Aneddoti, curiosità e bizzarrie nell'interrogatorio di Luca Cortese

Aneddoti, curiosità e bizzarrie nell'interrogatorio di Luca Cortese Aneddoti, curiosità e bizzarrie nell'interrogatorio di Luca Cortese Ro, il. si L'udienza del processo Cortese si apre alle 18,30. Il pubblico è ancora più numeroso., delle udienze precedenti. E' presente anche oggi (l'attrice Giannina Chiaritomi. 11 Presidente annunzia che, per affrettare il disbrigo della causa, si faranno d'ora innanzi cinque sedute alla settimana e le udienze non Uniranno ipr.ima delle 19. Gli avvocati protestano, ma il 'Presidente insiste, il Presidente fa uscire Luca Cortese dalla, gabbia ppr la continuafclohe dèi suo interrogatorio. Pero l'avvoca!to Marnili, difensore del Cortese, sorge per (rivòlgere un'istanza al Tribunale. 1,'istanza si riferisce alle rivelazioni fatte ieri dal Corlese circa il biglietto che il Colazza avrebbe inviato in carcere al Manfredini per dargli istruzioni sul modo in cui rispondere al giudice istruttore ; invece il biglietto per errore ffu posto nella cella del Cortese, il quale lo stracciò. L'avv. .Marnili dice che avendo i •giornali riferito l'incidente di ieri sera, si è presentato all'abitazione della famiglia Cortese certo -Evaristo I.unadei, il quale, quando, laica Cortése venne arrestato, era detenute con lui a Regina Coeli. 11 Lunadei si è detto disposto a venire in Tribunale per deiponre che veramente il Cortese ricevette il biglietto diretto al Manfredini- e che egli, insieme ad altri detenuti, cioè il dott. Pro e certo Patèrna, rimproverarono al Cortese di aver stracciato il biglietto che poteva giovarteli, ^avvocato Marulli chiede che .11 Tribunate faccia citare il iLunadci. Il Tribunale si riserva di decidere in seguito su tale richiesta. Le lagrime di < Laura ». Continuano le contestazioni del Presidente lai Cortese. Il iP. -M. chiede all'imputato spiegazioni su una lettera sequestratagli. E una lettera di donna a firma « Laura ». Questa signora, con parole strazianti si lagna che il Cortese non abbia voluto darle ascolto e che In Jascl nelle terribili condizioni nelle quali si trova. Cortese: — Dichiaro ohe si tratta di luna delle migliaia di lettere femminili che io ricevevo. Eto, non so perchè, il confessore di jtuttl e specialmente delle signore (ilarità). Non so perchè tutti venivano a raccontarmi I loro affarìi Questa signora Laura era la ImogWe di un testimone di accusa in questo (processo. La moglie voleva dividersi dal marito e chiedeva consiglio a me. Mi rincresce Che questa lettera, non lusinghiera per il marito, abbia potuto essere' sequestrata ; ma si tratta di una eccezione della quale mi dolgo (perchè avevo cura di strappato tutte le lettere iemmintli che ricevevo. Il Pubblico Ministero rivolge, quindi, al Cortese una serie di domande riguardanti 11 voluminoso epistolario sequestrato. Sorge una vivace contestazione èra di P. 'M. e l'avv. Ma.cherione circa la hecessità, sostenuta, dal difensore del Manfred'ni, di non, discutere alcun documento prima che -esso sia riconosciuto dall'imputato. : Il P. ai. efifede spiegazioni al Cortese sul 'fatto che, mentre nel suo interrogatorio disse di essere sempre stato gridato dal Colazza, risulti invece dalle lettere del Cortese che quésti forniva istruzioni su tutto ciò che il Colazza doveva fare. Il Cortese spiega la contraddizione, dichiarando che le lettere di cui la parola il P. M. furono da lui scritte quando, durante la guerra, venne richiamato come ufficiale., In questo tempo il Cortese non poteva occuparsi dei suoi molti affari o doveva, Jn via eccezionale, rivolgersi al Colazza. Cortese, rispondendo ad altra contestazbnc del P. M., ammette che durante la guerra, nel periodo jn ctìl égli era ufficiale di complemento, l'Autorità militare aperse un'inchiesta contro di lui, Cortese, perchè frequentava « una signora blonda e quindi, diceva l'accusa, inevitabilmente polacca ». {Ilarità). « Dico questo — dice il Cortese — per dare un'idea della serietà, di quell'inchiesta. Non si rifletteva all'esemplo di una signora bionda la Regina Margherita, Ja quale, pur essendo bionda, è certo due volte italiana ». Cortese ammette inoltre che gli furono dalla Censura militare sequestrati tutti i suoi telegrammi sospettandolo di spionaggio in complicità con la famosa signora bionda. Ma egli, Cortese, notò dimostrare che non si rese colpevole di spionàggio e che tutti i suoi telegrammi si riferivano ad affari leciti e specialmente alla costituzione della Casa editrice -nazionale. « La signora con la quale io mi trovavo in rapporti era la Tilde Teldi, e potei anche dimostrare la purezza delle sue risorse finanziarie, e l'Inchiesta per spionaggio fini nel nulla >. Il P. M. chiede spiegazioni al Cortese di una sua letera al Colazza esistente in atti, In questa lettera il Cortése diceva di chiedergli con le lagrime agli occhi del denaro per comperare Un paio di orecchini per sua moglie, e aggiungeva: « Però la scongiuro di.non dir nulla ad Augusto », (Manfredini). Perchè questo segreto? Chi era Augusto? Cortese: — Augusto era il Manfredini. P. M. : — Perchè chiedeva il segreto presso II -Manfredini? Cortese: —, Perchè questi si opponeva a che il Colazza mi desse del denaro. Lo confesso, è doloroso dover portare In pubblico anche le proprie'miserie coniugali, ma io nulla voglio nascondere. Dovevo ricorrere a ques i sotterfugi... è doloroso, ma è cosi. L'avv. Gregoraci della P. C. : — Vorrei rivolgere una domanda a Cortese: In ogni momento noi ci incontriamo nella contestazione che Cortese ha dovuto mentire, ha dovuto nascondere e ricorrere ad astuzie. Vorrei sapere perchè egli sistematicamente doveva ricorrere alla menzogna. Cortese: — Non ho alcuna difficoltà a rispondere.. La mia vita era estesa ad una cosi larga Attività per cui e. a necessario ricorrere ad un duplice ordine di menzogne. La menzogna era divenuta una necessita della, mia colpevolezza sentimentale e della mia bontà. Avevo anche del segretari da ine destinati a mantenere le fila delle mie monzog'ne per non farle scoprire e óon recare danno (ilarità vivissima). P. M. : — Questo è un capolavoro! Aw. Gregoraoi: — Ma, poiché il Cortese ammette che viveva di menzógne, non può egli TncddtzSpraammettere che anche altri degli imputati di questo procèsso potessero, rimanere vi:':...c delle sue menzogne? Cortese: — Quando ho parlato di menzogna too sempre inteso di parlare di menzogne derivanti da bisogno sentimentale, delle quali, dico subito, gli altri approfittavano per tenore Inchiodata la mia volontà ad una situazione terribile che io deploravo, ma ohe dovevo subir,-». Per esempio, ho avuto sempre una vera religióne per mia madre e avrei '.atto qualunque sacrifìcio per non darle dispiaceri. Ad esempio, ancora, quando ero ufficiale, i miei d'editori, t>er essere pagati, non mi minacci-vano di ricorrere al colonnello, bastava che dicessero: :■ andremo da tua madre' ». io ricorrevo allora a qualùnque mezzo per evitare à mia madre tale dispiacerò. Ma insomma, esclama ti Cortese accalorandosi, è necessario che il o e è e o e e e a n a a e e e i Tribunale si convinca della situazione eccezionale in cui io vivevo, lo non sono un uomo come gli altri. Si pensi, ad esempio, alla condizione nelia quale io mi sono trovato. Io ero da cinque anni in relazione con Tilde .Teldi e tutta Italia si può dire conosceva questa relazione die era invece ignorata da mia moglie. Si pensi a quali menzogne io dovevo ricórrere perchè mia moglie ignorasse unto! Non basta.: io ebbi un figlio da mia moglie mentre ero in relazione con Tilde Teldi e non potevo dire alla Teldi che, sebbene la tradissi, e l'ho tradita molte volte, io aveva nel fondo del cuore uh amore inteso, una vera religione per mia moglie. Dovetti perciò ricorrere a continui inganni presso la Teldi e presso mia moglie. Avrò fatto male; ma il torto non è mio. è del mio temperamento clic mi ha permesso di amare varie volte egualmente, intensamente. La donna esercita su di me un fascino irresistibile... Quando una donna mi sorride la vita mi si rischiara... (ilarità e commenti). « lo sono un essere strano ». ì\ M. : «Vorrei che l'imputato spiegasse meglio la frase: « Bisogna nascondere ad Au;ustù ». — Cortese: «Per pagare alcune passività avevo dovuto vendere alcuni- oggetti di mia moglie. Era giusto che io restituissi a lei quegli oggetti, ma Manfredini era contrario ad accumulare le somme occorrenti con le altre mie passività. Perciò io dovevo scrivere a Colazza, facendo vedere clic mia moglie erigeva tali oggetti, pregando di non dire nulla a Manfredini, mentre -ix>i il, Coiazza fingeva co) Manfredini di fargli leggere tale lettera -i mia insaputa. E' una cosa vergognosa, perchè 10 facevo apparire mia moglie come ansiosa di avere i suoi oggetti, mentre ella, povera, figliuola, non mi ha mai chiesto nulla». — 11 P. AI. insiste sulio menzogne contenuto nelle lettore del Cortese, il quaile, rispondendo, dice: «Io sono un essere strano. Amo tanto mia madre, eppure facevo delle cose che le dispiacevano. Amo mia moglie come la religione della mia vita, eppure amai anche la Teldi. E' cosi un cuore umano che sente molteplici affetti. Poco a poco io cercavo di liberarmi dei miei intrighi passionali, come con le imprese teatrali cercavo di liberarmi dagli intrighi finanziari. Alla mia opera teatrale volevo legare l'avvenire dei miei figli, elio adoro. Io ho avuìo ed ho ancora la convinzione di essere i'i soJo in Jta.lia capace di risolverò 11 problema artistico e spirituale dell'epoca, od ancora oggi sono convinto di essere il solo capace di fare ciò. Mi sembra di essere vissuto in altre sfere terrene, dove potei avere la concezione grandiosa del mio compito e delia mia missione ideale o morale». — P. M.: « C'è una lettera in cui Cortese parla a. Colazza della sua prossima visita al commissario di P. S. Casti. Vorrei spiegazioni ». — Cortese.: «Una parte di questa lettera risponde a quanto il Colazza voleva che io scrivessi: l'altra parto risponde a verità che io gli comunicavo». — Pctroni : «In altra lettera Cortese suggeriva che Poi chi dicesse a C-a-sii che il denaro glie In aveva dato per l'azienda 'citrale, piuttosto che por il trust siderurgico »• — Cortese: «Ripeto che queste lettere erano sempre preparate dal Colazza, anche quando rispondevano a verità ». I tre «zìi». P. M.: « Come mai di tale lettera vi è uni copia dattilografata ? ». — Cortese-. « Ho stmpre detto che Colazza mi mandava lettóre dattilografate, cho io ricopiavo, rimandando a lui anche i fogli dattilografati. Non so se no facesse altre copio por Manfredini. perch.3 ho sentito dire che ne sono staio trova:a nel tiretto di Manfredini ». — Camerini: « N'iti può essere invece che la copia dautilografata sia successiva alla lettera di Cortese? ». •- Cortese: « Questa è l'apparenza della realtà •. — Camerini: « Si può intanto accertare se la carta sia quella usata dal Colazza o«r scrivere al Cortese ». — Porzio: « Cortese ha rispetto di no ». — Camerini: « Non ha ancora risposto ». — P. M.: « iSi, ha risuoslo subito ». 1 difensori di Colazza non si acquietano, ma il presidente li invita a non insistere sopri", un incidente di scarsa importanza. Il P. M. chiedo dilucidazione anche sulla lettevi del 14 marzo 1017. Cortese: « E' stata dettata a macchina al mio segretario Ximenes, il quale ignorava la vera identità del Piatti e del Martinenghi. Secondo le istruzioni di Colazza, « v.us Vittorio » significa Piatti, « zio Augusto » il Manfredini, « zio Pio « il Folcili. Tale lèttera fu portata a mano dal Piatti ». — P. M. : « E della lettera diretta a .Braccini che potete diro? ».■— Cortese: « Braccini ora un mio creditore ed aveva rapporti diretti con me, malgrado il contrario volere del Colazza. Avendomi detto il Braccini d'informarlo del mio congedo, io lo informai, ma per" le ragioni suddette lo invitai a fingere di apprendere la notizia dallo stesso Colazza ». Su richiesta del P. M., viene ancora mostrato a Cortese un telegramma di detto Braccini, e l'imputato lo riconosce e dice che tale telegramma egli 10 trasmise al Coiazza. Circa una lettera dell'avv. Capo che è in alti, Cortese spiega che essa riguarda i famosi asdegni dei quali ha parlato a lungo. 11 P. M. domanda se Cortese riconosco per sua una lettera dattilografala, senza firma, allegatala! processo; ma Cortese risponde: « Non è scritta con nessuna dello mio macchine e contiene volgarità che io non sono mai stato capace di scrivere. Inoltre, non avrei mai mandato delle, lotterò senza firma. Vi sono qua e là delle frani del mio stilo, ciò che dimostra che è stata da altri architettata ». — P. M.: « Cortese riconosce la lettera che fece recapitare al Colazza quando egli si trovava nello studio del Casti per subire uno dei suoi primi interrogatori posteriori all'arresto? ». — Cortese: « Essa fu scritta quando tenevo fede al Colazza. supponendo che egli si adoperasse per la mia liberazione. La lettera fu scritta col permesso del cav. Gasti ». — Presidente a Colazza: « E' questo il -biglietto di cui parlavate ieri? ». Colazza è fatto uscire dalla gabbia o gli viene mostrato 11 biglietto, ed egli dichiara che questo è il biglietto di cui parlò ieri. ! bigliettini in carcere. Cortese dichiara: — Tengo a dire che in pedifefulibriCoCoPmteodtevol'onchp.earJ.ouPfedJ'cuqddsQlabCndsdn—slvdgs^ntCr>ctsncdPlucgccfnvqsaetanctsrplanillPdpmrpnleamtcS1dDtnsadfi carcere -esis-t-e un trattamento rigoroso ed e- a , e e . e , , : a a l guaio per tutti. Non è vero die io abbia un trattamento speciale. Basta fare il proprio dovere per essere trattato bene. Il signor direttore ha recentemente dichiarato che io sono uno dei detenuti più disciplinati, e ciò provai anche in occasione di un recente animutinamonto. Malgrado il rigore, avviene che talvolta, per mozzo di quei detenuti, che fanno i servizi, biglietti e ambasciate passino da una cella all'altra. Spesso mi ..furono portati per errore biglietti del Colazza. Ma io. nella, mia consueta, stupida o spavalda ingenuità, rispondevo: «Non può essere mio. portatelo a -Manfredini ». Così ieri, quando il Colazza domandò so io avessi inviato dai carcere un biglietto con su scritto : « Fatemi useire e pagherò il Banco », io negai, ma soltanto per non comprometterò nessuno. Oggi p—vfgP—p«tsvdOfscCCncanadi o a a i è a a, 1 e a e . i i e ò d o a a : a e l • o o i i o ò a — a e o . a ", . l a e s l a E e o , o i a a e o i le a e a, e o n n a. ò ta si o ro li t». i è o il n però, avendo saputo che un agente di custodia è sospettato per questo, dichiaro che effettivamente scrissi il biglietto, ma che esso fu portato fuori da un detenuto che usciva a libertà. La frase ivi contenuta., del resto, corrispondo a. quanto ho sempre, sostenuto. — Colazza: — signor presidente, io ieri non vo j P'uI nlàilCortese: — E di che dovevo preoccuparmi Porse deMe iniquità che ,lei ha combinato? Un curioso episodio y L'avvocato Machiérone, difensore di Piatti muove a Cortese diverse contestazioni. Cortese narra un curioso episodio: —- Colazza odiava il noto mediatore Filippone, come tutte le persone che gli stavano intorno. Una volta Colazza mi offriva delle sigarette al l'oppio dicendomi: « Fatele fuma ne cosi potrete portargli via tv...* ... —"-cche vi concernono». Io gli risposi che era ;pazzo. Raccontai questo episodio al Piatti, in -mtdc• Cd.evnóhe citile un'punto.1 cic^ che', appena ^arrestato, il Cortese si preoccupava.unicamen^J.ol Credito Centrale del Lazio e non di alta.-. - 11cpepc. eleni-ette al 1 aL; VFiiinnn iNmtt. la carta I1„ „,!'f. Cuho dei sotterranei di questo tribunale ed il Piatti allora mi disse: «Quando Colazza mi fece firmare la famosn cambiale, mi diede da fumare tre sigari. Cho fossero oppiati an-1 J'dV^UamoffanWttra™!«con un'altra espressione. A questo punto la udienza è sospesa per mezz'ora, durante la quale il Cortese ha sorbito la solita tozza di caffè o mangiato I biscotti che gli furono dati dal padrigno, avv. De Miro, il (piale assiste al dibattimento dalla prima udienza. Quando rientra il Tribunale, Cortese esce dalla, gabbia o ripiglia il posto dinanzi al Tribunale. Vengono riprese le contestazioni al Cortese. Avvocato D'Aquila, difensore del Manfredini: — In una lettera al Manfredini, in data del febbraio del 1917, Cortese dice: "Io non sono uno sciocco. Conosco il mondo ed intendo mi sia. pagata l'intera somma». Riconosce che è sua questa lettera? — Cortese: — Si. — Avv. D'Aquila: — A quale somma si riferiva? — Cortese: — Non si riferiva alla somma del Credito Centrale, che io ignoravo quale precisamente fosse, ma alla somma di 400 mila, lire che dovevo in quel tempo pagare. — Petroni: — E chi lo aveva data tale imcCdsDcnltdamsomma? — Cortese - Avevo stretto accordi ! m^^'eon^^it^M^^pì^U^Quali sono questo gruppo e queste perso¬ ne 7 — Cortese: — Non intendo per il momen to fare nomi. — D'Aquila: — In altre lettere Cortese dice: «Duo avvocati m'hanno offerto r> milioni che mi sarebbero consegnati tra pochi giorni, dietro garanzia di alcuni miei autorevoli amici ». Chi sono gl'i avvocati? Chi sono gli autorevoli amici7 — Cortese-. — I nomi, ripeto, non intendo farli. Posso dire che cinque milioni avrebbero potuto venire dalla, capitalizzazione dell'Istituto Teatrale: Poi mi era dedicato ad un'altra impresa. Volevo trasformare i (Bagnoli a Napoli e farne un centro climatico come Salsomaggiore. Anche da questa mia attività avrei potuto trarre grossi guadagni e grosse somme. — Àngèlueci : — Chiarisca questo punto. — Cortese dice: — Da varie parti sull'inizio del 1017, mi scmtas. sla•pi L' dccTndfurono fatte delle offerte per la càpltalizzazlò-1sno dell'Istituto Teatrale. T» queste offerte • pvi fu quella del ragioniere Pietrasanta. il Smquale mi disse cho avrebbe messo a mia di sposizione 4 o 5 mUioni. Da questa somma avrei tolto dapprima quanto occorreva per effettuare i primi pagamenti al Credito Centralo dèi Lazio. Devo fare una dichiarazione a questo proposito : Non posso fare tutti i nomi, perché devo tenere conto della vigliaccheria collettiva. Se facessi tutti i nomi, tutti questi individui potrebbero venire qui a smentirmi, mentre io .intendo che qui la verità risalti chiara e semplice. Non posso non preoccuparmi della condotta seguita durante l'istruttòria da alcuni testimoni che hanno affermato cose contrarle alla verità. Colazza e la sua fidanzata, Cortese : mmpefe'dIdiv!c; avsI na• mn;™fé£i i^Ll 0 \° t(lcF° «««ivftyo p2Fche* il Coiazza potesse Ingannare .la signora *.me-f2l&J? ,5c!.^c?i1(7at0. piano ciecamente; fPochi giorni fa la signora Emery mi ha man dato a salutare affettuosamente da un suo parente. Non si manda a salutare affettuosamente chi avrebbe rovinato ti suo fidanzati)». D'Aquila contesta al Cortése, una lettera diretta al Colazza, nella quale si parla del gruppo industriale del comm. Diat:o e dell'organizzazione teatrale. Cortese conferma che In lettera rispondeva iperfettamente aila verità od alglSlegli l'aveva scritta' sapendo' 'che Ti" Colazza la lavrebbe mostrata alla signora Emery. Barn- smonta che quando fu scritta la lettera c'erano dtrattative perchè ogl.i dovesse succedere al mcuca Visconti di -Modrone nella direzione della pScala di Milano. Avv. Petroni: « L'8 febbraio 1017 Cortese doveva fare dei pagamenti al Crj-, dico Centrale dei Lazio. Allora egli parla di Dante Ferraris, di Diatto, di Pecori e del irustì teatrale. Quali rapporti esistono tra questi | nomi fatti colla lettera e gli avvenimenti che I si svolgevano?». — Cortese: «Devo ripetermi!ancora. Lo scopo di queste lettere e quindi "dello menzogne in esse espresse e contenute j fu sempre quello di accontentare i\ Colazza e- n o ioò ie he io o. eril rulgi per eludere ed ingannare la. signora Emery >-. — Petroni: «E -perchè queste menzogne dovevano essere riferite e ripetute anche al Manfredini? Egli corto -non doveva sposare la signora Emery! ». — Cortese: «Mi obbliga a Pare una risposta che non intendo* ilare ». — Manfredini dalla gabbia, sollevandosi in piedi, a grande voce ed agitando le mani: « La dia! La. dia questa spiegazione! ». — Petroni: <■ Non perpetui ancora il Cortese ii sistema dei piccoli ricatti colle sue reticenze». 11 presidente scampanella ed il Cortese vuole parlare. Ritornata la calma, l'imputato dice: «Non ho alcun^ difficoltà a diro tutto. Ora posso chiarire tutto il contegno di Monfrediini. che prima mi sembrava incerto, o- scuro, se non inesplicabile. Quando seppi tuttociò ch'i si attribuiva a me nei rapporti del Cxe/Htt. fsntral» Ha1 I.a-/in mi sni Affai he- Citdito Centrale del Lazio, mi spiegai be- nissimo il contegno del Manfredini, il quale : col Colazza faceva gl'imbrogli ai miei danni,1allo scopo di ingannare i consiglieri di amministrazione dellla banca, i quali nulla sapevano di ciò che succedeva». Avvengono dopo altre contestazioni intorno al debito del cortese verso il Piatti e .su circostanze di secondaria importanza. Quindi l'avv. D'Aquila leggendo sempre le lettere del Cortese rivolge a. questi una nuova domanda: «Como spiega il sentimentale Cortese se non con un sacrilegio il fatto che nelle sue lettere egli raffronta Manfredini alla venerata madre? » — Cortese: «Il sacrilegio sussisterebbe se non ri fosse, a spiegare l'espressione da me usata, il vincolo" dell'amicizia, dell'affetto e della simpatia che mi legava allora al Manfredini. il quale ora anche' un bell'uomo. Ora, si è sciupato! » (Il pubblico rido e ride pure il Cortese). Petroni: «Per un vincolo sentirnen- tale quindi!'». — Avv. D'Angelantonio, dì- tensore di Collazza: «E' vero che a Napoli | all'*-HOtel Vesuve», trovandosi nello stesso i Dallolio, albergo S. E corani. Diatto ad allontanarsi?». — Cortese: « E' vero. Cedetti 11 mio salotto in quell'occasione a/ll'on. Dallolio e pregai il Piatti ad assentarsi perchè lo ritenevo capace di presentarsi all'on. Dallolio cóme il comm. Dlattq. Non escludo neppure di avere invitato il Piatti ad allontanarsi da Napoli per evitare un incontro che avrebbe potuto essere roviI noso i. ... - Un quesito morale, D'Angelan tonto: t Come concilia il Cortese là sua innata e non smentita cavalleria con il fatto che, cortese che la signor ;Colazza tutto fi su0 patrimonio perchè lo -mvestisse nelle imprese industriali?». - Cortese: «Sì, lo sapevo». A domanda del Presidente Cortese rispondo che in un primo momento ebbe un cattivo concetto del Colazza perchè seppe che la fon voi invitaste 11 falso j plsp- -, , , mentre nelle sue lettere proda- ! • Perchè dubitò delllonestà del Colazza?». -'Cortese: « E' cosa che riguarda un periodo Udella sua vita anteriore ai nostri rapporti. trovandomi I = Sapeva il ' veva affidato | ^*™???v^ ^ ^ • darle per marito5 un uòmo corno mp'.icita a uane pe. 11 Colazza?». — Cortese: «E che sapevo io che il Colazza dovesse finire in galera? » (Il pubblico ride). D'altra parte il Colazza mi era simpatico, perchè, dicendo quelle bugie per una donna, aveva dei punti di contatto con ino» (Ilarità prolungata). Avv. Marulli 1 aena sua vn-a anmiioiu ai uuau iNon ritengo corretto accennarvi Innanzi ai magistrati ». - P. M. : . Cortese che la signora. Emery avi 1 !«« <>* ^ limonio ™M™ indelicata compiuta dal Cola,zza in qualità di magistrato durante lo svolgimento del processò Pacelli Pouchàin col Banco di Poma. Ciò raccolsi dapprima da varie boccile e poi da una indiretta confessione del Colazza stesso, il quale se ne faceva vanto. — Gregoract: Devo però far rilovare al Tribunale che quel processo si chiuse con un ordinanza di non uogo a procedere pronunziata da un magistrato, che è vanto della nostra Córte d'Ap-, pollo: Filippo Fazioll. 0 Cortese mentisce, o Colazza ha fatto una bassa millanteria. — Ad' una nuova contestazione dell'avv. Petroni riguardante un posto eminente che gli.sarebbe stato offerto da una eminente personalità politica, Cortese si rifiuta di rispondere. L'onorevole Camerini, difensore del Colazza. desidera che si' domandi al Piatti se quei famosi biglietti di visita fatti fare colla leggenda « Comm. Vittorio Diatto », furono ordinati da lui, come ha affermato il Cortese, ù dal Cortese direttamente. Piatti, levandosi pron- dopo che il Presidente ha domanda: — Fu Cortese, ansenttmentale 1 (ilarità vivissima). — Camerini: — Ha mai detto il Piatti a! Cortese che egli fosse cognato del commendatore Diatto ? — Piatti : — No. Mai dissi nulla. — Camerini: — Si presentò il Piatti di sua iniziativa al Capo come comm. Diatto, o fu Cortese a presentarlo cosi? — Piatti: — Come ho detto, fu il Cortese, - Camerini: U telegrammi che erano diretti al Piatti al l'Hotel Maìestic, erano indirizzati a Piatti od a Diatto? — Piatti: — Erano indirizzati al mio vero nome. Una volta sola mi giunse un telegramma Piatti-Diatlo e mi fu inviato da «irato a lui la d< P<" ™£°™J Cortese. — Dopo una breve dichiarazione del Cortese a proposito del nome fatto dell'ammiraglio Leonardi-Cattolica, dichiarazione rivolta a smentire che l'ex-ministro abbia avuto una parte qualsiasi nei fatti che riguardano questo processo, l'udienza è dichiarata chiusa, mentre si svolge ancora un vivace battibecco tra l'avv. on. Camerini e Angelucci. A proposito dell'ammiraglio i-attolica Cortese ha detto: — Tengo a dichiarare non essere vero come affermò nel periodo istruttorio il Colazza che il famoso plico rimanesse un po' di tempo a Na.pol, presso II senatore Leonardi Cattolica. Ciò è assurdo e falso. G