L'assassiono del tenente Rosi arrestato a Varese dopo violenta colluttazione

L'assassiono del tenente Rosi arrestato a Varese dopo violenta colluttazione L'assassiono del tenente Rosi arrestato a Varese dopo violenta colluttazione asua cinica confessione del delitto Le b Le rocambolesche avventure dello pseudo capitano Anibrogetti-Matteucci, che il nostro giornate ha diffuso ieri con abbondanza ili particolari, hanno vivamente, accentuata la piusta curiosità intorno alle indagini sull'assassinio del tenente Hosi. Il romanzo — e romanzo pare, veramente tanto lo gesta del Mutteucei sono coordinate e corrono su di un tenue filo che non si sa come non si sia speziato prima d'ora tante sono st-atc lo mani che 10 hanno toccato — è stato letto con .interesso straordinario e grande, c l'attesa di nuovi particolari, di più dettagliata narrazione. Un episodio coki straordinario fa pensare fche non possa essere isolato, che non solo si colleglli in qualche modo al delitto di via Po, ma si riallacci ad altri fatti, ad altri episodi, destinati a mettere in luce cert'i ambienti troppo frequentati da avventurieri. La supposizione è naturale e noi, per quanto pel momento non possiario ancora diffónderci in proposito, perchè fervono le indagini e sarebbe, 'rolpa intralciarle, possiamo però ugualmente Affermare che quanto si suppone corrisponde fi. verità, e che * facile si abbiano presto altre rivelazioni destinate a sollevare non meno grande stupore. Frasi colte a volo Dove particolarmente le notizie da noi date Beri hanno sollevato discussioni più appassionate è negli ambienti frequentati dal frlatteucci, nei caffè c nei bars dove la sua figura era particolarmente nota e. aveva defilato, anche prima dell'arresto e delle rivelazioni, un senso di curiosità, frutto di diffidenza o di sospetto. Del fatto si discorro e le avventure si commentano aggiungendo anche particolari ancora non noti. Oltre alla simulazione di frrado, il Matleucci, come già abbiamo' notato, si sarebbe reso colpevole di parecchie truffe, fra le quali una di certe entità a danno di una marchesa residente nella.nostra citta. 11 Matteucci quando venne arrestato non disponeva che di dieci lire. Ciò fu constatato prima ancora che egli si fosse deciso a confessare e contribuì ad afferà vare i dubbi della autorità inquirente. Un ufficiale non ha l'obbligo di avere il portafoglio ben fornito, ma parve strano che il illatteucci, che pure frequentava, e di abitudine, ambienti nei quali il denaro corre con facilità e non si Bada troppo a quello che si spende, avesse disponibile cosi poco denaro. Non e d'altra porte fare ipotesi assurde, il pensare che l'autorità inquirente, constatato che lo pseudo capitano era .al verde, abbia pensato ad accertarsi so cvcntuaJmento avesse tentato qualche impresa, anche 6e. delittuosa, per procurarsene. Commenti originali abbiamo colti a vov al caffè Uomano, ove l'uccisione, del tenente Itosi ha avuto una più larga eco pel fatto che proprio in tale caffè assassino e vittima si conobbero. Il trucco dello pseudo capitano fa naturalinento pensare a,d altri tnjechi del genere, anche se non rivestono la gravitai à\J quello che forma il motivo principale dell'odierna cronaca torinese, e abbiamo raccolto-voci fondenti a' provare che vi siano anche altri che. frequentano i 'più noti ritrovi e portano gradi a cui non hanno diritto, decoraiZioni che- non si sono guadagnate. Un accertamento da parte deH'autoritù. militare sarebbe consigliatole, inailo/ più che ai consta esistono disposizioni tassativo in proposito. Accertamenti del genere si facevano stamane sotto i portici di via Po, con tono di scherzo, tra ufficiali e ufficiali e dayano motivo a dialoghi gustosissimi, ma non sarebbe fuori proposilo che l'autorità militare pensasse a fare un qualcosa del genere, particolarmente bu certe persone che col loro contegno danno motivo a diffidare. Nelle avventure dello pseudo capitano da noi narrate vi è un passo oscuro e che desta una certa, curiosità. Come ha fatto, si chiedono molti, il Matleucci ad iniziare la sua carriera da... ufficialo'/ Una qualche autorità deve es serci stata che per la prima, con. una dichia razione, ha dato la. autenticità, ai galloni po sticci. L'autorità fu un ufficialo del Comando del Presidio di Spezia, al quale il Matteucci. vestilo da ufficiale, s'è presentato dicendo di provenire dall'Albania c di essere diretto ad un Rri'arto d'assalto in Francia. Non aveva documcii'i, ma l'atfcrinazione di essere assegnato ad tm reparto di >• arditi , persuaso l'ufficialo, al quale non passò nemmeno per il capo di dubitare dell'asserzione trattandosi di destinazione ad un reparto, di linea. Da Spezia venne inviato con un foglio di viaggio, per ufficiali isolati, a Genova, e da-.Genova si aprì la via per più alti destini. i lualche sospetto sulla sua identità lo ebbero irncho in Francia, a. quanto ci assicura un ufficiale clic ebbe occasiono dì averlo colà alle sue dipendenze. Si dimostrava cosi ignorante di cose militari che un qualche dubbio era sorto, ma nessuno lo approfondi. Al Deposito Mitraglieri, ove venne smascherato, dubbi gravi sorsero sul Matteucci anche prima che si decidesse a confessare. Abbiamo accennato all'ufficiale che lo riconobbe per Ambrogettl mentre, osrli dichiarava di essere Matteucci Come Ambrogettl poi si scoperse che. mentre nell'Annuario Militare ligurava come nato nel JSS8 — e trattavasi del vero .Ambrogettl — egli asseriva di essere del '90. Dubbi su dubbi che portarono alle rivelazioni. L' "ardito,, di Ravenna Come yià accennammo nella oronaca di ieri, alla Legione dei carabinieri ài ò restati tutta la nono in attesa dell'arrivo a 'l'orino dell'ardito arrestato a Ravenna dal maresciallo della Stazione, come presunto autore dell'uccisione del tenente 11os.i. L'autorità in-, «piirente, ad evitare una perdita di te.mpo che ai fini della identificazione del colpévole poteva essere dannosissima, aveva disposto che l'arrestato venisse trasportato a Tonino a mezzo di automobile. E una automobile era partita con questa mansione dalla nostra città. L'arrivo era previsto per le 17. ma l'automobile non giunse per quell'ora, nè giunse durante la notte. Si pensò che una qualche Spanne doveva avere arrestato d'automobile a mezza via. Cosi effettivamente era successo e la panne era di tale importanza che gli agenti incaricati dell'accompagnamento pensarono ad abbandonare l'automobile e a proseguire in ireno. Giungevano infatti a Torino col presunto autore dcill'assassinio alile oro 8 di ieri mattina. Sull'arresiato di rtavenna, come, i lettori ricordano, due sono stute le versioni da noi date nei giorni scorsi. Secondo una prima versione l'ardito, arrestato a Ravenna altri non era che un ufficiale che varie persone avevano visto a Torino col tenente Rosi nella giornata di venerdì .e che veniva ricorcato come persona in grado di"poter dare informazioni sulle nersonc avvicinati! dall'assassinato nella sera fatale. Stando alla seconda versione, a Ravenna, bltre all'ufficiale, sarebbe stato arrestato un sol dato ardito i di cui connotati, avrebbero corri sposto a quelli dell'uccisore. Trattavasi invece di una sola persona, ma l'Autorità lasciò circolare le duo versioni anche perchè non in tralciavano le indagini ehc essa eseguiva, e perchè," d'altra parte, non poteva ancora pronunciarsi se eventualmente tenente e soldato non nascondessero la stessa persona. L'ufficiale, accompagnato dai carabinieri di scorta, giunse, come abbiamo detto, a Torino ieri, alle ore s. ed immediatamente, alla 'Legione dei carabinieri s'iniziarono gli interrogatori ed i confronti, itn fatto risultò subito evidente ed è che soldato ardito e tenente ardito non formavano una sola persona c che la responsabilità dell'ufficiale nel delitto accennava ad escludersi. L'interrogatorio dell'ufficiale La materia che ha formato oggetto dell'interrogatorio dell'ufficiale, se le nostre informazioni sono esatte, è abbondante. Si tratta di una matassa che è parecchio imbrogliata, ma che pero la si potrà, ugualmente dipanare, anche se ha più capi. limitato all'assassinio di via Po, l'Interrogatorio dall'ufficiale, che il colonnello CsdmdsetssspcnaclnMrMccndcgemavgslrRebml—aidmgpn■lnstcsprlctLargAfalfsizfscccaStpdatadadtgllmvpgancpnLddspltli* Pozze ba diretto, assistito dal maggi oraci Colombini, ha dato, come abbiano detlo, risultato negativo. Non solo' l'ufficialo ha affermato di non aver partecipato dire.tta.munte al delitto, ma anche di averne avuto in qualche modo sentore. E cosi i confronti col personale dell'albergo, che nell'ufficiale non ha riconosciuto l'individuo che nella notte tra venerdì e sabato dormi nella camera N. 33, che era tenuta dal Rosi. Per convincere gli ufficiali inquirenti della sua innocenza, l'ufficialo avrebbe narrato che domenica scorsa, quando cioè il Rosi già -era stato ucciso, ma il delitto non ora ancora stato scoperto, si trovò al chalet- del Valentino con parecchi amici. Ira i quali anche lo pseudo capitano Matteucci, la llgura che più ritorna nel complicato retroscena del delitto. Cogli amici vi erano anche delle amiche, ma mancava quella che da tre giorni condivideva con lo pseudo capitano le ore del giorno e della notte. L'ufficiale avrebbe chiesto notizie al Matteucci della sua amica, e. questi avrebbe risposto: « Liquidala. E senza conseguenze. Manco un soldo le ho dato! ». 11 particolare fu citato dall'ufficiale per trarne motivo di dichiarare che la risposta del Matteucci lo urtò, non essendo egli abitualo ad agire cosi collo donne. Nella conversazione allo chalet l'ufficialo avrebbe annunziato agli amici che nel giorno seguente, sarebhe partito per Ravenna, e si sarebbe parlato anche del Rosi. Agli amicl. a proposito del povero mòrto, l'ufficiale, avrebbe dichiarato: o Da due giorni non lo vedo. Andrò a cercarlo all'albergo, perchè voglio salutarlo prima di partire •. E, sempre stando a quanto egli avrebbe dichiarato nell'Interrogatorio, infatti poco dopo si sarebbe recato all'albergo di via Po per chiedere del Rosi. All'albergo gli avrebbero dichiarato pbe era assente. L'ufficiale nel suo interrogatorio, non avrebbe negato dì essersi recato dal Rosi nel pomeriggio del venerdì, di essersi trattenuto a lungo in camera sua — lo vide la cameriera — ma recisamente avrebbe affermato di non avere avuto rapporti col presunto uccisore, c in ogni modo di non aver partecipato al delitto. L'ufficiale a confronto Terminato l'interrogatorio, l'ufficiale, venne messo a confronto con il personale dell'albergo di via Po, il direttore, il facchino, le due persone che videro meglio l'assassino del tenente Rosi 0 che si dicono sicure di saperlo ■lUconosecrc. iL'ufficiaJe venne fatto entrare nella sala adibita ai confronti, sala che consente, a.mezzo di un sistema di paraventi, di tenere una persona sotto ossorvaziono mentre chi osserva rimane celato. Direttore e facchino :' '.' r;rg:j vennero messi di fronte al tenente separatamente e si ebbe cura di impedire che potessero comunicare le loro impressioni. 1 risultati furono tuttavia identici. Nè l'uno, ne l'altro riconobbero nell'ufficiale 1' « ardito » che fu col Rosi nella notte di venerdì. Il Direttore rilevò che tra 1' « ardito » e il tenente vi erano delle differenze notevoli. L' « ardito », disse il Direttore, era meno alto, aveva zigomi molto più sporgenti e un colorito meno acceso. Impressioni su per giù uguali riportò dall'osservazione il facchino. Anch'egli constatò che se ad un esame superficiale i connotati delle due persone potevano anche rassomigliarsi, chi vide l'uno e. vede l'altro non può confonderli. Tutti e duo confermarono poi di essere in grado di riconoscere l'assassino, tanto il ricordo di lui rimase impresso nella loro inente. Il risultato dei confronti chiarirono la posizione dell'ufficiale arrestato a Ravenna, ri fatto che nel pomeriggio del venerdì egli era stato veduto nella stanza del Rosi, e più ancora la constatazione elle più volte, solo con altri, al Romano, lo si aveva visto in compagnia del Rosi e dell' « ardito » che lo assassinò, avevano fatto nascere dei sosretti Sopra di lui. L'interrogatorio e i confronti tendono ad escludere ogni e. possibile complicità. Su altre traccie Instancabile,. la squadra di investigazione della Legione dei carabinieri, mentre tutta la attenzione dell'istruttoria pareva concentrarsi intorno alla figura del pseudo capitano Matteucci e dell'ufficiale arrestato a Ravenna, per altro vie. cercava di giungere all'accertamento della verità. Dalle informazioni avute e dagli interrogatori di tutte le persone che avevano avvicinato il Rosi, era risultato cho duo soldati appartenenti a reparti di assalto si erano trovali col morto. Uno lo aveva accompagnato all'albergo e aveva passato la notte con lui, l'altro si era limitato a trattenersi con lui qualche momento in una barcaccia al Romano. Due erano quindi gli « arditi » che do vevano ricercare, poiché entrambi erano seom parsi. Tutti i Comandi dei RR. Carabinieri d'Italia e in modo particolare quelli delle re gioni vicine vennero invitati ad esercitare una attiva sorveglianza e ricevettero comunicazione dei connotati del presunto assassino. Speciali squadre di militi vennero posto in giro per la nostra città. Diversi appostamenti ven nero fatti 0 altri ne erano stati disposti. La figura dell'assassino L'ultima sua " impresa „ Ito indagini erano a questo punto 0 proce devano sempre più alacri da parte della squa dra di investigazioni, quando il velo del mistero fu svelato improvvisamente con la suo perta e l'arresto del vero colpcvoln. il san guinurio individuo che vestiva ia divisa dell'ardito, e che forse avevti sperato lino all'ultimo di sottrarsi a tutte lo ricerche. Il pugnalatola del povero sottotenente Rosi si dilania Giulio Bogui, è della classe 1R!)6 ed è nativo di Somma Lombarda. Prima che fosso chiamato sotto le armi lavorava come semplice operaio in uya fabbrica di ricami Era andato al fronte con le truppe italiane in Frapcia 0 apparteneva al 28.o " reparto d'assalto. I lettori ricorderanno che dopo com piuto il delitto il Bogni lasciò nella camera dell'assassinato il suo berretto che recava l'indicazione del suo reparttv sostituendolo con quello della sua vittima, dopo averne tagliata la filettatura. Il Bogui è di statura inedia, agile di mera bra, ma, a giudicare dall'apparenza, di una corporatura eccessivamente robusta. Dal volto, per quanto abbia gli zigomi piuttosto sporgenti, non lo si direbbe un delinquente tanto cinico. Portava la divisa di ardito con una certa spigliatezza, ostentando sotto la giubba dallo sparato ben aperto, la camicia rossa e un fazzoletto dello stesso colore, come usarono le truppe garibaldine in Francia. Sul petto aveva i distintivi di cinque decorazioni tra le quali tre nastrili! azzurri con stelletta .li T,.ar1t,rvlia A 'n , . t ,. T a „!h-o fino segno di tre medaglie d'argento. Le altre due decorazioni erano una francese e una inglese. Ma rimane a vedersi se veramente questi di stintivi il Bogui non se li sia messi abusiva mente, come fece il falso capitano Matleucci Auibrqgctli. Non c'è niente di più probàbile tanto più che l'ardito assassino risulta diser tore dal suo reparto (in dui 23 scorso settembra. Ciò che può essere un indice sulla autenticità delle sue decorazioni. Qi/esti par ticolari verranno in luce in seguito, (piando il Bogni sarà tradotto a Torino per i neces sari confronti ed interrogatori. Il Bogni era giunto a Varese l'altro. giorno e doveva avere in questi giorni scorti vnerperato le poche centinaia di lire rullate al-.sottotenente Rosi, poiché ieri mattina fu indòtto a compiere un furto. E fu questo, per cosi-diro il colpo, di grazia. Egli era partito da Tèrii — il particolare ha la sua importanza -\ armato del suo pugnale ed anche di una ìivol tella, probabilmente rubata all'assassinato/. A veva anche una mantellina corta, che nati si sa ancora come fosse riuscito a procurirs prima di mettersi in viaggio. Con tutta probabilità egli la rubò a qualche soldato. \ Ieri mattina, dunque, il Bogni — seconda informazioni che abbiamo ricevuto questa notte dal nostro corrispondente da Varese cttf completano quelle raccolto qui a Torni — entrò' verso le 10 nel magazzino di maglierie della ditta Strocchi. col pretesto dt fare al ci ini acquisti, in realtà era per compiervi un furto e rivendere poi la merce. Infatti, dopo qualche minuto II Bogni riuscì ad impadronirsi di alcuni pacchetti di moglie e con un rapido gesto se. li nascoso sotto la mantellina. Poi tentò di andarsene tranquillamente. Ma nel voltarsi un lembo della mantellina gli si sollevò un poco ed una giovane commessa del negozio Intrawido i pacchetti sotto il braccio. Allora la ragazza diede subito l'allarme, senza sapere con che razza di individuo avesse a che fare, 0 qualcuno del personale del laboratorio accorse prontamente. Il Bogni, vistosi scoperto, gettò a terra i pacchetti rubati ed impugnò la rivoltella, in atto di minaccia, tanto che la ragazza si ritrasse urlando per il terrore e attirando co6i altre persone. L'arresto dopo viva lotta Il sanguinario indivìduo non sparò, ma sempre minacciando con l'arma in pugno, gli accorsi si fece largo senza alcuna difficoltà e prese, la fuga. Ma l'episodio aveva attirato molti cittadini, i quali inseguirono, a qualche distanza, il Bogui, cho tratto tratto si rivolgeva minaccioso. Gli inseguitori divennero ben presto folla e s'udiva un urlo solo di: Al ladro! Arrestatelo! Arrestatelo! In quel momento, attratto dalle grida altissime, comparve nella via il maresciallo del, carabinieri Tampani, comandante la stazione di Varese. Anch'egli si mise ad inseguire il fuggitivo e quando gli fu quasi vicino gli impose di fermarsi. 11 Bogni, che ormai comprendeva che la partita era perduta, si addossò ad un muro e puntò la rivoltella contro il maresciallo, il quale, incurante di ogni pericolo, gli balzò addosso afferrandogli il braccio. Allora si impegno una lotta violenta terribile. Ma questa volta l'assassino del sottotenente Rosi aveva a che fare con un coraggioso e robustissimo avversario. Il maresciallo Tampani buttò al suolo 1' « ardito » impedendogli qualsiasi movimento, quantunque tentasse con ogni sforzo di divincolarsi 0 sfuggire alla stretta. In quel momento sopraggiunse il tenente Vitalini. che diede man forte al maresciallo Tampani e cosi al Bognt furono strappati la rivoltella ed il pugnale, lo stesso cho gli era servito per uccidere il Rosi. La lama di questo pugnale fu trovata,, più tardi, nella visita, ancora macchiata di san:ue. Il Bogni. strettamente ammanettato, fu ondotto alia caserma del carabinieri, seguito di), un largo stuolo di curiosi. L'assassino era livido, ma tentava ancora di sorridere. Il maesciallo lo perquisì immediatamente e gli trovò in tasca tutti i giornali di Torino, recanti i particolari de'Vassassinio del sottotenente Rosi. Fu uno sprazzo di luce. Il maresciallo domandò al Bogni perchè avesse tentato di fuggire, ed avesse opposto 'cosi accanita resistenza, e 1' « ardito » rispose che essendo disertore dal mese di settembre non voleva lasciarsi arrestare e correre il rischio di essere fucilato nella schiena. Ma il maresciallo Tampani, .fissandolo negli cechi, disse a bruciapelo all'arrestato: - Non è per onesto! Tu sei l'assassino de.l sottotenente Rosi! E attese la risposta, trepidante. " Sì, l'ho ucciso io! l.gdcplpsrecmpmerDgpnpvpfivscpcsspIl Bogni non battè ciglio, quasi fosse preparato a quella domanda, ma si fece anche più livido in volto e si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore. Poi ad un tratto, quasi a.vesse preso una improvvisa decisione, esclamò : , — Si, sono io che ho ucciso il sottotenente Rosi. Lo confesso perchè ho saputo dal giornali che a Torino hanno arrestato un'altra persona che è innocente e non voglio che per causa mia rimanga in carcere. Ripeto che il sottotenente l'ho ucciso io. L'interrogatorio continuò, poiché al maresciallo premeva di stabilire se 11 Bogni avesse avuto un complice, nel senso che fosse stato indotto da qualcuno a compiere il delitto. Egli iriistiette soltanto nel dire die l'uccisore era lui. E poiché gli veniva domandato come mai avesse assassinato con tanta freddezza l'ufficiale che gli aveva data ospitalità, il Bogni spiegò che la sera del delitto il soiìotenento Rosi, parlandogli prima di mettersi a. letto lo aveva a lungo interrogato ed egli si era indotto a confessare d'essere disertore dal mese di settembre. Allora l'ufficiale — questa sempre la versione dell'assassino — gli osservò che. era meglio costituirsi in arresto e si propose di accompagnarlo egli stesso dinanzi all'autorità militare. Il .Bogni fiece, come suol dirsi, buon viso a cattivo gioco e finse di accondiscendere. — Ma ero turbato — disse — dal pensiero delle conseguenze che la mia costituzione in arresto poteva produrne. U.«tenente si addormentò, ma io rimasi sveglio a lungo. Vedendolo immerso nel sonno decisi di ucciderlo e mi alzai senza far rumore, per non svegliarlo. E con un cinismo ripugnante il Bogni narrò come afferrato il pugnate si accostasse al letto del Rosi e colpisse con grandissima violenza il povero ufficiale alla testa, allo scopo di spaccargli il cranio o almeno stordirlo subito al primo colpo perchè non gridasse. Come dicemmo ieri, i medici, procedendo all'autopsia constatarono elio la' lama del pugnale era penetrata profondamente, per sei centimetri, nella materia cerebrale l Ricevuta la terribile pugnalata il disgrazialo ufficiale lebbe uno scatto 0 tentò di alzarsi, ma il Boghi gii vibrò un secondo colpo o poiché la vittima si dibatteva negli spasimi dell'agonia e ancora tentava di difendersi, l'assassino continuò a pugnalarlo finché più non si mosse. Quando fu certo della morte del Rosi, il Bogni frugò dappertutto, s'impossessò del dinaro, rimise il pugnale nel fodero dopo averlo ripulito alla meglio sulle lenzuola, quindi attese qualche ora per uscire dall'albergo senza dar sospetto. Sappiamo già con quale freddezza il Bogni parlò col personale di servizio dell'albergo, allontanandosi al mattino. L'assassino narrò quindi che il giorno stesso parti da Torino, poiché temeva che il delitto fosse subito scoperto, quantunque, egli avesse avuto cura di portar via la chiavo della camera dovè giaceva il cadavere. Il Bogni andò a Milano e quindi a Gallarate, dove compi il furto di una camera d'aria da motocicletta. Avuta la confessione del delitto, il maresciallo si affrettò a darne comunicazione telefonica al Comando della Legione" dei carabinieri di Torino, donde parti l'ordine di tradurre nella nostra città L'assassino per i confronti necessari e per l'istruttoria. Prima di essere condotto in carcere il Bogni è stato nuovamente interrogato a lungo, ma sulle successive dichiarazioni da lui fatto l'Autorità mantiene, 0 si comprendo, un assoluto segreto. Oggi stesso il 'Bogni sarà interrogato qui a Torino, dovo giungerà in traduzione straordinaria per disposizione del colonnello Da Puzzo. Ci visulta che. il Bogni a diciassette anni era ,cià stato condannato tre volte per furto. Egli fuggi in Libia vestito da sergente, ma dopo qualche tempo il suo trucco venne scoperto ed egli si ebbe un'altra condanna. Una parola di lode La notizia data ieri sera dal nostro giornale dell'arresto dell'ardito uccisore, del tenente Rosi 6 stata accolta dulia cittadinanza con un senso di sollievo. In tutti i ritrovi nella serata non si parlò d'altro. La tragiea fine del disgraziato ufficiale ha sollevato tanto e cosi sneero compianto che è stato motivo di intima soddisfazione il sapere che il barbaro .assassino è stato arrestato e tanto de litio non rimarrà impunito. La cronaca dell'odierna giornata che ha portato alla conclusione della prima parte delle indagini, e cioè all'arresto e alla confessione dell'assassino, non sappiamo chiuderla senza una speciale parola di encomio al colonnello Da Pozzo, al maggiore Colomb'-i e ai loro bravi ufficiali cho le indagini diressero o coadiuvarono e a tutti i militi dell'arma che brillantemente cooperarono per l'arresto del colpevole del barbaro delitto che d"vtCpsnclLp?dctqomtsslLpdIrcgla ritardata constatazione minacciava di sgur fondarsi nel mistero. Tutti indistintamente, prodigandosi giorno e notte, diedero prova di intelligenza pronta, di passione per il proprio compito, di instancabilità e di una serietà che veramente fa onore all'arma. Il successo delle indagini fu unicamente dovuto alla valentia di chi ad esse presiedette e cooperò. zbieb