La tragedia delle materie prime

La tragedia delle materie prime La tragedia delle materie prime Ogni giorno che passa sfronda nuli*' lusione, ogni ora spegne nna speranza*) E dal deserto dell'anima sorge terribila la realtà. Il nostro intervento doveva assicurata" all'Italia insieme con la libertà politicai la grandezza economica. Rimasta fuori dalle competizioni mondiali l'Italia sa*' rebbe stata anche tagliata fuori dal godimento degli utili mondiali. L'Italia pesi vivere si deve sviluppare ; ma sviluppai' vuol dire allargamento ed intensifica*1 zione di traffici e d'industrie. Ed ogni al* largainento ed intensificazione dipende, a sua volta, " dalla quantità di material greggia cb# si può trasformare e gèW tare sul mercato mondiale. Le forze trasformatrici avevamo esuberanti in casa;)! le materie da trasformare ce le avrebbe-; ro fornite in copia i nostri Alleati, j^p.-1 che per un'imperiosa ragione ■•• ó.ioittìui, oltre a tante altre ragioni politiche,,.tir- ' geva dunque a noi di stringerci con córti loro che avevano il dominio dei mari ai che con il conquisto delle colonie tede-1 sche avevano ormai assicurato a sè stes-1 si le materie prime di tutto il mondo. Il dominio dei mari è diventato per i' nostri Alleati signoria assoluta di easi^j il conquisto delle colonie possesso ; lai sicurtà delle materie monopolio. Tutte leti condizioni dunque per liberamente dàs-' porre di quanto essi cercavano per sè, e noi cercammo da loro, paiono attuate. E peni attuarle noi ci siamo quasi svenati. Ab-*! inumo daio il sangue più puro dei no-* stri giovani ; abbiamo reciso, cerne fiori di prate, i germogli più promettenti del nostro avvenire; abbiamo sofferto fl ired-l do, la fame ; siamo caduti nel baratro)' delia povertà. I nostri sacrifizi sono sigillati nello spasimo sanguinante delle nostre carni ; ì nostri mali sono testimoniati dallo spalancarsi delle nostre pia-' ghe. Come Giobbe potremmo anche noli distenderci sul letto delle nostre miseria*! e gridare al mondo, al cielo l'insopporta-i bile bruciore di esse. Le acque deil'Ison-! zo é della Piave hanno arrossato il ma-! re, ina il maro non è solcato con frequenti za da navi alleate che tendano verso il nostri porti a portarci le materie di chs abbiamo bisogno per la nostra vita. Il camini delle nostre fabbriche assottigliano i pennacchi del loro fumo, perchè il carbone non aumenta affatto: aumentai; invece sproporzionatamente il suo prezzo. E mentre la nostra moneta rinvilisce dìl1 giorno in giorno più, il prezzo della vi-' la sale ogni giorno fino a toccar cimeli' che paiono anche ai più ricchi inaccesv sibili. La ' sapienza dei nostri ingegneri,,! l'abilità dei nostri operai potrebbe ricrea-; re la vita, solo che la materia non mancasse al loro lavoro ; ma la materia Uonli giunge, la materia svanisce. La materia — poco o molta che ancorai! ci sia — ha preso altro cammino. Neil giorni che si decideva del nostro inter-! vento i gazzettieri e i tribuni hanno rappresentato con i colori più foschi laij viltà dannosa di coloro che s'appartavano*' dal conflitto mondiale per la libertà; nel-i le ore che i nostri fiumi correvano sangue gli esercenti di letteratura hanno dati ogni palcoscenico scagliato le loro minac-! ce contro la turpitudine dei popoli che nell'ora della decisione stavano inerti al, guardare. Solo i popoli.che generosamente]' si immolano per la salute degli altri sono! degni di vivere; solo il sagrifizio ereticali produce ricchezza. Tutto il mondo avreb-. be abbandonato con orrore al loro destino»! gli spettatori indifferenti della trageuiaiche insanguinava l'Europa; il loro egoi-' smo presente avrebbe generato la futura! loto miseria. Le profezie degli esercenti di letteratura si cominciano ora ad osser«t vare. I porti dei neutri formicolano di navi inglesi ricolme di quanto possa essere necessario ai loro bisogni. I camini] delle loro fabbriche sprigionano nubf nere di fumo, le macchine stridono ve-! loci nei loro opifici. Peggio ancora : i neu-. tri arrivano ad imporre ai mercanti cheti corrono ad offrire loto i propri servizi^ imporre non solo la quantità è la quali fui delia merce richiesta, ma perfino il tein-' po del suo arrivo. E non temono di min nacciare anche il rifiuto, di essa in casoi contrario. E dominatori dol mondo hanno' trovalo chi domina la loro volontà. Che mostri d'ingratitudine e di perfi-: aia sono dunque cotesti mercanti alleati,! i quali abbandonano nell'ora angosciosa1' dol bisogno l'amico devoto che si è sve-i nato per essi, .e s'affrettano ad aiutare, si) inchinano ad obbedire il neutro infingardo che ha fatto del .proprio egoismo i|. centro del mondo? Il neutro che nell'avidità del guadagno ha favorito perfino le insidie infami del nemico e ha piovve-duto degli alimenti vitali gli stromentì suoi di morte? Ogni legge umana e divina è dunque sovvertita nel mondo, o> questo si avvia alla propria distruzione?i\ No; nulla è cambiato nel mondo, e>i questo procede con le leggi eterne che la, hanno sempre regolato. Soltanto che la leggi del mondo non sono le fantasie dei! retori ohe eserciscono letteratura. £ i1 popoli che vincono sono i aeri dbe rieooo- j scono coteste leggi, e regolano la propria azione sul ritmo di esse. Il primo dovere; dei popoli è esistere e sviluppare sè stessi, ' Per tenere l'impero che con tanta sapifsnza m è acquistato l'Inghilterra ha bisogno di rivalutare la propria moneta. La rivalutazione della sterlina è la condizione imprescindibile alla forza eh e necee- : saria per stringere nel pugno le redini.| del mondo. E il mercante inglese la dove può ridar valore alla propria edini.|

Persone citate: Giobbe

Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Italia