La rapidità della manovra nemica dopo lo sfondamento di Caporetto

La rapidità della manovra nemica dopo lo sfondamento di Caporetto La rapidità della manovra nemica dopo lo sfondamento di Caporetto pDati raccolti dalla Commissione d'inchiesta - Deposizioni di Comandanti - Documenti di ufficiali germanici Continuiamo la riproduzione dei capitoli della Relazione della. Commissione d'inchiesta Pubblichiamo la parta dedicata all'esame delle cause che accompagnarono, nei giorni dopo la rotta, il ripiegamento e la ritirata di parecchie unità. il ripiegamento della 4Xa Divisione . Il comandante del IV Corpo d'Armata afferma che i V'ardine » impartito dal comandante della 43.a Divisione, generale Farisoglio, non corrispondeva a quello direttogli, il quale « era non di ripiegamento, ma di contrattacco > (sottolineato nel testo), e partiva dalla considerazione che, anche ammasso che il nemico giungesse per la sinistra del fiume presso il ponte di Caporetto, erano ancora nel settofe della 43.a Divisione riserva tali (9.o ! reggimento bersaglieri e la maggior parte della Brigata .Foggia., reggimenti 281.0 e ' 2S2.o) da poter fare presa sul fianco> del ne- e n l o a o o i o a o . o a e a e a n a i a o l-, mico, ricacciarlo .3 ristabilire la situazione Per quanto riguarda la mancata comunicazione dell'ordine di ripiegamento al Comando della Brigata « Genova » (97.0 e 98.o), il comandante" di artiglieria del settore di Drezmea afferma essere certissimo che dell'ordine furono fatte varie copie, che vid3 egli stesso e che furono mandate, una al generale Famea a l'altra alla Brigata . Genova »; é, ad ogni ihodo, egli ritiene, senza poterlo assicurare, che l'ordine scritto sia stato preceduto dall'ordine verbale comunicato per telefono. « La Commissione deve tuttavia, rilevare che la responsabilità di un ordine poco chiaro risale interamente al Superiore che lo ha impartito; e certamente non era chiaro l'ordine dato per telefono alle ore li dal Capo di Stato Maggiore del Corpo d'Armata, colonnello Boccacci, al Comando della 43.a Divisione, di procedere con le truppe dell/) Spilia (postilla: è da rilevare che le truppe dislocate sullo Spika dipsndevano dalla -46.a Divisione) e quelle disponibili piv a settentrione, sulla base della Htuazione, ad un vigoroso attacco du settentrione a mezzodì, per fermare il nemico che avanzava da Kammo sulla sinistra dell'Isonzo; ordine che lasciava insormontabili' dubbi, sopratutto ss la fronte principale della Divisione avesse da rimanere sulle creste del monti ancora saldamente tenute, compiendo in direzione di mezzodì un'operazione secondaria con forze impegnate, o se, volta la fronte a mezzogiorno e coprendosi a tergo solo con retroguardU, dovesse la massa delle sue forze cercare di aprirsi una via di scampo attraverso il nemico che dilagava ormai! verso Caporetto. Tale seconda fu la interpretazione data dal generale Farisoglio, cui pertanto non potrebbe di essa farsi gran carico, mentre l'ordine stesso del Comando del IV Corpo, esigendo di essere ulteriormente chiarito, — ciò che non potevasi ormai più fare dal posto di comando della 43.a Divisione, — dava plausibile motivo a detto generale di avviarsi s°nza 11 proprio Stato Maggiore alla volta di Caporetto per conferire di là col Capo di Stato Maggiore del Corpo d'Artnata. Per la Inter.ruzione del ponte di Caporetto, avvenuta pò.co dopo il suo passaggio, i il generale Farisoglio venne cosi catturato sulla destra, mentre il suo Stalo Maggiore trovavasi ancora sulla sinistra dell'Isonzo. La rotta dolla 4«.a DI vision* . la rapidità con la quideilnemleo ottenne 11 successo sulla fronte d?lla 46.a Divisioni! induce il generale Capello a ritenere che la resistenza delle nostre truppe sia stata minima (sottolineato nel testo), salvo in qualche punto, dove fu più vivace ed energica. Egli non ritiene che l'attacco contro le Brigate . Caltanissetta » (<147.o e 148.o) ed ■ Alessandria » (15ó.o e 156.o) sia stato condotto con forze sovcrchianti, e se il nemico, egli aggiunge, aveva la superiorità in quel settore, essa non era forte, e, in ogni modo, le sistemazioni difensive dovevano consentire di contenere l'avanzala nemica o, nel caso peggiore, di rallentarla. Invece, in un'ora e mezza il nemico, superata la prima linea, attaccava la linea Pleca-Selisce, dia ne dista ofrea tre chilometri in linea d'aria. Il generale Sandulli, comandante l'artiglieria della zona sud, ritiene invece che le fanterie della -iti.a Divisione furono facilmente sopraffatte dal numero soverchiarne dell'avversario ed anche perchè impressionale dal vedersi aggirate per l'avanzata del nemico sulla destra dell'Isonzo. i il generale -Amadei, comandante della 40.a Divisione, tra le cause della sconfitta della Divisione stessa annovera: l.o) l'aver tenuto per disposizione superiore, come linea di resiistenza la prima linea, svantaggiosa sotto tutti i punti di vista, ma specialmente per una difesa contro un attacco in forze. Se si tosso deciso, in vilsta di un'offensiva in forze, di ritrarre tutte le truppe sulla linea Pleca-Selisce. che proseguiva nel settore del 27.o Corpo d'Armata per la falda di costa Raunza, ingannando il nemico con il lasciate un te. unissimo velo di truppe sulla prima linea l'avversario avrebbe sprecato le sue munizioni per eseguire il tiro di distruzione su di esse e poi avrebbe 'puntato nel vuoto iper trovare quindi un ostacolo molto serio nella linea del Pleca, dalla quale, dominante, erano possibili i nostri ritorni offensivi in forze; 2.o)' .il* convinciménto, che traspariva da tutti gli ordini, che bastasse l'azione di -artiglieria nostra e la difesa delle prime linee ad arrestare qualsiasi attacco; 3.o) l'avere atte, so l'offensiva nemica mantenendo le s'esse o quasi 'e stesse, disposizioni assunte all'epoca dell'offensiva nostra, sia Der quanto riguardava le linee della fanteria," sia per quanto riguardava lo schieramento di artiR-lieria, tanto che, giunto il nemico all'altezza di Idersko-S. Lorenzo-Picca, nessuna batteria potè più opporsi alla sua avanzata: 4.o) Il numero soverchiante, per effetto della concentrazione, delle forze nemiche in confronto alle nostre nei punti di attacco; 5.o) la fittissima nebbia, che permise.al nemfico di giungere Ano quasi alje nostre linee senza essere visto, ed impedì all'artiglieria di fare tiri utili sai punti di irruzione; 6.o) (a v&ncanza sdi riserve e di scaglionamenti in profondità sulle varie linee di resistenza,"si che la linea del Pleca non potè essere che debolmente occupata (un solo reggimento su una fronte di 6 chilometri circa) e la linea retrostante, detta di Annata, non potè essere guarnita afìa-tto; 7.o) l'effetto deleterio esercitato su tutti dall'aggiramento per parte del nemico che, rimontando la destra dell'Isonzo, venne a trovarsi dietro alle nostre linee, pur non sentendosi alcun fragore di combattimento, sulla destra dell'Isonzo. L'avanzata del nemico Sul progresso.delle colonne nemiche per le due rive dell'Isonzo, che costituisce il fatto decisivo del giorno 24, resultano dal documenti l seguenti dati, i quuli, come agevolmente si scorgeva, contengono non lievi contraddizioni, lasciano ancora dei dubbi e forniscono ognuno degli argomenti alle opposte versioni che. circa le particolari modalità con cui l'avanzata avvenne, danno 1. vani :Cojnandantl sentiti dalla Commissione; Ore 7.10: i reggimenti della 12.a divisione germanica sono pronti all'attacco; il fuoco è ancora allungato; i reggimenti attaccano le posizioni italiane (dal diario e da altri documenti di ufficiali germanici). — Ore 8,30 la prima linea (trincee di Gabrje) è nelle mani del nemico [dal diario ecc. c. s.). — Ore 9; tra enormi difficoltà, dovuto all'alto livello delle acque, è condotto a termine il ponte d' barche sull'Isonzo [dal diario ecc. c. s.ì — Ore 10,40: la seconda linea ttrincje di iSeilscei è conquistata dal nemico (dal diario ecc. c. s.) — Ore il: Idersko è 'già occupato dal nemico (deposizione Voglino); — Ore 11: il reggimento bosniaco di fanteria (óO.a Divisione austro-ungarica) avanza su Selisce con l'ordine di muovere verso Vrsno (dal diario e da altri documenti di ufficiali germanici).— Ore 12.15: Ramino ò aittaccato dal 63.o reggimento fanteria germanico e 1 passaggi'sull'Isonzo a libeccio di Ramno sono occupati; il 63.o e il 23.o reggimento fanteria germanici proseguono l'avanzata in direzione di Idersko-Caporetto (dal diario ecc. c. s.). — Ore 12.30: gli austriaci lanciando razzi oltrepassano, sulla destra dell'Isonzo il ponte di Idersko .e. sulla sinistra, giungono presso S. Lorenzo (relazione Amadei). Ore 14,10: Idersko è raggiunto ed occupato dal : nemico. Da Idersko la compagnia iSchnieber del 63.o reggimento fanteria e la 2.a del 23.o fanteria tedeschi, si apprestano all'attacco di Monte iMaitajur (dal darlo e da altri documenti di ufficiali germanici); due compagnie del 281.0 fanteria (brigata Foggia) passano il ponte di Idersko per occupare sulla destra del fiume le trincee della linea di armata, ma, subito attaccate dal nemico, sono costrette a ritirarsi verso Caiporetto (ora imprecisata). (Deposizione Ryrteleyson). — Ore 13: nuclei nemici hanno oltrepassato Idersko (5); (deposizione Trezzanl). — Ore 13,15: Hevnlk è occupato dall'/llpenkorps. 11 quale attacca Monte Podklahuc (dal diario e da altri documenti di ufficiali germanici). — Ore 15 circa: nuclei nemici vengono in contatto con la linea di difesa, cimitero di Caporetto-lsonzo. (Deposizioni Rellner). — Ore 15,45 circa: pattuglie •nemiche enti-ano in Caporetto. (Deposizione Barbacini). — Ore 15,55: Caporetto è preso dal 23.o reggimento fanteria e da reparti del 63.o germanici. Verso sera il nemico raggiunge la zona iStaroselo-iRoDio (dal diario e da altri documenti di ufficiati germanici del Comando della 12.a Dlvisionèi. Non avanguardie ma I grossi delle colonna nemiche! • Il comandante del 55 fanteria (brigata Alessandria) afferma: «La fitta nebbia si diradò alquanto verso le 8; a quest'ora fu scorta sulla strada di Volzana, sulla, destra dell'Isonzo, ad un chilometro circa dalla passerella di Volarje, una colonna di parecchie centinaia di uomini che sembravano dei nostri, la quale marciava per quattro, ordinata, senza misure di sicurezza. Nessun colpo di artiglieria era "diretto su di essa, nessun indizio di combattimento nel fondo valle. Fra tutti noi del Comando del reggimento, si pensò non potersi trattare di nemici in quell'ora e In quel posto, e si cercò di distinguere se la colonna fosse dei nostri che ripiegassero, o di prigionieri nemici. Durante, i pochi minuti nei quali la nebbia meno fitta permise l'osservazone fatta coi binoccoli, benché malagevolmente per il velo' di nebbia sempre esistente, sembrò vedere nella colonna del militari colla mantellina, indumento non usato dagli austriaci, per cui si concluse doversi trattare di una colonna di prigionieri nemici catturati dalle truppe della-19.a divisione e avviati nelle retrovie. La stessa impressione ebbe anche il comandante del 2.o battaglione (sul Vodil) il quale, scorta anch'esso a quell'ora la colonna, aveva deciso' di farla battere col fuoco di un pezzo, ma ne desistette, essendosi persuaso che non poteva trattarsi che di una colonna di prigionieri. Questo episodio viene narrato, perchè serve a provar come a quell'ora il nemico fosse già molto avanti sulla destra dell'Isonzo e perchè può dimostrare come non potesse far presa in noi il pensiero che a quell'ora, cosi a tergo delle nostre prime linee, sulla destra dell'Isonzo potassero già esservi i nemici. Purtroppo non erano le avanguardie, ma i grossi delle colonne nemiche ». Dove il nemico superò la nostra linea E il comandante della Brigata « Alessandria » (155.0 e 156.o) riferisce: . E' appunto dsll'?strema destra della linea (fortino Isonzo), ove la mitragliatrice che vi era appostata era stata colpita ed i serventi messi fuori combattimento, che l'avversario verso le 8,15 riusciva a superare la nostra linea. Il comandante del battagliarne del 156.0 reggimen to. informato, e notato, per un diradamento della nebbia, il movimento, provvide, riunendo una trentina di uomini ed una mitragliatrice dietro la prima tinta, fronte all'Isonzo, a far battere II nemico ehi anch'egli aveva in antecedenza veduto, sulla < destra di ouel fiume, avanzare verso Idersko il nemico • ; ciò che da quella parte contribuiva all'azione dei suoi col fuoco di mitragliatrici, colpendo alle spalle specialmente i difensori della prima linea ». La Coynmissionc ritiene che la rottura sdeddPgmddmddr4nsCtlprrunmcdà delia fronte della 46.» Divisione, date le po a , i a st-fcmi precarie occupate da molte'Sue truppe di prima linea, era un avvenimento, di non' estrema gravità, e che. poteva, pur con le-per-' dite che sono da mettersi nel bilancio passio»: di. ogni battaglia, esservi posto buon riparo' col tenere — come era previsto — ia linea Pleca-Spika assai salda ed ancìie abbastanza guarnita. Senonchè, ad impedire l'incapsular mento concorsero in parte la fulminea rapi-' dita della irruzions nemica e la notevole; perdita di artiglierie nostre, troppo avanzate» ma sopratulto, in modo decisivo, l'avanzata della 12.a Divisione germanica sulle dna rive dell'Isonzo. Ciò attenua, se non elimina addirittura, la responsabilità del comandante dolla 46.a Divisione, che ne ebbe notizia quando non era più in suo potere di opporsi ini qualsiasi modo a tale avanzata, e si vedrà, a quali; Comandi e reparti nostri, ovvero a quale far: tale concorso di circostanze avverse, si debba! la riuscita della manovra nemica. Ma fin dal' primo momento in cui Intorno a questa si: ragiona, la Commissione deve francamente! riconoscere nella concezione di tale manovra un'arditezza ed una sicurezza siffatte che solo potevano essere consentite da una flduoin sconfinata nella capacità delle truppo e- do£ comandanti che la eseguirono. Fu manovra, che il buon successo e, sia pure detto; una, rara fortuna consacrano alla storia coma, sor, niale, ma che il fallimento di uno solo) 'ani molteplici fattori concomitanti di riuscita (fra cui qualcuno meramente accidentale)-ovrtìbbn dato diritto di definire temeraria. Ossa tufe-. tavia rispondeva ad uno dei fondamentali1 canoni dell'arte della guerra.: là ricerca deBn, sorpresa a qualunque costo, con qualunque mezzo, sia pure con la violazione di altre rispettate norme della dottrina e della pnrttcp ■ e in ciò sarebbe stata la sua glusti'flcaztoTi;* anche se avesse fallito. Un anno dopo, a Viatorio Veneto, il nostro esercito mostrava chp la lezione di audacia non era andata perduta ». L'Impiego della riserve del IV Corca «All'azione del Comando del IV Corpo U generale Montuori ha mosso ' l'appunto di a-: vere interpretato troppo letteralmente- l'ordinai del Comando d'Armata, in virtù del quale il IV Corpo doveva occuparsi essenzialmente della difesa delle prime linee, cioè, di quello esistenti sulla sinistra dell'Isonzo. Secondo iV generale Montuori, il comandante del IV Corpo avrebbe dovuto tuttavia prendere le ne-, cessarle predisposizioni per l'impiego di alcune forze anche sulla destra dell'Isonzo e,se.quivi avesse conservato dei nuclei éi stenrezza e un po' di artiglieria, gH elementi che, ripiegavano-vUavrebbero trovato un punto di resistenza ». «Altro appunto mosso al Comando del IV Corpo dai generali Capello e Montuori è quello di avere dislocato in moéo inopportuno le proprie riserve e di essersene privato troppo presto (sottolineato nel testo)., « Al riguardo il generale Cavaciocchì, comandante del IV Corpo, osserva : « che la dislocazione della riserva del Corpo d'Annata doveva tenere conto non solo del concetto dt contrattaccare subito e dovunque il nemico) che, non trattenuto dalle nostre difesa e dal nostro fuoco d'artiglieria, avesse fatto irruzione nelle nostre trinoee, ed incapsulare eventualmente l'irruzione nemica appanto pep agevolare il' contrattacco; ma anche dalla; natura montana e dalfamplezza della fronte, dei tiri di sbarramento dell'avversar*), dei luoghi di più facile irruzione, delle speciali raccomandazioni avuta dal comandante d'Ar. ma, a-, (stretta di Saga, incapsulamento RrasjVolnik-Pleka) donde derivava la necessitò, dt tenere non una sola riserva, ma riserve parziali, per quanto possibile raccolte e ravvicinate in località centrale e defilata al tira, E per quanto si riferisce alla dislocazione iniziale della brigata Foggia (2S/-282). il gene, rale Cavacfocchl ricorda che già all'alba a nemico batteva l'abitato di Caporetto, la piana di Caporetto e lo sbocco di Robic. Corwearw» dunque mettere subito la brigata Foggia af riparo dalle offese nemiche e non v'era che] una posizione a ciò veramente adatta: queHai sulla sinistra dell'Isonzo a ridosso dei Volnik» Quella posizione ben rispondeva alla necesS t ^avTe ]e„truPPe a giusta portarla dal punto debole della difesa (Za Kraju); di permettere l'incapsulamento Rrasj-Volnik-PJeka. su cui tanto insisteva il generale Capello e di accorrere tempestivamente cosi verso il Pleka, come verso Selisce ed anche eventual, mente sulla destra del fiume. « Occorre, d'altra parte, tener presente eBaal mattino del 2i ottobre 0--FV Corpo d'Armo* ta aveva diritto di contare sulla Brigata Po* tenza (ZÌI, 272. 273) a Berooana, sulla Brinala Massa Carrara '251, 252) a- Bobte, su due othth pi alpini parimenti in arrivo, siccome il aey nerale Capello formalmente aveva promessa a voce e per iscritto. Ed U colonnello Boccacci fa presente che la Brigata Foggia (881, 288); nella notte del 23 trovavasi assai più indietro] di quanto avesse segnalato il Comando di ir*, mata. Fu invitatogli Comandante della' Arigwi ta ad affrettare la marcia, ed eoli rtsr*se ehm non era possibile muovere prima iaOa sera, a causa della stanchezza dette tmtvpe CWi era assai grave, perchè il nemico, alle '» dei ti avrebbe cominciato-U tiro a gas e ta-^pu, gota sarebbe gtunta U mattino tritando veti una strada completamente in rffe <H jinwit co. SI cercò allora di fan tutto n passibile perchè la marcia venisse affrettata » «osi fra le 3 e le 5 mattino i due rtgt^nenO. ttd e-Jd si trovarono rtuniCi a Caporetto Il bombardamento nemtoe sullo ebooco dM rMMM « In queste condizioni il Comande del Corpo d'Armata non aveva pili la lineo», dispoorbilità delle sue riserve. Infatti, sa il Comande» avesse- voluto servirsi ih modo diverso ds queste riserve, avrebbe dovuto far loro per-' correre la strada di CarxroUo-Creda compie», tamente battuta dal nemico, S quale, da parte sua. come era logico aspettarsi, iniziavi», immediatajrtpnte il bomberdamenl» «alio sbocco del Natisone. E por quanto riguarda l'ilo»