Mutano i saggi

Mutano i saggi Mutano i saggi Questo articolo è sialo scritto nel novembre scorso. La censura di Torino ne vietò la pubblicazione. Altri nostri articoli scritti success iva mente seguirono la medesima sorte. Allora pensammo di inviarli in blocco al Ministero degli .interni, perchè giùtirasse se caramente contenevano maturi copa: restituire, 'pubblicazione.. Naturalmente questo, di cui è consentita la pubblicazione integrala, ha 'perduto la sua attualità, ma noi lo pubìhtichianio ugualmente, perchè > lettori abbiano un'idea dei criteri coi quali funziona ila Censura di Torino. Veda il lettore <e l'ti c'era materia da censurar?. \ censurabili o no. ti Ministero ce li ha (atti Ali'on. ; rara: d Orlando è capitata una fortuna raccogliere l'entusiastico assenso e i e e i o o , i | c le lodi incondizionate di uomini e di gruppi che sino a ieri lo avevano aspra- iqumente censurato: e di aver raccolto.questa messe di allori proprio nel momento in cui la logica più elementare faceva pensare che contro di lui si sarebbero appuntate più fiere e inflessibili che mai le critiche e le,accuse. Quali fossero queste critiche e queste ac cuse è generalmente noto. Basta del resto dare una scorsa ad alcuni dei quotidiani, che del partito interventista costituiscono l'espressione piti genuina, per farsene una chiara idea. Critiche non di oggi, ma che da sei mesi a questa parte si appuntavano con singolare insistenza, con asprezza crescente, persino con raffronti personalmente ingiusti. Ad esempio quando, verso la metà dello scorso giugno, il Ministero dell'on. Bosélli oIentrava in crisi, risolvendola poi col itili e Lamento di alcuni ministri, la creazione di i! j dtóè8terf e con ,a permanenza del» e . , ,. , , • • , „ j; „„„; - ' «V Orlando agli Interni, in uno di quei a fogli si scriveva: , „ inutile illudersi e negare che quanti co- nescono un po' a fondo i criteri,- i metodi, e èli rtsulj'iati Oli questa politica, sono in preda - ad urna viva preoccupazione. L'on. Orlando e o uom0 di ingegno singolare, è una figura n] o , , f a - ',". litica fra le più cospicue del nostro Parlamento: ma, aM'ivato a palazzo Braschl, ha fajto sua una formula dii Governo che particolarmente sii adotta al suo temperamento e a']© sue asiiiraaioni, una che corto non rj'spon de alle più evadenti, alle più stringanti necessita di un paes-e in guerra. E' la formula giolittiaina, deteriorata tieli'lmtoazioiie e resa inolio perniciosa, dalla singolarità del momento scelto p'~ Imitarla: «ioti urtare nessuno, voler bene e aiutare chi vuol neme ed aiuta, vivere ;inr '•'•ivi:;?, accònténtaiKi più gente che si 3, farsi il maggior ninnerò di amici, sovra- . accarezzare secondare, favi.tire, non tli- o stUIbare inaii quelli che strillìano di più. e tarl-; Jln più .paura... Ne Vieri fuori un quadro che e non vogliamo esporre al pubblico, perchè gli i incuteremmo un timore esagerato ». n] Segna nella fine di giugno la discussione l! aoi o e — a re mi a e eaea n o niee ; li oa e ì. si o alme tao ni eo ; .) aei e ri na il nio or- ma o di a ti a. er i. la« haconcedendo per alcuni di essi. l<i tiinopiactapefledeRtrsiavlosvdtedvputepilaaue dsbsovatsnmtqlmsftTunempbmmcnlaaclmgparlamentare, prima in Comitato segreto, poi in seduta pùbblica; e il nuovo Ministero «nazionale» Bosclli versa in gratile pericolo di crisi. Non pochi vorrebbero un nuovo Gabinetto, con l'on. Orlando alla testa, considerandolo come il Governo «meno peggiore ». Ed ecco che questi fogli, a cui alludevamo sopra, si chiedono: « Ma a questo a mai peggiore Governo possìbitó» si adatterà il jw! Cioè, crederà il paese che un Governo presieduto dall'on. Orlando sia 'proprio il «iroeno peggiore possibile? ». Crede il gruppo d'azione. naz'onalo clic il riàèse invochi, desklfer!.. trovi opportuno un iMtoistero Orlando: clte al paese pn.ia morale, paia bel'a l'assunzione a capo del Governo di un uomo che nella coscienza generale ha lasciato indebolirò* ile forzo dì resistenza nazionale ed ha cercato dì sèffulire una linea gradila rui pili apertli e subdoli sabotatori della guerra, si chiamino socialisti, si chiamino giolittiani, si chiamli.no clericali (non cattolici';? .Si è curato il gruppo d'azione di dnd'agare so i pochi uomiinii eh© possono isplirare la maggior fiducia, ll'cn. Sennino ad esempio, collaborerebbero con l'on. Orlando? Ne dubitiamo: anzi a .noi consta il contrario». Non soffermiamoci a rilevare come anche sotto quest'ultimo punto di vista i fogli sullodnti siano stati singolarmente disgraziati nel mestiere di pitonessa. Rileviamo invece che tre mesi' dopo, nel settembre, scoppia in Francia lo scandalo Almercyda-ConacJ Rouge, che spazza via dal Governo di quella Repubblica il ministro dell'Interno on. Malwy. Ed ecco che si scrive: > « Le cose di Francia han fatto pensare, con rinnovata ansia, alle coso d'Italia: il parallelo tra Malvy e Orlando è sorto spontaneo e occupa i giornali. L'on. Orlando aveva già invocato, un giorno, a prova della propria sapienza di doverne la equivalente opera, del | ■nri'uswc dell'interno francese; ora che si vede | in Francia a che successo una tal sapienza porta il sapiente e quali conseguenze ne ri- civa la nazione, è naturale, è doveroso, è '.ir- ! ■ente applicare ai casi nostri l'esame delle cause e degli effetti di questa crisi parziale | francese. L'on. Malvy sosteneva come ragione 1 o pretesto della sua tollerantissima condotta verso gli insidiatori della resistenza razionalo, l'alia e lungiveggente opportunità di non scavare abissi ira cittadina e cittadini della stessa patria, di mantenere Un quanto e communio fosse possibile « l'unione sacra ». di patteggiare almeno coi nemici interni le proporzioni del nialo che in leu dessero fare alla compattezza morale della nazione, ili vuotare almeno in parte, con equivoche incantagioni, la vose'".he tea di veleno alila viperei sovversiva. Se ne §ouo visti gii effetti., l.'ou. Orlando ha una teoria di Governo, per la politica interna di un paese in guerra, non dissimile a quella che ha obbligato il Malvy a linciare il Governo ». Dunque l'on. Orlando non è precisamente! un Malvy nella sua figura morale; ma, quan-j to alla figura politica, se non è zuppa, c pan bagnato. JEd è appunto coerentemente a questa con-lvinzione che quando, nell'ottobre scorso, il jministro Roselli è caduto, e sta per venir ]chiamato alla Presidenza del Consiglio dei jministri proprio l'on. Orlando, così si com- menta l'avvenimento: » Quale Ma la figura dell'on. Orlando tutti!sappiamo; egli, d'altronde, l'ha messa iti per-1tet'u luce in Parlamento martedì passato, miun discorso che ha fatto fremerò di compia-!•enza l'antica maggioranza giolritiiuna e u.maggioranza fazione socialista sua alleata: ma negli animi •di tutu coloro r quali non hanno in cuore clic.In Patria e in mente che la vittoria, ha prò-' dolio ben diversa impressione. La crisi molto iprobabilmente ci porterà a no Ministero ! ire- siedalo dui on. Orlando, al qua e co aborOwi l'on. Nini, che è/parso ispirar,', i.lla 7ieM noia g agli stessi per quanto nella vote della Camera, il ministro degli interni sia andato, più in là dell'on. Nitii. (jra. questo iiianeniì dell'on. Orlando, uà di conquistarsi il f:.-,|risultato non uuò eoseie per noi ragione di compiacimento ed è anz.i motivo di preocctl» pazione intensa ». quelli da essi detti e - - e i e Abbiamo voluto riportare con una corta larghezza l'espressione con la quale questi « leaders « del partito interventista italiano hanno costantemente manifestato i loro sen tiinenti di non benevola diffidenza verso l'onorevole Orlando, per precisarne sempre più chiaramente la causa e per non venire accusati eli maliziosa interpretazione. Risulta dunque che per essi S'on. Orlando era colpevf le, per temperamento, per dottrina e per. flessibilità politica, di mollezza e di arrendevolezza pericolosa in momenti di guerra^ Risulta altresì che da questa mollezza di trattamento costoro non si illudevano che avversari della guèrra» si sarebbero ammansati, ma che. piuttosto avrebbero tratto animo per perseguire nei loro fini nefandi e per compiere opera di svalutazione del nostro sforzo, di svilimento degli animi, di sabotamento del fronte in> terno. Essi ritenevano che con la politica di Orlando la concordia interna fosse una vana maschera, dietro a cui mancava il cor* po che la reggesse: c che assai meglio fosse usare dei metodi energici, della maniera forte che la guerra concede ad un Governoj prevedendo, ove questo non si facesse, unai iliade di guai. E quosrta tesi mantenevano anche contro di noi, quando in numerosi articoli non solo rifiutavamo la (possibilità di un confronto fra la figura politica di Malvy, e quella di Orlando, ma affermavamo eziandìo che la politica intema da quest'ultimo seguita era l'unica veramente consona ai bene intesi interessi del Paese e della resistenza 'nazionale. Vennero' i tristissimi giorni della fine dì ottobre, iniziatisi con la rotta di CaporettO} venne quella che fu chiamata dagli antichi avversari dell'on. Orlando la «oscura» viti» toria tedesca. Oscura perchè, come essi sostenevano, dovuta non tanto ad errori dì: nostri cupi, nè a un violentissimo sforzo no» miio. quanto a manovre oblique, in cui i tedeschi di fuori erano andati d'accordo cori quelli di dentro per spezzare l'energia del. l'Italia ed indurre ad un'opera vile di tradìmento. Si verificava, insomma, sopra unai scala di una grandezza tragica, quanto quel fogli e quegli uòmini avevano preveduto daf tanti mesi e contro cui invano si erano af. Tannati a porro riparo. Ora, la colpa di tutto quegto, la causa di un cosi profondo pervertimento di tante a» ninne italiane, dove poteva ricercarsi? Era evidente quale risposta dovevano dare e uomini e fogli ad una simile domanda: alla politica dell'on. Orlando. Essi l'avevano com battuta, ne avevano previsto passo passo ì mali, ne avevano denunziato i pericoli, dai mesi la loro opera si compendiava in uni continuo grido angoscioso di allarme, e finalmente scoppiava la tragedia.. Se quindi la logica fosse una scienza, come tanti si affannano a dimostrare, e non ,una mutevole opinione, la conseguenza di quanto abbiamo esposto doveva essere una e ne* cessarla: la caduta fulminea dell'on. Orlando, il ministro, sia pure involontariamente, moralmente colpevole dell'accaduto.. So mai una responsabilità doveva essere" parsa incontrovertibile agli occhi di quei foJ gli e di quegli uomini, essa era propria quella del presidente del Consiglio: l'uomo che, sordo ai consigli, tetragono a rirrubratti, cieco voloin.tar'amente davanti aliai luce che continiuameinte gli veniva pnopì* nata, aveva permesso che le cose andaeeero oltre il limite del tollerabile. E non si trattava, risulti ciò ben chiaro, di un erroruccio veniale: colpa era, grava e mortale. Chi arrmiaiistra la cosa pubbhV1 ca è sempre responsabile della propri* condotta : ma questa responsabilità aseur* ge avi altezza tragica quando le come* guenze che da quella derivano sono gravi e difficilmente riparabili, e quando spe« cialmente la sua condotta è atata. tenuta^ sulla propria responsabilità personale,, contro al parere espresso in chiara e ri. petuta guisa dai di lu£,- avversari. Non po* teva quindi esservi, sempre a ftl di logica, un dubbio. Accaduto quel che era accadoto, il primo compito par la salvezza deB. "'Italia doveva essere quello di chiedere" , e n a a l o o i n i e l o i n le à ael | e | a che leu. Orlando scomparisse dalla Preri- sidonza del Coaisiglio e andasse, nella mor- ! r|„ii„ ,,:,„ nTjvatn a mCf»j*a;Q -,„itJ e qeaua; aulf Vlla pinata, a meditare sulla/ le | propria ostinazione e sulle conseguenze che! ite. erano derivate. Invece, assistiamo ad un cambi amento! a vista. Si discute alla Camera in seduta segreta e In seduta pubblica, sugli avvenimenti di ottobre; ed ecco ohe l'on. Orlando diventa il prediletto del giorno, eccal che quegli uomini e quei giornali che hanno assistito secondo loro, alla realizzazio» ne dei loro timoiri, si sentono pieni di te* nerezza verso l'uomo che sempre fu tetra*' gono ai loro consigli e versano questa te* nerezza in periodi di assenso entusiastico, di nmnitestazrorni di fiducia oltranzista. Cosa è successo? A primo momento si ne 1 a an a odi oa e i, a. a a a ote! n-j potrebbe, credere che il" risuiltato della din scussione segreta sia statò di convincere, Jean l'eloquenza dei fatti, tutti quanti che n-lr«oscura» vittoria tedesca non fu affatto il j oscura e fu dovuta invece ad avvenimenti ir ] militari,, nei quali la politica interna'delei j l'on. Orlando non aveva proprio nulla a che m- vedere. Ma una ulteriore riflessione non ci permette di riposarci in questa ipotesi, ti!perchè quei quotidiani a cui alludiamo r-1conitintianò imperterriti nella loro opera mi ,, „; , , , . . . . H ' a-!A1:nu' contro la falsa umano interna, la u. necessità di energia verso i tiepidi, Pur- mi • Renza, della condotta forte di politica inic.'7 . . p ò-' terna, e cosi via. o i E allora? Dovremmo noi credere ' che e- quegli uomini e quei fogli di ferro abbiamo wi ' j„, , . • . . ,. . , . ^ M ceduto " considerazioni di piccola.politica ni o o, parlamentare, e abbiano ripiegato-per un .-,| istante la propria «bandiera, ■,p6Moiwn«ta. all'oli. Orlando nientemeno che la sua di condotta facilitatrice del) (jjfltattiatPto»1

Persone citate: Renza, Roselli, Vieri

Luoghi citati: Ali', Francia, Italia, Torino