Fuori i rapporti degli Ambasciatori

Fuori i rapporti degli Ambasciatori Fuori i rapporti degli Ambasciatori l i ' ^ a r e a i u o . . a a i o : e e a to l oe noe eAbbiamo detto che l'on. Salandra può essere, sempre smentito non a chiacchiere ma a fatti, con documenti già noti o che potranno e dovranno essere resi noti al pubblico. Ieri, con documenti che hanno destata una impressione enorme, non solo abbiamo dimostrata la falsità delle affermazioni salandrine sulla pretesa assoluta impreparazione del nostro esercito allo scoppio della guerra europea; ma abbiamo pur fatto vedere come io stesso Memoriale Pollio si risolva in uno schiacciante atto di accusa contro la leggerezza e l'incoscienza del Governo dellon. Salandra, per l'assoluta imprevidenza e la colpevole trascuranza con cui cacciò l'Italia nel cimento'; dopo avere esso stesso, e non altri, negato il denaro necessario alla difesa del paese e all'adeguata efficienza bellica dell'esercito, con quella bella ed edificante visione della realtà militare e politica di cui è luminoso saggio la riportata lettera del gen. Cadorna contro le fortificazioni sulla frontiera austriaca. Oggi, ricordando cose di dominio pubblico, e invocando la pubblicazione di documenti ancora segreti, vogliamo dimostrare la falsità dell'affermazione dell'on. Salandra circa la previsione e la prevedibilità della durata della guerra. La questione della previsione della durata della guerra è — come ognuno comprende — di primària importanza : dalf'aver pensato a una guerra breve, di tre mesi e di un miliardo, piuttosto che a una guerra lunga e costosissima, derivarono infatti tutti gli eriori d'impianto e di condotta della nostra campagna ; derivarono tutti gli « errori e le omissioni » — confessati dallo stesso Salandra — del Patto di Londra. Orbene, che cosa ha af fermato l'ex-Presidente del Consiglio a proposito della durata della guerra? Ha detto testualmente : « Xon prevedemmo è vero, che la guerra avesse a durare quattro anni.'Ma nessuno, alleati o nemici, lo Frevide. Lord Kitcheuer fu il primo, nel inverno 1915-16, a parlare di tre anni i guerra, ma nessuno gli prestò fede... ». E questo ò — sotto ogni aspetto — falsissimo : per la cronaca e per la storia. Non è vero che lord Kitehener fosse il primo a parlare, nell'inverno 1915-16, di tre anni di guerra e che nessuno gli prestasse fede. Fin dai primissimi giorni dell'intervento britannico, governanti e giornali d'Inghilterra mostrarono al pubblico di tutto il mondo l'onesto coràggio di una previ-, sione intelligente della realtà del conflitto, capirono e fecero capire, nel primo mese stésso della lotta, quello che l'on. Salandra non seppe o non volle comprendere nove mesi dopo. Scriveva il Times del 17 agosto 1914 : oc Non bisogna dimenticare che dietro alla prima linea dell'esercito tedesco il nostro avversario ha immense riserve e dobbiamo ^convincerci che la Germania condurrà la guerra a fondo fino all'ultimo novw, fino all'ultimo cavallo. In simili condizioni la guerra può essere lunga, assai lunga... ». E il 4 settembre 1914 — prima che la battaglia della Marna fosse decisa — il ministro Asquitb, nel suo grande discorso al Guild Hall, diceva: « Questa è soltanto una fase, una lugubre ed eloquente fase del conflitto al quale anche noi siamo stati chiamati dal dovere e dall'onore a -partecipare... In questo momento osserviamo il fluttuare della nostra fortuna solo nel primo periodo di. quella che è in via di diventare una lotta prolungata... L'Inghilterra non rinfodererà la spada fino a cKc, anche dopo venti anni di lotta, lalibertà dell'Europa non sia assicurata ». Questa proclamata decisione britannica a durare nel più lungo conflitto non era una vana ostentazione di forza, ma esprimeva una chiara comprensione di ciò che sarebbe stata necessariamente la guerra europea, appena allora iniziata. Ai corti di vista, ai miopi, che non riescono a vedere coi propri occhi la realtà che attorno a noi si dispiega, può talvolta soccorrere un po' di cultura, la cognizione di ciò che potè essere preveduto e presentito da altre menti superiori ; ma, evidentemente, quel dotto uomo dell'on. Salandra ha sempre ignorato alcunché delle maggiori ope- ire dei grandi scrittori moderni di scienza militare e politica: egli non ha mai sentito parlare di un certo Moltke il quale, fin dal 14 maggio 1890, parlava di una possibile guerra futura come di i cosa tremenda, in confronto della quale le guerre del 1866 e del 1870-71 sarebbero apparse quasi divertimenti da fanciulli. Non si può prevederne nè la durata ne la fine : scenderanno in campo i più potenti Stati d'Europa, armati l'un contro l'altro come giammai lo furono, di guisa che nessuno potrà in una sola campagna riuscir cosi stremato di forze da doversi confessare vinto e subire dure condizioni di pace : esso potrà, dopo la prima campagna sfortunata, rimettersi in assetto e ritentare la sorte. Signori, potrebbe diventare una guerra dei sette anni. Epperù, guai a colui che ridesterà l'incendio in Europa e getterà pel primo la miccia nel- pfflpcrmvceovdcsamvpleclaiiC■vmmmcglLdgdseqgNdncififeaIatpDle polveri! ». Il guaio grosso la Germania lo ha infatti avuto con la guerra da essa scatenata ; ma è stato pure un guaio per l'Italia l'ignoranza dell'on. Salandra, che nel maggio del 1915 ebbe tanta fretta di mandarci alla guerra dei tre mesi ! Avesse al- giornali inglesi — i giornali italiani ! Do e ò a , - a , a a e o . e o a a i i e n - po la battaglia della Marna fin. gli analfabeti sapevano e vedevano che la guerra, fallito il colpo tedesco su Parigi, scavate? le trincee, tendeva, a stabilizzarsi nel teatpo e nello spazio, cessava di essere un gto* co strategico e diventava resistenza, logorio, temporeggiamento, per cui altri elementi, oltre quello militare, avrebbero dovuto necessariamente intervenire per decidere la formidabile partita, non più di eserciti ma di popoli. Noi, per esempio* on. Salandra, in questo nostro foglio » ' voi tanto caro, da voi sempre... tenuto'7 d'occhio — senz'essere strateghi nò tattici, ma, se è permesso, nemmeno idioti —subito avvertimmo che la guerra sarebbe ' andata per le lunghe; e chi scrive affermò j-ersonalniente che una speranza di vittoria contro la Germania non avrebbe.', potuto sorgere prima del 1918... Ma anche i giornali — dirà l'on. Sa-: landra.— sono letteratura, e figurarsi se] egli aveva il dovere di farsi un po' dit cultura sui giornali... disfattisti! Ed allora diremo che, a parte i testi d'autore,. . a parte i giornali, restano i documenti,' i documenti diplomatici, che egli aveva; il preciso dovere — come Presidente del' Consiglio — di tener presenti per la pre-' ■visione della durata della guerra, pri« ma di decidersi ad una guerra di... tremesi. Solo a questi documenti, debitamente ricevuti ma non presi nella dovuta' considerazione dall'on. Salandra nel maggio del '15, noi intendiamo riferirci per la smentita all'p chiacchiere in quel, .di' Lucerà. Ecco qua ancora dei fatti e non' delle parole : E' vero o non è vero che negli archivigovernativi, alla Consulta o alla Presi- • denza del Consiglio, esistono dei rapporti scritti dai nostri ambasciatori a Berline/ e a Vienna (il Bollati e il D'Avarna), nei quali si affermava e si dimostrava che la guerra sarebbe stata ancora, lunghissima?. Nei rapporti giunti al Governo di Salandra da Berlino negli ultimi mesi della nostra neutralità, si avvertiva con cifrd chiare ed esaurienti che la Germania' era in grado di condurre comunque la guerra fino a tutto il 1917 senza che le avesse' • fatto difetto nè un uomo nè un bottone;; e dall'Ambasciata a Vienna si ammoniva a note non meno chiare che PAustriaIlrigheria era ancora forte militarmente;]; assai più forte di quanto davano ad in-' tendere, su certi giornali italiani, gl'impazienti dell'intervento. Nè l'ambasciatore D'Avarna — al cui patriottismo lo stesso Salandra dovette rendere pubblico omaggio chiamandolo « fedele servitore, dell, paese » — si affidò solg al rapporto di-, plomatico per adempiere al suo ufficio di. leale e intelligente informatore del Governo italiano ; • ma volle egli stesso anda-. re a Roma per riferire di persona sulla realtà di una situazione, che a tutto autorizzava fuorché a non prevedere una guerra lunga ed asprissima. Il Duca D'Avarna mori poco tempo dopo il nostro intervento, ma fin sul suo letto di morte, all'estremo delle sue forze vitali, il vecchio ambasciatore non nascose la sua più intima preoccupazione per le circostanze in cui quell'intervento si era verificato :. fin l'ultimo Ealpito di quel cuore, che sempre, aveva attuto di amore per la patria, fu un richiamo alla realtà tragica della guerra lunga e difficile; fu come un palpito di trepidanza per la voluta leggerezza e la constatata incoscienza con cui il Paese era stato condotto al decisivo .evento guerresco. E qui c'è posto per altre domande, on. Salandra : — è vero o non è vero che nostri ambasciatori, .venuti a Poma alla . vigilia delle estreme risoluzioni per conferire col Governo, per portargli personalmente i dati di fatto e gli elementi di esperienza, che avrebbero potuto e dovuto render meglio consapevole il Governo stesso delle circostanze reali in cui si sfavai per prendere quelle risoluzioni estremo, non furono ricevuti alla Consulta, aspettarono invano per giorni e giorni, per settimane, di poter adempiere al proprio delicatissimo ufficio ? E' veTO o non è vero che jiltro notevole ambasciatore italiano all'estero, richiesto di un suo parere sulla', questione dell'intervento, onestamente si rifiutò di darne alcuno perchè il Governo gli negava la conoscenza di necessari e sufficienti elementi di giudizio? Se queste nostre domande colgono nell segno, se gli accennati rappòrti diplomatici da Berlino e da Vienna esistono negli archivi, come fa il Salandra ad affermare che i nessuno » aveva preveduto nè poteva prevedere, nel maggio del '15, la el nl- o lunga durata della guerra? Nessuno?) Tutti, invece, tutti fuorché lui! In Italia e ay'estero, tra amini e nemici, uomini di governo e d'arme, diplomatici, giornalisti e finanzieri, ebbero chiara fin' dall'autunno del '14 la visione di una., guerra lunghissima ; ma quand'anche nessun altro l'avesse avuta fuorché i nostri! ambasciatori, gli unanimi e ripetuti rapporti di questi, dall'uno e dall'altro camV po belligerante, basterebbero da soli ai! smentire in pieno l'on. Salandra sulla pretesa imprevedibilità della durata della gueria. Tutti i nostri ambasciatori del tempo, tutti i nostri rappresentanti di allora all'estero, furono concordi e tenaci nella previsione intelligente di questa durata. Non essi mancarono al proprio ufficio, non essi furono ciechi, imprevidenti, incapaci; bensì gli on. Salandra e Sonnino, i quali non vollero .ascoltare i loro ambasciatori, non tennero nel dovuto con-» to i rapporti diplomatici, non lessero o lessero male, senza intelligenza e senza coscienza. Non che un Presidente del Con-,' siglio e un Ministro degli Esteri debbano