Scuola di recitazione

Scuola di recitazione Scuola di recitazione La signora lasciò le suo valigie in consegna alla staziono, uscì nella piazza quasi deserta in quell'ora meridiana, fra i po'chi viaggiatori discesi con lei e si guardò intorno. Quasi nulla era mutato nel ristretto orizzonte cho le si offriva: L'antica chiesa gotica con la sua gradinata grigia o i due leoni accovacciati, i portici bassi, con lo tende a righe rosse e bianche del piccolo caffè, l'uomo illustre ritto nel suo piedestallo di marmo grigio, del quale ella non aveva mai conosciuto il nome, circondato da un giardinetto pubblico in miniatura, con tre panche e pochi alberelli già ingialliti dal primo autunno. E su tutto un vasto silenzio, quel particolare silenzio delle vecchie cittadine di provincia, cho non riescono a turbare le grida dei fanciulli, nò le sonagliere dei cavalli, nè i rintocchi dei campanili. La signora aveva sollevato il fitto velo da viaggio sul suo volto pallidissimo, a linee regolari e un po' dure, su cui le rughe della maturità, e l'ombra grigia che circondava i larghi occhi espressivi mettevano quasi una maschera di tristezza ■ e contemplava con.la gola stretta dall'emozione quell'insieme di linee e di colori non mai dimenticato che era stato famigliare alla sua primissima giovinezza. Nelle sue continue peregrinazioni attraversò il mondo, fra l'irrequietezza disordinata e febbrile che la sua vita d'attrice le aveva p$r tanti anni imposto, quell'angolo di terra sonnolenta con la chiesa gotica, il (monumento, il giardino, le era di quando in quando apparso come una meta deliziosamente riposante, come la promessa sicura 'di una pace e d'una serenità senza limiti, morbidamente avvolte di silenzio d'inerzia, di pigro e dolcissimo ozio, a cui giungere un giorno, quando tra la fioritura rigogliosa della notorietà e dei trionfi incominciasse a spuntare l'amaro colchico autunnale della stanca maturità. Ora quel giorno era giunto. A poco a poco, fra gli ammonimenti quotidiani dello specchio e le lusinghe sempre meno fervide e convinto degli ammiratori, 'fra le difficoltà sempre più complicate del trucco e l'interpretazione sempre più disagevole delle parti di protagoniste giovano: bella e desiderata, era giunto il giorno in 'cui Isabella Zaroi, la prima attrice che da trent'anni prodigava al pubblico italiano è strauicro la sua arte e la sua bellezza, aVeva visto schiudersi il velario sull'ultimo atto della Seconda moglie, con cui ella chiudeva pure per sempre la sua vita d'artista. [Per qualche mese aveva vagato qua e là, sostando in grandi alberghi di città termali o in- piccole pensioni di paeselli marittimi, quasi sempre in compagnia di una 'amica della sua età, vedova di un grande attore, rimasta anch'essa sola a vagare pel mondo. Poi s'era stancata dei viaggi e dell'amica, e la sua vecchia cittadina provinciale, sepolta nel grigiore calmo del tedio, le era sembrata un mito asilo per la sua stanchezza, un rifugio malinconico e dolce per la sua sazietà. Non l'aveva più riveduta da quando, giovinetta diciottenne, era fuggita di casa per seguire una Compagnia di comici erranti venuta a recitare nel teatro comunale. Suo padre, professore di latino e greco, già collocato a riposo, era morto pochi anni dopo. Suo fratello, un giovane dal cervello un po' balzano, era partito per l'estero; sua sorella s'era sposata, aveva messo al mondo duo o tre figli ed era morte. Isabella Zaini non ritornava dunque alla città natia per ritrovarvi la parentela, ohe non aveva più, o le amicizie, che non aveva mai avute. ^Ritornava per riposare finalmente in qui;ll'angolo sperduto di mondo doVera nata e cresciute, ma dove nondimeno rimaneva un'incognita, perchè nessuno l'aveva mai udite recitare c dove mai l'applauso, la, lode o la critica erano risuonati sul suo passaggio. ISapeva cho si poneva in vendite una piocol'.a villa circondata da un grande parco, dotve quand'era piccina entrava di nascosto per raccogliere le fragoie di bosco, e pensava di acquistarla e d'andare a sfiorire con serfctnità in quell'ombra raccolta, divenuta scmiplicemente la signora Zami, una matura* dama benefica e rispettata. Ricordava che la villa era situata un po' fuori, del centro e che occorreva passare per la vi.i principale a destra della chiesa, dov'era la casa ch'essa abitava un tempo, quand'era fuggite per seguire il suo destino. Abbassò il velo sul volto e vi si diresse camminando con pensosa lentezza. L'uomo illustre ritto sul suo piedestallo di marmo sembrò gettarle dall'alto uno sguardo un po' ironico e tre passeri saltellanti sulla sua spalla balzarono a volo con un cinguettìo monellesco. Alcuni avventori seduti al caffè interruppero la partita a carte per osservare quella signora sconosciuta con una lunga occhiata investigatrice che la seguì finche non fu scomparsa all'angolo della stradaPoco o nulla era mutato iu tanti anni. Era sorto qualche negozio più pomposo con un'insegna scintillante, qualche casa a parecchi piani adorna di stucchi e le donne giovani vestivano mèglio, con abiti stretti e ampie scollature, secondo la moda ideile grandi città. Essa camminava ora lentamente lungo la via principale, quella che chiamavano il Corso e riconosceva la casa del medico con la sua targa d'ottone lucido, la vecchia farmacia con le vetrine polverose, la tabaccheria scura e disordinata, il piccolo negozio di mercerie e di profumi che esalava il suo odoro di vaniglia e di bergamotto proprio di fronte alle finestre della sua casa. Isabella Zami si fermò oppressa dai ri cordi. Quanti desideri, quante tentazioni a veva destato nella sua piccola anima di bambina ambiziosa e scontenta quell'odore . di sapone profumate, d'essenze, e di pomate da pochi soldi ! Abitava allora lassù, all'ultimo piano della casa di fronte e passava ore ed-ore delle sue tristi giornate appoggiate alla finestra a guardare in basso e a cercare nella sua fantasia immaginosa il modo di fuggire per tempre, finche una domenica di maggio dopo essere andate a sentire con suo padre VA mieto al teatro comunale, vi era ritornate di nascosto per offrirsi ad Ofelia come cameriera senza stipendio ed era partita con lei.Quattro mesi dopo aveva incominciato a recitare. L'attrice ferma dinanzi al negozio di merjerio e profumerie sospirò e con la mano inguantata sollevò il velo ed alzò il caso cercando di riconoscere quella finestra dèi terzo piano che le si apriva lassù come un libro di memoria. Ma il suo sguardo vi rimase t»a> >hnnml>jhit dilatato d*B» sfargora. a o a a u n e e a l n i i i a a e a r o te . a o o e Una lunga insegna occupava lo spazio sottostante a quelle finestre e alcune parole scritte a grandi caratteri neri su bianco risaltavano lassù con una sfacciata violenza. — die è questo? Che c questo? — ella si chiese cercando rapidamente nella sua borsa l'occhialetto cerchiato d'oro e portandolo agli occhi con mano tremante. Ma non v'era dubbio. Le parolo dell'insegna era proprio quelle: c Scuola di recitazione Isabella Zami ». Battendo a terra il piede con irosa meraviglia ella continuava à fissare quel grande rettangolo bianco e nero dove il suo nomo appariva come su uno stabile manifesto e mormorava a se stessa : — Ma sono pazzi ? Chi ha dato loro questo permesso? IH elio imbroglio si tratta? Bisogna ch'io sappia. Attraversò la via, entrò rapida nella casa di fronte, percorso l'andito inverniciato di verde chiaro, chiuso in fondo da una porta a vetri colorati che un tempo non esisteva- — La signora va alla scuola? — le domandò la portinaia melliflua uscendo a guardarla — salga pure. Il cavalier Zami a quest'ora riceve. Ed ella salì un poco ansanao In scale che aveva tento volte percorse in un baleno con la sua agilità fanciullesca e si fermò davanti alla porte del terzo piano sulla quale si ripeteva in proporzioni minori l'insegna della facciate: « Scuola di recitazione Isabella Zami. Suonò ed attese. Lo aperse una vecchia governante in grembiale bianco che le domandò se volesse parlare col cavaliere. — Precisamente, — ella rispose. — E' in casa? — Si : ha finita ora la lezione. Passi pure. E la introdusse jnell'antica camera da pranzo ch'era adesso un salotto di provincia tutto fiocchi e nappine, cuscini ricamati e quadretti incorniciati d'oro. In un angolo, sopra un cavalletto si pavoneggiava un grande ritratto di donna bruna ampiamente scollata, con un cércine d'oro sui capelli cho vagamente rassomigliava a lei quand'era più giovane. Sotto era tracciate questa dedica, anch'essa dipinta a lettere vistose sul quadro: € Al fratello dilettissimo, Isabella Zami ». A questo punto ella incominciò a comprendere. Suo fratello, quel cervello balzano agitato dallo spirito d'avventura e partito a vent'anni per l'Ameriea, era tornato e speculava sul suo nome in una maniera mistificatrice e ridicola. Udì d'improvviso un coro di voci gaie al di là della porta e poco dopo questa s'aperse d'impeto. Un gruppo di fanciulle e di giovani irruppe nel salotto e senza badare a lei corse ad un angolo dov'erano deposte su duo sedie cappelli e ombrellini. — Mamma, voglio il sole ! — gemette con voce nasale uno degli alunni della scuola di recitazione, tendendo le braccia verso la finestra. Tutti riaero e uno dei compagni gli osservò battendogli un gran colpo sul dorso: — Ti assicuro che lo dici meglio di Zaccorri. ■ Voglio il sole ! — egli ripeto incoraggiato da quell'elogio. — Io invece voglio diventare un'attrice come questa, — dichiarò con energia una ragazza dai capelli rossi, puntando l'indice contro il ritratto d'Isabella Zami Ma quella appartiene alla vecchia scuola ! Ormai è decrepita e non le rimano che ritirarsi, — le rispose uno dei giovani crollando lo spalle con disprezzo. — Perchè ritirarsi? rimbeccò la fanciulla Può fare benissimo la madre nobile nei Mariti o la nonna in Romanticismo Come sei sciocca ! Ma non sai che una prima attrice non s'abbassa mai alle parti' di madre? Dove fare Zazà anche a sessanta anni, coi denti finti e con gli occhiali Un'altra risata accolse queste osservazioni fatte col tono di chi recita una parte di brillante e poi tutti s'avviarono verso l'uscite e. continuando a ridere e a motteggiare, scomparvero. Il silenzio tornò ad invadere quel melanconico salotto provinciale dove una matura donna dal pallido viso devastato, seminascosto sotto gli arabeschi di un velo, stringeva nervosamente l'una contro l'altra le mani inguantate di nero. La portiera si scostò, l'uscio s'aperse una seconda volta e un signore cinquantenne rivolse verso di lei una larga faccia giallognola e rasa dove, sotto un gran naso ricurvo, una bocca sottile tentava di sorriderle, La pregò d'accomodarsi e abbandonò accanto a lei sul divano la sua persona pesante, Parlava coi gesti larghi e con la voce fortemente timbrata degli attori, tenendo la sinistra nella tasca dei calzoni e accompagando le frasi col muoversi lento e studiato della destra, sulla quale scintillava all'indice un enorme cammeo. — Avrà veduto uscire poco fa i miei allievi, — sorrideva con compiacenza. — Ma ne ho molti altri. Questi appartengono all'ultimo corso e aspettano già una scrittura, Ho appunto una nipotina che vuol fare l'attrice, — mentì Isabella Zami, per meglio indagare fra quell'abile finzione. Qualcuuo ini parlò dalla sua scuola e venni ad informarmi- - — Ottima idea, — approvò il cavaliere Zami. Potrei chiamare la mia scuola meno modestamente un'accademia, ma imia sorella, la grande attrice che la signora conosce certo di fama, ama la semplicità e preferisce questo nome più serio. Ci vogliamo molto bene ed io l'obbedisco in tutto, — egli terminò con un sorriso discreto guardando il suo cammeo e scuotendo il capo — Dovo recita attualmente sua sorella? — ella domandò, dominandosi col suo sangue freddo d'attrico abituata a fingere — Si trova da parecchi mesi nell'America del Sud, in una fortunate tournée cho le renderà quasi mezzo milione. — E continuò animandosi: — Abbiamo recitato insieme fino a pochi anni fa, poi io ho aperto la scuola, qui, nella città dove entrambi siamo nati e nella stessa casa dove siamo ere scinti. Se sapesse, signora, quanti dialoghi,Lattante scene abbiamo recitate in questa medesima stanza Isabella Zami ed io! Io aveva alcuni anni più di leie potrei dire di esserle stato maestro. Ma preferisco rimanere nella mia ombra modesta e avviare dietro il suo esempio e sotto la sua protezione giovani attori e giovani attrici per le nobili vie del l'arte. Sostò un momento, poi riprese con tono meno ispirato: — Mi porterà dunque presto la sua nipo tina? Vuole iscriverla subito al corso e pagare tre mesi d'insegnamento anticipato secondo l'uso! Riferirò prima il risaltato della mia visita, — disse la signora alzandosi e dirigendosi verso l'uscite. Le assicuro però che - - » un'impressione oltre ogni dire f ti* dell* •cnpl*.<?h» dal oaaestio. ;„,+- imm iinfmnrPiumTia „lfr» nlmi' ^i™ fn.porto^meco unnmpressione oltre ogni dire t»- L'altro non intese l'intonazione ironica delle parole e s'inchinò profondamento con la mano sul cuore mormorando: •— grazie, signora. E Isabella Zami uscì dalla sua vecchia casa, -ogghignando con la bocca amara di quell'ultima commedia che il caso le aveva imposto di recitare. Ritornò passo passo alla stazione e la sera medesima partì per non più ritornare- AMALIA CUGLIELMINETTI.

Persone citate: Dovo, Isabella Zaini, Isabella Zami, Isabella Zaroi

Luoghi citati: America Del Sud, Ofelia