La testa del Battista

La testa del Battista La testa del Battista a o fe a a a l a i a a e , a l l i a n Lti retorica dannunziana sta allestendo' un brutto tiro al D'Annunzio. TJn altro: poco che il «ri no le suo intemperanze ora-j torie, polemiche e sobillàtrici, il loro ef-' ietto finale e poco lieto saia di stendere; intorno alla impiesa e al suo Capo un cordone di isolamento, che resterebbe fra lai Città e il Paese a rafforzare quello for-' | muto dalle truppe del gener.ale Badoglio.;11 Paese, che nel protóndo del cuore; non cessa -di commuoversi per Fiume e di far voti per la sua incorporazione nel; Regno, ha già cominciato a oscurarsi in volto per lo sfrenamento di troppo paróle inutili, offensive e minacciose, uscite dalla' bocca del poeta-soldato in pochi giorni diautorità dittatoria. Si pensa non senza preoccupazione alle troppe altre dello stesso tono o più sforzato ancora, che potrelibero seguire. E' vero che Garibaldi non scriveva così.1 bene. Ma Garibaldi parlava meglio, ai oprando sapeva anche tacere. Dinanzi! a questo sfoggio impressionante*' di verbosità (troppe delle quali ci' riportano a vecchie usanze letterarie) che non hanno;nulla a che fare con la situazione dolo-i rasamente tesa, e con l'angoscia che serra1 gli animi nonostante tutte le speranze,'; noi cominciamo a temere forte che il, D'Annunzio abbia ancora e sempre il: peggior nemico di se medesimo nei suo; dannunzianesimo. La retorica, che da-iuc pezzo ha liquidalo il Poeta, minaccia orai1 di compromettere ,l'uomo d'azione. Su questa viia'il Vate potrebbe anche1 resto re molto addietro ni suoi tempi; poi-; che i tempi della retorica sono tramontati. E chi vuol parlare a tutta una nazione e' trarla a sii con le lusinghe di pessimo gusto ili frasi accademicamente roboanti,; e accademicamente avventate e spregiudi-; cate, rischia di non trovare altri consenzienti che gli spregiudicati e gli awen-; tati. Ora, è da augurare che costoro noni siano la sostanza e non rappresentino lai spirito del Paese. Son vrttimè della feto-* nca anche costoro. La quale retorica nelle sue .svariate! espressioni è stata per4'-quattro anni una' dello tante passività o malattie della guer-; ra : morbo pressoché generalo, epidemico.! -Niei giovani e nei vecchi, negli uomini' fatti-e negli adolescenti esso ha imperversato con puri furia. Le libre ineartapecorite l'hanno subita al paro delle tenere cartilagini. E, per carità, non parliamo deii lettorati o dei mezzi letterati, dei falsi: filosofi, dei pseudo-storici, dei giornalisti cosidet.ti brillanti, degli esegeti reputati! innovatori e profondi, dei maestri illuminanti c dei cattedratici illustri. Giovani e vecchi di uua generazione essenzialmente» critica — o che credeva ili essere tale —i quali si vantavano di aver tiaito 11 processo alla mentalità quarantottesca del! Risorgimento, quale erasi manifestata net pensiero e nell'arte, nella poesia, nella: musica, nella critica, nella filosofìa, nella storia; sul più bello che, usciti fuor del pelago, facevano gli equilibristi sulla riva,, con la guerra furono di colpo riafferratedaJle ondate tumultuose e ricacciati'daliasabbia in piena tempesta travolgente e schiumosa: dove-fossero almeno riusciti afare l'nnesta figura di quei nostri padri che essi avevano sogguardati con meschi-.no compatimento ! ' Anche il D'Ann ivnzio.dovò'sar.rificare al gorghi voraci molte centinaia di pagine,. Per quanto egli abbia lottato contro le on-, de, nonpotea riuscirgli, come a Cesare, di salvare a nuoto intatti in ogni loro pagina*' i propri commentari. Ma se non il baga* glio letterario, egli salvò dalla guerra,' meravigliosamente, se stesso e il proprio, nome di soldato. Se non che ora non vorremmo che ributtatosi in, pieno mare egli si illudesse di raccomandare sia pure in; minor parte le fortune di-una causa che5* non è sua personale4, alle vesciche retoriche di cui vien caricando certi discorsi e certi proclami. j Xell'azione, come nel pensiero e nelJ l'arte, la retorica, espletate ormai più eli* abbondantemente, lino alla estrema sazietà, le proprie funzioni è uu peso morto che impedisce ogni mo-vimettto e ogni opera-»; zione fattiva, è un carico che dopo aver! sorretto più ti meno a lungo chi gli arrida, trascina a fondo chi non se ne lis beri u tempo. Diciamo che non è il caso di fare della retorica e delia peggiore retorica, perso* naie, aggressiva, demagogica e sopratutta eversiva, per difendere pairiottieamehta quello che è un interesse e un ideala di tutta la Nazione, interesse e ideale di raccolta e comunione degli animi all'in*/ terno, di grandezza di forza di autorità* libertà di prestigio dell'Italia in Europa/ e nel montiti. FI nuovo dannunzianesimo, ti tratti, comincia a risentire troppo di.certa; balcaniche suggestioni all'anarchia, eha4 veramente vaporano su dalle cale di. LeV vante, quando ci si passeggia un po' ima-1' pinosamente. Non sempre l'imaginazionfli è buona consigliera di opportunità e di misura. Troppo parole Gabriele D'Amnunzio sta spedendo in Italia, ai Veneziani, ai Genovesi, ai: Lombardi, ai cittadini, ai soldati, ai politici; che proprio non brillano? nè di opportunità nè di misura. in Fiume italiana egli sembra essersi accampato contro mezza l'Italia. In Fiume lottante con disciplina, con le sne pre-^1 rogative di libero Stato, per l'italianità" piena ed intera, il Dittatore sembra com* piacersi di essersi insediato, per spedirà' nella penisola proclami che dovrebbem' eccitare gli animi alla divisione, alla se-s dizione, alla rivolta; cioè allo siacelo dil quella disciplina chÓ'a*$i sa impórre al1 manipolo dei suoi; ai'donni di qwlk raùià! nazionale di aniini che pure tof»rno-a J^kune-e al proWe

Persone citate: Badoglio, D'annunzio, Lombardi

Luoghi citati: Europa, Fiume, Italia