Singolare autodifesa del "Mecenate"

Singolare autodifesa del "Mecenate" L'interrogatorio di Luca Cortese Singolare autodifesa del "Mecenate" Roma, 5 sarà. ItL'udienza del processo Cortese incomincia valle 12,30. Aumenta il pubblico specialmente vfemminile, a questo processo elio assume un l'icrescente interesso. Imputati ed avvocati sono etutti al loro posto. Luca Cortese <:■ come serti- vprò inguantato e sorridente. Si continua, l'in- Pterrogatorio dell'imputato notaio Guglielmo '«lPiatti, il quale*ammette che per accordi Inter-1 do i e venuti con Cortese egli assunse di rappresentare la parte del comm. Diatto, mentre il Martinenghi, per consimili accordi, doveva, sempre rappresentare la parte del comm. Dante Ferraris. Cortese direttore di scena Interrogatorio di Martinenghi. Cortese, interrompendo: — Non Ito difficoltà a riconoscere che ila me era stata assegnata al Piatti la parto di Diatto osi al Martinenghi la parte di Dante Ferraris. Anzi debbo dire che. avvenivano equivoci porcile il Piatti si dimenticava della parte ohe rappresentava. Cos'i a taluni presso i quali egli doveva ligurarc come Piatti si presentava" come Diatto e viceversa. Allora io gii scrissi una lettera n'olia quale fornivo al Piatti le istruzioni per rappresentare bene la sua parte. (Ilarità e commenti]. Cosi doveva essere. Dèi resto avevo ideato la cosa più che &j!tro come uno scherzo. Uno degli avvocati della P. 0 : -- Alla larga ila. questi scherzi! Il Piatti nel seguilo del suo interrogatorio si difende dicendo Clio quando figurava, come comm. Diatto non richiedeva mai denaro ad alcuno. 11 denaro era in ogni caso richiesto dal Cortese. Perciò il Piatti crede di non avere commesso un delitto facendo quello che ha fatto. II Piatti termina il suo interrogatorio dichiarando che il Cortese era 'attorniato da persone che desideravano concludere affavi con lui. Perciò il Cortese doveva rifiutare affari più ancora clic cercare di concluderne. Viene quindi interrogato l'imputato Vincenzo Martinenghi cioè il falso comm. Dante Ferraris. E' una figura piuttosto volgare, con grossi batti grigiastri spioventi. La sua posizione sociale prima dell'arresto era quella di commerciante, E' nativo dell'Italia settentrionale. E' imputalo il; correità nella truffa dei sei milioni ni Credito centrale del La.zio e. di falso continualo in scrittura privata. Il Presidente prima di iniziare il suo interrogatorio gli mostra una lettera affinchè la riconosca. (La lettera contiene la richiesta di due milioni. Il Martinenghi la riconosce, come sua. e aggiunge di averla scritta a Milano d'accordo con Luca Cortese. Per invito di quest'ultimo il Martinenghi aveva accettato di figurare presso terzi come il commenda-lare 'Dante Ferraris. A Milano alloggiava insieme al Cortese all'Hotel Metropol. Egli, Martinenghi, scrisse una lettera firmata, Dante Ferraris al comm. Pio Folcili, presidente del Consiglio di amministrazione del Credito centrale del Lazio chiedendogli per conto del Cortese due milioni edi offrendo come Dente Ferraris la propria garanzia. Sequela di contestazioni. Presidente: « ]•! Cortese sapeva che voi eravate un falso Ferraris?». Martinenghi : «ilitenui che dai miei modi sfacciati e dal mio abituale mutismo Coiazza dovesse trarre, la convinzione dell'equivoco creato attorno a me. Ebbi poi la convinzione assoluta che Colazza non ignorasse la sostituzione di persona verificatasi in me quando egli incominciò a trattarmi con indifferenza», 'presidente: » Ed il contili. Manfredini sapeva il vostro falso nome? ». Martinenghi: «Escludo che tanto potesse sospettare il direttore del Credito Centrale del Lazio, che io ho visto due volte solamente: la prima volta al Buglioni a Firenze e la seconda al Majestic a Roma». Presidente: «Chi vi presentò al Cortese?». Martinenghi: «Fu Piatti, del quale ero amico da mollo tempo. Il Cortese, invitandomi ad assumere in parte del falso Dante Ferraris, in uh colloquio al quale era presente il Piatti, mi diede ila sua carta, da visita sulla quale era scritto: Cónte, professore, scorciarlo generale. del Sindacalo Siderurgico, fondatore e. presidente della Società Editoriali Italiana, proprietario del «Tirso», ecc. lo mi decisi ad assumere quella parie perche mi era stato promesso un mutuo di cinquemila lire e perchè io avevo avuto l'assicurazione di ottenere un posto nel .Sindacato siderurgico. .Nel primo incontro, che ebbi col Manfredini e col Colazza., fui informato minutamente dal Cortese del contegno che dovevo tenere e sui discorsi che dovevo rivolgere specialmente »! comm. Manfredini ». Spezzano: «Quali promesse precise erano stale, fatte al Martinenghi? E' vero die egli doveva avere un posto di ispettore amministrativo dei teatri!?». Imputato: « Ave.vo avuto assicurazioni in questo senso ». Cortese: « Domando la parola, lo spiego tutto». (Ilarità vivissima'. Presidente: «Silenzio, Cortese. Voi non dovete parlare ». Po!, rivolgendosi, a Martinenghi: «Non avete mai conosciuto il comm. Ferraris?». Martinenghi: «Mai visto». Avv. Gabrielli: «Si domandi se Martinenghi era convinto che il Piatti preslava fede alla serietà dei proposili del Cortese e sulla consistenza delle sue varie imprese industriali ». Martinenghi: « Piatti, come mo, credeva alla serietà di tutto ciò che gli era stato detto ». A questo punto uria domanda del P. M. minaccia di provocare un incidente. Il cav. Rubbiani in seguito all'affermazione dei Martinenghi vorrebbe contestare al Piatti alcune circostanze, ma, vi si oppone l'avv. Murulli della difesa Cortese. Cortese dalla gabbia vuole parlare e j,l presidente gii contesta il diritto dicendosi:: « Voi non poteie parlare! ». Cortese: «Voglio spiegare appunto ciò che era stato da. me promesso al Martinenghi. cioè un pósto di infimo ordino ». Presidente: « Tate, silenzio! ». Cortese.: c Allora è inutile che io stia qui, se non'posso difendermi ». Presidente, scampanellando: «Non posso usare a. voi un trattamento diverso dagli alici. Sedete, vi tol^'o la parole. Non costringetemi a. prendere provvedimenti contro di voi ». Cortese siede. Avv. Gregoire:: « In che modo avveniva il ialto materiale delle scritture colila falsa firma di Dante Ferraris?». Martinenghi: «Coiazza dettava, altri scrivevano ed io Urinavo •. Gregoraci: «Prima che il Coiazza dettasse la lettera al comm. Folcili, aveva domandato il Martinenghi perché proprio il Coiazza dovesse dettare?». Martinenghi: • Nulla chiesi e nulla mi disse inforno a ciò il Coiazza ». Gommcla l'interrcgatorio di Cortese. Così finisce l'interrogatorio del Martinenghi I! presidente concede una mezz'ora di riposo. Poi l'udienza si riprende coll'iiiterrogatoriò di Luca Cortese. L'aula è affollatissima e l'attenzione intensa. L'imputato esce dalla gabbia e comincia, a parlare dicendo: «Prima di cominciare il mio interrogatorio, devo iure alcune dichiarazioni intorno a quanto è stato delio poc'anzi dal Martinenghi e dai suoi avvocati. Si è riusciti qui a far'passare il Martinenghi più imbecille di quello che in realtà sia. Non e vero poi che tanto y Mar- sstetsLditcmsclmdpsD tinenghi quanto il Piatti sinno venuti qualche volta ria ine in abito da società, come non è ver0 cll° io abbia promesso ni falso Ferraris mportanti impieghi. Vedendolo cosi modesto e cedendo alle insistenze che a suo favore ini venivano rivolte da altri e specialmente dal Piatti, promisi di trovargli un'occupazione alegnata irila sua attività e così avevo deciso di affidargli un posto di controllore di tes sere in uno dei miei teatri ». Dopo ciò, il presidente, espletate alcune formalità introduttive, passa all'interrogatorio vero e proprio e contesta all'imputato l vari capi di accusa, tra i quali 6 principale quello di truffa di sei milioni a danno deb Credilo Centrale del Lazio e di tentata truffa di tre milioni a danno delia Banca Latina. Il Cortese, che, è rimasio sempre in piedi innanzi al presidente ed ha, ascoltato attèntissimamente la lettura dello imputazioni, cosi dico: «Mi rimetto a quanto dissi noi miei interrogatori per tutti gli addebiti». Presidente: ■ Intanlo potete sedare ». Lo responsabilità del Coiazza, Cortese si accomoda, poi dice: « Devo dire che nei miei interrogatori ho sempre difeso l'avv. Luigi Coiazza per ragioni profondamente sentimentali, prima pèrche la sua fidanzata aveva presso di se il mio bambino... poi...». Presidente: « Uuesto sarà oggetto di speciali contestazioni che mi riservo di fare. Dite piuttosto quali ragioni vi hanno spinto a. tacere delle responsabilità di ColozaaV». Cortese: «Quando ini sono accorto che Colazza tendeva a rovesciare tutte su di me le responsabilità dei fatti, iti; sono ribellato», Mentre Cortese fa. questa* dichiarazione. Colazza ostenta una certa calma ed indifferenza. « Egli — continua il Cortese — volle dimostrare che era una mia. vittima, tanto che il giudice istruttore mi avverti del proposito del Coiazza di querelarsi contro di me, proposito che fu riferito dallo stesso giudice in un confronto tra me ed il Coiazza. Io non volli prostate fede, a tutto ciò c continuai sempre a difendere l'operaio dell'altro imputato a' tale segno che'il giudice istruttore mi domandò, durante un interrogatorio, a qnaii profondo ragioni si ispirava questo mio atteggiamento. Tengo a dichiarare che tanto il Coiazza quanto il Manfredini non furono arrestati per colpa mia». Presidente: «Come conosce il Coiazza?». Cortese: «Nel luglio del '913 si presentò egli ti me per invitarmi ad accollarmi alcune sue passività, invito che io accalsi. A questo proposito devo dichiarare che tutte le passività, che si possono riscontrare nel mio bilancio passato, sono som pre da attribuire al mio largo inesauribile altruismo, altruismo die raggiungeva queste proporzioni: su S00 mila lire, ad esempio, che mi venivano consegnale, eoo mila andavano a persone amiche e conoscenti, lo ho sempre menato una. vita piuttosto sobria; non giuoco, non ho vizi, ho sempre avuto il culto per la bellezza, delle, cui forme varie avverto sempre la. nostalgia. Jn conseguenza di ciò ho sempre rivolto ed indirizzato la mia attività ad improse varie di carattere artistico, letterario e militare, ma sempre ispirate a scopi e finalità nazionali. In queste varie imprese sono sempre stato truffano. Cosi, in questo processo, il vero truffato sono io come dimostrerò (Impressione e. commenti!. Perche. — prosegue Luca Cortese. — mentre ripeto ancora clic il Credilo centrale del La^io sarà pagato sino all'ultimo centesimo, vi dimostrerò eoo j conti die mi si attribuiscono dello passività che non sono mie, ma di altri. Io devo fare alia piccala iligressione. Le mie passività sommario mi HOO mila lire; "00 mila sono andate a. mio carico e 000 mila sono andate ad altri ». Luca Cortese ripete die egli non giucca e non ha vizi, ed ha soliamo il culto della bellezza, » e per questo — continua. — io sonocome ho detto, un marito infedele, e ciò costituisce il mio rammarico. 11 denaro è sfa maio dalle, mie mani nella fondazione di giornali e riviste ed in opere di propaganda artistica, patriottica e militare. Ma anche in c'ò fui vittima di mediatori; sono sempre gli stessi, che Imbrogliarono me e chi mi dava il dena.ro. Io devo proclamare che ài maggiore truffato sono stato io. Ma io, comunque il processo finisca, avrò modo di rimborsare il Credito Centrale del Lazio. L'inizio delle mie preoccupazioni finanziarie avvenne per il fatto che io dovetti assumere Iti liquidazione del fallimento della dina. Ferraris Gittardi. che raggiungeva., mi seminìi, la, somma di 325 mila. lire. In quell'occasione chiamai il Colazza perche si occupasse di tale faccenda, per la. sistemazione di alcune passività derivanti dal fallimento Ferraris Gii'.ardi. Ma egli non avevi» ancora la veste di mio procuratore, perche io fui riluttante a dargli la. procura. In quel itempo Coiazza trattava per suo conto co! Credilo Centrale. In stesso portai a Ini delle somme da pagare ni creditori'. Quelle 8? mila lire, che egli ha cil.ito nel suo interT' notorio, rappresentano soltanto due dei variameli li che io gli ieri. .Conobbi dunque il CoIn:'?.:! come rappresentante dei miei creditori.La sua «attutita Industriate ». t Dovrei ora parlare delle dustrjale, ma per fare ciò tuili, attività in-ni piamente e il-befamente ini riservo di chiedere a Vostra Si-gntrtil ed al Tribunale di parlare intorno aiiuest'n argomento-a; porte chiuse, perché lemie dichiarazioni riguardano la difesa dello^ta:o e personalità, che, per quanto ora estra-ime a me, non possono essere trattate in qùe-sta discussione. II presidente lascia cadere ctueòie parole dell'impuit-iio, il «uaJe prosegue: « il periodo in cui strinsi rapporti col Coiazza risale a quello in cui mi prò dedicato con maggiore fervere alle imprese da me preferite, cioè a quelle industriali. Ricordo che fu lui a ,rarlarmi del Credito Centrale del Lazio. Mi furono cosi préseniatii dal Coiazza il Manfredini prima ed il comm. Pio Folcili poi. Anziricordo che quando avvenne una di queste presentazioni, ini apparecchiavo ad andare a XapóM. dove volevo rivedere ì mici bambinie dovetti rimandare la partenza ». A mesto ricordo il Cortese non può continuare ,. sospende le narrazione percTUi commosso, Qualche lagrima bagna il suo viso, L'ainbiHtotJB politica. Subito dopo ripiglia e continua: » l'J ari amino spesso con Folciti e Manfredini delle condizioni del rutilo cattolico ed in una discussione su questo teina, essendosi verificato in quel tempw la morte del comm. lientilonjpresidente deH'CriioUe elettorale cattolica, il Folcili, che aveva un'esatta conoscenza delle mie aspirazioni politiche, non esito a. dicliia-ranni clic egli aspirava a sostituire i) definì lo Geniiloni nell'alta carica del Partito catto lieo. Epli aggiunse che, raggiungendo questaaspirazione, avrebbe potuto facilmente appa-gare uno dei mìei desideri, uo<- la mia eiezione a deputato nel collegio, erta fu gì;; ne-la mia nel collegio, Cile fu già occupalo da mio zìi il quale eva salilo poi anche ad un poslo eminente nel Governo drmio paese. Devo dichiarare che tale aspirazione'non era tanto mia quanto quella della o n n i l e o i e e e , ao n to o ò , a n e o o . e ; a e lo, oa rrò sil e oeeo el e 5 or i n rn o i e rr. mia famiglia. Io appartenevo al partito nazionalista, elio era riuscito trionfante nelle ultime elezioni in seguito allo stretto accordo col partito clericale. Io francamente ritenevo di non essere fuori di posto. Mi ritentato ancora un'energia giovane e fattiva e. la mia elezione, malgrado la bufera che si è. scatenata ora contro di me...». Presidente: «Ma questi particolari sono superflui ». L'elogio di Satandra. Cortese : « No, devo dire tutto ; devo riferire tutti i particolari della mia vita, lo mie inlime aspirazioni. 11 Folcili si lagnava dunque che ó deputati cattolici non fossero riusciti nel loro compito, perchè troppo lontani dalla vita. Io, invece, potevo essere l'uomo ad hoc ed avevo pronto un collegio elettorale. Io potevo benissimo essere l'iniziatore di questo nuovo movimento perchè coincideva con quello nazionalista, alla cui nascita io ho contribuito. Io sono stato uno dei fondatori dell'/dea nazionale «settimanale. Mi trovai, anzi, dopo il convegno nazionalista tenutosi a Firenze al quale partecipai, ad un banchetto con il mio amico Francesco Arca, sindacalista, ora, deputato. Era presente anche l'on. Salandra, il quale disse: «Io non ho simpatie per gli * temi », ma quando sindacalismo e nazionalismo sono affidati a giovani come Arca e Luca Cortese, io spero bene per l'Italia!». Queste parole mi commossero, perchè io sento di essere una forza, giovane ed operosa (commenti prolungali). Nei colloqui con Folciti non si parlò mai di denaro, ma sempre di arte e di politica e della parte, che io avretì potuto svolgere, pur restando fuori dal partito cattolico. Ma quando Folciti e gli altri trattavano di questioni di danaro volevano che io non fos.si presente. Coiazza mi disse poi ohe. vista l'utile azione politica, che io avrei potuto svolgere. 11 Credilo Centrale del Lazio intendeva curare i miei interessi e conglobare le mie passività. Da principio, il Coiazza ini rimproverava le mie .passività : in seguito egli stesso me ne faceva addossare delle altre. Prima del mio arresto. Coiazza mi assicurò che erano state liquidate tutte, le passività, ad eccezione di un debito clic avevo •contratto rollo signora ■Emery ». «Più di cinque milioni!». Presidente: « Quando Coiazza assunse ■l'impegno di sistemare i vostri affari, per quale somma eravate esposto? » Cortese; « Per non più di ottocentomila lira. Soltanto pochi giorni prima del mio arresto, per un puro caso, seppi dal Piatti tutta la verità. Seppi, cioè con mia viva sorpresa, die la mia esposizione finanziaria presso il Credito Centrale era più di cinque milioni. Non ricordo precisamente la cifra, latito fu la sorpresa nell'ascoltare lineila cifra ». Presidente: « Ma. i periti vhanno contestato die il Coiazza vi ha inviato delle somme per una cifra, complessiva di 2.700.0001 » Cortese: A voliere essere larghissimo, in un calcolo approssimativo, a ine sono., ani vati 1.900.000 lire. Nulla so poi degli alni milioni erogati dalla Banca. Tutti i fondi die ho avuto sono stati da me spesi noi trust teatrale. Colozza, quando inviava a me dei fondi, scriveva normalmente sulla busta entro la quale era (racchiuso il denaro una somma superiore a quella che a me giungeva. Qualche volta., anzi, per giustificare questa cifra, il Coiazza includeva un biglietto in cui scriveva semplicemente: ■< Poi parleremo »Quando ,poi Coiazza si decideva a darmi de'Je spiegazioni per la differenza, mi diceva che aveva dovuto /ivrovvedere a. pagamenti dsomme superiori a ciucile previste e calcolate e per non chiedere un supplemento .a Manfredini, aveva creduto opportuno (inviare a me una somma inferiore. Le sommie in questionedovevano servire per provvedere al l'abbisogno teatrale. Col-azza non volle clic mi avvicinassi mai ai miei creditori, come mi impose eli fare risiedere fuori di Roma la mia famiglia e mantenermi lontano dal Credito Centrale del Lazio ». .Mentre Cortese incalza con !e sue specifichaccuse contro il Coiazza, questi, nella ^ab bla. resta apparentemente calmo o si limila a fare qualche cenno, come volesse dire: «Basta con queste enormità ». Continuando, Cortese dichiara che Coiazza aveva un solo amore, e questo era impersonato nella sua fidanzato,, la signora Emery, alla quale tutto rotifidava..ci) cui S'indizio rimetteva ogni decisione: «Però mi- risulto che a, lei venivano riferite anche delle mertzogne, come ciascuno di noi faceva colle persone intime», decoraci: « Per quale ragione si dicevano dellmenzogne?». Cortese: «Per vani» ragioniPrima di tutto perchè la «Umore Emery non voleva che il Coiazza. ai occupasse delle mie faccende, e siccome ella, controllava tutta l'a'tivita e tutte le azioni del suo fidanzato, bisognò poi dire che le faccende delle rmall.eglei nAmmnva erano eselusivamente di indolesi occupava industriale ». A fiuesto punto, sono le TS. il Triinmnle e l'uditorio appaiono stanchi per l'intensa at-Menzione prestata all'interessantissimo in terro- gatOTiO di Luca Cortese, ed il presidenlie, nc-! cogliendo la preghiera di uno decli avvocatia i rinvia il sesriito de! processo e la. continuaegione dell'interrogatorio di Cortese a marteo n aprile. a-! «9» el