Il Presidente

Il Presidente La Germania un anno dopo la catastrofe' Il Presidente Una conversazione eoo Ebert a {Nostra corrispondenBERLINO, novembre. 1 L-a rivoluzione tedesca del 1918 ebbe due! vteste: Federico Ebert e [Filippo Scheidc-jdmanu. , dQuando, noi primi giorni della guerra, tun destino tragico e ironico volle che il più ' pgrande repubblicano di Germania, Ludovi I lco Frank, cn '.esse ucciso da una palla re¬ pubblicana, il comando del partito socialista tedesco passò nelle mani di Scheideniann, il discepolo, quasi il figlio spirituale di Bebel, ex-operaio come lui, del suo stesso temperamento, dei suoi stessi metodi. Ma Seheidemann era, direi quasi, completato da un suo compagno inseparabile: meno appariscente, meno rumoroso di lui, ma tenace, instancabile: Ebert. Ebert nacque ad Eidelberga nel 71, nei lfmldnpccgiorni di un'altra Assemblea di Versailles, ''sesòi! ij e a e n a o e n Figliuolo di un sarto, ed operaio egli stesso, dai quattordici ai diciotto anni : sellaio. Questi dominatori delle masse in Germania vengono fuori dai più umili strati del popolo : Ebert è un ex-sellaio, come Bebel era un ex-tornitore, come Seheidemann fu tipografo, come Noske fu canestraio. La storia di tutti questi uomini è identica : dal lavoro manuale passano ad umili posti nell'organizzazione socialista: propagandisti, oratori da comizio, poi redatori di giornali del partito in provincia, in fine deputati, capi, fuhrer. Ebort passò anche lui per questa strada: entrato nel partito quando le persecuzioni di Bismarck ne facevano una poesia, giunge lentamente dalla bottega di sellaio alla redazione della Breincr Iiùrgerzeitung, e va facendo intanto la sua carriere nel partito : segretario di Sezione, segretario della Direzione centrale,, capo dell'organizzazione generale. Organizzare è il suo forte. Finché viene al Reichstag quale deputato di Elberfeld Barmen, nel 1912, con l'ondata socialista che si rifece della sconfitta di cinque anni avanti. Al Reichstag l'amicizia di Ebert e Seheidemann si stringe ancora più : diventa ■ il binomio sul quale si impernia poi la politica di guerra del partito socialista tedesco. Nella storica giornata dal 4 agosto 1914 essi si schierano col Governo e gli restano a fianco per quattro anni. Restano anche quando la frazione radicale del -partito comincia a staccarsene, anche quando Haase a a e o a gli succede : diventa con Seheidemann og getto di odii, di ironie, di frizzi da parte dei compagni, ma resta a collaborare coi partiti borghesi mentre la guerra, infuria. *** Ma, ciò clie sfuggiva- al pubblico borghese e anche a grata parte del pubblico socialista, Ebert e Seheidemann andavano formando dietro il grande fronte della guerra una specie di fronte socialista: un fronte che restò sempre fermo, mentre quello governativo cedeva e mutava. Bethmann Holhveg, Delbriick, Helfferich, Jagow, Micha.elis, Hertling, Hinze andavano ad uno ad uno sparendo, coi portafogli gonfi di carte sotto il braccio:- Ebert e Schei - o o i | dernann restavano. Essi accorrevano ad ogni . ,. -, ,. • • , , * ,& ■ ù appello degli uomini del Governo, partecie pavano alle conierenze, discutevano; pia a ! penetrati nella torre di avorio, comincia- i}^o a conoscerne ogni segreto, ne vedeva- -|no ogni debolezza:: sentivano già avvicinarn dl . davano invece facendo prigioniero Nel settembre del '18, al Governo, che già vede approssimarsi la catastrofe, non basta più la collaborazione dei socialisti: chiede la loro partecipazione al Ministero, offrendo parecchi portafogli, tra cui quello | degli Interni. Il 24 le condizioni dei socia- j listi sono accettate. Ebert, che prima aveva - promesso la sua partecipazione al Ministero, - cede invece il passo a Seheidemann, a o ; Bauer a David. Pare che egli voglia at> n , , ' ... ,» . . s. , 6 . n tendere piti libero la catastrofe che si av- si il "loro giorno. Questi socialisti, che pare-1vano ostaggi del Governo borghese, lo an-1ò o vicina. Il 7 novembre, mentre il movimento rivoluzionario si propaga da Kiel, il cancelliere Max di Baden chiama Ebert — che con e I Seheidemann aveva minacciato il ritiro dei | socialisti dal Governo — gli annunzia che sta -1 ,. , „ .° „ , , e | Pey partire pel Quartier Generale- onde o a n i a rroo chiedere al Kaiser l'abdicazione, gli esprime la speranza che si possa ancora, così, salvare il paese. Ebert promette di fare di tutto perchè le masse socialiste stieno ferme fino all'esito dell'abboccamento. Ma- prima di sera torna dal Cancelliere per riprende- re la sua parola: gli indipendenti non vo-levano attendere. Iu quel momento in cui tutto vacilla- va, Ebert parve l'unico punto fermo. .11 Kaiser abdicava e spariva.. Max di Baden, dopo di averlo indotto all'abdicazione, si dileguava come lui, lasciando il Governo nolle mani di Ebert. Costui nella storicagiornata del 9 novembre divenne da un è, • ™°™nto all'altro, col titolo di Cancelliere, Vo, ;i'- Lapo della Germania in un ora temh- o, e Icaute — mentre i messi chiedenti pace erano c-1 [a cammino verso il nemico, mentre la ri- r- , • ,-, „, , ' ,,.„ n-1 voluzione dilagava pel paese, mentre 1 Ann 13tria cadeva a pezzi. E bisognava inantesi : nere l'ordine e l'unità all'interno, agire a- "jbilmente ed energicamente all'estero: improsa sovrumana. La domenica, 10 novembre, vien fuori il r iio aane al l o m- primo proclama di Ebert, che annunzia la libertà, invoca la pace, impone l'ordine. Egli vorrebbe formare un Governo con la collaborazione dei partiti borghesi — ma urta nella decisa opposizione degli indipendenti, i quali appena consentono a formare un Governo coi maggioritari, quasi soltanto poiomaggio ad Ebert, che a suo tempo si era sforzato di non rendere inai irrimediabile la scissione tra' maggioritari e indipendenti, e agli attacchi feroci di Haase, di Ledebour, di Dittmann aveva sempre risposto con -esito* e senza asprezze. enza particolare) 1 6i forma così il primo Governo della nuoe! va Repubblica, tutto socialisti di Destra e -jdi Sinistra; ma Ebert si trova di fronte a , difficoltà enormi. La questione della Costì-" tuente divide presto il Governo: gli indiù ' pendenti — presaghi del risultato delle e I lezioni per la Costituente — vogliono che a a socializzazione dei mezzi di lavoro, cioè la bolscevizzazione della Germania, venga fatta prima delle elezioni; Ebert vuole prima la Costituente, cioè prima la pace con l'Intesa. Ostacoli spuntano da ogni lato:! dai Consigli degli operai e soldati, dalla nuova estrema sinistra spartachista, dalla piazza che già Liebknecht e la Luxemburg cominciano ad infiammare. Egli tiene la linea democratica, ma è recisamente contro la dittatura del proleta> , 'f**?' aprendo il famoso .ongrtsso dei Con, 'sigli di operai e soldati il 16 dicembre, egli ha il coraggio di dire : — C'è. una sola sorgente di diritto nella repubblica tedesca: ò la volontà di tutta la nazione. I consigli a a a , i , i a a e i a i l . 4 o e e e i . o o a n e ao i a a- a- degli operai e soldati non ne sono che una parte. Ma avanti alla guerra civile, all'effusione del sangue egli ancora esita. Aveva esitato dicembre, il giorno dei sanguinosi scontri fra i Maikilfèr, i fucilieri della guardia, con gli spartachisti. Esita ancora il 23 dicembre, quando con un colpo di mano i marinai tentano di impossessarsi del Go* verno e giungono a sequestrare lo stesso Ebert nel suo studio, alla Cancelleria. Il Governo non si mostra proclivo alla repressione. Parlamenta. E questo basta perche l'elemento rivoluzionario, con Liebknecht e Ledebour alla 'testa, incalzi. Allora Ebert non esita più ; è la repressione : una lotta di sette giorni la cui posta c, por Ebert, la presidenza della repubblica se vince, la fucilazione se perde. E vince. Il 29 dicembre l'ordino è ristabilito, gli indipendenti escono, protestando, dal Governo che cosi diventa omogeneo. Si indicono le elezioni per l'Assemblea nazionale che Ebert apre il 6 di febbraio eoo* segnandole il potere, con un forte discorso in cui anche, di fronte ai vincitori trova ao*/ centi di fierezza. L'elezione alla presidenza gli viene quasi di diritto. H suo atteggiamento leale nei giorni della rivoluzione, la sua decisa volontà di mantenere a ogni costo l'unità nazionale, gli avevano cattivato lo simpatie anche della borghesia. La sua elezione avviene senza lotta con 277 voti su 379 vot Diciamolo francamente: Ebert meritava; una sorte migliore. Per un uomo di lotta, la presidenza della Repubblica è la narcosi, la paralisi, la condanna all'immobilità^ La figura di un uomo che dalla strada dominava la Germania, doveva scolorirsi subitamente il giorno della sua assunzione alla presidenza. E' diventato troppo solenne, troppo « ufficiale » per gli uomini del suo partito pei quali il Reichspràsideni Ebert non è più il Gevasse Ebert; è diventato troppo modesto per i borghesi che nei giorni della rivoluzione adoravano questo socialista rispettoso dei diritti della maggioranza — ma dopo 1*11 febbraio cominciarono a trovare poco decorativo un presidente ex-sellaio, cominciarono a sentirsene imbarazzati come di un congiunto plebeo che capiti ih. casa di una boriosa famiglia signorile. Federico Ébert pare sopporti con motta filosofia, il disagio delia sua imbarazzante situazione. Si comprende al primo vederlo e n : , o a- a o, a > v- e-1com^.eSH 11011 ad ^sumere atteggia -11!^.^^^» ^?JSi^SÌ'?^^-!!S iln ei a e ildi e a e- semplice cordialità meridionale. E marcatamente meridionale c la sua figura : medio di statura, membruto, dalla carnagione scura, i capelli nerissimi folti crespi, la barbetta a punta. Con bonaria cortese semplicità, egli mi intrattenne a lungo ricevendomi nella sua nuova dimora, il magnifico Ministero di Casa Reale alla Wilhchnstrasse. Si cominciò col pai-lare di quella che ,ò la preoccupazione predominante di v tutta la j Germania in questi giorni : l'iuverno im- • min ente. t — Come passeremo l'inverno? — dice, ripetendo la mia domanda, il presidente che parla lento, con una voce pacata, grave, armoniosa. — Io non sono profeta, ma sono ottimista perchè ho piena fiducia nella ragionevolezza e nell'amore dell'ordine del popolo tedesco. Io non credo affatto nei disordini i:he vanno con sicurezza profetizzando / coloro che vorrebbero forse cavarne degli i utili. Sono invece fermamente convinto che Jle inevitabili difficoltà che l'inverno porterà seco convinceranno appunto l'operaio tedesco che la Germania ai suoi guai ' non nuò trovar riparo che nell'ordine e nel lavoro. o-lgi disilluderanno quanti fondano le loro speranze nulla follìa popolare. Naturalmen- a- te influirà molto sul miglioramento della 11 i situazione la ripresa, quando avverrà, dei n, I regolari rapporti diplomatici ed economici si (con tutti gli altri popoli, anche quelli coi. o | quali fummo in guerra. Questo non c sola|tanto nell'interesse nostro: è nell'interesse n Idi tutti, e, V Si viene così a parlare della Lega delieh- Nasaoiy e della posizione della Germania o i- „ nea- mil a li aa i ooira le i, eto rispetto ad essa. — Io sono d'opinione — mi dice Ebert — che la nostra entrata nella Lega delle Na-: zioni non è cosa che interessi precipuamente noi. Credo piuttosto che una Lega delle Nazioni che voglia effettivamente assicu-f rare pace al mondo deve tenere a che tutte le nazioni si. riuniscano in essa. Per quanto riguarda particolarmente la Germania, noi siamo fermi nella massima, fissata già lungo tempo prima della guerra dal socialismo internazionale — cioè che tutti i dissidii tra i popoli debbano, senza eccezione alcuna, esser decisi dai tribunali arbitrali. Noi Vediamo! con una certa sorpresa che la Lega delle Nazioni fondai a Versailles considera ancora la guerr"- come un mezzo in certe cir1-, costanzo accettabile e consono al diritto delle genti, ila se uoi dovessimo un giorno entrare a far parte della Léga, dirigeremm», , butti i usta sforzi a far trionfar» la -—