Estrema ala sinistra

Estrema ala sinistra Estrema ala sinistra (Dal nostro inviato speciale) ZONA DI GUERRA, maggio. Se si segue sulla carta la. linea del nostro confine trentino si vede non solo che essa formava un, ampio saliente, ma che il saliente stesso puntava contro di. noi, in. più direzioni, aveva punte avanzate nel nostro territorio, quasi trampolini bcll'e pronti per il salto. Salienti smussati Prendiamo il settore del Garda, in relazione alle due grandi valli laterali del Chiese e dell'Adige. Il confine scendeva fino\sulta riva settentrionale del Lago di Idro, [a pochi, chilometri a nord di Brescia, dove continuava per parecchi altri chilometri, verso sud-est in direzione del Garola, e fra i due laghi confìggeva un pericoloso cuneo montano, avente il vertice a Passo di Vesta. A oriente del Garda avevamo un altro saliente, che si spingeva a circa trenta chilometri da Verona lungo la vallata dell'Adige, Sulla carta si vede chiaramente questa grossolana branca di tanaglia che stringe nella sua morsa l'alto Garola e par voglia tenere in soggezione le sottostanti città italiane di Brescia e Verona. Il confine in questo settore, militarmente parlando, cra paurosamente avanzalo verso le pianure cosi lombarda come veneta, a cavallo di due direttrici maestre, le Giudicarle e la Lagarina, quest'ultima fornita di due rotabili c di una ferrovia, arteria, di grande valore logistico. Per smussare alla, meglio tali, punte noi avevamo rinunziato allo sviluppo della viabilità, per non corredare la infelice linea di confine di nuovi punti di passaggio, di nuove zone di sbocco. Le valli si erano sbarrate con tagliale, con forti opere in uso prima della guerra e che la guerra doveva svalutare quasi totalmente. Aperte le ostilità la miglior difesa fu l'offesa ; si corresse il confine oltrepassandolo, i forti rimasero addietro e si rettificarono parecchi salienti minori, fra gli altri i due attorno al Garda, schierandoci cosi nelle Giudicarle come in vai Lagarina su una linea approssimativamente diritta, e provveduta di buoni punti di appoggio-, di vere cortine difensive. Accorciammo la linea e la portammo innanzi fin dove po-temmo, cioè fino doro trovammo la lineadi sbarramento che l'avversario aveva prc parala e stabilita a sua. rolla per far fronte da quella parte a nostre operazioni aggressive. Quelle rettifiche fra Chiese e Adige avvenute nei primi giorni della guerra, permangono oggi sostanzialmente., e costituiscono il nostro fronte di battaglia in. questi settori, dei quali si è parlato più di una volta come di settori che l'Austria considererebbe adatti a una grande mossa. Specie in questi ultimi tempi si è detto e si è scritto molto su ipotetiche intenzioni di Conrad di portare lo sforzo più ad occidente, in direzione appunto di Verona 0 di Brescia, per aggirare quasi tutto il nostro schieramento. Bellissimi propositi, troppo belli per un nemico anche più forte dell'Austria. Impressioni colte sui luoghi Ho rivisitato di recente anche questi settori, senza apparato di presunzioni strategiche, ma con la buona volontà, la curiosità, l'interesse dell'osservatore obbiettivo, che vuol vedere prima di credere, che indugia fra le cose per formarsene un giudizio: il quale non sarà infallibile, ma è onesto e sincero, perchè ricavato con quei mezzi che ogni uomo di criterio ha a sua disposizione per pensare bianco anzi che nero intorno alle cose del mondo praticò, reale. E' anche vero che la guerra diventa in certi giorni il regno del fantastico, l'impossibile si fa possibile, e le posizioni sembrano perdere ogni valore. Ma, a parte che nelle nuc osservazioni ho voluto io stesso tenere conto di certe dolorose esperienze del passalo, ho constatalo che ne hanno tenuto e ne tengono conto anche- coloro che della difesa hanno la responsabilità diretta. Non bisogna credere che il passato non abbia insegnato nulla; la stessa attualet offensiva tedesca in Francia giorno per giorno insegna qualche cosa di nuovo anche a noi che la seguiamo di lontano, ma con la più tesa attenzione e con un interesse che può dirsi diretto. In conclusione il mio lungo giro è slato proficuo perchè mi sono reso conto di parecchie cose che ignoravo o non conoscevo abbastanza bene e mi offrì <l modo di ragguagliure il lettore intorno alla situazione militare in rapporto a una presunta mossa offensiva dell'avversario, alla quale dobbiamo pensare come a una nuova scria eventualità della nostra guerra. Venga essa in questa primavera, sia rimandata all'estate e magari all'autunno, non deve importarci molto-, si possono fare varie ipotesi ma la sostanza è questa: che dobbiamo essere pronti a reggere ad un grande, tentativo di rottura del nostro fronte, o da un punto 0 dall'altro. Perciò abbiamo voluto girare metodicamente l'intero fronte, quello in montagna e quello in piano, prospettando a noi stessi settore per settore le varie possibilità, come se ognuna potesse essere vera, e magari potessero avverarsi più d'una insieme. Le Giudicane le abbiamo percorse come se l'offensiva dovesse svolgersi su quella direttrice: così abbiamo fatto per la Lagarina, cosi per gli Altipiani e quando era utile c logico ab biamo considerato insieme due o più settori di attacco. Attraverso un tale procedimento analitico abbiamo finito come era naturale per farci una opinione che a suo tempo esporremo, senza darle la più leg gera veste ufficiale, perchè non ci pare indispensabile rappresentare nulla di più del nostro semplice e personale pensiero. Un corrispondente di guerra ha una sua visione della guerra, una sua opinione, che vale quello che vale, può valere molto o poco, ma è unicamente la sua-, è la visione di un giornalista. Cominciamo dunque a chiarire la situazione nostra attuale lunga il fronte di montagna, movendo dall'ala sinistra del nostro schieramento. Il fronte dei ghiacciai Non d^^casn di occuparsi di quel tratto di fronte che si stende ad occidente di questa grande direttrice. Se. volessimo far del colore, darci, alle divagazioni bozzettistiche e poetiche, dovremmo certo dedicare un proemio alla guerra sui ghiacciai, sulle altissime vette delVOrtlcr, dello Slelvio, del \Tonalc, dell'Adamello. Ma il nostro con [pito è meno letterario. Le grandi offensive si fanno dove il terreno si apre, non dove si solleva e sale ad altezze vertiginose che fermano i movimenti, congelano, cristallizzano la guerra. Nè per lo Stelvio nè pel Tonale noi pensiamo che l'Austria possa attaccarci in forze. Ivi il terreno formalina durissima linea d'ostacolo, che si presta anche oggi a colpi di mano, a piccole fluttuazioni, a minuscola sorprese, ma non a disegni di. invasione. Contrafforti formidabili si oppongono al libero movimento delle pia modeste colonne. L'estremo lalo occidentale del Trentino non è assolutamente terreno di manovra e si. presta idealmente alla difesa contro qualunque attacco..Truppe che aprissero le porle al nemico da quella parte sarebbero indegne di appartenere a qualunque, esercito. Noi sappiamo invece di avere lassù dei soldati, che hanno fatto per tre anni una. guerra, unica, al mondo, in mezzo a, difficoltà che superano l'immaginazione. Le posizioni dell'Atta niello informino. Le abbiamo portale al tli là dell'immenso ghiacciaio, le abbiamo tenute senza alterazione per ben due inverni, alimentando migliaia di uomini in regioni che in tempi normali, erano valicata soltanto dai più ardili scalatori di rocce. Se di lassa avessimo potuto aprirci la strada per Val di Genova,' fino a. raggiungere il Sarca, avremmo potuto tentare una manovra, di aggiramento delle Giudicane e di iilfÙlrazione al fianco di Trento : ma un tale penr siero non è che un volo della fantasia. Le stesse difficoltà die affermiamo insuperabili per il nemico, avrebbero fronteggiato \ogni nostra mossa in avanti. Quando si so\no occupale posizioni della natura dell'A- . n e o e damello, quando si è riusciti a tenerne le cime t- a trincerarsi sugli speroni, dominando le testate delle sottostanti vrilli nemiche non si può andare oltre nè coi movimenti, nè con le speranze. Tenere una giogaia non vuole dire cancellarla dal terreno.-Superata e vinta di fronte èssa continua ad esistere alle spalle dell'occupante, è un nemico formidabile sulle sue retrovie in caso di un'avanzata. Se un ghiacciaio può non arrestare una colonna d'assaltò che parta per una marcia di due giorni con viveri di riserva, arresta o rallenta i rifornimenti che debbono seguire, tronca i nervi ed i muscoli, a ogni grande unità lanciata nella manovra. Ciò che abbiamo fatto sulVAdamello è tutto quanto poteva farsi dalle più belle truppe alpine del mondo, la concezione difensiva domina da ambe le parti le pìccole jnosse e le sistemazioni avversarie in quelle regioni che per. nova mesi dell'anno non hanno nulla da invidiare alla calotte polari. Lassù la natura à senza altra vita che quella dèi ghiqcci e* terni, non ha vegetazione, l cannoni tuo* nano dalle vette come voci mostruose di gigantesche créature. preistorióhe/ che si mandano reciprocamente l'auviso: « Di qui non si passa ». 11 loro ululo affannoso empie le profonde paurose convalli, rotala a lungo negli <spazi vuoti d'ogni traccia di vita e d'ogni rumore^ U jnbbimento dei proiettili che segnano parabole di chilometri è il solo possibile. La restante guerra degli uomini brulica minustóla in un regno, che pare creato dalla fantasia. Più a nord dell'Adamello le acque hanno, lavorato il terreno e sì-sonó in, secoli e se* coli, di lavoro aperta una strada che lentamente conduce verso le pianure. Alludiamo alla vallata dcll'Ogliu, che per Edolo t\ Brcno viene a interporsi fra Brescia e Mi* lano. Ma un'invasione dell'Italia dalla Vai Camonica non ci pare oggi neanche pensa, bile. Lasciamo stare le difése: ma si tratta di una. direttrice di estrema lunghezza, dove l'attaccante, tanche non molestato, dovrebbe distendersi in una interminabile, colonna, che prima di giungere al piano, perderebbe ogni sua forza di attacco. Le. strette più dure si passano, e le Termopilì sono l'esempio classico della frattura di uri fronte raccomandato ad una sbarramento unico; ma la valle dell'Oglio non può, a nostro avviso, essere considerata come direttrice di un grande attacco, non fosse aU tro per la sua lunghezza, che fi.nircb.be. con lo stremare un intiero esercito che. osasse, incolonnar visi. Dopo questa sommaria, ma sufficiènte ch pera di revisione e possiamo dire di èsclu* sione, — la quale non nega affatto la pos-\ sibilila di operazioni diversive, di disturbò e di tentativi locali, parziali, da parte, di un nemico deciso a impegnarci a fondo in altro settore, — spostandoci vex'so, orienta veniamo alle Giudicarle. Le Giudicane Le Giudicarle sono itidubbiamente una gran direttrice^ La strada da Trento a Tio« ne, (Km. Ai), larga dai 5 ai 6 metri, e altreltanto nel suo ulteriore andamento da Tionc al vecchio confine di Caffùro (Km. 29). segna una comunicazione diretta fra Trento, e Bresciu, per l'alta valle del Chiese e la media e bassa ralle del Sarca. Per se stessa è questa una rid di discesa: ma allo stato attuale delle cose, col fronte nostro che oltrepassa di parecchi chilometri il vecchio] confine, una tal direttrice ci si presenta come assai lunga e difficoltosa. Da Anfo a Brescia sono più di cinquanta chilometri, la maggior parte in mezzo a montagne.- La attrattiva clic gli sbocchi dalle Gimlicarie

Persone citate: Garola, Sarca, Vesta