda (Risa). Io del resto credo che inneggiare alla rivoluzione russa non volesse dire invitare a fare la rivoluzione in Italia. Io ho parlato » internazionalmente ». Si rilegge la lettera di Barberis all'on. Morgari da noi pubblicata stamane. Barberis. a questo punto, dice che i fatti di Torino non erano staii riè preparati, nè organizzati, nè deliberati, ma sorsero improvvisamente; e al loro inizio sapendo di essere un po' la testa di turco della Polizia, rimase lontano, al consueto lavoro. « Non potevo inveir» contro le povere vittime », grida qglppBdyapqc"aanfddcchtpuqcnmClldgemcBdpnClcsprindMa parlate piano. Sentiamo di voce tonante Presidente tu Iti. Barberis. — Non si preoccupi. Io non mi sforzo a parlare. fRisa;. Dutnjuc io non ho negato la mia solidarietà colle vittime, coi morti e cogli arrestati, tanto più che erano arrestati persino dei membri della Camera del lavoro, i quali erano completamente e stranci alla nostra legale propaganda antebellica. La lettera scrina da me all'on. Morgari che voi ritenete come una mia confes sione, è un documento invece di icaltà e di solidarietà umana. Barberis prosegue. — Io sono stato 12 giorni nascosto e lo dico a scorno dell Autorità P S che mangia il pane senza fatica... Presidente. — Ma lasciamo queste frasi... Barberis i — Quindi andai tranquillamente all'Alleanza a fare quello che facevo sempre C'è stata persino una riunione di 400 salariali dell'Alleanza, che io presiedstt.i. Potevano ve nire due guardie ad arrestarmi facilmente No Hanno mandato 300 uomini armati Der arrestare un uomo, che tutti vedevano, che tut ti avvicinavano. Del resto, non mi prendevano nemmeno ih 300 se ero avvertito cinque nnnu' prima (risa). Presidente: — E' siala la catasta di leena sotto cui eravate nascosto che vi ha tradito Barberis- — Sì, mi sono malamente imho scafo (risa). Barberis chiede un bicchiere d'acqua, esser vando : — Sono un capo-cantiniere, ma ni piace l'acqua. Quindi dice ebe è stato colpito, danneggiato dalla guerra : — Ho un figlio, un genero, de parenti.al fronte: ebbene nessuno ha disotta io. Sono rapo cantiniere a ! Mleanzn Cor* porativa: ebbene, dei 35 miei dipendenti non c'è un disertore solo Ito amici, ho eonipagn ho consoci di Circoli alle armi: nessuno i disertore. Conosco doi romnnsni mutilati, fe I riti, prigionieri: questa c- in prova che nor abbiamo fatto propaganda di rivolta, di (lisci zione, di ribellione, ma di paco lo accuso Un vivace incidente Presidente: — Voi non dovete accusare.. Serrati, la Giudice, Cavallo insorgono illoei do : — Dobbiamo accusare. 11 presidente richiama all'ordine gli irn pinati. Serrati grida: — Se non permettete che io accusi, perchè rinuncio a» difendermi io resterò in celia Io intendo accusare -a. (' e se non mi permettete dì accusare io restare je celio. vlrCidtct Presidente: — Farete quel che vorrete. •L'oh. .Modigliani riconduce gli animi alla calma chiedendo al presidente che accolga il desiderio depdi imputati. On. Treves: — li' ovvio che gli imputati si dimostrino piuttosto vittime di un complesso di fatti di cui loro non sono responsabili. Serrati vorrebbe parlare ma i difensori lo calmano. Egli s'irrita e grida: — Lasciatemi parlare. Voi non siete miei difensori. Mi difondo -da me. L'Imputato rivendica quindi il diritto di diendersi coirne vorranno. Altrimenti si" ritireranno tutti dall'aula. Barberis riprende quindi a parlare e dice: — Rispondo circa Caporetto... Presidente: — Prima parlate dei fatti di Torino. Barberis fa una filippica sul rincaro dei viveri, sui guadagni decrli industriali, il che ha ingeneralo 'o scontento c ia sfiducia. Cita il rincaro del vino ricordando quanto ha speso l'Alleanza Cooperativa, il rincaro del'olio, e si diffonde a lamentare ii rincaro delle scope porrli? — dice. — la faggina è stata esportata in Germania. « Chi ha sabotato in sostanza la guerra — grida Barberis — è stato il rincaro della vita è stato il disservìzio ferroviario ». Ma perii parlando di tale, disservizio, per quel che si riferisce al vino che riceveva per ferrovia l'Alleanza, va per le .lunghe! — 1! disservizio ferroviario è quello che ha * diffamato » .la popolazione. E la mancanza dei generi, l'aumento dei loro prezzi, è co'pa del Governo e colpa dell'Autorità militare eh; ha requisito su vesta scala. E vengo a Ca poro tto. ■Serrati : — Ma tira avanti ! Barberis: — No. Debbo difendermi accu san do. L'imputato dice che lejrosponsabilità di quei fatti ricadono su a.'te personalità.. Presidente (sfocato) : — Ma che. ne sapete voi? Barberis: — Dit.e.'o allora ver altri che lo sapete (ilarità). Bnrberis conclude affermando che la guerra è stata sabotata non dai socialisti ziodifriove difCoSto.r' •. sitmaL'interrogatorio di altri imputati Viene alla, pedana '.'imputato Pianezza 11 quale inizia un discorso sul rigidismo con grande cnfas.i. n presidente lo richiama all'ordine ma Pianezza grida: — E' il mio temperamento! ■Presidente: — Brutto temperamento 'ilarità). Nasco una discussione sul » rigidismo » di poco interesse. La Giudice rimbocca Pianezza, Barberis dice che non ha bisogno della difesa di Pianezza, l'nvv. Filippi se la piglia coll'avyocato Sclorali e l'aw. «elioni va a prendere aria. Ma dopo questo proemio di carattere personale, Pianezza rispondo poi a tono. Presidente: — Nel comizio del « Soviet » vi qualificaste soldato-, mutilato di euerrn. Assicuraste che i soldati avrebbero pettate le armi "B le donne fossero insorte, incitaste alla, rtolta e diceste che come il proletariato russo aveva cacciato lo Tzar, cosi quello italiano avrebbe fatto far fagotto... Pianezza: — Non mi cruialificai nè soldato nè inuti.ato e dissi solo che se la guerra non fosse finita presto anche tutti gli altri sovrani dTuropa avrebbero di.vufo far fa cotto. Presidente. - Badate che ciò vi è contestato da molli, anche da giornalisti. Pure dal carcere avete scritto un fogietto in cui dicevate cne bisognava mandare à spasso ìe monarchie Pianezza. — Mi mostri il foglio. Presidente. — ,\ suo tempo. Pianezza con grande enfasi dice che non ha mai tradito la patria. Presidente. — Ma cosa c'entra? Pianezza. — lo sarò un ribelle, mai un traditore, io, soldato, in sentinella ho sempre fatto il mio dovere; non per ia patria di uir signori, ma per il dovere di difendere quegli altri soldati che avevo d.etro di me. L'imputato si dilunga, gesticolando e concludendo che i fatti di Torino furono originati dalla Pubblica Sicurezza. E' la volta dev'imputato Boccignoni, altro membro della Commissione esecutiva della Camera del lavoro. Nel 31 agosto 1916 ha parlato nel comizio prò Tresca, accennando alla uerra e lamentando la mancanza della soliarietà internazionale. Nel' 6 aprile 1917 pròestò contro l'ignavia dei caporioni socialisti — dice l'accusa — e contro le masse indecise a farla finita colla 'guerra. L'on. Modigliani fa mettere a verbale che la riunione era promossa per protestare contro i licenziamenti degli industriali! " Il Presidente contesta anche ' altre frasi incendiarie pronunciate dal Boccignoni in diverse occasioni. Boccignoni. — Mi limitai a portare il saluto della Commissione esecutiva. , Presidente. — Era un saluto pericoloso! L'imputato in sostanza spiega che egli parlò in varie occasioni genericamente, internazionalmente. ' Presidente. — IH 9 marzo 1917 parlaste al Circolo giovanile di via Nizza, dove incitaste le donne a prepararsi per l'inverno veniente. Boccignoni. — Tenni una conferenza di cultura, spiegando la lotta di classe in genere, senza panare di guerra. L'imputato nega qualsiasi responsabilità o partecipazione nell'organizzazione di varie riunioni e comizi tra cui quello del Soviet. Viene in discussione una lettera a firma Bonino che risulterebbe a carico del Boccignoni. Modigliani fa le sue riserve sulla « esistenza gnota » di questo misterioso Bonino. On. Sciorati. — Potrebbe essere un agente del vice-questore Carassi. P. M. — Certo direte che è un agente pro- lìAchavpedàai cudLcallvitcotolaiutigfatrisintlachsiodofereracafasi rhegCanipaCaerVedaesto prmstaal le CatrapvacagllanoavbaziSpvecatore... On. Sdorali (ridendo). — A meno che non sia l'on. Bonino!... (I quattro deputati difensori ridono. Ilarità nel pubblico). Il segretario della Camera del lavoro Succede Zaverio Dalberio, segretario della Camera del lavoro. Presidènte. — Voi avete indetto parecchi Co inizi, tra cui quello del l.o maggio 1916. Da-lnert-n — In quell'epoca ero in prigione da ire mesi. On. Modigliani. — MI pare che l'alibi sia provato. Si vanno a compulsare i documenti. Si tratta del l.o maggio 1917. Dalberto dichiara che non ha inai appartenuto al partito socialista, nè vi appartiene pure essendo segr> tario della Camera del lavoro. Spiega la di plicità delle funzioni della Camera e del Partito. — Finora — dice — si è fatto confusione La Camera de! lavoro s'occupa del movimento conornieo e non politico. Il P. S. non c'entra ed io sono così libero, cosi indipendente, eh non sono, pur essendo socialista, iscritto al Partito, i' ' Ino Commissioni esecutive non r,i sono riunite rhe in occasione del Comizio del l.o maggio 1017 e di' quello di prolesta de" 12 maggio pure 10)7. Parlai nel Co.niizio del 3 maggio 1017 dopo De Giovanni, ma brevemente, tirando contro di lui una pasquinata. Ma che c'entra la guerra! Io quando parlo non tiro "legnale clic lascino il livido, non sono un energumeno, non sono un violento, lutti lo sanno, e dico soltanto la verità senza odi e senza esagerazioni. Anche Dalberto si diffonde, e il presidenie lo convinci a riassumere. In sostanza aiferuv, che .i fece opera di conciliazione illustrando con larghe argomentazioni e dati il funzionamento della Camera dèi lavoro durante questi anni di guerra. Spiega pure a lungo come avvengono gli scioperi, come m svolgono, come si compongono. I! presidente vorrebbe si tagliasse corto, ma la difesa insorge insistendo nella necessità che siano compulsati ed esaminali tutti rrjì scio neri dirètti e composti dalla Carnera'del lavoro ver sfatare ì'accusn del cav. Carassi che !n-,ci otri scioperi a scopo politico. Modigliani- — Porteremo le relazioni e .le esamineremo una per un.i. Presidente-. — Mn con testerete la deposizio;ie Carassi a suo tempo! imputato e difensori in-'-tono, e Dalberto fa la statisiica specificando «'he rien 117 mila operai rro•. irono alla Camera del lavoro di Torino appoggio, riuscendo ad avere aumenti del 20 per cento, del 40, del CO e persino del 100 per cento. stmgadilal'icezieqdidebosetrscscimuncirichmil comchdoziIne taficco'ecril rac'stanDvescpcoilmdlupcafococodil10stliCtisefuvetebh0 rrfoaM1gpniMsSli11iing• lmitegl1C,iTzprms^diD Questi" sono pfl scioperi" pseuSó-èconòmiordl cui è parola nel famoso rapporto del Carassi. i Dalberto eccita l'Ilarità generale quando aggiunge che tentò di formare persino una1 Lego, Sezione lavoratori delio Stato, fra le guardie di P. S„ le quali, com'è noto, non vivono troppo sontuosamente. Dalberto ha spiegato, ha dimostrato la reKolarità, l'equità, la giustizia di altre agitazioni, specificando largamente le. molteplici difficoltà delle funzioni d1 un povero segretario di Camera del lavoro, gli ostacoli che deve superare, l'indecisione delle Autorità, la diffidenza desìi scioperanti, le critiche, del Consiglio generale, i rapporti della Polizia. Sono lo. 19,15 e Dalberto non ha ancora finito. E' stanco. P. M. e presidente avvertono r' ' si va per le lunghe. L'on. Modigliani ri•. ■• te che il dibattimento ha le suo necessita. t, udienza è rimandata, allo ore 9 di stamane.