L'Opera Nazionale pei combattimenti tra un discorso del ministro Stringher

L'Opera Nazionale pei combattimenti tra un discorso del ministro Stringher- sir*- ~. - m Ea Stampala Aprile 3 I ì I (Dal nostro inviato speciale a Vienna) ! VIENNA, 30, marzo, j Egregio e carissimo Direttore, L Soltanto qua h Vienna, lio notizia ! Ideila, lettera del generale Cadorna alla Inazione; e eonlemporaneamente legno su i Sioraali italiani l'intervista da lui concessa SU corrispondente fiorentino dell'Epoca. E ipcnehè la corrispondenza che ha provocato la lettera, e di cui sono in questa citati (testualmente due periodi, è precisamente mia, cioè quella ch'io telegrafai alla Stampa da Venezia, in occasione dell'arrivo ridile, navi austriache, e che la Saziane, ove ril generale Cadorna, la lesse, non può che 'avere riprodotta dalla. Stampa, le smentite idei generale Cadorna vengono in realtà diIrette a me. Lei mi permetta quindi d'interfloquire in merito alla quistionc. Ed anzitutto mi par degno di rilievo ed eccezionalmente significativo il fatto che il generale Cadorna,"dopo che ha tanto diacciato dire a deputati e a giornali che hanno voluto smembrare ed offuscare la vcitità» — sono sue parole, nell'intervista -— 'sempre mantenendo per parte sua il più chiuso e disdegnoso silenzio, abbia .preso icccasione per rompere il bel silenzio proprio dalla, corrispondenza di un semplice cronista, qual'io mi sono. Precisamente in questi giorni si è svolto, come tutti i giornali hanno riferito, un processo importantissimo per la storia della giornata di Caporetto: quello del Tribunale Militare di Cittadèlla, davanti a cui il generale Renato Rosso comparve imputato di deficienza nella possibilità della difesa della linea del Kolovrat, di abbandono del posto di comando, e di subornazione alla, resa in aperta campagna: imputazioni che. coinvolgevano nell'impuato la responsabilità prima delle prù disastrose conseguenze di Caporetto. SE la sentenza di assoluzione per inesistenza di reato, e tutte insieme le risultanze del processo; escludendo lo imputazioni, non «ok> negano questa responsabilità singola Idi un generale, in sottordino, ma speoialSménte concorrono a sostanziare e a convalidare ogni più grave accusa^ mossa al comandante supremo: mentre, per altro la.to, risulta bollata, di menzogna la sempre ingenerosa e, oggi assodiamo, anche, ingiusta frase del bollettino ufficiale, con cui si voleva riversare la maggior colpa della, dislatta su le truppe: poiché i reparti della [«deficiente resistenza», cui il bollettino accusava, erano principalmente questi della .brigata Arno, che dal processo hanno, invece ottenuto,la loro degna riabilitazione. |Ma, pur nella tempestiva occasione di questo «processo, le cui risultanze lo toccano tapto dawicino, i\ generale Cadorna ha, 'scelto, per uscire dal riserbo, proprio due imiei periodi telegrafici; « scrivo una lettera • di smentita, e concede un'intervista. Forse lipiei due periodi sono parsi aM'ex-generailissimo più chiari e più sicuri di molte altre cose già dette eia altri, ed egli né è ■ stato punto più sul vivo? Io ho qualche ragione per crederlo. E, anche, non sarebbe 'ammissibile, non sarebbe per lo meno lo,gico che egli, che s'è mostrato finora cosi ^tetragono ai colpi di tante accuse, si senostesse per difendersi da. questa., se questa >tesse veramente insussistente e vana come egli pretende! Nei due periodi, che il generale Cadorna, cita nella sua lettera, io dicevo questo, in sostanza: ch'egli, ai giorni della ritirata, aveva rifiutato di accedere all'idea di difendere la piazza marittima di Venezia inIdipendentemente dallo schieramento di resistenza che avrebbe potuto assumere l'esercito; e cioè: che se l'esercito avesse dovuto ripiegare su una linea'più arretrata dèi Piave — e allora, per molti clementi, pareva che questa linea dovesse essere forse quella dell'Adige, e più probabilmente qnefia del Po e del Mincio — egli aveva in antecedenza rifiutato le forze necessarie pollina difesa particolare di Venezia, deciso [ad ahbandonare Venezia senza' colpo /eriire: non comprendendo, quindi, o almeno •non comprendendo al suo giusto valore che inoi avremmo così, oltre alle Provincie di /terra, che eravamo costretti a cedere, per;duto anche intero l'Adriatico: di cui, con i.Venezia, in atto di resistenza, avremmo invece mantenuto il dominio. E il generale Cadorna, nella sua lettera, confuta : l.o) che non ha mai avuto luogo certo consiglio di guerra, cui io accennavo, «perchè — scrive — della condotta delle operazioni rispondevo e rispondo io solo»: f?.o) che egli'non concepì mai il pensiero di una ritirata sul Po e sul Mincio, e che tutti j suoi ordini, fino al 9 novembre 1917, « sono orientati verso la più estrema difesa della linea Piave-Grappa-Altipiani »; 3.o che a tale determinazione egli fu « anche, indotto dalla neeessità di difendere Venezia»; e aggiunge, testualmente: « della cui difesa non potevo non aver consideralo e compreso la importanza: contro un attacco da terra, e date le moderne artiglierie, Venezia non si difende che sulla Piave e sul Sile ». Ora, di qnesti tre punti della lettera c.adorniana, soltanto l'ultimo risponde alla sostanza della mia affermazione; e, come dimostrerò più avanti, esattissimamente, la conferma. I primi due punti, difatto, non costituiscono che circostanze accessorie della quistione, quale io l'avevo posta; ed io li discuto solo per non lasciar credere di volerli evitare. Pej: ciò che riguarda il Consiglio di guerra posso dire che se il gen. Cadorna non ammette che qifcst'espressione abbia altra latitudine che qucKa di atto deliberativo, egli ha ragiono a negare che Consiglio di guerra abbia avuto luogo: poiché, com'egli giustissimamente afferma, egli non aveva allora, e non ha. oggi, ii diritto di rendere nessun altro, nemmeno un'adunanza dei più alti ufficiali dell'esercito e della marina, partecipe della sua responsabilità di comandante in capo. Ma se l'espressione di Consiglio di guerra, può adattarsi, com'io credo, ad ogni conferenza con alti ufficiali dell'esercito e della marina, tenuta dal comandante in capo, in momenti eccezionalmente difficili, pur con carattere meramente speculativo e. consultivo, mi parrebbe, assurdo che, il gen. Cadorna volesse negare che non uno. ma più di un Consiglio di guerra ebbe luogo dopo Caporetto. E più che assurdo, colpevole' mi parrebbe, da parte sua, che egli, in simile circostanza, avesse, deciso della sorte di Venezia, base "vitale per la marina, esc'usivamente anzi base marinara, senza consultare ufficialmente il Capo di Stato Maggiore della Marina: come, dall'altro lato, sarebbe colpevole per il Capo di Stato Maggiore della Marina non avere, in si mi e circostanza, consultato il Capo di Stalo MaggioVe dell'Esercito su la. sorte presuppomblle o prestabilita della piazza, di Venezia, n consulto, in realtà, avvenne; ed io gli ho dato nome di Consiglio di guerra Ferchè mi pare che !o meritasse, sin poiimportanza delle persone conferenti, sia per la portata dell'argomento dibattuto. Nel secondo punto, ancora accessorio, il gen. Cadorna esclude di aver pensato alla ritirata su la linea Po-Mincio, perchè tutti i suoi ordini erano orientati -— dice — 'k- verso la pili estrema difesa della linea Piave-Grappa-AHiniani ». E qui è luogo di molte osservaz/onl; Anzitutto quello della «più estrema difesa.» era un ordino generico, che era valso, cioè non ora valso affatto, per tutte le linee che tenevamo prima di Caporetto, e per tutte le linee che furono successivamente tentate di stabilire durante la ritirata: si era talmente, e inutilmente, abusato di quell'ordine, che esso aveva pèrduto il meglio della sna efficacia. Ancora: io non nego che il generale Cadorna abbia diramato quell'ordine: nego ebe esso eia giunto in linea, alnwao sul Basso Piavo, ove io mi trovavo, come email-azione diretta del Comando Supremo. Jn. questi giorni, nel trambusto, nella disorganizzazione, nella caotica confusione della disfatta, tra il precipitare degli avvenimenti e il contraddirsi degli ordini e il contrastare delle voci pivi discordi e pazze, lina sola, sensazione culminava per-tutti, lina cosa sola eia manifesta e. riconosciuta da tutti: l'assenza assoluta di un comando centralo, la più insondabile assenza di qualcheduno o di qualche cosa che dirigesse, che unificasse gli sforzi della massa divenuta amorfa, oppure che ne scuotesse l'inerzia; che indirizzazsse anche semplicemente la massa verso una qualunque mèta, che ne tentasse almeno l'avvio. Niente! dall'alto, niente! l'omini d'energia, avessero i galloni di caporale o la greca di generale, agivano di propria iniziativa, secóndo le circostanze e secondo il proprio discernimento, assumendosi la responsabilità di atti die talvolta, risultarono provvidenziali, e talvolta, malgrado dell'ottima volontà ond'ornno ispirati, risultarono disastrosi, appunto perchè germinati da. una iniziativa singola, che non trovava riscontro e appoggio in a.ltre concordanti, che non derivava e non poteva quindi ricollegarsi a un piano generale, di cui i combattenti, non avevano menomo sentore. Così, almeno nel primo tempo, e, per dire soltanto di ciò che ho veduto io, con questi miei occhi, almeno sul Basso Piave, proprio davanti a Venezia, la battaglia e l'arginamento, la resistenza, e la difesa apparvero ai pòchi combattenti là radunati, votati all'olocausto o alla vittoria, e furono da.vvero, opera esclusivamente loro, non ordinata e non tentata e non effettuata daaltri che da loro, volontaria, impresa di gente che si ribellava a retrocedere, ulteriormente. Ma lasciando da, parte questi caratteri, diciamo così, autogeni della resistenza, sul Basso Piave, e lasciando da parte' che se il generale Cadorna dichiara, ch'egli senza, transazioni considerava linea di esfrema difesa. — nel senso più esatto delle parole — e suprema necessità per la salvezza dell'esercito la linea Piave-GrappaA'.tipiani, non ci si spiega, com'egli nonravesse provveduto ad occupare con lo debite forze il Grappa, perno di tutto il sistema di resistenza, dove gli Austriaci, senza, un episodio puramente accidentale, che il Comando in capo non poteva assolutamente e non doveva presumere e calcolare, sarebbero inevitabilmente giunti prima del giorno in cui noi effettivamente lo occupammo; lasciando da parte ogni considerazione di questa sorta, che pure dovremo anche, un giorno, illustrare, i! generai*.? Cadorna riconosce però nell'intervista concessa alì'Epoca. quello ch'egli recisamente smentiva nella lettera scritta alla Saziane.-, rico nosco, cioè ch'egli aveva pensato — e. come avrebbe potuto non pensarci? — a. una linea più arretrata che. quella, del PiaveGrappa-Altipiani; e afferma che era la. linea dell'Adige. E ci par'al anche di vecchi e recenti studi in proposito. Io non discuto gli studi: nego che se ne fossajpreparata Vattuazione pratica; e che di questa potesse esservi agio, data, l'indilazionabile urgenza, qualora, la. linea Piave-Grappa-Aitipiani. fosso stata, come tutte le precedenti, e come allora troppe circostanze inducevano a prevedere, immediatamente sfondata e sorpassata.. Per questo, su la base di questi elementi di fatto, io ho creduto che il generale Cadorna, avesse pensato a ritirarsi su la linea Po-Mincio: menare, ad accettare l'ipotesi di questo progettabadorniano, ero portato anche dalla innegabile realtà che i primi concentramenti di truppe e i tentativi di riorganizzazione dell'esercito, venivano iniziati soltanto dietro questa linea; e da'la realtà altrettanto innegabile che i' Comandi e le forze stabilite, per esempio, a Venezia, ricevettero preavviso, alla line di ottobre o ai primi di novembre, del dislocamento a Ravenna; c, da. altre varie coincidenze che sarebbe troppo lungo elencare. Ad ogni modo, la. quistione se la linea di resistenza prescolta fosse quella dell'Adige — corno afferma, il generalo Cadorna, nell'intervista dell'Epoca — o quella, del Po-Mincio —- come, avevo ragione di credore io — non è che quistione secondaria rispetto al problema centrale della, discussione: il problema si prosenta e si mantiene identico in entrambi i casi : poiché tanto l'una linea che l'altra lasciano fuori Venezia; e l'una e l'altra quindi, egualmente impongono il dilemma di Venezia, della difesa staccata o dell'abbandono della piazza — dilemma di cui soltanto, prima nella mia corrispondenza, era argomento. Qui, per venire all'essenziale o alla conclusione, sta tutto il problema — vitalissimo problema, allora! — qui, in questo dilemma: ripelo: dato che, come nei giorni immediatamente susseguenti a Caporetto pareva, anche la linea del Piavo fosse per cedere all'urto nemico, e. che l'esercito do vesso ancoira ritirarsi. Venezia sarebbe stata abbandonata o, messa in atto di resistenza, avrebbe affrontato l'assedio? Il genera.lo Cadorna, allora, come io dicevo nella mia corrispondenza, contraria mente all'avviso di - alti ufficiali dell'esercito ». della marina, contrariamente — io ho ragiono di .credere — al parere del capo di Stato Maggiore della Marina, malgrado anzi delle insistenze di questi, decise oh« Venezia sarebbe stata senz'altro abbandonata: preventivamente, anzi, ordinò il disarmo dei ùnti di cintura e lo sgombero militare della, piazza. Questo — pur senzù. entrare in merito alla quistione — io sostenevo nella mia corrispondenza;. e proprio questo il generale Cadorna conferma nella sua lettera alla Nazione, quando, ri dichiarando quello che dichiarò allora, scrive che « contro un attacco da terra, e date le moderne artiglierie, Venezia non si difende che sulla Piave e sul Sile »: egli, quindi, se fosse stata perduta la linea del Piave, non concepiva e non ammetteva, un'ulteriore difesa di Venezia. Infatti stava già evacuando, e si preparava ad abbandonare la piazza. Ora, per comprendere l'enorme gravità dell'errore ch'egli si accingeva a commettere, ch'egli slava anzi già commettendo, bastano poche considerazioni, convincenti anche i più profani. E prima di tutto: « date le moderne artiglierie, Venezia non si difende », eccetera. Ma alle moderne artiglierie dell'attaccante, chi resiste nqn ne. contrappóne altre, altrettanto moderne? Il surriferito concetto non può additarsi specificamente per Venezia: esso avrebbe un carattere generale; e comporterebbe che in questa guerra non fossero più state possibili resistenze di città fortificate: il che è troppo contraddetto dai fatti. Poi, entrando nel merito del problema, è notò che l'abbandono di Venezia, per l'inospita configli razione della nostra costa, significava l'abbandonò dell'Adriatico fino a Brindisi: significava di più, rendere anche Brindisi malsicura corno base navale, forse insostenibile. Ern, in altre parqle, aggiungere alla sconfitta di terra la più terribile sconfitta di mare che mai avremmo potuto avere, e scoprire a qualunque più audace tentativo del nemico, indifesa, tutta, la nostra costa adriatica. Resistere a Venezia, invece — resistenza che si sarebbe effettuata distraendo dall'esercito uno e magari due Corni d'armata e un conveniente nerbo di artiglierie — avrebbe offerto l'ottimo vantaggio di costringere il nemico a distrarre, a sua volta, dall'attacco principale una incomparabilmente più ingente parte delle sue forze, per dedicarle all'assedio della piazza; e costringerlo a una impresa che non aveva quasi posalW^tà sii riuscita: dato che, conservando noi il dominio del mare,, l'assedio di terra non valeva a chiudere la piazza, questa sarebbe stata continuamente .rifornita dal mare, sarebbe stata incessantemente rinutrita di uomini e. di mezzi. Che »e poi il nemico a vesso voluto assalirla' anche dal mare, a i :'cbbe dovuto impegnare la sua flotta, accettare cioè la grande battaglia navale: quella che era nei nostri desideri, e sul cui esito non potevamo avere dubbi, perchè noi eravamo notevolmente superiori in forze, e saremmo sati eventualménte appoggiali dallo squadre francesi e inglesi, dislocate, appunto per l'eventualità di questa battaglia, a Corfù. Infine, mentre la piazza, resistendo, avrebbe sempre rappresentato una minaccia sul fianco c- a tergo dell'esercito nemico combattente contro la linea o dell'Adige o del Po. nella circostanza di una nostra futura controffensiva, che da queste lineo partisse, .avrebbe rappresentato una formidabile testa di ponte per uno sbarco di nuove truppe a sfondare la cerchia assediarne e ad operare, appunto, sul tergo del nemico. Tutto questo, che pure semplice e chiaro, il generale Cadorna non vide, si rifiutò di vedere. Egli disse allora, egli .ripete uggì, nella sua lettera, ch'egli non ammetteva una difesa, di Venezia indipendentemente dalla difesa della linea del Piave: perduto il Piavo, per il generale Cadorna doveva essere, ed era, perduta anche Venezia. Avrei finito. Ma Lei, egregio signor Direttore, mi conceda ancora le spazio per ricordare un episodio, che mi pure specialmente illustrativo di tutte lo cose dette. Subito dopo Caporetto, negli ultimi giorni dell'ottobre c nei primissimi de! novembre 1917 fu zia i forti che, bene o male, costituivano la cintura difensiva della piazza. In quei giorni ri: Austriaci riuscirono a passare Piave, buttando un punto a Grisolera, e invasero l'isola tra il Vejebip e il Nuovo Piave e il Silo ■— terreno che poi tennero finn al giugno ii. s. — e giunsero, a Caposile: qualche pattuglia di lionved, 'incuneatasi, penetrò fino quasi alle Porte del Cavallino, aiia soglia, si può dire, di Venezia. Pochissime forze di più, di cui avessero potuto immèdiatamenie disporre, e gli Austriaci sarebbero irrimediabilmente arrivati a Venezia : non c'ora più una difesa, oltre il punto cui erano giunti, non c'era più un uomo: ne faccio testimonianza perchè ero là, presente. E Venezia fu salva, quel giorno, soltanto per il valore di poca gente raccogliticcia — soldati/delle varie armi dispersi, guardie di /manza, territoriali -■ i quali formarono oome un nucleo di volontari, e di laro iniziativa organizzarono un po' di difesa, e riuscirono a respingere il nemico. Intano il capitano di corvetta Pietri! Starita. che con tre compagnie di mari Giornali e Riviste Era s'at-a ufficia (mente annunziata, nel ITO, la sparizione dall'Archivio Musicale Lateranens+i d'un tesoro: l'unico autografo conosciuto di Pier Luigi da Palestrita.' Quando si credette cne nessun'.!lira ricerca, che nessun altra indagine o inchiesta potesso riesclre fruttuosa, si disse: « Non c'è più ». Come sparito? Chi l'aveva portalo via'/ Era già stato trasportato in America? Mah l Che fr>sse un raro esemplare si sapeva, il dottissimo Haberl, che compulsò tutti j volumi del Palestrina raccolti nell'Archivio Lateranense per costruirò l'edizione pregevolissima delle Opera Tnm.nia. stampale dal Sreitkopf ed Hartel di Lipsia, aveva segnalato qua] Codice 5!) per la sua rarità; e da esso aveva tratto e pubblicato alcuni frammenti. Ma sia perchè l'Haberl non aveva avuto a?io di studiare a lunpo qupl Codice, sia perchè esso «li apparve, flualc era più un brogliasso autografo che una raccolta di composizioni compiute,, il Codice non era stato totalmente incluso noir.-rli7.inno di Lipsia; e però la sua sparizione significava la perdita com¬ pleta doi testi musicali. TI volume ora riiàppan'ni --compagnie improvvisate anche que-jre in una bella edizione della Tipografìa poste - difendeva un settore vastissimo su Hgiotta. vaticana...: Miracolo? No. sémplicer,,u;.„ y,,.\tì-. ^oi Dinvà 'ìnn ni mire ne : mente è accaduto che la direzione dell'Archi1 ultimai.atto del p'?;v0- n> "W?^£ i vie è stata affidati, ad un dotto musicologo. carMrral settore ove il nemico era tinsetto R Gasimtrt. il quale s'è fatto un dovere di a rompere la linea, anch'egli di sua esclu-\guardare .pevsonalme.n,te negli scaffali dell'Ai". ziro iniziatila, provvedeva, richiedendo e chivlo por riordinare, schedare i tesori con-tenendo da* suoi uomini uno sforzo inau-, tenutivi: e mentre gli Incompetenti suoi-pre/ieiito, a stabilire una nuova linea, — quellai cossorl fera tradizione che . archivista . doPiave e del Canaio Cadetta, I vess'essew» un dit della fo do cantori della iBasilica) ave- f,, „i.i L«„t- fi,-.'- ili-, mnt'rnffoncM"] i vano cerca tri il Codice89dove, non poteva trocl.e fu poi tenuta fino alla contronensnai^ „ avevano ovulo fra le mani senza ne. del gnidio. ... corgerserie, egli l'ha riconosciuto; ed ora. E questa, in poche righe, è la, stona pin | roffro per intero all'ammirazione dejjli sturerà dell'episodio culminante della batta-. diosi. chiosato e storicamente inquadrato. Reglia dello Lagune : di come, fu salva Ve- sta a consultare, per i ricercatori di curionezia. quando già era stata sfondata la'sita storiche, la circolare del Ministeri-, dello ImmuQizziamoci 'con frequenti lavacri òf ^il migliore sapone^ antisettico PRIMO ISTITUTO ITALIANO D'ORTOPEDÌA ADDOMINALE INCRUENTA Torino - Piazza SXatxx\o, IO 917, fu ordinato, come già accennavo, e «linea di estrema resistenza » sul Basso i l'armi. diramata per mezzo del Ministero u effettuato-lo sgombero militare di Vene- 'Piave ... ' 2wU^r 'nt h- ' r'r 22STT',iin I ia, del campo trincerato di Mestre, di tutti' MARIO BASSI. P>™ Sttf™S£**£e fTdi^Xrè^ Circa 4 miliardi per le opere di ricostruzione e rinnovamento Roma, 13, notte. Oggi, in una sala del 'Ministero del Tesoro, ': É. Stringher ha proceduto all'insediamento Idei Consiglio d'amministrazione della «Opera ! N'azionale prò Combattenti >\ presieduta dal comin. Nicola Miraglia. direttore generale del Banco di Napoli. Il ministro del Tesoro, nel portare il saluto del .(..òverno al "ònsiglio del nuovo Ernie, chiamato ad attuare nei campo dell'attività, economica e sociale il sentimento di gratitudine e di solidarietà della Nazione verso quanti soffersero per integrare l!unit<i nazionale e per dare alla patria dignità' di vita politica e civile nel consorzio delle Nazioni, ha pronunciato un discorso sulle, condizioni economiche, finanziarie e politiche nelle quali l'Opera nazionale Inizia là sua attivita. Il ministro ha rilevato Innanzi tutto che., terminata la guerra, dopo le prime settimane di fervido entusiasmo si è venuto diffondendo un senso di disagio accompagnalo da vaghe inquietudini per l'avvenire. Compiuto jl massimo sforzo, sembra che i nervi sentano una qualche deprimente stanchezza. Periodo malagevole e arduo «Oggi — disse il ministro —'■ l'economia.e la finanza di guerra devono lasciare decisamente il posto all'economia e. alla finanza della pace. Agli ordinamenti imposti dalle necessità bolliche, deve seguire un regime di vita normale; il periodo di transizione necessariamente sani malagevole e arduo, poiché nel periodo bellico Immenso è s'nt^ lo sforzo e l'economia italiana è stata siffatta-' mente sconvolta che ti suo riassetto richiede un altro sforzo non lieve e, verosimilmente, non breve. Quando si pensi che nel giro di poco più di quattro anni l'economia nazionale ha dovuto sopportare l'onere di tutta la produzione necessaria per lo svolgimento della guerra; quando s; pensi al conseguente ^sforzo dell' attività finanziaria dello òtato; 'quando si considerino le conseguenze sia del. la. perdita ingente di vite umane, sia delia, distruzione di ricchezza valutata a pili decine di miliardi-, non può destare sorpresa la prosente condizione delle c^se e >i stato d'animo che dà essa deriva.' Non sj può disconoscere, cho si attraversa un'ora di crisi anche psichica, la quale si deve superare e che cortamente sarà superata con ferrea volontà p con un'azione gagliarda, a un popolo che ha vinto la formidabile guerra non mancano 12 virtù necessarie u vincere le difficoltà mol.| teplici che seco adduco un rapido ritorno al guardia i direttori dell? Biblioteche ». ecc. Diffusi particolari su questo ritrovamento saranno pubblicati nel prossimo numero della rivista Santa cecilia. *** Coloro che leggono i libri di Rudyard Kipling, l'errabondo che esalta, da trentanni, l'energia tranquilla della sua razza e la formidabile opera colonizzatrice, assidua e prepotente dell'Inghilterra, Io immaginano alto, forte, bronzeo, con i piedi da. 'gigante, la vasta faccia solcata dalle rughe, un po' misteriosa nell'ombra del copricapo di sughero. E' borazlone è tradotta nelle disposizioni che statuiscono la autonomia del nuovo Ente. Anche l'aziono di vigilanza 0 di controllo per parte dello Stato, si esplica senza creare intralci e un'illusione sentimentale 0. letteraria. Come è in forma adatta al nuovo organismo che devej un'illusione quella dei disegnatori e dei cariessere agile ed ispirarsi a. principi di conve- caturistl italiani e francesi, cne lo confezio» nienza economica e sociale. Il regolamento le-'nano sempre con una corta pipa fumiganti!, ostativo dell'Opera nazionale conferisse alla: stretta tra la dentatura formidabile, da divoàmministrazione amDie facoltà assegnando | !"alo.re eia bistecche. Rudyard Kipling — cosi amministrazione ampie facoltà assegnando soltanto finalità 0 mezzi ila dove si tratta di disciplinare falli e rapporti d'indole prettamente: giuridica. L'attività dell'Opera sarà seguita con particolare interesse da parto di tutta la Nazione poiché sono affidato al nuovo Ente 0sigenze. vitali del nostro paese. Nella sna azione di assistenza, materiale e morale al combattente che ritorna dail'aver compiuto un alto dovere verso la patria. l'Opera nazionale deve agire anche come istrumonto coordinatore e integratore dell'energia doi singoli, segnatamente ai fini di una più elevata produttività. Tale è il principio che, secondo il mio pensiero nmma tutte le disposizioni del regolamento legislativo: stimolare cioè e contemperare l'interesso dei singoli con la necessità di un più elevato rendimento de.i beni 0 delle persone, bisogno questo assenziale per la vita della Nazione » » Nel campo dell'economia agraria Passando poi ad esaminare il compito affidato all'Opera nazionale nel campo della economia agraria, il ministro afferma che tale compito ha lineamenti più concreti " determiniti. Il legislatore ha avuto la giusta intuizione delle necessità impellenti per la vita dal paese. Occorre recare nuove correnti di lavoro, di capitate, di capacità tecniche, di energie morni! snllp terre italiane. Occórre agire sulle condizioni di ambiente nello quinti si svolge l'attività agraria: occorre rinnovare i metodi di cultura, curnntìn j migliori rapporti tra il capitale, la tema e il lavoro. Al raggiungimento di cosi fatta finalità di interesse generale l'Opera nazionale potrà' dare un contributo assai notevole. E l'azione si svolgerà princinnintente a favore dei terreni che sia.no suscettibili di importanti trasformazioni culturali. Su questa direttiva si dovrà procedere con tutte le .opportune cautele, con vivo sentimenfo di equitr-. nel mettere in va.lore_ quo-' sta ricchezza fondamentale deH'oronorma n'azionale. « Nel campo dello, attività sociale — prose regime delia pace. L'equilibrio, due volte tur-. •J"AJ' ministro — il programma di azione baio, si ristabilirà tanto più sollecitamente quanto più grande sarà la calma e l'attesa serena ». « Il Governo — continuò fon. Stringher — non ha trascurato e non trascura, come è suo dovere', di agire con efficacia affinchè si affretti la restaurazione di questo equilibrio imprimendo un poderoso impulso ai lavori pubblici di ogni manièra ed in ogni regione, guardando con occhio specialmente amorevole le torre che soffersero l'invasione, nemica e che più direttamente provarono gii effetti distruttivi dei combattimenti. Si può dire che sia stato accolto con giusta soddisfazione lo intervento statale inteso a dare nuova 0 più intensa vita al paese, colmando lacune 0 ampliando i mezzi necessari a conseguire un più sollecito e vigoroso rinasci, monto dell'economia nazionale. Cosi con una serie di decreti furono autorizzate, spese per un miliardo per lavori di bonifiche, per i porti, per in strado, per 1 ponti e per altre opere pubbliche inerenti al Dicastero dei lavori pubblici ; per un miliardo ed 800 milioni per lavnri ferroviari e per il rinnova dell'Opera nazionale si presenta eome 0 naturale non preciso f definito. Per altro le direttive sono convenientemente indicate dal regolamento legislativo. Anche qui l'assistenza materiale 0 morale cho l'Opera apporterà ai combattenti affinchè essi possano riprendere la propria attività economica è professionale deve esplicarsi io .Luisa ria portare più in alto il rendimento del Invero. L'aziono dell'Opera deve essere diretta a stimolare una mig'inro crSiarità produttiva, ad agevolare il coordinamento di tutte quelle iniziative^cho siano intese ad eccitare all'interno il snntlinento di soli dia ri età tra le varie categorie produttive, e. all'estero, una migliore conoscenza, dell'attività del paese, nonché un più cm\v°ritento ani-irezznmento della' nostra, mano d'opera. Cure particolari pure deve rivolgere la sezione sociale a quella vigorosa roventò proveniente dagli studi, dalle professioni appena iniziate, dialle aziende commerciali che, inscritta nella milizia di compie-, mento, ha dato prova sui r-mni di battaglia ri; elevalo senso di resnonsa.bilità, r]; superbo spirito d'iniziativa, di illimitato sentimento rij mento di materiale rotàbile: per mezzo mi- devozione per gli interessi dèlia patrio. Oue' - 1 sto energie sano e vigorose attendono dall'Òpe ra nazionale assistemza amorevole, affinchè .-si sp poisano riprendere la loro funzione di tessuto connettivo dell'organizzazione sociale all'interno,'di strumenti di propulsione dell'attività industriale, e commerciale del paese all'estero ». / compiti finanziari Passa, quindi, -il ministro, ad illustrare I compiti della sezione, finanziaria dell'Opera, pure ossi assai ponderosi e per raggiungerò i quali l'Opera dovrà giovarsi largamente degli organi di credito già esistenti segnatamente nel campo deM'economin agraria e per l'assistenza di mezzi alle cooperative di lavoro. Onesti mezzi finanziari sono, almeno per ora. adeguati alle finalità immediato. Il nuovo Ente è dotato di un capitale di fondazione che ascende a 300 milioni, del quale una parte assai notevole proviene dagli utili della gestione dei rischi di guerra in navigazione, tenuta dall'Istituto nazionale dello assicurazioni por conto e. nell'interess.1 dello Stalo. Il nuovo Ente ria puro speciali notevoli facoltà per ricorrere al credito. Il consiglio di amministrazione userà certo con saggezza por avviare a fini davvero produttivi i mezzi forniti dalle polizze di assicurazione per utilizzare, i contributi che possono essere conferiti all'Opera per la messa in valore elei patrimonio terriero. In una istituzione come questa, avente, intenti sociali cosi complessi e scopi morali cosi alti, le facoltà legislative, le capacità tecniche, sono strumenti nerossori per conseguire la finalità dell'Ente. Non vi è dubbio che'voi sentite come me, r.ho questo Ente sorto dal lavóro e dalla fedo della Nazione, potrà concorrere, efIlcaceinente, alla rinascila economica del paese, congiunta alla sua elevazione morale, il ministro così chiude il suo discorso; ..Partendo da un tale pensiero vivamente \i ringrazio, egregi signori, per avere accolto l'invito del Governo di formare il primo Consiglio d'amministrazione di questa Opera nazionale, della quale ho sommariamente tratteggiato i fini immediati e mediati. Sono più che certo che setto la presidenza di Nicola Miraglia, dell'uomo illustre cui tanto devono l'agricoltura o \\ predilo del Mezzogiorno, i vostri lavori si inizioranno con fervore e procederanno inspirati al Pili puro patriottismo. Voi avrete cura delle forze economiche e dolio forze dello anime, delle animo che anelano al rinnovamento della nostra vita sociale. Il vostro compito sarà arduo e delicato, ma sarà grande hi vostra gloria, se, come pienamente confido, superando le inevitabili difficoltà, vincendo i radicati pri ilarrtn per i lavori e per le opere di pubblica Utilità riguardanti j singolj Ministeri. Mezzo miliardo fu assegnato per mutui ria concedersi dnllil Cassa depositi e prestiti a Comuni, Provincie 0 consorzi, allo scopo di eseguire, opere pubbliche. E ajjre decine di milioni furono concossi per munti a Comuni maggiormente danneggiati dalle operazioni guerresche e però in buona parte destinati a spese per riparazioni c per ricostruzioni di carattere economico. Saranno, dunque, consacrali poco meno di i miliardi alla rinascita ed al rinvigorimento dell'economia nazionale, assicurando per più anni intensità di lavori e disponendo di un fondo cospicuo per le mercedi. Né sono mancato larghe provvidenze di ausilio immediato, mentre a falangi di pensionati 0. di assistiti dovrà provvedere, equamente lo Stato. E' molto, ma tutto rio non può costituire che I) sottostrato di un'altra opera che lo Stato medesimo deve sorreggere e integrare, c cho i cittadini hanno il dovere di sviluppare con virtù proprie. Le nuove correnti sedali »La guerra che ha domandaìo a milioni e milioni di uomini il sacrificio dell'esistènza e ha tenuto in ansia il mondo per anni che parvero secoli, ha suscitato nuove correnti di idee e ne ha colorilo ;i tinte più foni altro che preesistevano : ha fatto sentire Inoltre più a fondo la necessità di un maggioro affratellapieiilo sociale, congiunto ad un aumento detto capacita produttiva. L'impulso é dato, nessuno può trattenerlo: gli uomini di Stato devono saper dirigere 0 regolare il movimento ed escogitare ogni migliore mozzo affinchè sia raggiunto il duplice scopo di moltiplicare lo risorso economiche e di rendere meno disformo 0 più serena la vita. "L'iniziativa dell'Opera nazionale giustamente plaudita dal mio predecessore on. Nini, e che voi siete chiamati ad amministrare con intelletto d'amore, mira, nella misura delle forzo di cui rssa dispone e potrà successivamente disporro, a quel duplice scopo. L'Opena n.-azionaio fu affermata dal Governo in giorni assai difficili per l'esistenza delia Nazione: fu un atto di fede nella vittoria, subito concordato dal ronscnso di cittadini di ogni reto, espresso nella forma tangibile del concorso alla costituzione del capitale di fondazione del nuovo Ente. Ancora in ore difficili l'Opera nazionale chiamata a muovere i primi passi, ma il cammino è rischiarato già dagli albori della paco, conseguente alla vittoria. Quasi nuova espressione della concorde volontà dello Stato e dei cittadini di voler riprendere vigorosamente l'attività civile della nazione, lo Stato chiama ad amministrare quest'opera feconda di bene, cittadini che portarono già il loro contributo all'elevamento morale e materiale del lo descrivo. Carlo Paladini sull'£poca, ricor dando i suoi soggiorni fiorentini — fuma so-1 lamento, sigarette. No fuma molte e ne offre j ooniinuamento agli amici. Kipling é piccolo, j secco, elastico, un fascio di nervi; gli occhi, vispi, penetranti, risplendono vivissimi ed ■ hanno fluidi magnetici attraverso gli occhiali. Parla con vivacità pittoresca, e il suo viso a-1 sciatto; marcato, a linee acute, ?■; illumina o | si rabbuia a seconda dell'argomento; la sua ; voce si risraltTa, il gesto si anima e il periodo incalza colorito e violento: piuttosto che un «causeur»;; sembra un pittore che dipinga. uno scultore che modelli. Ogni frase è un colpo di stecca, una pennellata di colore, Kipling, che ha ora cinquantanni circa, è nato a Bombay: suo padre ora un artista, direttore del Museo di Labore II padre di Kipling si recava frequentemente a Firenze per studiare nei Musei. Ma ii futuro scrittore preferiva scorrazzare alle Cascine 0 camminare lungo l'Arno che vivere nel chiuso dei Musei. Non insensibile all'arte, egli ancor, oggi ha molta passione per i quadri belli, le stampe raro, le statue di marmo. Ma preferisce goderli nelle chiese, sulle piazze, nell'intimità delle case signorili. *** Forse il più scettico e il più mondano degli Immortali di Francia ha ricevuto sotto ia Cupola il nuovo confratello, monsignor Baudrillard, l'eminente prelato che presiede l'rstiiuto Cattolico. Lo storico in talare disse l'elogio di Albert fio Mun, e lo disse con un'.eloquenza spirituale, da maestro della parola e da conoscitore dell'anima. Prévost — dice il Petit Journal — _clopo avere ricordati i titoli culturali e. patriottici del nuovo accademico, ha spezzato una lancia in difesa dei- tanto, dei troppo calunniati professori universitari francesi, che assomigliano assai a molti nobili maestri italiani, che fanno scuola, e non fanno i politicanti, che insegnano la serena giustizia e~non partecipano, alle fazioni 0 alle ire. « Questa lUniversità francese — disse Prévost — cosi calunniata dai settari, non diffonde, tutta la sua luce nellenanime leali di coloro che l'hanno veramente conosciuta? E' possibile non ammirare il disinteresse, la dottrina, la scienza delia maggior parte.-dei veri universitari francesi — voglio dire di quelli che vivono e muoiono nell'Università — e tutto quello che di semplice, di frugale, di quasi monastico caratterizza • il loro abito, le loro abitudini e i loro costumi? Voi siete stato universitario forse, contro il vostro desiderio, monsignore! ». Il popolare scrittore di romanzi ricorda puro che il nure-o accademico sotto la Cupola degli Immortali troverà una parte della sua casa: il bisnonno, il nonno, il padre furono membri dell'Istituto. Tredici membri della, famiglia del neo-eletto vi appartennero. Il 28 marzo I87S il nonno materno, M. De Sacy. che fu uno dei V\ 0 diresse la biblioteca Mazarino, donò al giovine un volume di Quintiliano, con questa dedica: «A Alfredo Baudrillard, 'futuro membro dell'Accademia ».: L'illustre di oggi allora aveva vent'anni. Era un" giovane elegante. Non era chierico. La profezia si è avverata. **# «Un mattino d'estate/, rovente e luminoso; un crocchio s'era formato nel boulevard, di una cittadina del Midi. Lo. polveroso foglie dei platani seccavano al sole. Le case dormivano: orano, nella maggior parte, antiche e venerabili, segnate, nella liscia pietra dei loro muri, da blasoni, da stemmi, da figuro di guerrieri. Le cicale frignivano. Ma una voce copriva, quella delle cicale: era d'un collegiale elio arringava la popolazione; egli aveva posato un cesto, donde emergevano un lupgo pezzo di pane ed il collo d'una bottiglia, c parlava con foga. 11 suo vestito era modesto; il berretto non aveva più che una mezza visiera, ma era bizzarramente piantato sulla testa, arditamente, bellicosamente. Ed il giovinetto perorava. I borghesi, gli ufficiali che passavano, si fermarono; i nego La. vera cura a miglioramento di qualunque ernia, la più voluminosa ed inveterata, si ottiene col cinto meccanico «inaioniico a pressione, inalterabile concentrata nel cuscinetto. Per la superiorità 0 straor-i illnarla efficacia ami... nel rasi pia insperati 6 pre-' fenU-, sopra ogni «Uro sistema finora, conosctuto.; Affatto scevro ila ciarlatanismo, iti cui ii pubblica purtroppo ojttpgtorno facilmente si lascia adescare, si Impone un cosi vitale punti, nella clilrurgia coti una senet,'. 0 garanzia assoluta, F,' impercettibile, leggerissimo, elegante, <!i durata, e non reca U pia pinolo Incomodo r.e persone, clic non possono recarsi In Torino, no-1 traniio portarsi a -. NOVARA: lunedi, li aprile, Albergo Isola BeUa. VARAtLO: martedì, li aprile, Albergo Parigi. CAPMACNOLA: mere. 10 apr., Alb. Corona Grossa.' NOVI Li cu P.C : giovedì, 17 aprile. Albergo Reale. ViLLAH, Q'ASTI: glov.. 17 apr. Albergo San Marco. SA VIGLIANO : veri , 1s aprile. Albergo Aquila d'Oro, PI14EROLO: sabato. 19 aprile. Albergo Campana. GENOVA - Doin.20 aprile- Hotel Italia,v.Carlo Felice SAVONA: lunedi. 21 aprile. Albergo Nuovo Torino (Piazzale Stazione). BARGE : lunedi, 21 aprile. Albergo Torino. CUNEO : martedì, 29 aprile. Albergo cavallo Bianco. FOSSANO; niorroledl. -si aprile. Albergo Leon d'Oro. CUOHGNE": giovedì. 21 aprile. Albergo Umberto I.. IVREA: venerdì. 25 anrlle. AlDergo Scudo di Francia,'. SALUZZO: sabato. 2« aprile. Albergo del dallo. lanzo domenica, 27 aprile, Albergo Torino. SIELLA: lunedi, -is aprile. Albergo nell'Angelo. CANALE: martedì, 29 aprile. Albergo Leon d'Oro. TORTONA: mercoledì, 30 aprile. Albergo Universo. CONDOVE: mereoledì. 30 aprile. Albergo Vittoria. CASTELN. B'ASTI: ctnv.. l.o maggio. Alb. La CioccaNIZ2A MONF. : venerdì, a maggio. aji>. San Marco», VOGHERA: venerdì. 2 maire-In.. Albergo Tre Re. PINEROLO: l.abato. 3 maggio. Alliergo Campana. ovada', «.aliato :i maggio. Albergo Universo. TORRE pe.llice- dr.m . i maggio. Alb. dell'Orso. valenza PO: doni, i maggio. Alb. Croce, di Malta. fossano- limoni, r. maggio. Albergo Leon d'oro. ALESSANDRIA: lunedi. :, maggio. Hotel Moderne, Meublé CUNEO: martedì, 6 maggio,'Alt). Cavallo Bianco, ACOUl- inanelli, fi maggio, Albergo Italia ICIttat. asti : mereoledì. 7 maggio. Albergo Central Salerà. nnsvECCio. mercoledì. 7 maggio. Albergo Vittoria." MONCALVO: clovrdi. R maggio. Alb. Cannon d'Oro.' novi LIGURE : giovedì, s maggio.. Albergo Reale. ORA: venerdì 9 maggie. Albergo Pesce d'Oro. CRONI: ven»rilì. 9 m.'igtrlo, A inergo croco Bianca. ALBA: sabato. 10 maggio. Albergo Cannon d'Oro. In Torino una signora trovasi per le donne. NB. — in tuli località l'orario anello, nel giorni, festivi e dalle ere 8 alti oro 18. Pregasi tagliare • ooiMar'vare lille elenco di passaggi per non confonder» l'olla reputazione ed il buon nomo del nostro latu luto (Casa vecchia e di prim'ordine.) con altro ditto, e ciò nell'Interesse materiato e salutare del povero sofferente. 1M m\\\w»f/////^ esili REGIE, e NUOVE TERME SS'iSAU,jAfAERlCI MONTECATINI zianti lasciarono le botteghe: il barbiere si avvicino: il caffettiere, il libraio lo seguirono. L'uditorio si accrebbe. A mano a mano che esso diventava più numeroso, l'accento dello scolaro vibrava sempre più. Fluivano meta, fnre, prosopopee, citazioni tolta ai buoni autori, periodi ciceroniani...-, il pubblico ascoltava sorpreso, commosso, applaudiva. Improvvisa monto dodici colpi suonarono all'orologio del campanile. L'oratore concluse la perorazione, raccolse il cesto e scappò a gambe levate verso la campagna. Un colonnello invalido domandò al suo vicino: «Chi o <|uel giovane?». Ed il vicino rispnsp: » E' il nipote dell'ammiraglio; si chiama Jean Jaurès ». Il giovinetto, correndo, aveva raggiunta la casa paterna, fra i campi, lontana. Tutte le mattine andava al liceo e tutte lo sere tornava a casa, carico dello lodi dei maestri. Egli stupiva i suoi insegnanti _ concludo Brissòn in una pagana rievocata da Le* Annales — per la facilità c l'ardore al lavoro. ■Monna. Lisa del Giocondo c ritornata a Parigi. Era fuggita insieme a tante altre mirabili donno, mesto ed enigmatiche, quando i tedeschi minacciavano l'invasione della « città tentacolare ». .'Nessuno conobbe il suo rifugio. La creatura di Leonardo, bolla, vivente e frale, pur essendo dipinta, corteggiata, da artisti o da ladri, da antiquari e da amatori appassionati, che già soffri un ratto e un igne, bile mercato, fu ospite di Tolosa, la .solare, la canora città dei Midi. E' rimasta chiusa e nascosta, sotto la, custodia di uno dei Conservatòri del Louvre che noti rabbiindrmò mai, in'una stanza del Musco della citta cara a Mistral. L'esilio durò 52 mesi. Nessun tolosono — narra IVI venir — potè vederla, un solo attimo. Onci buoni cittadini potevano contemplare gli altri quadri del LuxembouTg: Monna Lisa, no! Por poco, benché fuori dal tiro del canno nissimo e delle bombe Incsnd^arie, la creatura di Leonardo non rimase vittima del fuoco, co| gli altri capilavori profughi. Fu salvata dai territoriali barbuti che vigilavano, notte giudizi, porterete un vigoroso contributo di vn-1 gioimo, intorno al palazzo. Ma'i suoi umili Ionia d'i azione col proposito/ ineffabile di ren- custodi non sapevano di custodire fn quel vec LA PASTICCA DISINFETTANTE DELLA BOGCA RIMEDIO SOVRANO CONTRO LA TOSSE 6535 B Per riapertura di Studio e cambiamento d'indirizza Dott. GIUSEPPE DIENA Malattie dell'Apparato Digerente in casa flalle 13 allo 13 o dallo 17 allo 18. — Vt4 Maritili. 12. C1188 MASSIMO RICOSTITUENTE dei BAMBINI 6537» Dott. PAROLA è il rimedio sovrano | nella cura della Blenorragia acuta e cronica, Catarro vescicole, Infiammazioni e Restringimenti uretrali Flacone L. 7,70, per posta L. 8,10 Si spedisco con sogrotozza FARMACIA S. LUCA Via Roma, 43, arig. 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A proposito di una smentita CadornaL'Opera Nazionale pei combattimenti tra un discorso del ministro Stringher