Tartufo d'Alba

Tartufo d'Alba Tartufo d'Alba e a e e a i a a a a a e o e o o r i a é a . I giornali fascisti si sono affrettati a raccogliere gli sfoghi antigiolìttiani di cui l'ex on. Galimberti ha infiorato il suo recente discorso elettorale. Imprudenti ! Ecco ora qual è, nella sua fonte genuina, il pensiero politico, quale la serietà mentale e la moralità pohtica dell'ex onorevóla La tedescofila del Cian di Cuneo II domenicano Tancredi Galimberti, del nuovo ordine degli inquisitori, in giro di predicazione in quel di Alba, ha pronunciato la sua omelia all'ombra della Casa Mirarteli, (la casa madre) lontano dalla sua chiesuola e dai suoi fedeli di Cuneo. Gran cosa sorprendente, per chi è lontano. Ma gli è che a Galimberti è capitato come a Padre Zappata, che doveva predicare lontano da dove razzolava. Brutto fatto quando i fedeli, oltre le prediche, conoscono i predicatori !... Galimberti ha detto nel suo discorso queste precise parole: «Ben si guardò (l'on. Giolitti) dal protestare quando il gran cani elliere tedesco Bethmann Hollweg dall'alto della tribuna germanica, al principiar della guerra parlava ai tedeschi di liberare l'Italia dagli spiriti malvagi, che la perdevano, per ridarla agli spiriti saggi, cioè all'on. Giolitti ed ai suoi ». Ah, no, padre. Qui c'è equivoco e rinfreschiamo noi la memoria, Tancredi Galimberti, l'attuale presidente generale delle -Leghe antitedesche, era già da un pezzo lui uno spirito saggio pei tedeschi. Si era ben lontani dal maggio del 1915 e Galimberti sitila sua « Sentinella dalle Alpi» con quei caratteri di scatola con cui consuetudinariamente e, diciamo pure, modestamente dà alla luce le sue elucubrazioni d'alta politica, manifestava la previsione che la guerra — ancora da scoppiare^ sarebbe stata generale e faceva addirittura intervenire l'Italia a fianco dei tedeschi. I suoi impegni sono precisi » — scriveva il prode Tancredi. — «-Essa deve trovarsi con loro: a meno di venir meno ai patti comuni ».. {Sentinella delle Alpi, l.o iprite 19U). E trovava la neutralità italiana, alla vigilia della nostra dichiarazione, cosi... singolare da scrivere : « Diverso diventerebbe il caso quando ringhilterra, d'impulso prò prio o per trattato, assalisse la Germania e l'Austria, perchè allora non sapremo per guai uscio l'Italia se la sgattaiolerebbe». (3 agosto 1914). L'Italia non ha dichiarato ancora la guerra, ma la neutralità, E Galimberti avvisa: « Gnardia?no adunque con orrore alla guerra, ma prepariamoci a sostenerla {se scoppierà) come un dovere, un vincolo. Solamente se la Germania avrà presto ragione della Francia noi potremo esimerci dallo scendere in lizza : diversamente, qjier alle ansa o perchè la Francia vincendo potrebbe gettarsi su di noi, dovremo brandire le armi ».. (8 agosto 1914). L'invasione del Belgio riempie di proteste il mondo. Ma il presidente delle Leghe an ti tedesche lancia il seguente ammonimento : « La Francia non ha da gridar tanto contro la violata neutralità del Belgio, essa che violò nelle guerre della rivoluzione quelle delle repubbliche di Geneva, di Venezia, d'Elvezia e invase il Belgio ». (fi agosto 1914). La G#mania è Tunica nazione..... Il Presidente suddetto è tanto contro la Gernwnia che pochi giorni dopo ritorna alla carica... contro la Francia. Curioso temperamento, però. E scrive: a Che cosa ci offre la Francia se vince? Nulla finora; e viceversa se per il Majuba (sic.) e pel CaHkage vinta ancora, si levò contro di noi tanto minacciosa, che avverrà quando sia vittoriosa? Dunque osserviamo aspettando gli eventi e mantenendoci ognor pronti alle armi. La Germania e l'unica nazione con cui noìb abbiamo, per ora, nulla da spartire; anzi alle sue vittorie dobbiamo la liberazione di Venezia e di Roma. . . pie re i e l Gli alleali nostri ci lianno insegnato che sopra le alleanze ci sono gli interessi nazionali i noi badiamo a noi stessi avendo già bene provato quanto la repubblica Francese e il despotismo austriaco abbiano nell'altro secolo pesato sa di noi tutti ». (18 fgosto). Galimberti rimprovera ai primi di settembre gli <« spiriti malvagi » che si vestono da zuavi e... mette l'elmo col chiodo lamentandosi, in uno dei suoi vistosi articoli dal titolo « Un bell'esempio » la parzialità della, stampa italiana che ancor ieri per U fallo del Majouba (aie) e del Carthage si felicitava che ormai l'Italia -fosse pronta a marciare contro la Francia e adesso si veste da uaoo e fa apertamente voli per, la seon fitta degli imperi eentrali Se pochi italiani sanno il tedesco, molti tedeschi viceversa sanno Filettano e si la vittoria coronerà i loro sforzi sapranno come giudicarci*. (5 settembre 1914). Hanno capito alla Gazzetta del Popolo dove non si sa il tedesco come alla Sentinella? Perchè la guerra era secondo il perspi 1 ■a desca che essenzialmente combatte VlTtghH^ terra. E' la flotta che sta per sorffetle con* Irò ultrapotente che combatte la flotta tt*> glese. Quanto alla violazione del diritti* delle genti, lasciamola li. Cosa' fece di mot peggio l'Inghilterra contro i boeri? Questa non è la lotta d'un genio cosi prepotente da rendersi uggioso a tutto il mondo. La presente è lotta,di razze, non di liberasiun* da un tiranno ». (7 settembre). Chi sono i barbari? Chi sono? L'on. Galimberti si trovesebbai imbarazzato a rispondere. Come presidente della Lega antitedesca, ad Alba e trmri, earebbero i tedeschi; ma come pubblicista, barbari sono gli altri, tutti, eccetto i te-i deschi In un articolo dal titolo a I- barbari », imi fava infatti ironicamente: «-I barbari sonm i tedeschi e li chiamano barbari quelli che), prima della guerra nulla avemmo di piai bello della Germania. La patria di Goethe/, e di Solulle, di Boeme e. di -Heine, di Kant e di Hcghel, di Marx e di Gugels è diven\ tata tutto ad untratto-la terra dei barbari!', Ah! no. Se qualche cosa ricorda l'invasione, dei barbari è lo spettacolo delle orde bar* banche, delle orde gialle nipponiche; di, quelle nere dell'Africa; olivastre dell'Indiai chiamale a raccolta per salvare la Francia! che non sa più difendersi, e come un giovaci l'impero romano le chiamò a sua. salvezza mentre saran pure-la sua rovina. E Pln^ ghilterra, la civile Inghitterra, poiché fa\ venire gli indiavi, perchè non chiama parti S in soccorso le pettixasse del Canaria: $ Niam Niam dalle mazze di legno; gU au-\ straliani esperti nel lancio dei boomerang^ i paupasi dalle lunghe zagaglie ed i mauri della Nuova Zelandocene infornano i nemici cine.fi e li mangiano con salse di lucertole? *j (11 settembre 1914). I Pensiamo al dolore di tutti i soci dellaj Lega antitedesca, dal'prof/''Romano a] . prof. Mazzini, che'' dopo aver listo scompa-j rire la candidatura vedono sparire anche) il loro idolo. Ma tiriamo avanti.» Gatìm-j berti era cost-.poco antitedesco che nel set] tenibre, otto mesi prima della-nostra dichia4 razione, è preso dal timore che l'Itafta voi glia precipitosamente dichiarare la guerra all'Austria. E se la prende (indovinate) col giolitti ani con queste parole di tenerezza verso l'Austria : • « Z, giolittiani che hanplauA dito all'impresa Ubica senza fiatare petchm[ il Parlamento non veniva cìeiamato a pro\ nunciarsi, sentono adesso il prurito dell^ prerogative parlamentari e vogliono ria-j | verta la Camera. Perchè? Per dichiarar] guerra all'Austria? Adesso, proprio, adesso che si trova negl'imbarazzi, mentre la tril plice non fu-disdetta? Il principe dì Bwro«n disse che sarebbe un fatto contro tutto il ' diritto delle genti». (15 settembre 19MX , E' cosi tormentato dal •► pensiero di far) | male ai suoi-tedeschi, ebe, a proposito d'egli ' incitamenti di Guesde e di • VaìOant, ai so-| ciaHsti italiani, scrive: «Insamma i socialisti italiani a-differenza dei giacobini antichi non si prestatola servire da pancino ai compagni francesi. O siamo iateH nazionalisti, essi dicano, e afte*» narri éohi Marno combattere che la guerra; o siam\ nazionalisti e ih tal caso un salo è Vintei resse in giuoco, quello della Patria e noni, già del Partito. Noi non sappiamo dar loro, torto ». (-lx) ottobre). Il regahrt Galònberti àride-persino agli, itidiarfl ac^ corsi .in Francia agli ordini di Poppino) Garibaldi a far getto della loro vita oj scrive:».^GliàiaKwni che oggidì si portano; in Francia per amordi repubblica, se è so^lamente queUa repubblica che vogliono ré-j galare all'Italia col sacrificio delle loro 'esU ste.nze non fanno alla Patria un gran re^ gaio. « I garibaldini nel 1870 con Garibaldi non raccolsero che ingratitudine e abbandono per la loro impresa, calunniata persino neh romanzi di Margueritte. Ignoriamo quale sorte spetti ai nostri repubblicani accorsi. solamente ricordiamo che fejj pmaan HoBweg tran otegti «spiriti«aggi» jfc cui ha fatto.cenno mei -discara© di Atta. Uno spirito simile chissà come asra stata giustamente amato ia Germania 1 Beco perche in IMI» i faeeteti, efee non ne azzeccarono mai una, Io crearono prositi ni te generale delle Leghe aatUedeechev! Ma abbiamo altro citazioni in serbo, da cui emerge che fu non solamente saggio ma; saggiarono. E le pubblicheremo, pecetta oi»j tre i tartari d'Alba anche te parola del saaj 5 in Francia: guerre di conquistarne'. Tonchino, nella Tu*i nisia, nel Marocco furono dell'attuale re-j pwfrolica. Suoi i falli d'Aignes Morte*, dt[ Marsiglia, del Majouba (sic! ohi Ciani) e\ del Carlhage e che a schernirci dopo ili trattato di Berlino fu Gambetta, come a esai^ tare Boulanger dopo i fusti di Tunisi fvt\ Clcmenccau e Pettelan a celebrare la forza di Biserta piantata come una pistola al: nostro fianco ». (2 ottobre' 1914). Per oggi lasciamo Galimberti -rs «jinetii; Pistoia al fianco. C'è nelle poche rieauma-. zio ni di cui sopra tanto da patere àa ' rare ciré fu lealmeeto agii ouchi di