La risposta del Cancelliere germanico a Wilson

La risposta del Cancelliere germanico a Wilson La risposta del Cancelliere germanico a Wilson e a 3 e , i ; e e ZURIGO, 25, mattino. Alla seduta della Commissiono del bilancio del Reichstag ieri erano presenti tutti i membri della Commissione e moltissimi altri deputati. Il cancelliere Hertling entra accompagnato dal segretario di Stato per gli esteri Kulhn'iann, dagli altri segretari di Stato e da numerosi funzionari. Appena aperta la seduta, alle ore 15, il Cancelliere prende la parola. Egli dice: Signori! Attorcile ebbi l'onore di. parlare per l'ultima volta dinanzi alla Commissione jsra il 3 gennaio, e sembrava clic fossimo in presenza di vn, incidente subentrato nei negoziali di, Brest lilowski. Espressi allora l'opinione che dovevamo attendere con tutta calma la soluzione' di. quell'incidente. La delegazione russa ritornò a Brest Lilowski, I negoziati turano ripresi, e continuali, Essi procedono lentamente e sono straordinariamente difficili. Già l'altra volta rilevai le cause di. queste difficoltà. A volle poteva realmente sorgere il dubbio se la delegazione russa facesse sul serio nei negoziali di pace. Ogni specie di rodiotelegrarnmi lanciati, attraverso il mondo potevano confermare questo dubbio. Tuttavia mantengo la speranza che tra breve giungeremo ad una buona combinazione anche con, la, delegazione a Brest Litowski. Più favorevole è il corso dei nostri negoziati coi rappresentanti deU'Vcranla. Anche qui vi sono ancora difficoltà da sormontare, 7iia le prospettive sono favorevoli. Speriamo di poter giungere fra poco ad una conclusione, ciò che r nell'interesse di ambo le parti, e che dovrebbe essere vantaggiosa anche dal punto di vista economico. Vn avvenimento, signori, potè registrarsi fin dalle 10 pomeridiane del 1 gennaio. Com'è noto a voi tulli, i delegali russi avevano proposto alla line di dicembre di rivolgere a lutti i belligeranti l'invito a partecipare ai negoziati, e come base t delegali russi avevano presentato proposte di carattere molto generale. Noi aderimmo allora alla proposta di invitare tulli i belligeranti ai negoziati, a condizione tuttavia clic l'invilo fosse vincolato ad un termine precisissimo. Il 4 gennaio alle 10 pomeridiane, questo termine è scaduto. Tale avvenimento significa questo: «Noi abbiamo la, strada lìbera per negoziali separali con la Russia e, naturalmente, non siamo piti impegnali in alcun modo, di fronte all'Intesa, per le proposte generali di pace presentateci tlalla Delegazione russa ». Il discorso di Lloyd George invece della risposta allora attesa, che mancò, seguirono frattanto, come lor signori sanno, due manifestazioni: il discorso del Primo ministro inglese Lloyd George, del gennaio, ed il messaggio del Presidente Wilson, del giorno successivo, Riconosco volenlie-' ri che Lloyd. George ha mutalo tono, che non ingiuria più, e sembra pertanto vote.r dimostrare con ciò la sua. capacità a trattare, dapprima da ine posta in, dubbio (ilarità). Tuttavia non posso andare tanfo oltre, come parecchie voci dall'estero neutrale che vogliono vedere in questo discorso di Llogd George una seria volontà di, pace, ed anzi persino sentimenti amichevoli. lì' vero che egli dichiarò di non volere annientare fa Germania e di non aver voluto mai annientarla, e che tributa persino parole di rispetto per la nostra sanazione politica, economica ed intellettuale; ina fra queste non difettano anche altre espressioni; fra queste si. introduce ancora sempre, il criterio clic egli abbia, diritto di giudicare su tutti l possibili delitti della colpevole Germania, un criterio, o signori, nel quale naturalmente non possiamo entrare e nel quale non possiamo ancora scorgere nulla di simile ad una seria volontà di pace. « Noi non dobbiamo essere colpevoli di delitti dei quali l'Intesa si eriga ora a giùdice. Ciò mi costringe a gettare un breve sguardo sulle condizioni degli avvenimenti che precedettero la guerra, col pericolo di ripetere ancora una volta cose già note da lungo tempo. La fondazione dell'Impero tedesco nei 1871 pose fine allo antico smembramento. Colla riunione delle due stirpi l'Impero tedesco acquistò in Europa quella posizione che rispondeva, alla sue atilvità economiche ed intellettuali ed. alle esigenze fondate su di esse. Il principe di Bismarck coronò la sua opera con l'alleanza con VAustria-Ungheria. Era una pura alleanza difensiva che gli alleali pensarono e vollero tale sin dal primo giorno. Durante decenni non sorse mai nemmeno il minimo pensiero ili abusarne per scopi aggressivi. L'alleanza difensiva Ira la Germania e l'alleata monarchia danubiana, unita strettamente a noi per antica tradizione da comuni interessi, doveva servire particolarmente a conservare la pace. Ma già il principe di. Bism '.rie aveva, come spesso gli fu rimproverato, l'incubo delle coalizioni e gli avvenimenti dei tempi successivi dimostraroìio che esso non e stuto soltanto un sogno spaventoso. La politica di Edoardo Vii Più, volle apparve il pericolo di coalizioni nemiche minac.cianti le Potenze centrali alleate. Colla politica di accerchiamento di Re Edoardo, il sogno delle coalizioni di tentò realtà. L'Impero tedesco che si rinvigoriva c faceva sforzi per elevarsi, stava sulla via dell'imperialismo britannico, Nella brama dì rivincita, della Francia e nelle tendenze espan sioniste della Russia, questo ituperialismo britannico trovò un aiuto più ette pronto; e così sii prepararono 1 piani futuri pericolosi per noi. Sempre la situazione geografica della Germania aveva reso vicino il pericolo di una guerra su due fronti,- ora esso divenne sempre più visibile: tra la Rùssia e la Francia fu conclusa un'alleanza i cui contraenti superavano con le loro popolazioni, del doppio il numero degli abitanti dell'Impero tedesco e dell'Austria-Ungheria. La Francia, la repubblicana Francia, prestò alla czaristica Russia, miliardi per la costruzione di ferrovìe strategiche nel regno di Polonia, che dovevano facilitare una marcia contro di noi. La Repubblica francese trasse sino l'ultimo uomo alla, ferma triennale. Cosi la Francia, accanto alla Russia, creò una preparazione che andava, sino al limite della possibilità delle proprie attività. Tutte e due miravano a scopi che i nostri avversari qualificano ora come impcrialìstici. La Germania avrebbe dimenticata i suol doveri se avesse osservato tranquillamente questo giuoco, se anche noi non avessimo cercalo di crearci un armamento capace di tutelarci contro t futuri nemici. La questione dell'Alsazia-Lorena Signori, posso forse ricordare come, quale membro del Reichsìag, io abbia spesso parla¬ lncvefdpaz ' e ì r a a e u ¬ lo di tali cose e come io, a proposito delle nuove spese per armamenti, abbia sempre accennato clic il popolo tedesco, approvandola, voleva fare unicamente una politica di pace e die quella preparazione ci era imposta per far fronte ad un perìcolo, che ci ■minacciava dà ìnule ili. nemici. Non sembra che queste parole siano stale in qualche modo notale all'estero. Ed ora. l'Alsazia e Lorena, l'Alsazia e Lorena, di cui Llogd George parla nuovamente anche adesso, come della, ingiustizia commessa nel 1871 dalla Germania, verso la Francia, l'Alsazia e Lorena — non lo dico a voi, chi: non avide bisogno di impararlo — ma. all'estero, ove sembra, la cosa, non, sia ancora nota, l'Alsazia e Lorena, comprende, come i: nolo. Un territorio per la massima parte tedesco, che mercé centenaria violenze e lesioni del diritto fu staccalo dall'Impero tedesca, sinché finalmente nel 1789 la rivoluzione francese ne inghiottì l'Ultimo resto. All'ira diventò provincia francese. Allorchè noi nella guerra del 1870 chiedemmo la restituzione dei territori strappatici in modo criminoso, non i si trattò di conquista eli, territorio straniero, ma, nei vero senso della parola, di ciò che oggi si chiama disannessione,. Questa disannessione fu riconosciuta esplìcitamente anche 'tali-Assemblea nazionale francese, costituzionale rappresentanza dei popolo francese in quel tempo, a 20 marzo 1871, eoa. grande maggioranza di voti. L'oratore cita Carlyle od alcuni giornali inglesi che approvarono allora il contegno della Germania. Indi soggiunge: Vengo ora a Wilson. Signori, io riconosco che anche qui il tono è diveiùalo un altro. Sembra clic l'unanime rigetto del tentativo di. Wilson di seminare la discordia con la sua risposta alla Nola papale fra il Governo tedesco ed il popolo tedesco abbia fallo il suo effetto. Questo unanime rigetto ha già potuto guidare Wilson sulla retta via. Il primo passo è quindi fallo, giucche ora almeno non si parla più di oppressione del popolo tedesco da parte di un Governo autocratico e non si. ripetono i precedenti attacchi contro la casa Hohenzollern. Non voglio entrare nelle errale esposizioni della politica tedesca, che sì trovano anche ora nel messaggio ili Wilson, ma esaminare siiigolannenlc i punii esposti dal presidente Wilson, non meno di quattordici punti, e vi prego di aver pazienza, se li esporrò quanto pia breve/nenie è possibile. ) postulati di y/'ison Primo punto: che non debba esservi alcun accordo internazionale segreto. Signori, la storia insegna che noi, per primi, possiamo dichiararci d'accordo per l'ampia pubblicità delle coiì0enzioni diplomatiche. Ricorderò che la nostra alleanza difensiva con l'Auslria-Unglic ria era conosciuta in tulio il mondo sin dal 1888, mentre le convenzioni offensive fra' gli Stati nemici, furono date alla pubblicità soltanto ultimamente nei corso della guerra, mediante le rivelazioni degli atti segreti russi. Anche i negoziali di Brest Lilowski, in piena pubblicità dimostrano die noi possiamo essere assolutamente pronti ad- aderire a questa proposta ed. a dichiarare la pubblicità dei negoziali, princìpio politico generale. Secondo punto; Wilson chiede la libertà dei 'ilari. Amiie la Germania presenterà quale domanda importantissima per il futuro quella della completa libarla della navigazione marittima in guerra ed. in pace. Per questo riguardo dunque non- esiste divergenza di criteri. Le limitazioni aggiunte da Wilson alla fine non occorre che le ci-U testualmente, non sono comprensibili e sembrano superflue, meglio sarebbe dunque lasciarle cadere. Sarebbe in tornino yrado importante per in libertà della navigazione in futuro se potesse rinunciarsi anche' ai punii d'appoggio delle flotte formidabilmente fortificate sulle principali rotte del traffico interna Aorlale, quali quelli che L'Inghilterra tiene a Gibilterra, italia, Aden, HongHong, nelle isole Falkland e in parecchi altri punti. Terzo punto: Eliminazione delle limitazioni economiche clic restringono in. modo superfluo il commercio. Anche noi stigmatizziamo la guerra, economica che inevitabilmente conterrebbe le cause di future complicazioni guerresche. Quarto punto: Limitazione degli armamenti. Come abbiamo già dichiarato, l'idea della limitazione degli armamenti è assolutamente indiscutibile. La. situazione finanziaria di tulli gli Stati europei dopo la guerra dovrebbe favorire efficacemente una soluzione soddisfacente. Come si vede dunque noi possiamo giungere senza difficoltà ad un accordò sui primi quàltro punti. Passo ora, al quinto punto : ■ Componimento di tutte le pretese e divergenze coloniali. L'attuazione pratica del principio esposto da Wilson a questo riguardo incontrerà alcune difficoltà nel mondo della, realtà. In ogni modo, ritengo anzitutto che debba lasciarsi al grande Impero coloniale inglese dì porsi d'accordo con queste proposte del <uo alleato. Di quello punto si parlerà ancora a. proposito del riassetto del possesso coloniale clic noi chiederenio incondizionatamente? Sesto punto: Sgombero del territorio russo occupalo, poiché l'intesa, rifiutò di aderire ai negoziali nel termine concordalo tra la Russia e le quattro Potenze centrali alleate, io, in nome di queste ultime debbo respingere Oijni ingerenza posteriore a tale termine. Siamo di fronte a problemi che riguardano esclusiva mente la Russia e le. quattro Potenze alleale, ed io mantengo la. ferma speranza che col riconoscimento del diritto di autodecisione dei popoli sul margine occidentale dell'antico Impero russo ni riuscirà a. giungere a buona relazioni, lauto con guasti quanto còl rimanente della Russia, cui auguriamo il ritorno a condizioni interne, ordinate che garantiscano la calma e il benessere, del paese. Settimo punto: /( problema belga. Per quanto riguarda il problema belga il mio predecessore dichiarò replicalamenlc che in nessun'epoca durante la guerra l'annessione violenta del Belgio alla Germania costi luì un punto del programma della nostra politica. Il problema belga appartiene al complesso del problemi i cui particolari dovranno essere regolati mediante l negoziati di pace. Sino a che i nostri nemici non si pongano apertamente sul terreno che la integrità del lerritcrio tedesco è l'unica possibile base delle trattative di pace, debbo mantener fermo il punto di vista adottato e ricusare che gli affari del Belgio biano slaccali dalla discussione complessiva. Ottavo punto: Liberazione del territorio francese. Le parti occupale della Francia sono un, prezioso pegno in'noslra mano; ma anche qpzbGFvcpWitengs ' i a i i i e a o i è , o o o e qui l'annessione violenta von fa. in alcun modo parte della politica, ufficiale tedesca. Le condizioni e le formalità dello sgombero, elio debbono tener conto degli interessi vitali della Germania, debbono convenirsi ira Germania a Francia. Non, posso che ripetere ancora una volta, clic mai e poi mal si potrà parlare di cessione di territorio dell'impero. Quanto ai punii nono, decimo o undicesimo per quel che riguarda le, questioni IraUafe. da Wilson sotto questi punti, essi toccano tanto il problema dei confini italiani, quanto il, futuro sviluppo della Monarchia austro-ungarica ed ì. problemi, dell'avvenire degli Stali balcanici, punti nei quali in gran parte prevalgono gli interessi politici della nostra alleala Austria-Vagli cri a. Dove sono in giuoco interessi tedeschi li tuteleremo con tutta energia; ma voglio lasciare la risposta su questi, punii in prima linea al ministro degli esteri della Monarchia, austro-ungarica. La stretta unione con la, Monarchia danubiana alleata è il pernio della, nostra odierna politica e deve esserne la. direttiva per il futuro; la fedele fratellanza d'armi, provaiasi, cosi brillantemente nella guerra, deve avere i suoi effetti anche nella pace. Da. parto nostra impegneremo anche noi tutto affinchè VAustria-Ungheria giunga, ad una pace che tenga conto delle giustificale domande. Dodicesimo punto-. Nella, stessa guisa non voglio prevenire in alcun modo, nelle questioni toccale nel punto dodicesimo da Wilson riguardanti la nostra fedele, valorosa e polente alleata Turchia, l'atteggiamento dei suoi uomini di, Sialo. L'integrità della Turchia, e la sicurezza, della sua capitale, che sono in intima connessione col, problema degli Stretti, sono importanti interessi vitali anche per l'impero tedesco e la nostra alleata può in. ciò contare sul nostro più energico appoggio. Tredicesimo punto : Non l'Intesa, che per la Polonia trovò solo vuote parole e prima della guerra non intervenne mai presso la Russia per la Polonia, ma l'Impero tedesco e l'AustriaUngheria furono quelli che liberarono la Polonia, dall'impero tsarista, che opprimeva le sue. qualità, nazionali. Si Insci perciò alla Germania, all'Austria-Ungheria ed. alla Polonia di accordarsi circa l'assetto futuro di.-questo paese. Come i negoziati e le informazioni dell'ultimo anno dimostrano, siamo sulla strada dell'accordo. Quattordicesimo punto : Per quanto riguarda questo punto, noi, come risulta dalla mìa attività politica sinora spiegala, consideriamo con simpatia ogni Idea che elimini per l'avvenire la possibilità e. la verosimiglianza di una guerra e promuova la pacifica, armonica cooperazione dei popoli. Se dall'insieme dell'idea suggerita dal presidente Wilson di urtaLega, dei popoli risulterà cli'egli veramente la pensi con spirilo di. perfetta giustizia verso lutti e con. assoluta assenza dì preconcetti, il Governo imperiale è pronto volentieri, quando siano state risolte latte le altre questioni pendenti, ad esaminare più da vicino le basi di tale Lega di popoli, Invito a nuove proposto Signori! Abbiamo udito i discorsi, di Llogd George e di Wilson: essi contengono alcuni principi per una pace generale cui possiamo aderire anche noi. Ma. allorchè si tratta di questioni concrete, di importanza decisiva per noi ed i nostri alleati, la volontà di pace si scorge meno. I nostri avversari non vogliono annientare la Germania, ma ambiscono' avidamente parte dei nostri paesi e di quelli, del nostri alleati.^ Essi parlano sempre come da vincitori a i.'iati, Ma la nostra situazione militare non fu mài cosi favorevole come prò prio in questo momento. Ricorderò le parola dette alla Camera il 29 novembre : « La nostra disposizione alla pace spesso manifestata, e. lo spirilo di conciliazione che emana dalle nostre proposte, non deve essere un salvacondotto all'Intesa per prolungare indefì.niiamenle la guerra. Se i nostri avversari ci. costringeranno a ciò, dovranno sopportarne le conseguenze che ne risultano ». Se. i capi delle Potenze nemiche sono quindi veramente propensi alla pace, rivedano ancora una volta il loro programma di paee, o, come disse Lloyd George, procedano ad una « reconsideration Se faranno ciò ed avanzeranno nuove proposte, noi le esamineremo seriamente, giacchè non abbiamo altro scopo che il ripristinamelilo di una pace durevole, a generale. Ma questa pace durevole non sarà possibile sinché non sia, garantita l'integrila det territorio tedesco, siano assicurati i suol interessi vitali e aueili dei suoi alleati e la dignità del nostro popolo. Sino ad allora, bisogna restare compalli ed aspettare. La vittoria sarà nostra, la buona pace verrà: deva venire. Dio è con noi a sarà con noi anche In seguilo. 11 Cancelliere conclude con un elogio al popolo tedesco per i sacrifici sopportati in patria ed al fronte con eroica pazienza. ddrpclmlirlcslbclrrmvIfRlplnWpcsn1lrbnaPrime impressioni di iKVaiaoia {Servizio spedala della Stampa) Parigi, 25, notte. L'ora stringe e tanto die non è possibile sapere e trasmettervi quello clic pensano dei discorsi dei due Cancellieri i responsabili della politica francese, l'orse anche non vorranno pronunciarsi prima diaria conferenza tra i tre primi ministri d'Italia, d'Inghilterra e di Francia, oramai sicura, abbia avuto luogo. L'on. Orlando e Lloyd George stanno per tornare a Parigi, ove Cleiuenceau li attende. Lloyd George ha fatto sapere che lord Milner, il suo più icdele amico e collaboratore, lo accompagnerà. E' superfluo soggiungere clic avranno modo, dopo di aver consultato Washington, di vagliare a fondo le parole pronunciate ieri a Berlino ed a Vienna e di preparare, con una sollecitudine maggioro di nuella mostrata in altre occasioni, la risposta pratica adeguata. Pel momento rassegniamoci dunque a passare in rivista le opinioni degli irresponsabili. In paragone ai fiumi d'inchiostro scorsi per le precedenti manifestazioni del pensiero nemico, i commenti odierni si caratterizzano, se non per le riserve, almeno per la sobrietà. Il discorso di Czernin solo era sul tavolo dei redattori a mezzanotte; quello di Hertling è venuto tre ore dopo. Pochi adunque li pongono in rapporto. Il « Matin » stesso, malgrado la rapidità dei suoi servizi, è costretto a limitarsi a chiosare Czernin: «Sull'influenza che simile discorso può avere per la evoluzione della guei ra è difficile esprimere un parere prima di sapere quello che il Cancelliere Hertling ha detto a Berlino». Messo innanzi al solo testo viennese, Gustavo Hervè non ha esitato e, per quanto espresso in termini temperati, non dissimula un certo compiacimento. « Czernin, scrive, non ha assolto troppo male il compito difficile che gli incombeva. Doveva da una parla salvare le apparenze dichiarando di voler concludere soltanto una pace onorevole par sé u gli alleati, e dall'altra parte, poiché si è affamati di pace, doveva lasciar capire a Wilson che poteva intendersi con' lui. Vi è riuscito. La sua dignità di •premier » austriaco non gli permetteva d'accettare la intrusione di un nemico nelle questioni; interne della Monarchia austriaca, sia per i: romeni, come per i serbi, come per gli ita-i liarii. Ma in ricambio fa a Wilson tutte lei' concessioni possibili ed immaginabili ». Queste concessioni sembrano ad Hervè molto più; larghe di quelle che i cervelli, ottusi pptreb-' bero scorgere. Appaiono implicite nelle dichiarazioni di Czernin che riguardano la Polonia, a Czernin vuole che i' polacchi siano> riuniti c consultati; o. se vogliono venire al raggiungere la Monarchia degli Absburgo co-) me Stato autonomo e indipendente, non vi; vedrà nessun inconveniente. E allora chissà? In cambio di questo accrescimento territoriale,, forse diverrà piti conciliante dal lato della' Romania, della Serbia, del Montenegro, dell'Italia ». Czernin ha parlato, è vero, di impossibilità di concessioni « unilaterali », mai (fervè pensa che « se gii alleali accettassero l'idea di una Polonia risuscitata e aggregata negli Stati Uniti di Austria-Ungheria, che Wilson vagheggia, allora nessuno potrebbe più qualificare di « unilaterali » le concessioni che l'Austria farebbe cedendo Trento e Trieste e Pola all'Italia, la Transilvania ai rome^ ni, ed un accesso sul mare alla Serbia-».. 1 otta materia die Hervè legge attraverso le linee piene di sottintesi. Insomma, per lui lai risposta austriaca a Wilson, malgrado alcuna bravacciate che non inganneranno nessuno, non costituisce un «fin de non recevoir».L'èra delle trattazioni e aperta, dall'Austria' a riamata. La. parola spetta ora alla diplomazia... segreta. E', per la verità, la sola nota originale di simpatia. Bainville nell'» Excelsior », anche benevolo nell'interpretazione delle intenzioni di Czernin, va meno lontano. « Le concessioni di Czernin rial punto di vista americano sono tutte subordinate alla approvazione della Germania e degli altri alleati da cut 1 Austria proclama che non vuole separarsi.' Ora la Germania è annessionista e la Bulgaria anche. In queste condizioni bisogna domandarsi ove si trova la buona fede della diplomazia austriaca. Bisogna, constatare che Czernin non ha preso una posizione netta ed ha respinto la responsabilità di una politica veramente pacifica. Lascia Der questo ancora la. parola ad Hertling, suo caposquadra. Forse anche attende il risultato dell'offensiva tedesca sul fronte occidentale », Gli organi delle duo correnti socialiste discordano. Mentre il « Journal du Peuple » afJ lenna « che uno spirito democratico per persuasione o per timore ha invaso persino i vertici più alti degli Imperi centrali», l'«Hu^ munite » concede « che il ministro austriaco è indubbiamente l'uomo della pace e della conciliazione, ma non è l'uomo della pace democratica ed è dubbio che soddisfi completamente gli alleati ». Il « Gaulois « pencola tra i sentimenti di soddisfazione e di diffidenza, ma si deciOe infine, per quest'ultima. » Czernin non dispera di giungere ad una transazione generale. Ne indica ancne il mezzo, ma il suo suggerimento, ciie porla cosi evidente il marchiò berlinese smaschera l'eterna manovra germanica, là quale consiste nel riunire due interlocutori intorno al tappeto verde per attirarvi gli altri, tentativo falli già con la francia e l'In- li i a i i i o o ; l a g o . e a gini terra. Si tenta ora di girare la posizione incaricando Vienna di attirare Washington nella trappola. Diffidiamo! ». Considerazioni formali ha l'a Oeuvre»: «il lungo discorso, di espressione volontariamente amena, reca un tono die non sentivamo più da quarantadue mesi sulle labbra di un ministro degli Imperi centrali», li «Petit Parisien» parafrasa e in coda scrive:) «Czernin resta fedele alla tanica che gli Imperi centrali praticano dalla famosa offerta,' di Natale del 1910. Rifiuta di rivelare i suoi scopi particolari di guerra ma si sforza in tutu i modi di trascinare l'Intesa ad una conferenza. Per un uomo politico, che consente di ripudiare con Wilson la diplomazia1 segreta, il metodo sembra strano. Attesta almeno che il ministro austriaco non teme di contraddirsi nello spazio di poche linee. Lloyd George e Wilson non hanno ancora un giuò: catore degno di loro». Una frase del discorso quella che concerne « il possesso tedesco del belgio» deve essere stata erroneamente trasmessa. Il « Petit Journal » attende la correzione, senza di che sarebbe un'enormità e una contraddiziono di più sulle labbra di Czernin, ma il « Vingtième Siècle », organo del Governo belga all'Havre, trova invece la frase naturale ed esclama: « Cosi dunque parla l'Austria che fu una delle garanti di noi stra neutralità'! Resteranno ancora nel Belgio dei cittadini dell'Intesa, partigiani di questa' neutralità? il nostro valoroso esercito, che pel quarto inverno monta la guardia innanzi allvser, baluardo inviolato e inviolabile, sapra tra poco ricordare ai nostri nemici quello stesso che significano loro da quaranta mesi ì nostri compatriota oppressi: mai i belgi saranno domati! ». ■ ; Infine ecco anche il discorso di Hertling«Esso porta i segni delle esigenze del partito militare — giudica l'« Edio de Paris » —i Un esame attento dei discorsi permette dS pensare che i Governi di Vienna e Berlino si sono diviso il lavoro. I duo testi sono stati} combinati in modo che ogni concessione di forma fatta nel primo possa trovare subite» nell'altro un correttivo immediato. I due dU scorsi attcstano l'Idea pungermanica. Le loro tattiche potevano differire ma la sostanza è identica». Lo differenze di tono dei due orai tori si spiegano benissimo per il «Journal»,: con la differenza, dello stato d'animo '"»i due uditori: gli austriaci hanno fretta di finirla ed i tedeschi restano preda formidabile déllal reazione pangermanista. Ma Berlino e Vienna, chiamate a definire la posizione dei dutf Stati centrali di fronte ai problemi occidenr tali, si trovano d'accordo nel proclamare la1 impossibilità di accettare le condizioni degli alleati. Gli Absburgo non intendono più rinunciare alla posizione insperata conquistata1 nei Balcani e gli Hohenzollern non intendono di rinunciare all'Alsazia-Lorena». La pace è possibile ad est se i russi vogliono confessarsi vinti, impossibile in oriente ed a ovest a. meno che non si voglia rovinare l'opera di Bismarck. Se. è certo pel « Figaro » che JHertllng abbandona le esagerazioni dei suoi predecessori, non resta meno chiaro che il suo discorso rivela « l'ostinazione della Germania' imperiale nel restar ribelle ad ogni concessione come ad ogni transazione. L'ipocrisia1 di questa dottrina di conquista, che osa invocare il diritto e la giustizia, è soltanto pari' alla sua intransigenza». Prova ne è la rivendicazione storica che Hertling ha tentato della legittimità dell'annessione dell'AlsaziaLorena. Ma qui l'«Eclair» constata il mutamento di tono. Kuehlmann aveva lanciato un « giammai » impressionante. Il « giammai » di Hertling ò meno categorico. Ma è lunga la via! che mena a Tipporary. ó. R. Sottomarini tedeschi nelle aeque brisiliiu ! (Serefifo siedati della stampai. Parigi, 25 notte., Il corrispondente del Matin da New York annuncia che, secondo quanto telegrafano al World da Boston, parecchi capitani réduci dalle acque dell'America del sud segnalano la presenza di nove sottomarini tedeschi al largo delle coste brasiliane. Il1 capitano di una nave norvegese afferma) di averli scorti al largo di Capo Frio.. - D. U,