Lago di Garda

Lago di Garda Lago di Garda (Dal nostro inviato speciale) a i o e e , i e i è a a i o i ' ZONA DI GUERRA, maggio. Ad oriente delle Giudicarle, sul 6Uì asse affonda il lago di idra, s'apre una spaccatura montana, lunga oltre cinquanta chilometri, larga fino a. diciassette, ed. è il Garda, il più vasto dei lagìii italiani. Il confine correva sulle sue acque, tagliandole da occidente a oriente, ametà via fra Limone e la cascata del Ponale, a pochi chilometri da Riva. Come già notammo l'Austria scendeva molto più a. mezzogiorno su ambedue le spónde, con penetrantissimi cunei, formanti una tanaglia attorno a quasi tutta la parte più ristretta, del lago. Sulla sponda lombarda il confine oltrepassava la vai di I.edro e la vai d'Ampola, correva per M. Guil (1322), M. Carone (1391), M. Notta (1384), M. Tremalzo (1975), M. Lavino (1837), M. Captane (1976), M. Pavia (1475), Passo di Vesta (1357), puntando sulla valle del torrente Toscolano in direzione di Gargnano e Maderno. Sulla sponda veneta gli austriaci si erano accaparrata la vetta dell'Altissimo (2070) e metà circa della cresta di Monte Baldo, in appoggio alla linea dell'Adige. Dicemmo anche che la guerra ha. corretto queste sinuosità del confine, portando le linee più a nord, cosi verso Riva come verso Rovereto. Abbiamo largamente rettificala la difesa attorno alla testata del lago. Sull'una e sull'altra riva settentrionale il nostro sistema difensivo è appoggiato a strutture gemelle del terreno: spaccato a destra e a sinistra di Riva da due valli, delle quali l'una va verso le Giudicane ed è vai di Ledro, l'altra mette in vai Lagarina, per Nago, Loppio e Mori. Sulle rive settentrionali di queste depressioni si sollevano a grandi altezze le vere barriere difensive dell'Austria, già munite di forti, ora, come dappertutto, sistemate a campi trincerati. Sui versanti meridionali corrono le difese nostre. Le valli sono come fossati tra le muraglie di due enormi fortezze nemiche che si fronteggiano dagli speroni, dagli spalti, dalle torri, dai merli e dalle innumerevoli trincee e caverne. Val di Ledro Per quel che riguarda vai di Ledro, le prime avanzate ci avevano portati al.pos sesso di alcuni appigli tattici anche sul suo versante settentrionale, a mezza costa circa dalle impervie e munìlissime. alture. Avevamo preso e tenevamo in serbo, alcune posizioni che avrebbero dovuto servirci a progredire in qualche manovra di aggiramento della posizione di Riva. Ma la difesa fu strenua e, dislesa a catena su una cortina montana delle più impervie, rendeva ogni avanzata simile a una scalata. Si guardino le posizioni sulla carta per rendersi conto delle difficoltà da superare per portare la linea al di là della vai di Ledro, le cui difesa, collegata a sinistra ai capisaldi che sbarrano le Giudicarle va per M. Nozzolo (1930), M. Cadria. (2251), M. Midelà (1708), M. Toracio (1503), Bocca de Trai (15S2) al M. Pari (1091), a Cima d'oro (1819) alla Rocchetta (1527), ultimo grande bastione digradante sul lago a immediata copertura*dell'abitato di Riva. Un attacco frontale a una muraglia come quella che va da M. Pari alle Bocchette non era concepibile; altre manovre per infiltrazione, neanche. Di fatto la vai di Ledro si allarga attorno a Bezzecca, e II puntando verso nord si spie in vai di Concei per la strada che tocca i paesi di Euguiso e di Lenzuno : ma la rotabile si assottiglia poco dopo in mulattiera e questa si perde alla testata di vai di Concei senza uscita, minuscolo passaggio quasi soffocato dalla pressione dei circostanti colossi. Fui 8i recente a visitare questo settore, in un pomeriggio di sole primaverile, che rendeva deliziosa la valle e ridente la conca del piccolo lago, incastonalo nel verde erboso listone del fondo. Sulla linea dell'antico confine ci sono molti punti dai quali si può osservare dall'alto e abbracciare in un solo colpo d'occhio la valletta di Ledro e la linea nemica. Si parte da Salò, sulla poetica strada costeggiantc il Garda per un lungo tratto, a pochi metri dalle, acque, che brillano al sole di un color turcliino non uguagliato che dalle acque profonde di certe baie africane. Si traversano paeselli dì un color pittoresco, ricche di serre di limoni, e circondati da campi di olivi, poi la rotabile conquista le alture della sponda cha andando verso Riva si fa sempre più. alta e precipite, e si svolge a qualche centinaio di metri dal lago, tortuosa, sinuosa, in un panorama nominato Ira i più belli d'Italia. Più su punta faticosamente verso i plessi montani del vecchio confine e si dirama in sentieri sassosi verso le nostre linee di cresta prospicienti sul laghetto di Ledro. Lassù potete sedere su 'una roccia a contemplare. A quando a quando una nostra batteria lancia un rabbioso sibilo nello spazio e fa rintronare le sottostanti vallate; ma il nemico è lontano, dall'altra parte dei monti è non vede il minuscolo punto segnato dal la vostra persona sul terreno variato di roccia e di neve. Gli austriaci cercano in questo settore di vivere nella maggior paceLa loro azione è limitata a ricognizioni notturne di pattuglie nel bacino del lago, attraverso zone che possono considerarsi neutre, non reggendo vere e proprie difese né dell'uno avversario nè dell'altro. Sulla riva settentrionale del lago di Ledro abbiamo qualche nostro pósto di Osservazione, ma le linee corrono su quest'altro versante e salgono dalla conca fino alle cime della catena dì confine. Ecco laggiù Mezzolagouna trentina di case coi letti rossi, le qualscendono a bagnarsi fino quasi nelle ondepoi Pieve di Ledro, più ad occidente Rezzecca, dove la strada fa gomito per volgerevmsrin vai d'Ampola e dove sbocca dal nord la i a a a o n n I i i i i i i , e e i a a l i n e i , a e o i l a u n o l i l di n e. ttuné a mo a e a o, li e, zei vai di Concei, quasi abbandonata dal rie* mico, ritiratosi dal fondo verso le alture nei suoi covi di mezza, costa, nei suoi osservatori di vetta., nelle sue trincee di sbarramento, debitamente collegate. Di giorno vai dì Ledro è nel suo fondo pressoché intransitabile -. ognuno che volesse percorrere la rotabile che sale dal Garda in provenienza di Riva, sarebbe veduto e preso a cannonate ò sotto il fuoco di mitragliatrici. I pochi movimenti sì fanno di notte, come i giri di ispezione e le ricognizioni di pattuglie. La. nostra occupazione domina dunque e per cosi dire ottura questa valle, la cui. strada austriaca da Riva, portava liberamente in tempo di pace fino alle Giudicarie, all'altezza di. Storo. Oggi una tale arteria è come non esistesse più. Nel caso già contemplalo £i una offensiva per le Giudicane il nemico non sarebbe in grado di servirsene, avendone noi oltrepassalo lo sbocco e lenendone quasi, tutto il percorso. Da questa parte una irruzione sulla riva occidentale del Garda, che potrebbe avere per obbiettivo Salò e le strade Salò-Bresciat Salò-Desenzano, deve urtare contro i bastioni montani della nostra difesa della vai di Ledro, e aprirsi dei varchi assai angusti per le vallette che salgono dal lago ripide e strette. A ogni modo dalla Cima di Punta Larici, M. Guil, M. Carone. M. Nottà, Corno Marogna, Tremalzo alle alture di Tignale si stende in profondità una estesa zona di montagne. La situazione di un difensore attaccato da vai di. Ledro si presenta per se slessa mollo buona. La sponda orientale Non sostanzialmente diversa è la situazione sulla sponda orientale. Anche da questa parte la strada rivierasca si ferma « muore a parecchi chilometri da Riva. Cosicché al progetto di una avanzata nemica mancherebbe una delle prime basi, la diretta comunicazione. Le rotabili sono necessarie ai rifornimenti della difesa, ma costituiscono sempre un pericolo in caso di uno sfondamento dell'attaccante. Noi et siamo ben guardati dal costruire in tempo di guerra quelle comunicazioni, che in tempo di pace non furon mai volute portale a compimento fino alla congiunzione con la rete stradale di Riva, di Arco e di Rovere* to. Resta naturalmente aperta al nemico (g via del lago, ma la marina la vigila alter* ta-mente dulie sue basì. Finora il nemico si è tenuto- sempre a questo riguardo in una modesta e silenziosa difensiva. Non ha mal tentato la più piccola incursione. Riva è certamente sbarrata da una catena dt mine. Come a occidente d.ominiamq da alte posizioni la depressione di Ledro, cosi a oriente della testata del Garda dominiamo da mastodontiche rocche il corridoio che da Riva, per Nago, Loppio, conduce d Mor^ in Valle Lagarina. Oltre la depressione è la linea di difesa austriaca, che ha nei Biaena il. maggior caposaldo; al di qua è la nostra, costituita dallo schienale del BaU do, dall'altissimo, dal Varagna e dalU loro propaggini, che scendono ih tre direi ioni contro il nemico. Poi la difesa dei Garda si impernia sulle stesse alture chh sbarrano la sponda destra della Valle dell'Adige. L'Altissimo si solleva a dopiiniù dell'uno e dell'altro versante; nelle sue roc< ce, come in un pernio, si saldano le difest di due settori, che, militarmente parlando, debbono essere considerati insieme. Difattù una avanzata austriaca in Valle Lagarina dovrebbe oltrepassare e rovesciare i capU saldi laterali dell'Altìssimo sulla destra lell'Adige e del Coni 'Augna sulla sinistra: ? la caduta o l'avvolgimento dell'Altissimo permetterebbe di progredire la direttrice della riva orientale del Garda. Ma l'Altis* Simo e il Baldo hanno i requisiti sufficienti a una strenua difesa. Siamo, come abbiamo detto, nel campo delle più libere considera* zioni, su un terreno di pure ipolesi, le quali non pretendono di antivenire e di profetare nulla, ma servono unicamente a dare una idea della maggiore o minore importanza lei settori, passati in rassegna l'uno dopo l'altro. Del resto, può dirsi di questi luoghi ciò che accennammo a proposito della Val di. Ledro-, il nemico si limita per ora. a un contegno di difesa tranquilla, senza velleità aggressiva neanche parziale. Il che si intende. Ivi le due linee avversarie sono a una certa distanza, non soffrono li quello stretto e angoscioso contatto, che provoca le rappresaglie diurne dell'artiglieria o notturne delle pattuglie, o le rettifiche delle posizioni. Il terreno stabilisce naturalmente una certa divisione fra italiani e austriaci-, abbiamo anche la fossa profonda che separa due sistemi fortifiati. In complesso il bacino del Garda vive in una sua propria quiete. L'artiglieria nemica sì guarda dal molestare i nostri paeselli delle due sponde (tult'al più qual- che cannonala arriva nelle vicinanze di Malcesinc), forse per timore di rappresaglie nostre su cittadine come Riva'e Arco.A Riva una cerr* vita borghese continua a svolgersi regolarmente, non disturbata da noii che non abbiamo nulla a temerne. Non è raro il caso che si vedano cittadini di Riva passeggiare per le strade, si vedono spesso nei campi mucche che pascola-^no, o contadini che arano, che seminano, ' che raccolgono, a seconda delle sta\ Ogni movimento militare è sospeso di g\ no; non sfuggirebbe all'attiva sorveglianti' dei nostri osservatori, nè alla mira degli artiglieri. Ci si può alfine domandare che significhi, che faccia pensare una tal quiete relativa* Tutto e nulla. Essa è una delle tante fisioy. iiomie che prende la guerra di posizione il certi luoghi, per certo tempo dell'anno; tnL dietro il suo volto uguale, calmo, impenetrabile sono possibili tutte le intenzioni* a Noi sappiamo che nei settori più lungarni I