D'aula in aula

D'aula in aula D'aula in aula Un ladro che fugge dal Tribunale dopo la sentenza — Non eri un satiro il povero . Crispino innamorato — Il processo dei nove ufficiali imputati di codardia. [Tribunale Penale — Tribunale Militare c Pretura Urbana di Torino) clde. L'imputazione che a quésti giovani urfl Il processo contro Domenico Boschero, Giuseppe Longo e Giovanni Dogliani non avrebbe meritato segnalazione speciale nelle cronache giudiziarie, se un episodio abbastanza drammatiico. a dibattimento chiuso, non avesse messo a rumore il Tribunale e preparato un inatteso strascico alla causa. I tre, vecchi clienti della giustizia, erano imputati di furti di scarpe in danno della ditta Macco e di tentato furto in danno d'una ostessa, in via Bidone, 'N. 12. I particolari del dibattimento ì.on ebbero alcun interesse, e la discussione della causa, sebbene animosamente ed animatamente fatta dalla agguerrita difesa, non aveva portato nella causa altra luce od altro colore. Tutto pareva dover finii' liscio e normalmente, come per ogi.. altro processo. Per uno dei tre, il Longo, soldato e disertore, il Tribunale aveva dovuto accettare la tesi defensionale, la quale poneva innanzi il beneficio che con generosità enorme, il nuovo decreto d'amnistia concede anche ai soldati che abbiano disertato le lile. E cosi ili suo confronto si ebbe a dichiarare tanto di amnistia per le sue colpe. Gli altri due furono condannati a 2 anni c 4 mesi di reclusione. Ma forse l'invidia per la liberta di cui il Longo, inaspettatamente, solo perchè vestiva, e indegnamente, la divisa del soldato, venne a godere, mise nell'animo d'uno dei due condannati, il Dogliani. il proposito di procurarsi anch'esso la libertà con un colpo d'audacia. Mentre i carabinieri lo ricomlucevano con i compagni ùairaula nella camera di sicurezza, egli, che non era ammanettato, si spostò verso un folto gruppo di curiosi, che affollava il: corridoio. Confuso cosi' tra. gli astanti, tentò poi di uscire per la porta di via San Domenico, ma vedendo di lontano venirgli incontro il brigadiere Cossu, ritornò precipitosamente sui suoi passi «...confondendosi ancora tra la rolla, riusci a svignarsela per il peristilio del palazzo, senza che i carabinieri si accorgessero della sua assenza. Quando la fuga fu scoperta, fu vano ogni inseguimento. Il Dogliani era già al sicuro, snalleggiato certamente da compagni. Presidente: avv. Mariolo- P. M. : Andriani; Difesa: avvocati Boglione, De Cardenas, Caldarera; cancelliere: De Caroli. *"* Con scarso interesse si è iniziato il processo — di cui anbiamo dato già largo annuncio — contro nove ufficiali del 149.0 fanteria, imputati di codardia. Nell'aula del Tribunale speciale militare, dove i nove ufflcia.li sledono sul banco d'accusa, assistiti da un cospicuo Collegio di difesa, non vi e pubblico, il dibattimento _ pel quale si erano fatti previsioni di vivace discussione e di numerosi- incidenti — subito si orienta verso uno svolgimento molto sereno" e regolare . Gli Imputati — come già scrivemmo — sono: il capitano Falcione Oreste, i tenenti Luigi Cervino, Adolfo Castellazzo, Carlo Paoli, Francesoo Del Core, Alberto Giordano ed Alessio Boglietti, gli aspiranti Di Gregorio Vincenzo e Gru Al- ciali si muove è del reato previsto e punito dal Codice penale de-U'Esercito, perchè nelle azioni dal 1G al 2> novembre, essendo comandanti di reparti del 149.0 fanteria sul monte Pertica e sul monte Prassolan, non esplicarono azione di comando e non fecero la possibile difesa. Imputazione Insomma che si qualifica con la parola: codardia. Gli imputati si sono presentati — con gesto significativo — .non portando sul petto le decorazioni di cui pure, e alcuni di essi con parecchi nastrini, sono insigniti. Il dibattimento s'inizia colle solite formalità procedurali. Quasi tutti i testimoni rispondono all'appello e tra essi i generali 'lettoni, Quaglia e Pugliese; manca il generale Di Giorgio. Il segretario, tenente Barberis, legge i documenti di rito, i rapporti sul quali si fonda il processo e di cui noi ghii abbiamo dato il riassunto. Interessante è la lettura del fogli informativi degli imputati, al quali tutti, e specialmente ai tenenti Giordano e Del.Core ed al capitano Falcione, sono fatti dai superiori i migliori elogi e date le migliori note caratteristiche. Solo per qualcuno si accenna ad una certa mancanza d'energia, d'iniziativa e di pratica militare. Mentre al capitano Falcione si riconosce suftteiiente energia, del tenente Deil Core si rileva Uaudacia, il coraggio e la brillante sua condotta In altri fatti d'anni, e del tenente Giordano si dice che è uomo di fede e d'arditezza. Lu d'*ver Preso porte a numerosi^ combattimenti ('oi reggimenti loS.o, 201 o e 149.0, cui egli ha successivamente appartenuto, e di essersi'sem- Pre comportato ta mododa ri^uo^ll^lau- *0 de superiori. ^.^JoL^tamente B» episodi del 16,, lT^e 22 novembre al,nuota Pertica .e al monte Prassolan, dove egl ebbe comando di un battaglione e poi quello del reggiménto. Afferma che causa degli insuc cessi di quel giorni 'Tu la'defezione di reparti 'di bersaglieri e di alpini, che lasciarono il varco aperto agli austriaci, cosi che i reparti I del 149.0 si trovarono accerchiati e presi alle ! spalle improvvisamente, prima che fosse posi sibilo loro qualsiasi reazione; reazione però che alcuni tentarono coraggiosamente. I ne mici apparvero 11 giorno 22 vestiti con man- telline ed anche elmetti italiani, cosi che egli stesso fu tratto in inganno e si trovò preso prigioniero mentre con una diecina di uomini ;Pra corso in linea dalla sede del Comando, j die èra alquanto arretrata. Tentò subito, con Mi capitano Lanza ed il capitano Bernasconi, <ii ritornare nelle nostre linee, ma fu di nuovo I sorWeso c catturalo. Il capitano Falcione, I rnmmosso protesta d'aver. dato alla guerra nd alla pà1ria tutto l'ardore della sua. fede e ',, ....... nncnicriln uhnorra vinnp pnil)n:ntO sempre conserv.-.- ntinto di non essersi preoccupato della pre £gj def(?xione dei bersaglieri: accertata la t - — 1 a»nlc, avrebbe potuto mod «careta.linea ma- \ ' , con un prudente ripiegamento. Il capi- tento quanto umanamente era possibile per resistere, ma fu improvvisamente circondato e dovette arrendersi. Il presidente fa osservare che anche la 134.a Compagnia alpini si trovò circondata e pure resistette e si disunpegnò brillantemente. 11 tenente Cervino fa rilevare l'esiguità del numero di uomini che comandava e che non avrebbe potuto resistere alle soverchianti forze nemiche. Cosi il tenente Castellazzo, comandante la 5.a Compagnia, narra che mentre il 16 novembre potè ritirare la sua truppa in buon ordine, il 22 fu colto da un improvviso attacco del neniico, che già stava per circondare la Va -Compagnia. Accorse a rincuorare j suoi uomini e segui perciò tutta la linea lungo la quale erano schierati, ma giunto all'estremo limite dove appunto incominciava la quarta compagnia fu fatto prigioniero.... «Ella insomma — rimarca il presidente — ha abbandonato i suoi uomini per recarsi alla 4.a Compagnia, e cosi la sua Compagnia fu fatta prigioniera senza che sparasse un sol colpo ». Il tenente Castellazzo afferma che la sua cattura fu improvvisa e che egli, anzi, si era recato presso i suoi uomini per rincuorarli coll'esempio. Il tenente IJaoli, comandante la 6.a Compagnia, si difende con calore, affermando che egli fece tutto quanto era possibile per resistere: ma si trovò circondato per colpa non del suo reparto; mentre il tenente-De Gregori, ciunandaiite una sezione mitragliatrici, afferma che sia per obbedire ad ordini categorici ricevuti, sin perchè i suoi pochi uomini non erano armati o lo erano insufflcentemente, non potè opporre resistenza ai nemici, che presto lo travolsero. Più lungamente e con ' «loro Si l^^l^^i^^^^^^^ dante la la Compagnia, il quale apertamen te accusa reparti di altr* Corpi di essersi 'traodati e Oi aver messo in pericolo la sua truppa, la quale, nonostante la mancanza di munizioni e' l'isolamento in cui fu lasciata, tenne per alcuni torni, vittoriosamente testa al nemico, lascianao sul campo dell'onore più dei due terzi dei suoi effettivi. Ricorda die dovette sparare su nuclei'di bersaglieri fuggenti e che i nemici comparvero indossando mantelline ed elmetti italiani, ed altre volto invitando i nostri a defezionare e non sparare «ridando: «Voghamo la pace! La guerra è Unita ! Siamo fratelli 1«. Anche il giorno 22, quando tutta la linea fu infranta e cogli ottanta uomini, che gli erano limasti, si trovò, dopo una disperata difesa,, accerchiato,, il tenente Beicòrè ed il suo reparto spararono Ano all'ultima cartuccia e furono sopraffatti dal nemico che avevano tino allora tenuto in rispetto, quando l'artigliere italiana bombar-dando gli austriaci fece convergere costoro verso il reparto stesso che era rimasto isolato.- Ed il tenente Giordano, che ha due medaglia di bronzo al valore e che è proposto per una medaglia d'argento per la sua condotta nella azione del 16 e 17 novembre, afferma anch'egli che improvviso ed inatteso fu l'accerchiamento della sua Compagnia, la 3.a, della quale però due plotoni, che egli aveva disposto per fronteggiare l'attacco, si disimpegnarono con inagnitìco valore. La sua cattura avvenne dopo un a corpo a corpo nel quale egli riportò anche un colpo al braccio destro. Al tenente iBoglietti, comandante la-i.a Compagnia, il presidente Xa rimprovero che il giorno He, egli vedendo circondati due . suoi plotoni, si sia allontanato senza curarsi della sorte dei suoi uomini. , — Mi trovai isolato d tentai di salvarmi... -— :Lci doveva restare ooì suoi due plotoni 1 — 'Non avrebbe servito più a nulla, signor generale. Che avrej-potuto fare? —. Morire, e buona notte. Il sottotenente Gru, allora aspirante, afferma che egli non ebbe nella fatale giornata del 22 comando di alcun reparto e che fu preso prigioniero mentre si recava, dietro ordine avuto, da un reparto del 25IÌ.O fanteria, col quaJe era. stato mandato di rincalzo, ad osservare che cosa avvenisse sulla linea dei reparti del H9.o. Agli interrogatori, che occuparono coll'udienza antimeridiana anche gran parte della pomeridiana, segui con lodevole sollecitudine l'escussione testimoniale. Interrogati per t primi furono i generali Pugliese e Tettoni. Il primo confermò il suo i-apporto, che noi già rendemmo noto nelle sue conclusioni. Egli fu convinto delle manchevolezze degli imputati per informazioni avute dargli ufficiali comandanti 1 reparti alpini e dei bersaglieri, e per le rivelazioni d'un tenente austriaco prigioniero, dalle quali si potè comprendere che la 5-a campagna del 149.0 s'era arresa, alzando le mani, senza tentare la minima difesa. Ed onché dalla sproporzione enorme tra morti e feriti' e dispersi e prigionieri dì tali reparti dovette trarre nuovo argomento di convinzione che non era stato compiuto dalla truppa e dagli ufficiali specialmente il dovere di tentare la possibile difesa. Ed il generale Tettoni approvò 11 rapporto del generale Pugliese, della cui competenza e rettitudine fa vivo elogio. Purtroppo, egli non aveva già potuto formarsi buona opinione di alcuni reparti dei 149 o, che anche al Tlmavo non si erano certo distinti, e quindi non lo sorpresero le conclusioni cui era venuto nella sua inchiesta il generale Pugliese. Il 149.0 in successive aztoni seppe poi rifulgere per valore e far dimenticare 1 disgraziati episodi passati. - Una pagina drammatica nel dibattimento 0 la lettura di una lettera del capitano 'Mano Ianza di Piossasco, che, imputato aneli egli col suol còUeghi. si tolse la vita. Prima di morire egli vergò il suo testamento morale con forma solenne e grave, rivendicando i innocenza stia e del suoi compagni. e ritorcendo l'accusa, che cosi profondamente 1 accoro da spingerlo all'estrema risoluzione contro coloro che, rei del reato che si addebita agli attuali imputati, cercarono accusando altri di 8 MVtìbattÌmentó: durerà parecchie udienze. Presidente: generale Boyl — P. M-:„,m°f' giore Di Majo - Relatore: maggioro ayv^cavaliere L A. Cavalli - Difesa: avvocati C. F. Roggieri Barberis; Nasi, Farinelli, Degasso, Federici, Caldarera, Barclocco, Maccari - segretario : tenente Barberis. *** Quasi quasi si finiva alle Assise. È la cronaca, narrando l'avventura di Andrea Toppino l'aveva detto - come del resto lo lasciavano supporre le prime risultanze - un fattaccio deano della più colorila aggettivazione. E veramente, a tutta prima, si era creduto ad una brava figliuola perseguitato, dalle pretese ignobili di un omaccione, il Toppino che aveva alla hue voluto mettere a prontto la sua forza non comune per ottenere cid che la brava ragazza gli rifiutava per antipatia e, forse, anche per onestà. Le repulso avevano eccitato i suoi più abbietti istinti ed il suo furore bestiale. L'aveva aggr-eUUa nella, sua casa stessa ed aveva tentato di ucciderla, sparandole cotv tro due colpi di rivoltella. La rivoltella aveva avuto giudizio per lui, ed aveva latto cilecca ; ma intuirlo il l'oppino appariva nel dramma come una fosca figura di sanguinano violentatore... 'Lungo le tappe — brevi veramente questa volta — dell'istruttoria, il dramma si muto in una farsa, farsa non priva di qualche battuta amara c qua e là risonante, di qualche nrv ghiozzo. Ma una farsa, ad ogni modo. Ma che omaccione corpulento; prepotente e possente, l'oppino ! l'oppino, povero ciabattino, é un disgraziato, tinto rattrappito, sbilenco, con un viso che la natura s'è divertita a fare grottesco come ima bulla maschera ! l'oppino un satiro '.' No, egli, invece, è un Ciispiito sentimentale che si lasciò prendere il cuore daliabella ragazza — e anche buona, nessuno' lo contesta — che era a servizio nella camma dove egli quotidianamente si recava a preiir derc i pasti, l'oppino un omicida brutale e sanguinario ì Ma che ! — rispose il Procuratore del Re — egli non e colpevole che di minaccia a mano armata. Invece del clamoroso dibattimento alle Assise, l'umile causucola alla Pretura Urbana. E nella causucola, dopo tutto però interessante dal lato psicologico ed anche umano, fu gettata nuova acqua per diluire le prime accuse, in verità si confermò che il Tappino s'era preso dalla procace-bellezza della sua giovane ta venderà. E questa — come è vezzo della civetteria di ogni donna — si divertiva.* far spasimare il disgraziato innamorato, gabbandosi di lui e facendogli beffe con altri avventori, e- talvolta con improvvise e violente repuibe cacciandolo giù dal paradiso dei suoi sogni e dello sue speranze dove l'avevano portato facili e maliziose lusinghe. Ma la pazienza di Toppin'o — che, oh I si badi bene, non e poi uno stinco di santo e qualche affaruccio colla giustizia ce l'ebbe ancho lui — non era inesauribile. Ed un giorno, esasperato da ,questo atroce giuoco che del suoi sentimenti la bella ragazza faceva per trarre a riso aitri suoi ammiratori o per dar soddi stazione alta sua innata civetteria, si mise addosso il pistolone che si era comprato, per difendersi dai ladri, poiché era già stato vittima dei ladri; andò all'osteria deciso a venir fuori dalla morta gora dove con la derisione di tutti la bella ostessa l'aveva impantanato. Ci furono parolone grosse : le solite tra un uomo che rimprovera una donna volubile. E come di consueto le parole fonde e gravi dell'uomo... provocarono quelle acute e insolenti della donna. Allora l'oppino, sciancato, brutto, deriso e vilipeso — ina sopratutto stolidamente innamorato — minacciò. Questa volta la bella figliola sì avvide che aveva scherzato col fuoco. Ed ebbe paura se non pentimento. Corso a rifugiarsi nell'apparta mento soprastante all'osteria, dove aLoggia- i fuori diva. la proprietaria. Toppino. orma, sè, la rincorse, zoppicando, sbuffando e "minacciando. Due colpi secchi... Qualcuno ha visto anche delle scintille. L'arma ha scattato... ina non ha esploso. Ma Toppino ha proprio voluto sparare? Ha voluto uccidere? In istruttoria 1 giudici hanno già detto di no ; in Pretura il magistrato l'ha condannato a tre mes! e mezzo di reclusione per minaccia a munti annata. Minaccia grave certamente- e Kravi anche certe circostanze delia causa, per cui la condanna dovette essere alquanto pepante. Ma, in ogni modo, niente tragedia. Toppino è rimasto nella scàia della delinquenza passionale al primo gradino. Pretore.: Pirani; P. M.: Alba: P. C: avvocato Mollàrd: Difesa: avv. B. Clarotti.

Luoghi citati: Piossasco, Torino