L'iniqua accusa di Lloyd George

L'iniqua accusa L'iniqua accusa Woodrow Wilson ha lanciato al mondo la sua nuòva parola, e la parola è una accusa per noi. L'apostolo venuto alla Conferenza di Parigi per assestare l'Europa nell'eguaglianza, e nella giustizia, ma che, volente o ignaro, ha più di ogni altro cooperato a rassodare sul mondo il più vasto imperio ohe lo abbia mai dominato, l'imperio romano della razza anglo-sassone; lo statista che ha rafforzato alla Francia in Europa, in Africa, in Asia una potenza che mai prima della vittoria il più sfrenato de' suoi scrittori nazionalistici avrebbe immaginato; l'uomo che discusse sempre in nome degli ideali, ma cedette sempre dinanzi alla forza inglese e alla tenacia gallica, ritrova ora tutta la smessa virtù e bolla il popolo italiano del suo idealistico marchio : imperialista! E i banchieri americani, contemplando nei colmi forzieri i frutti dello spirituale loro intervento nell'ultima ora della grande decisione, e conteggiando i debiti contratti dal popolo italiano per frammettersi nel momento più disperato della lotta in favore degli sconfitti, mormoreranno a mezze labbra con aria di disgusto: sempre interessati e sempre avidi d'impero gli Italiani! La grandezza dello 'sforzo compiuto dall'Italia per reggere sulle sue braccia, da sola,, tutta la potenza di un impeto quasi il doppio di lei; l'ampiezza dei sngrifizi durati in tale immane tensione,: mezzo milione di morti, un milione di stroncati, vaste regioni diserte, quasi intera la ricchezza nazionale distrutta; l'a~vpre annientata l'Austria e spalancato la via alla vittoria definitiva, tutta questa immane vastità di sforzi, di sagrifizi e di opere non ha alcun valore, non dà alcun diritto all'Italia. Perchè l'Italia non chiede bottino, non si paga di spoglie opime. Pretendo solo che si riassettino i confini che la natura le ha nettamente segnato, vuole solo che l'italianità - -, cioè tutta la sua storia e tutta la sua civiltà — non sparisca dinanzi al sormontare di una marea invaditrice. Coteste fono idealità, e gli ideali non hanno posto dove i combattenti non credono ad altia realtà che il proprio interesse. La Francia a Wilson riluttante e minacciante dinanzi alle pretese di lei di abbandonine hi Conferenza, potè piegare l'uomo che aveva garantito alla Germania l'integrale applicazione nella pace dei 14 suoi punti di libertà e di giustizia; l'Italia che ora li infoca por le sue esigenze si vede invece da lui ìespinta in un modo che ancora ci offende. C'è nei vanti e nelle pretese in altrui ! favore un tale mascheramento di pensiero c di realtà, c'è nelle negazioni a nostro danno un così petulante disdegno della vita e della potenza nostra, che mai forse nella storia s'è veduto l'eguale. Nemmeno fra gli auguri di Roma ed i Congressisti di v ieniw. L'Inghilterra intervenuta nella guerra per salvare il Belgio dalla barbarie tedesca ha imposto la continuazione della guerra sino alla distruzione del Belgio ma insieme sino all'annienta? mento della sua grande rivale. L'egemonia del mondo era un sogno sino a che una flotta potente vigilava da Kiel e la Germania poteva per terra spingere i suoi commerci tino nel cuore dell Asia. Distrùtta la flotta tedesca .— serrata la,Germania come in un capestro alle bocche del Baltico — spazzata via dai mari ogni concorrenza di naviglio germanico — controllata la distribuzione di tutte le materie prime — fermata la minacciosa industria dell'emula — raffermato il proprio dominio su Gibilterra, Malta, Cipro, Suez — vigilate tutte le stazioni carbonifere del globo — fatte proprie le colonie tedesche dell'Africa — fatta una continuità di domiliii da Alessandria al Capo — assorbiti patte dei domini russi in Asia ■— vestiti da principi alcuni fantocci arabi per signoreggiare le altre parti del continente — l'Inghilterra vede consacrato dalla Conferenza, almeno per ora, un impero più vasto e senza confronto più formidabile di quanti ne vide la sto• ria, perchè il mondo non respira, e non batte ora che al eejino di lei. Non si esce dal Mediteftaneo senza il permesso di lei; non si naviga, non si commercia, non si lavora, non si mangia, se l'Inghilterra j non vuole. Non Alessandro, non i Roma! ni. non Carlo V fuiono i padroni del mondo; John Bull è il signore dell'universo, ila cotesto nel pensiero ili Wilson, che di compromesso in compi omesso ha all'Inghilterra ceduto su'tutto, non è imperialismo: è semplicemente l'impero della razza anglo-sassone cui anch'egli appartiene. Anche la Francia ha combattuto per salvare la libertà e la democrazia nel mondo; ma se ha sopportato ogni sorta di rovine, se ha. mezzo distrutta sò stessa, oggi si ripaga con signorile abbondanza, li no p*r cento della grossa quota <«* miliardi impósti alla Germania: lo sfruttamento delle ricchissime miniere della Sarre; la probabilità che in breve giro' di anni la temporanea collettiva amministrazione si tramuti in una forma di diretto dominio'; la liberazione del territorio cisrenano da qualsiasi benché minima influenza militare tedesca ; l'è garanzie accordate al Belgio rinsaldanti la difesa della frontiera orientale; la parte di colonie tedesche a lei concesse in Africa oadzCgb a o il Marami formanti insieme con gli antichi phJPfessi una continuità immensa di dominio-dalla Tunisia al Congo; la Siria caduta sotto la stia diretta influenza; la guerra con il proletariato russo Continuata per riafferrane i 18 miliardi prestati allo Zar. Vero è che Woodrow Wilson si guarderebbe bene dall'affermare che in alcuno ai cotesti vantaggi aleggi la più lieve cura d'imperialismo ; sullo rive della Senna tutto spira libertà e democrazia. v La brama d'impero vive solo in Italia, perchè l'Italia è l'erede di Roma e le aquile di questa spinsero il loro volo sul mondo. Di fronte al concesso impero del mondo è vietato agli Italiani di voler libera una città che con unanime plebiscito affermò il suo risoluto proposito di vivere o morire italiana fin da quando l'aquila degli Absburgo immergeva ancora nelle caini di lei gli adunchi suoi artigli. Woodrow Wilson denunziando le cupide brame degli Italiani non si c domandato se( per avventura egli non si sia fatto interpreto divffli interessi del capitalismo anglo-sassone, i quali non vedono con favore lo sviluppo mediterraneo dell'Italia ; non ha cercato nell'antecedente storia europea e nella realtà presente quali dissidi d'interessi possono infirmare perfino la forza di un trattato debitamente firmato 0 sigillato per l'appunto da coloro che tanto hanno gridato contro la brutale sincerità di chi affermò di non riconoscere nei trattati se non pezzi di carta. E la Francia e l'Inghilterra non sono per rispetto all'Italia costi ette da quella superiore necessità che il Cancelliere tedesco adduce va a scusante della propria violazione. I diritti di una nazione rispetto ad un'altra sono in rapporto a quanto ha fatto per questa. Ora l'America poco o nulla ha dato all'Italia, tutto quasi alle altre alleate. E' un assurdo dunque che oggi Woodrow Wilson nulla esiga da queste, tutto pretenda da noi. Per un ideale superiore l'Italia saprebbe sostenere qualunque sagrifizio. MB quando un uomo di Stato non ha' la forza di attuare il sogno che ha predicato, e di concessione in concessione è sdrucciolato anzi nella negazione concreta di esso, egli non può all'ultimo momento rifarsi la sua popolarità dì apostolo a spese di chi è per l'appunto il più vicino al suo ideale. C'è in tale modo di operare una contraddizione così esasperante che nessun popolo 10 poti ebbe tollerare. In quanto a noi che gli ideali i quali parvero infiammare lo spirito di Wilson abbiamo sostenuto con tutto l'animo, perchè vedemmo in essi la salute d'Italia e dell'umanità, non abbiamo oggi che a raffermare quanto scrivemmo nel nostro articolo di ieri. Non è l'ora questa di giudicare la politica che ci ha condotto a tali passi. Sentiamo troppo il nostro dovere di pubblicisti italiani per non saper frenare la profonda infinita amarezza che ci sale dal cuore di fronte a questa situazione tragica, senza precedenti nella storia del mondo, situazione che attraverso a mille dolori ma con fermezza che 1 nostri lettori riconosceranno, noi ahbiaìoo sempre cercato di deprecare, dal nostro paese. Per ora conviene stringersi intorno ai propri rappresentanti e rafforzarli di tutta la solidarietà- di un popolo tenace ed operoso. Se il popolo italiano b-.t mai avuto bisogno ai non perdere la percezione -della realtà e il senso dell'equilibrio, è appunto in quest'ora. Esso sa che nessun sogno d'imperialismo ha mai intorbato l'anima sua; che se di colpe anzi esso è reo è di aver cieduto in un ideale ed operato per esso; che di tutte le politiche la più ingenua è stata certo la sua. L'accusa di Wilson adunque, per quanto grave per l'autorità dell'uo mo che l'ha proferita e il momento e il modo onde è stata pronunziata, non tocca 11 popolo italiano. Esso deve solo vigilare attento. E il mezzo più efficace e più sicuro di vigilanza c l'immediata convocazione dej Parlamento nazionale. Giusta mente l'on. Orlando ha nel suo messaggio in risposta a quello di Wilson osservato che l'Italia è paese di libertà e di democrazia. L'Ttalia è anche paese di matura coscienza politica, e perciò sa che situa zioni di tale tragica gravità non si risol vono con polemiche, per quanto aitameli ie inspirate, come quella dell'on. Orlando. Al Parlamento il Governo d'rà attra verso quali sentieri l'Italia si trova oggi isolata nel mondo: spetta alla sua responsabilità indicare quale sia la via che possa salvare la patria.' , " Lloyd Georg? è l'Inghilterra ! „ Londra, 2.1, or» 22,43. Un'1nforr.iar.,>iiP deir\4'flch='fc Reulrr dire: La Gran Bretagna consigliò l'Italia ;di rimili ] e tare a qualche sua domanda. Nondimeno se Igli italiani insisteranno r»;r ottenere : diritti che loro conferisci! il trattato*di Londra, la Francia e la tirasi Bretagna faranno-onore al la loro firma, Cletnenpèàìji e LLoyd George co.r cano di giungere a qualche accomodamento, Wilson ha pubblicato una. dichiarazione sotto la propria responsabilità. . Il Daily Express scrive.: .Nella crisi aguale il dovere di tutti l cittadini britannici e anello di sostener? Lloyd George che è al corrente dei fatti. Egli è l'Inghilterra ».

Persone citate: Carlo V, John Bull, Lloyd Georg, Lloyd George, Woodrow Wilson