"La fatal Novara,,

"La fatal Novara,, "La fatal Novara,, . . (Ocnsura) . . La paura di smarrire l'oc-1 casione di vendicare le offese, di chiederei i conti, di rintuzzare gli insulti aveva fatto ' perdere ogni percezione della realtà. «Non pteme il signor ministro — chiedeva il Brof- ■ terio — che l'occasione che oggi si offre, j s' offra Pu"' domani? E' egli da saggio; non prevalersi di una. lieta opportunità, j nella speranza che altra più lieta presen-j «i possa? E se più non si presentasse?., j E sotto l'angoscia del non arrivar a tempo,<,eP",ati e tol,a si «lavano ad applaudire, Animato dogli applausi il Brolferio incoi-; zava : "Aspettiamo, disse, il signor mini-! ste, aspettiamo che l'Austria sia consunto1 dalle proprie, convulsioni, e allora sarà i tempo di correre alle armi. Ma io... piut- tosto di dovete la vittoria, all'austriaco ! suicidio, vorrei che fosse dovuta al valore italiano... Invano il presidente de! Consi- idio «renerai Perrone nrpoavn «che si la- °".J' 8cneral ' errone, pregava «cric si ia sciasse tempo al tempo, con che voleva dire \ che si permettesse al Ministero di prepa- r9rc rormata..; nemmeno le sedute segrete1. . „ _ „ , _ „ i giovavano a nulla. «La Camera stessa, nelle ]sedute segrete ha potuto persuadersi — di1 j cava il ministro Tosrlli — che le circostanze non sono propizie (a gettare l'ultimo dado), e che l'aspettare non può nuocere, perchè è meglio una vittoria in marzo od aprile, che una. disfatta in dicembre o gennaio». L'opposizione conchiudeva il suo pensiero con l'ordine del giorno Radice; con il quale «offriva il concorso al Ministero" solo «se dichiarasse immediatamente ia guerra ». I! povero Perrone angoscialo chiamò «più volte il generale Bava, allora capo dell'armata, e laconico senza preatn- boli gli faceva In seguente domanda : gnor ■generale, l'armata è dessa pronta ad j entrar in campagna?, ed il generale Bava' con pari lealtà e franchezza rispondeva : «No, per ora non posso dirlo, ma migliora ogni giorno». (Tosolli, in: Balsamo'!. «Le condizioni in cui si trovavano le cose nostre dopo il disastro di Custoza — scrisse poi nel Risorgimento del Cavour il Boncpmpagni, — l'opinione del paese, la sentenza dei militari più periti, l'indirizzo generale della politica, europea, avevano i «jfor7at0 fi ministri) -i smettere molte delle | sl0I7'a'° l'.miniswt; a smettere mone aem : speranze che avevano rallegrato il princ , |pf0 del 1818: gli avevano indotti a credere che l'osse per riuscire utile, e pei pericoli i ] 4i mali maggiori che avrebbe evitato e pei I beni che avrebbe assicurato, una pace » !chp salvaguardasse « Piemonte e le libertà | italiano. Viceversa . . . (Censura) mai affermarsi risolutamente, 1 Eppure agli uomini perspicaci ondi. le altre parti d'Italia non ero dubbio sul • partit0 che ai dovesse prendere Pel lem-ino poruw cne sr aovesse prenuere. tenegimo «ossi «sino da quando giunse a Roma la il Governo non > Eppure agli uomini perspicaci anche del-1 notizia della gloriosa battaglia di Coito, ; proruppe in queste profetiche esclamozio-j ni: «Carlo Alberto dovrebbe adesso avere| un gran coraggio, il coraggio di far la pace». E «dopo il disnst.ro di Custoza, e l'armistizio di Salasco che ne fu la conseguenza, non credeva più possibile ini¬ . -d ffuerra „na =econda volto con 1 prenoere ia gueira una . ecor fondata probabilità di prospero successo ». | (Massari, in: Balsamo). «Un ministero tale, battuto quotidianamente in breccia dalla opposizione, doveva cadere». (Venosta), Ma neanche il ministero Gioberti che gli ì successe, migliorò la situazione. E' vero • che il Gioberti, il quale si era sbracciato j prima ad applaudire il Brofferio, ora, anda-i va dicendo che «bisognava, procrastinare e ! attendere i mirabili appresti dell'Ungile- ria», e cercava con l'intervento nell'Italia centi-ale di trovar l'occasione al procrosti- , namento; i fatti che avevano scatenato e-1 rano più forti della sua volontà. Eppure le condizioni del paese erano tali che il eonte di Cavour lo reputava in quel mo- monto «l'ultima àncora di salute che rima- nenza della catastrofe « Suprema necessitainesse al paese»- Il conte sentiva l'immi- |della patrio è adesso l'armamento, perdi solo preparandoci energicamente alla guer ro ne avremo difese o tutelate le ragioni. I serrilo, ed era tale uomo, ove le alte in ■ ■ '-1 ,lu> «"-.«* , fluenzc si fossero taciute, a disciplinarlo a j novore ». ,. avevamandam per le stampe là e gli interessi contro la prepotenza stra-jniera». {Risorgimento, 25 agosto). iMe gli altri credevano di essere prepa- rati (Censura) si voleva lo guerra e non si aveva un ge-;nerale che la guidasse. Il più indicato erajsenza dubbio il generale Bava. Aveva 1 e-(sperienzo della guerra passata, «conosce-Lva il proprio terreno; sapeva per pratica quello occupato dall'inimico; era capace a formulare un buon sistema di guerra: go- devo la fiducia della maggioranza dell'e¬ \ Relazione, delle operazioni militari del IM*, \ci in essa crudelmente svelato le molte piaghe dell'esercito; e colla, protesta breve]e recisa dell'uomo d'arme, urtato negli asti freddi ed inesorabili dei colleglli». (Venosta) Bisognava dunque cambiare. E jsi assistette allora al miserando spettacolo |driiii paese che andava in cerca ed in prestito d'un generale. Fu mandato in Francia a cercarlo il La Mormora ma la Francia « non voleva disgustare l'Austria per l'or piacere al Piemonte » (Bianchi) e e, a pace solo delle più spropositate millatie terie, e incapace nel tempo stesso di us ™ltà tm comando qualsiasi e - sopportarne le responsabilità». Ed egli non si trovò. In mancanza di meglio siiprese un polacco in esilio e disoccupato, « conosciuto solo — diceva il Cavour - !per lavori di gabinetto, d'uno taglia ridi¬ cola, e portante un nome che mai < nostri soldati lo sapevano pronunciale ». Il generale Chrzanowsky. E si assumeva in sevizio un altro emigrato che aveva combattuto in Polonia: il generale Ramorino. « Uomo senza carattere e senza convinzioni un vero avventuriero rivoluzionario, ca- preparava i suoi ufficiali al cimento passando con essi « i giorni, e particolarmente 1 te notti, or nelle bettole ed or nelle piazze i a schiamazzare e blatterare contro il Go ' verno, che non aveva il coraggio di roni pere immediatamente la guerra». Sono ■ parole di Alfonso La. Mormora-, che il conte j di Cavour giudicava degno di assumere ; il comando generale. E l'opinione sua, lo j dice egli stesso, «più volte accennò su! j sfornalo, e particolarmente manifestò agli j uomini che ressero « due ultimi Ministeri , ,prima di Novara. Ma chi dava retta al conte di Cavour? ; \\ partito ultrademocratico era oramai ! salito esso stesso al potere, e gli avveni1 mentj precipitavano. I giornali «crean i dosi interpreti dell'universale desiderio, chiedevano si mandasse al più presto car ! fe)lo dj sfìda all'Austria; la maggioranza Cnmoro confermava quel voto... il ,,„., ambiva, di null'altro parlava che ,. • n-i.- , , . te).gei.e con nuovi conflitti la. macchia \ aeìhl passata disfatta propiziandone Dio, h , sostegno dei nonnli onoresM » 1. ,JCt'° c sostegno i (Venosta). «Gli elementi immensi di forza che possedeva il paese», scrive il Cavour, « erano stati disorganizzati. L'esercito ora disgustato, i migliori ufficiali èrano tenuti in disparte », l'indisciplina era al colmo. ^Censura) . . . . E il maggiore Raffaele Cadorna «allora primo uffici'ile nel ministero di guerra» il 2 marzo 1810, cioè. l'I glorilo prima di Novara, profferì in Parlamento queste parole' « Quale è attualmente lo stato dell'armata? Signori, attingo noi decreti, nei fatti che sono a tutti noti, le mie parole, e se io non divido le opinioni politiche di tutti i ministri di guerra che dall'anno scorso j ™?™'ZJ^L* ,q^.±C^™JSZ[l ' infatti era stalo per la guerra immediata), (fucsia giustizio è dovuta, che in si poco tempo essi fecero assai più che non nei diciatto anni anteriori, in cui l'indolenza e l'imperizia, congiurarono a portare il malcontento e la demoralizzazione nell'esercito. D'allora in poi, o signori, noi vediamo assai più che duplicata la fanteria, tutte ie riserve sotto le armi; una divisione lami),i«ia l'ornilo di tutto punto, f quadri compiuti, Pernii paggi a mento al suo termine. l'Istruzione militare indefessa, due , nuovi reggimenti di cavalleria organi i za li. ecc., ecc. ». Tutto pronto dunque, I noi soldi e ben preparati. Eppure i capi dei Còrpi militari, interpellati sulle con | dizioni morali delPesercito avevano rifarito «t boss' ufficiali essere male idonei; troppo vivamente di resti: ca.se molti fra auclli che co-se.... ingiù iia quciit cne licenza essere o tardi o n > essere inetti olle armi molti fra i nuovi fticiali promossi; essere esausta, l'ordinali? 1 za. desiderare i prov'uciali, e più le riserve, estituirsi alle (oro ebbero qualche on più tornati; ; essere frequenti le diserzioni all'interno, j .Si lamentavano seduzioni di partiti sulla | bassa forza, influenza di corrispondenze coi parenti, rappresentanti iniqua la guerra per suggestione religiosa o per avversione ai lombardi, risentimenti per umiliazioni alle quali l'armata veniva sovente assoggettata per debolezza del Governo; e | fiivvi nuche chi scrisse non potersi aa- pentire che la truppa passerebbe il 'ri cino» (Inchiesta). E' vero che i capi scris sero anche come «si sperava che ognuno ì avrebbe fatto il suo dovere; ma di volontà • pochissimi nn parlarono, c di entusiasmo j tutti si tacquero» (Iblei.). *« Molti ufficiali i — infatti — come molti ordini di cittadini, ! si erano fatti contrari olla guerra; o per isdegno contro le pubbliche accuse,' o per sfiducia in chi reggeva lo Stato,'o per , avversione presa alla causa italiano; ma 1 j piu perché prevedevano un triste esito nne nostre armi» (Inchiesta). Per «perar di «trionfare in una guerra contro l'\ii stria ,,on t sl male ordina).e p Ai ^ plinafi. (Venosta) bisognavo essere o eiaw.,.i; . . . (Censura) . . . si*gii- ai,^ ,( L'Austria era. indebolita dallo rivo- |1>ni 0 pazzi. I à luzione ungarica, dai movimenti dei popoli slavi, dai mali animi non ancora quetoti di Vienna. Venezia resisteva con insuperaj...]e ya, ,p |n7Ì0!li lombarde J pri. imo ,„,,. piedc dei regi dj la dal Xicill0l8£,. ,.ebbero jnsorte; bisogna pur concedere qualche cosa alla fortuna che ama gli au;d.li:i„ nicr=ezio). Si credeva di avere 135 ajmila nomÌTiì. ama in effuUo Ia forza a.._ ( liv.lv.1 appena ai |20 mila, dei quali presso -L nilindlcimila giacevano negli ospedali od a Èrano ,„,,• abuso lontani dalle bandiere; a do<jicjmlla stavano nello fortezze, di modo ,.;„. non si avevano neppure novantamila òa mettere in campo, e questi per piti che le. metà uomini troppo avanzati negli anni, padri di famiglio, anelanti a null'altro die a tornare a casa e poco disposti a cimentare la vita, e por la maggior parte del , \ ,,estr( nuove reclute non _ ancora ammarie strate nè rotte ella disciplina, e cornane],mie da superiori poco autorevoli e poco i capaci. Si aggiunga scarsità di cavalli pel. l'artiglierìa e. cavalleria, di attrezzi e carri E jP^i viveri jjj^gg cper toambuo |aervlzio pe| trasporto d'ogni salmerià e provvigione ». Bersezio). Che importa? L'armistizio era denunciato, la guerra dichiarata, a a e . . (Censura) . . contro le schiere aguenite tic! Radetzky ». Il vecchio nioresciallo guidava » Sii mila soldati di buone e i ii truppe, ben rifornite, ben disciplinate, ed , esaltate dalle vittorie della campagna pre- ! r^^f.ll^fc. ILn ll*.cl1?.i?ii1!?™ì1 i?50.d^L^S ¬ i . i - e invincibile, dallo disistima cui i superiori avevano Imo saputo inspirare pei nemici, dèi quali avevano loro fatte note le dissensioni, le iiialevijglie, lo scoramento, lì questo esercito eysmp.atto e maneggevole l'austriaco lo ree/iva in battaglia nelle migliori condizioni u/ luogo, perchè forte di cavalleria, parigina degli sbocchi dol Tirino e del Po, erunpato nell'ubertoso piano di Lombardia col possesso di Piacenza, fortezza i\f primo prdine, minaccia pericolosissun-a olla destro del nemico». {Bersezio}. Non p/r nullo il vecchio maresciallo aveva offi-riiJito nel suo manifestò ai soldati: «SokLili: Breve sarà la lotta...» E la campagna fltiió cinque giorni! (12 iinee censurata)