La fatale necessità

La fatale necessità La fatale necessità « Le vie del domani ». come le ha profìlato su questo colonne. Francesco Ciccotii e comò noi stessi lo abbiamo precisato nello brevi considerazioni che premettemmo all'articolo, son dunque quelJe del Demonio o quelle dt San Michele? Il punto interrogativo rimbalza nell'animo del partito popolare italiano dalle colonne del Momento, clic sul tema da noi prospettato di una collaborazione ricostruttiva tra partito socialista, partito popolare e quella parte della borghesia liberale che non ha responsabilità da Farsi perdonare per la guerra, affaccia'dubbi, riserve e osservazioni, le quali meritami esauriente risposta, nou fosse che per quei tanto tìi buona volontà che dall'insieme di esse traspare verso la via da noi designata. Si tratta, sopratutto, di chiarire che è questa la via non del Demonio o dei Santi, ma più semplicemente della fatale necessità. 'Bc? anzitutto va fugato anche il minimo dubbio che possa trattarsi di una via di elettorale speculazione : la nostra tesi, ne prendano subito nota gli scrittori del Momento, nou c un prodromo di campagna per io elezioni, ma un imperativo categorico che dalla realtà oggi dominante sale alla coscienza e alla intelligenza d'ogni satin gente onèstamente preoccupata dell'avvenire del Paese; non 6 nemmeno una tesi esclusivamente parlameli tare, ma nazionale, che investe tutte le t'orbo vive della nazione e mira al totale rinnovamento della patria italiana. In quale crisi politica, economica e finanziaria ci abbia lasciati In guerra, non è più il caso di dimostrare ; 'li qual mole e complessità sta l'opera della ricostruzione die. da oggi s'impone al nostro Paese, che non può testare schiacciato sotto 90 miliardi di fi"bito dei quali 20 all'estero, che non può vivere alla giornata mendicando o pagando ad usura Je materie prime dello stranieri?, che infine non può restare politicamente isolato nel mondo, anche gli scrittori del Momento hanno chiara visione. Le cose, i materiali, il cemento occorrenti a tanta ricostruzione nazionale, stanno nelle naturali risorse, nelle inesauribili energie di vita e il? lavoro della nazione stessa, la quale non si •distrugge e non muore per grave che sia la crisi in .ni versa, ma fatalmente deve risorgere e camminare; Il problema sta invece, per cosi dire, nella « mano d'opera n. Dove sono, chi saranno gli artieri della ricostruzione, uomini di bastévole'energia ;norale e intellettuale da gettare almeno ìe fondamenta del nuovo edificio? Poiché l-.oi abbiamo esplicitamente escluso come ricostruttori i responsabili della guerra, i! Momento garbatamente ci ammonisce di slnre attenti ille pregiudiziali esclusiviste. « per non creare un surrogato all'assurda concezione politica degl'interventisti, che solo per che avevano voluto la guerra pretendevano di essere considerati come i soii veri patriotti, innocenti di ogni colpa passata, presetiii c-. futura n. Benissimo, ma la nostra pregili riiziale non deriva da passione politica, non gridiamo l'ostracismo agli uomini che hai! no voluto la guerra come a gente di ledi, da respingere, e da condannare solo perchè la loro fede lìou fu anche la nostra: noi guardiamo semplicemente alla realtà dèi fi-I ti compiuti e diciamo che quegli uomini < quei partiti, che oltre a volere la guerra la patrocinatoli') e la condussero di errore in errore, tra inganni ed insidie, lino ai resultato oggi a lutti palese, hall no nella migliore delie ipotesi dimostrala una mentalità per lo meno deficiente ai compiti assuntisi. K come non furono capaci di giti dare il, paese in guerra, e tutto e sercpi. sbagliarono politicamente, non possono che etsere altrettanto impari a guidare la nazione sulle, vie della pace ricostruttrice. E' questione di mentalità e di moralità insie me, di valori intellettuali e di valori morali ; nessun conto può fare l'Italia suH'intelli genza e la coscienza di quanti tennero i( loro mani tutte le sorti del paese, tutti poteri dello Stato, e a danno del paese • dello Stato bau fatto il fallimento più frau dolento che mai siasi constatato nella storia di un popolo di trentotto milioni di uomini bianchi. Ma lasciamo pure da parte le re* sponsabilità della guerra e ci dica l'organo torinese del Partito popolare italiano so gli uomini e i partiti che in queste responsabilità Incorsero confondendo la divcisi dei colori, delle origini e degli interessi sot to la « ragion sociale » dell'interventismo non sono poi giù per su gli stessi uomini partiti che. per la parte conservatrice, anche prima della guerra, dettero prova del propria mentalità politica sostenendo iì pellouxianismo degli stati d'assedio e delle leggi marziali nel '98, per poi non stancarsi di gridare alla rovina dell'Italia ad ogi'i soffio di' libertà nuove, ad ogni sciopero dì lavoratori, ad ogni aumento di salario, perfino all'attuazione del suffragio universale; e per l'altra parte, quella così detta democratica, anche prima della guerra, provarono o riprovarono tutte le loro virtù massoniche, tratìVatori di beni e di coscienze, oppositori in Parlamento delle spese militari eppoi gran l'autori della guerra a lordoNo, senza rancori e senza'fobie di passioni» politica, questa gente diversa, che nella politica di guerra ha messo in comune tutte ■ le proprie bello virtù di cervello o di animo, che già si erano provate in campi cp posti, non può dare affidamento alcuno nell'opera della ricostruzione nazionale: c gentj rhe si è messa da se fuori della vita, sconfessata dalla realtà che essa stessa volle creare, incapace di qualsiasi conato di rinnovamento politico. Il paese, d'altronde, ha un paratn a conoscerla e. per quanto essa diasi da fare non le crede più, non può prestarle alcuna fede per l'avvenire. Restano per ciò gli altri uomini, gli altri partiti: quelli che la guerra ha lasciato integri moralmente e politicamente, sul te; reno della realtà, nel filone della vita, e quelli che nuovi sono ora sorti dalla reaitò e per la vita. Nessuno di essi, per quanto presuma di se, dispone di tali energie e di tante risorse nel paese da poter tener da solo ■il governo della cosa pubblica per l'opera della ricostruzione nazionale : nemmeno il partito socialista, che c pure il meglio organizzato e il più forte, ma che andai;.lo dlfisntmdlMi—cpaddmddtgq » e j i e i e tò o i o a l o domani al potere, o verrebbe meno, nella realtà della- pratica governativa, alle finalità estreme del r.uo programma massimo alienandosi così quelle messo che non transigono nella loro fede, o por tentare la realizzazione del suo programma massimo dovrebbe instaurare una dittatura, donde, anziché avviarsi alla ricostruzione, l'Italia uscirebbe fracassata fin nelle ossa. Ma questi partiti — sitila cui collaborazione il Momenti) affaccia dubbi il 'incompatibilità — sono già. volenti o nolenti, per forza ai cose, dei collaboratori nell'odierna giornata politica: i socialisti, per il fatto solo di avere combattuto a fondo il fascismo, han dato al Ministero Nitti più forza o prestigio di quanto non gliene abbiano tolti eoi foìinale voto contrario; i cattolici, che durante la guerra pur non temettero i contatti... meno spirituali coi ministri massoni lascian isesssraaulMginSdo che l'on. Meda collaborasse al Governo di Orlando, sono anche oggi, dopo la costi tuziono ilei P. P., con gli on. >T:iva e Saint. Just nel Ministero Nitti, dei collaboratori governativi, anche senza quei « patti chiari o, quelle «carte in tavola», quel «parlare alto : chiaro », quel » programmi! completo d' oliaborazione politica « di cui il Momento parla per l'avvenire. E non certo noi osfremroo proporre al Partito Popolare di dare uni rappreseli fan ti ao un Ministero come quello attuale, il qua .lo conta, si dice, dai dieci ai dodici massoni, compresi quelli che presiedono all' amministrazione ilei Culti. Ora, se già non v'e incompatibilità 'li uomini e partiti cosi divei-si nei collaborare ■rettamente o indirettamente al Governo e. Iti Parlamento, pcn-hé inni dovrebbe, essa sorgere Ira liberali, socialisti ,. cattolici, nella tanto più vasta e importante opei* iella ricostruzione nazionale, che non può 'isplvcrsi con una semplice spartizione di portatogli ministeriali o con lo Scambio di oti parlamentari, ma fatalmente presuppone e richiede una solidarietà intima, fattiva, di menti e di esperienze, di valori piritici e di energie creatrici? Così immane e complessa è quest'opera, donde dipende tutto l'avvenire dell'Italia, così imperiose e fatali sono le necessità iiombenfci per la ricostruzione economica e pojitica ilei paese, che in verità i timori accennati dal Momento relativamente ai postulati specifici del programma del Partito Popolari! noli ci appaiono decisivi. L'importante è che. il nuovo Partito Popolare, ivi suoi duo elementi vitali — « quello propulsore che spimje in avanti verso il raggiungimento del programma massimo e quei più moderate che fa la guardia ai principi rea li evitare sconfinamenu » — sia, come scrive ancora il Momento, un partito n dal programma completo, progressista, radicale quanto e più di qualsiasi programma in fatto di riforme politiche, e. sociali, con atibili coi dettami della ragione e dell'i sperienza ». E noi « comprendiamo bellissimo- lo spirito informatore di questo prò ramma », allo stesso modo clic ci rendiamo conto della reale portata del programma socialista, di ciò che in esso vi è di pratic e di oramai inevitabile pei' le itlsopprilhibii e improrogabili necessità del rinnovament'i nazionale c del divenire sociale. A proposito di socialisti e di socialismo, anzi, lo scrittore del Momento ci dà dei « convertiti », ma n parte che con un po' di logica delle appa renze esso avrebbe anche potuto con eguab. fondatezza darci dei convertiti al... partito popolare italiano, come non avvertire che dopo il disastro mondiale della guerra la conversione al socialismo; in tutti i paesi d Europa, non c degli spirili, degl'intelletti. quasi che noi borghesi ci fossimo d'un- trattò decisi a giurare sul verbo marxista, ma i: delle cose, che fatalmente volgono a nuovi assestarne/iti sociali sotto l'imperio delie necessità sollevate dalla tempesta guerresca ? E' tutta la borghesia intelligente e conscia sdrtcsldlccsdplolla iltìt tutto l'assetto finanziario economico delle nazioni, le forze stesse della produzione, ohe dopo tanto sconvolgimento e tante rodine di guerra, per non precipitare nel nulla, nel caos, por ricostruire, devono neces3ariamoitte attuare con pronto coraggio talune di quelle riforme sostanziali, che prima della guerra sembravano nuri atri di fede socialista. Per salvare se stessa, la sur-, ricchezza, il suo compito storico, la sua funziono statale, la borghesia capitalistica è sospinta a qualcuna delle più elementari attuazioni do! socialismo ; cosicché vediamo oggi i Governi impegnarsi alle imposte progressive sul capitale e ai prelevamenti sui patrimon?, e nello stesso programma del Partito Popolare possiamo ritrovare postulati di economia sociale tolti ili sana pianta dal programma socialista... La fede, gl'ideali, lo spirito e l'intelletto, ognuno continua a servirseli conte meglio credo o sente ; ma è la leva formidabile della realtà intessuta d'interessi e ili forzo contrastanti quella ch-i oggi solleva il mondo verso una nuova solidarietà a tendenze, che ieri erano senza dubbio socialistiche, ma ohe oggi, come abbinino detto, non sono che necessità pratiche della ricostruzione, Ala infine, poiché il Momento ri parla d' u questioni essenzialmente politiche, anobi se interessano la religione, ma che i liberali in genere vorrebbero relegare fra quelir. strettamente religiose », noi volentieri con lesseremo In nessuna nostra perplessità di nunzi ai seguenti postulati del programma cattolico : — interri i/à fletta famvjlial Ma venti au ni di politica liberale al Governo possono rassicurare ii Pattilo popolare al riguardo, nò sarebbe davvero questo il tempo di scatenare in paese lo passioni più accese attorno a tale problema. Infelice in tanta bisogni, farebbe quell'uomo politico cho, dovendo ricostruire, incominciasse col dividere gli animi e le coscienze. — libertà d'insegnamento? Ma d'accordo! A parte ogni dibattito teorico, sta di ratto che mai la scuola di Stato decadde più in basso di oggi in Italia: anche la scuola pubblica ha fatto fallimento con la guerra : vi si è perduta la consuetudine degli studi non si insegna e non si studia più, ojtroppo male, e se dalle scuole uscirono a i'rot'e giovani generosi che hanno combattuto eroi-1 camente e si sono in gran numero immolati nita patria, <: pur vero che nella scuola < j ilalla scuola sono venuti pessimi esempi il ilmalcostume politico a cura di falsi educatoriIi a vasali di demagogia, a furia di... ciauisino su su pei... Monti. Chiunque abbia figli da'educaro e da istruire ha da multo tctfipo ri- jsolto il problema. Libertà di insegnamenti sì, perchè lo Stato =i è dimostrato'.'liti pessimo educatore e noi invece vogliamo che i ragazzi d'Italia imparino almeno a leggere, a scrivere, a ragionare, a ricercare il vero, a capire la storia, a formarsi una mente Od un carattere. — liberti: e iiuH-pnn.ir.nza tirila Olitesi'? libertà r. rispetto della r.osr.'niizfi rr/i'iniia? Ma noi non vogliamo far torto all'intelligenza e al buon senso del Partito Popolar-, italiano pensando che occorra ricordargli la non mai smentita condotta degli uomini li Stato liberali, da Cavour in poi, per l'as- soluto rispetto alla libertà e alla ìndiiien denza della Chiesa, di tutti.' le confessioni religiose, Nessuno dei postulati del programma cai-1 tolico si frappone dunque eome ostacolo alia collaborazione, politica da noi auspicata. Bisogna, del resto, guardare più in alto e più lontano, mettersi lealmente iicU'atm'osferii della realtà sociale, spogliarsi dei pàrtieo- lari egoismi di parie, sacrificare tutti qiial-icosa, sviluppare piuttosto le affinità dir i contrasti, se vogliamo dar vita ad un'opera solidale dt ricostruzione non effìmera, non fallace, •he rinnovi materialmente e modi mente l'Italia., con quante forze vive. >i va lori schietti avanzano ancora in paese, Qucatti ui.slra visiono di solidale eoòper''./.iOi.o tra i partiti rinnovatori non è frutto ili far. lasia solitaria: la Germania sta dandoci un esempio dimostrativo di questa fatale collaborazione tra socialisti, cattolici e borghesia l'avanguardia, per la ricostruzione itazióna- le: è col blocco tra centro e sinistra ed estrema sinistra, che la Germania, perrruta la guerra, si è sai nata dal caos, ed evitando i1 prevalere degli estremisti dell'uria parte e nell'altra, si accinge coraggiosamente a riedificare F, come, la nostra visione, non è fantasticTf ma realistica, così ad esprimerla non c'indusse che il nostro proprio convincimento li .Munii nIn, e quant'altri ci conoscono, smino che è nostro costume scrivere per conto nostro, con la nostra testa, in piena ed assoluta indipendenza politica, in ogni circostanza e di ogni cosa. Sempre noi abbiano tinsiro giornale quell'indipenden-\nella proprietà dell'azienda, che «I serbato al nostro giornale qucH'iudipeuden-j za, anche nella proprietà dell'azienda, che ci fondamento di libertà giornalistica. Liberi cjindipendenti, noi liberamente e spontanea- mente scriviamo- ciò che diciamo potrà es- sere giusto od errato», potrà trovare consenso o meno, ina c il nostro pensiero, ò il senli mento nostro. La nostra stessa amicizia per l'ori. Giolitti — che dal maggio del '15 ci e più affettuosamente cara -— non è affatto un vincolo all'opera nostra di giornalisti, ma è unicamente ragione di nostra perso- naie fierezza. Abbiamo nell'uomo una grande fiducia; non solo crediamo che l'on. Giolitti sia il più eminente tra i nostri uomini di Stato viventi, ma che tra lui e tutti gii altri vi sia un abisso: pur non senza qualche difetto, riconosciamo in lui vigorose le virtù migliori dei nostri statisti Spila g'«" n'osa tradizione subalpina, e sopratutto ci piace la ferma e sicura visione che egli ha sempre avuta della realtà, senza finzioni, senza dubbiosità; ammiriamo la forza de! suo raratl>re, l'austerità del suo temperamento; sappiamo quanto grande e puro sia il suo amore per In patria, eon un patriottismo senza retorica. B come sia stampain- mo nel '17, come sempre credemmo, fin sottr. l'auspicata titi diversi bufera che si volle contro di lui scatenare perchè reo di non aver creduto alla guerra dei tre mesi e del miliardo, pensiamo che la sua missione politica non sia ancora compiuta. E in lui noi guardiamo, in verità, nel prospettare le necessità prossime ì della ricostruzione nazionale come Capo del l'auspicata collaborazione di uomini e partiti diversi. Ma per "l'amicizia stessa che gli portiamo, per l'estimazione e la fiducia re ciproche che la rendono scambievole, nò da Ini nò da altri prendono inspirazione gli articoli nostri, che sono o restano modesta ma libera voce della nostra coscienza e del nostro pensiero. E ciò era necessario ripeterti anche per non nuocere coi nostri eventuali errori'ad amici, che ci sono e sempre ci snranno carissimi.

Persone citate: Giolitti, Meda, Nitti

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia