D'aula in aula

D'aula in aula D'aula in aula (Corte d'Assise — Tribunale Penale ai Torino) 11 fratello che ha ucciso il fratello — Una banda di bricconi d'alto rango — Una questione giuridica al... latte La sera del 10 febbraio u. s. veniva trasporto e ricoverato all'Ospedale S.Giovanni l'opeio Giuseppe Contano, gravemeute ferito. aladdome da colpi di coltello. Interrogato dai agenti della P. S.. egli narrava — a sten, tra le strette del dolore e delle sofferenze cutissime — che la notte prima, uscendo alla trattoria d'un suo parente ed alquanto ticcio, era stato aggi-edito da due soldati, he l'avevano percosso e ferito allo scopo di erubarlo. Ma eglj non aveva denaro in taa, perchè, per quanto avesse riscosso poco rima il premio di smobilitazione, consistente n poco Più di 160 lite, il buon trattore, veendolo ubbriaco, per .tema che perdesse il dearo o gli venisse gjuocato qualche brutto tio, glie l'aveva ritirato per restituirglielo il orno dopo, a ubbriacatura smaltita. Disse il rito di non conoscere i suoi percuotitori e dimostrò rassegnato alla triste fine, che orai appariva inevitabile. Ferito — egli aveva ggiunto — si era recato a casa, dove a lum?o mase appoggiato alla sponda del letto senza otersi muovere: sopravvenne il fratello Gioanni, lo aiutò a mettersi a letto e gli prestò prime cure. Ma poi. siccome andava pegorando, anche per consiglio di parenti, fu andato all'ospedale. Il racconto non persuae i sagaci agenti della polizia, La rassegnaone del ferito, la sua stessa reticenza a are più amjpi particolai* della sua traca avventura, la mancanza di ogni traccia i sangue sia sul lungo percorso dalla tratori a, presso la quale sarebbe avvenuta l'agressione, e l'abitazione del Contano, sia preso il letto al quale sarebbe rimasto per lungo empo appoggiato il ferito senza potérsi muoere, fecero nascere il sospetto che il povero moribondo mentisse. E, date le special) circoanze del fatto e il carattere e i precedenti ella vittima, non si poteva pensare all'omerà per basse ragioni di malavita, ma per qualhe sentimento più alto e più profondo. 1 sopetti caddero sul fratello che con lui coniveva, é fu invitato in Ouestura. Giovanni ontano negò risolutamente d'aver avuto ligio col fratello 0 d'esser passato a vie di atto con lui. D'altra parte, il ferito, che s'aprossimava con straziante,, ma lucida agonia lla fine, persisteva nella versione data di esere stato ferito da due soldati sconosciuti. l maresciallo di P. S. non si diede per vinto. on tatto, ricordando al morente con quale morso si sarebbe avvicinato alla morte se vesse calunniato degli innocenti, che dalle ue accuse, non più controllabili, avrebbero otuto essere poi condannali irreparabilmene, lo esortava a dire la verità-, che forse arehbe portato a conseguenze assai meno grai che il persistere nella menzogna, sia pure ietosa. Il morente rimase un momento penoso, quasi perplesso; poi con un filo di voce sclamò: «Del resto fa lo stesso, io gli perono... ». — Chi perdoni? — domandò, incalzando, il unzionario, cui le parole sfuggite al labbro ell'informo erano stato rivelatrici che egli male non si era opposto nelle sue supposiioni. Il morente disse: — Conducetemelo qui, ch'io voglio perdo, arro... — Tuo fratello, intendi? Il ferito accennò di sì. Gli fu poco dopo ondotto al capezzale Giovanni. Egli lo guarò uoll'occhio smarrito un istante; pojnelsuo guardo uassò un'espressione di Imito, ma olente rimprovero; poi disse agli agenti: — Lasciatelo, io gli ho perdonato. Mezz'ora ciopo rendeva l'ultimo respiro. Jyj fasi e le causali de> fosco dramma do-1 mestico intanto si 0111 potuto ricostruire olle indagini sollecite e acute della Polizia. Si erti saputo che il fratello del morto, Giovanni, si tra alla mattina recato in cerca di un medico, dicendo che il fratello soffriva della sua ernia, che gli s'era strozzata, ed era ii'iie andato dal trattore, loro parente, per iscuotere la somma che questi prudentamenr e aveva ritirata al Giuseppe. Questo denaro u la causale della traged'a inattesa. Lo si ntuì subito. Giovanni e Giuseppe vivevano assieme e mettevano in comune i loro guaagni. Giuseppe, pur essendo un brav'uomo, ra però solito au ubbriacarsi ed a scialare all'osteria buona parte della sua paga. Di qui continui litjgi col fratello, che sebbene minore d'età, aveva però un cerio predominio sul fratello. Quella sera il Giuseppe era itornato a casa ubbriaco fradicio. Il fratello gli aveva chiesto conto del premio di smobiitazione che aveva dovuto riscuotere, l-'oi-se Giuseppe non seppe a tutta prima dare spiegazioni, non ricordandosi d'averlo lasciato in ustodia ;.l trattore. Da ciò dovette scatenarsi un litigio furibondo. 'Unito colle coltelate che 11 Giovanni vibrò al fratello in un mpeto di collera. Oliando, dopo ore ed ore che il disgraziato fu lasciato senza cure, andò al suo capezzale mi parente, cui le notizie date da Giovanni sulla infermità del fratello non l'avevano rassicurato, lo trovò, con raccapriccio, immerso nel suo sangue e cogli ntestini fuorusciti dal ventre squarciato. Trasportato all'ospedale, vi morì otto giorni dopo per peritonite acuta che aveva avuto origine nirctta ed immediata dalla lesione sofferta, il fratello omicida negò ancora il misfatto comipiuto. Anche all'udienza di ieri dinanzi ai giurati, per alquanto tempo si mantenne negativo. Le stringenti contestazioni del presidente lo chiusero però come in una morsa. Allora egli, dopo un momento di esitazione, disse: Ebbene... Ini era entrato in casa col coltello aperto e mi minacciò: io lo disarmai e lo copii.. Neanche questa versione, sebbene di piena confessione, parve verosimile al' presidente, Ma perchè doveva entrare, Giuseppe, in casa brandendo il coltello? Non e possibile questo... L'imputato, che ha nel viso glabro un'espressione sempliciona di un uomo Corto di cervello, sente tutta la saggezza dell'osservazione del presidente e non tenta di dar credito al suo racconto. Dovevo sempre rimproverarlo, tornava a casa ubbriaco; sciupava i denari... Non mi ha voluto dare mai ascolto... — E fu appunto perchè temevi che avesse scialato inche il premio di smobilitazione che quella sera lo rimproverasti e poi in un momento di collera lo feristi... Dopo il male, almeno, se avesti avuto un po' di cuore, dovevi provvedere a far soccorrere il poveretto. — L'ho fatto... ho cercato dei medici, ma non ne ho trovati... — Si, ma li hai cercati alla mattina alta... e il ferimento era avvenuto a mezzanotte... E quante coltellate gli hai sferrale? L'imputato esita. — Tre — dice poi a bassa voce. — Non ti pare che una era (ria fin troppo?... Sul volto pieno, tondo dell'imputato scende un'ombra d'angoscia. Non risponde. Curva la testa. I giurati, udite le poche e non cospicue testimonianze, l'accusa stringente ma non inesorabile, le difese, calorose, deliberarono nel loro verdetto che il Giovanni Contano dovesse essere ritenuto colpevole dì omicidio preterintenzionale, con concausa e commesso in tactoCnancdcnchmlspgpGrRLnfispagumfiela—cncctdlptlepqpNvspznsfdcudbtfzErgcrguldistato di semi-infermità mentale. In base a e i l . e a n e e l a i e e n , o. a . E . e a el srn tale verdetto il Presidente condannò il fratricida a 4 anni e 2 mesi di reclusione. ' Presidente: barone 'Daviso: P. M.: avvocato Pol-a ; Difesa : avvocati Maccari e Dagasso ; Cancelliere : Vittonatte. »** Alla VI Sezione. Sul banco dell'accusa, ieri e per alcuni giorni ancora, imputati.,, di riguardo. Sono tre, avrebbero dovuto 'essere sei, ma quelli che non ci sono hanno preferito rimanersene uccelli di bosco, per non dirla nuova, a dispetto dei mandati di cattura lanciati dietro le loro calcagna. Tra questi latitanti qualche nome noto. Per esempio, quello di Ovidio Leonori, cui parecchi brevetti d'invenzioni originali hanno dato qualche rinomanza. I tre presenti: mi ufficiale d'artiglieria, ragioniere, certo Giulio Destini, che, al dire dell'accusa, pare, si spacciasse nel. mondo equivoco degli affari... poco puliti e presso la gente facile a farsi gabbare come un patrizio remano; un rappresentante di commercio, certo Mastroieni Giorgio, boldato del 92.o reggimento fante,ria: un commerciante di ottima casata, certo Riccardo Macchio. Gli altri latitanti. oltre il Leonori, sono certi Ferrari Del Rivo Giovanni e Pulì ni Edmondo. Lo imputazioni ì Una filza interminabile. Imputazione cardine: associazione a delinquere. Secondo l'accusa, predetti signori, eleganti e dediti a vita lauta, avevano formato mia sooietà allo scopo di gabbare il mondo, fingendo d'aver costituito un importante ufficio di rappresentanze commerciali, che da articoli tècnici trattava perfino... fichi secchi, prugno e salmone, in mi elegante studio in via San Francesco da Paola, iN. -14. Costituita cosi la Società — per la accusa autentica associazione a delinquere — j componenti si diedero ad imbastire ed a condurre a termine lucrosi affari.,, d'ogni genere. Operazioni delittuose le classifica l'accusa. In tali operazioni svarialissime l'attività dei componenti la pretesa associazione, si orientava sempre, pur con diversa distribuzione di mansioni, verso l'inganno e la truffa. Per la quale accusa protestano altamente gli imputati, assicurando che la loro non era affatto una attività .criminosa, e elio gli affari da loro imbastiti 0 condotti a formine potranno essere stati più o meno fortunati, ma non perciò delittuosi. Intraprendenza sì, delinquenza no. Ma l'accusa elenca una serie d'operazione di carattere losco: truffe e falsi. Naturalmente la responsabilità specifica dei vari componenti la banda di scrocconi varia secondo le diverse operazioni. Cosi per esempio l'accusa dice che vantando rappresentanze di cospicue case commerciali e facendo il nome di un preteso socio molto danaroso e solvibile, gli imputati di correità tra loro truffarono di alcune pezze di stoffe del valore di L. 2361Ì.GO il signor Luigi Chiabotto, che credette di avere affidate ad un vero e serio ufficio di rappresentanza. E cosi fu truffato d'alcuno cinghie di cuoio, il signor Landi Alberto con un danno di oltre 3550 lire- Ed un talo Giovanni 'Bagnarello fu gabbato con un falso chèque sul Credito Italiano sode Firenze intestato al Macchio su firma del iPullini. E per la vendita di certi vasi di ceramica furono carpite qualche centinaia di lire al signor Caccetta, che fu tratto in inganno anche con cambiali colla firma d'un immaginario conte Roberto Aldo. E specialmente il signor Montano fu preso di mira e truffato con un danno che egli fa salire a circa 40 mila lire, con cambiali insolvibili e con l'acquisto di gioielli. Perfino dalla moglie del Montano il. Mastroieni si fece imprestare delle gioie per la propria signora che voleva ornarsene por recarsi al teatro, e poi i preziosi furono venduti e la signora Montano non li rivide più. Sempre in tema di gioielli, per opera specialmente del Destini, come dico l'accusa, il Moptano fu truffato di duo orecchini di brillanti pel valore di 14.000 Uro, Il Destini li aveva acquistati, rilasciando cambiali, per regalarli ad una sua amante. Egli è ammogliato con figli. L'amante ricusò H dono ed allora, narra il Destini d'aver rivenduti i gioielli, che egli riteneva ormai di sua proprietà giacchè aveva rilasciato le cambiali al Montano, a due signori siciliani, i quali il giorno stesso 10 Invitarono a giuocare e sul tappeto verde gli beccarono via tutti i quattrini. E cosi è pure 11 Destini imputato di truffa In danno della signora Benedetto, alla quale si presentò come in necessità di dover pagare un debito di giuoco col conte Fossati. Racconto immaginarlo, ed immaginario il conto Fossati. Ma l'imputato afferma che si trovò realmente in strettezze per perdite al giuoco, che la signora Benedetto lo sovvenne con imprestito di 3500 lire per cui egli rilasciò degli effetti. Pagò poi più della metà dal debito e per il resto rinnovò gli offettl. Del resto in tutte queste operazioni dove' l'accusa vede raggiri loschi d'esperti ed abilissimi truffatori, gli Imputati non ammattono che un giro d'affari con impegni assunti con piena coscienza e possibilità di volerli assolvere e con piena liberta accettati dalle persone che ora si lagnano di essere slate truffate- L'accusa invece rileva una salda cooperazione fra i vari membri della banda furfantesca per darsi credito a vicenda, ed accaparrarsene presso gli incenui e gli imprudenti. Così il Destini oltre alla propria propaganda col vanto di un falso patriziato. di ricchezze, e di buoni affari, era appoggiato ed esaltato in queste sue speciali facoltà da qualcuno dei consoci che fece da Intermediario con... I destinati ad essere gabbati. Tutto ciò sostiene l'accusa contro le protesto degli imputati i cui interrogatori furono lunghissimi, minuti, attardanteel su ogni capo d'imputazione ma tutti concludenti nell'affermazione della più limpida innocenza. Il Mastroieni, sarebbe stato il primo fondatore... della ditta, ma egli ne rivendica dinanzi ai eludici calorosamente l'onestà degli intenti II processo durerà parecchie udienze. Presidente Griglio: P. M. Adami: P. C. avvocato Pavesio e Lette]. — Difesa avv.' Poddlgue. De Cardenas. Vedovi, C- F. RogRierl Farinelli. Bercetli e Marchese. Cancelliere De Caroli, gcagda7dosa avv. De Agostini. Cancell. Sandretti Il margaro della cascina Antiochia (Falcherà di Torino), Carello Giovanni, fu condotto innanzi al giudici dopo otto giorni di detenzione preventiva, colrironica assicurazione di essere processato... per direttissima, imputato di violazione dell'art- 13 del noto decreto del maggio scorso per essersi rifiutato di vendere del latte alla negoziante Suppo Maria. La causetta all'apparenza insignificante presentò una elegante questione che portò ad un'ampia discussione. Il Carello affermò ch'egli rifiutò di vendere il latte alla Suppo", dopo che era scaduto il contratto annuale che aveva fatto con esso e che egli non voleva più rinnovare, méntre la Suppo voleva ancora prorogarlo per un anno. La difesa affermò non trattarsi allora più di ricusata vendita del latte, ma di rifiuto a rifare un contratto per motivi che il Carello ha giustificato e quindi non versarsi pel caso specifico in violazione dell'art. 13 del citato decreto. Il Tribunale accolse la tesi e assolvette il Carello per inesistenza di reato Presidente Monti. P. M. AndrianJ. — Difesa ...... r\„ A»A-it..f r- n c. . u,lco°

Luoghi citati: Firenze, Torino