L'opera dell'Esercito

L'opera dell'Esercito Per la risurrezione delle Province liberate L'opera dell'Esercito (Dal nostro inviato speciale) Padova, febbraio. Nessuno potrà dire mai con quale sete di vendetta fosse atteso, con che impeto di commozione, con quale delirio d'entusiasmo sia strilo dalle genti invase accollo l'esercito liberatore. Nessun bacio di morire nes- cmnrvasuna tenerezza di -posti, nessuna carézza di pfiglio bruciò con l'ardore ondo ragazzi, fan- rciulle, donne strinsero al petto i fratelli ve- miti a redimerli. Le donne di Ceneda «ro-jvmana», i vecchi, i fanciulli, in uno slancio1 fmagnanimo improvvisatisi soldati, impugnarono le armi gettate dai nemici fuggenti, si fusero con le schiere liberatrici, combatterono con esso. Furono ora di ebrezza divina che ripagarono gli invasi del martirio sofferto, che ricompensarono i lihorato- itcfcnri dei sacrifizi durati. Il senso di gratitudine acho gli animò nelle, prime ore non si è più Itspento, nè credo si spengerà in eterno nei tVeneti. Vero è però che la perpetuazione, se non addirittura l'aggravamento delle antie sofferenze ha sviluppato in essi nuovi sentimenti che gii inducono ora a giudicare con grande libertà l'opera compiuta dall'esercito dopo la liberazione, a movere critiche, ad alzare proteste Quale fu dunque cotesta opera, che giudizio si deve fare di essa? Ilo udito nei vari luoghi che ho visitato, formulare i giudizi più diversi; ma ciascuno dei giudicanti non conosceva che i., , _._ ,„„,,„ J: ,„„„„.,„ .-ì „,.!,..,„•, il! P'ccolo tratto di terreno onde derivava Igli elementi della sua sentenza, e obbediva ni particolare sentimento che gliela sugge- - ... „ 0 , riva. Ho, m treno, Min tuo un signoie a Dona pronunziare parole amare centrò dgne diritto alla celebrazione.' Ma il 'senti- !mento è sempre cattivo giudice, e solo dal. Ii- *t; 4„i«; ; iaiti'ì, rfófn Hi col. l'inerzia dell'esercito; .ma la desolazione del |suo sventurato paese, l'abbandono in cui ò stato lasciato — desolazione e abbandono che tentai di rappresentare nel primo rie' miei articoli: «Scene di morte e fermenti di vita» — spiegano l'asprezza delle sue parole. Ho udito un giovane capitano di Novara ribàtterle con energia celebrando l'opera ricostruttiva ch'egli aveva compiti: ta insieme con i suoi soldati in un paesello del Bellunese. E ciò che aveva fatto gli la conoscenza di tutti i fatti è dato di sol Tevarsi ad una valutazione di essi che corrisponda a veritàOra il pubblico non sa in quali terribili appunto della grandezza della vittoria da lui riportata; il pubblico ignora quali e quanti ostacoli esso abbia superato. Nell'ardore della vittoria e nel bisogno di assicurarsela schiacciante, l'esercito era corso sempre avanti; nessun ostacolo lo avevo. dei Tre Signori, le Alpi Cornicile e le Giu! " n . ' ;,„_,._,„ pio scendeva sino a I< turno. Zona immensa ta a a i e a o o » a l strette si sia trovato l'esercito per effetto ' trattenuto, nessun impedimento io aveva ,-fermalo. Ma per effetto dell armistizio di 'villa Giusti esso si trovò a dover occupare „„„;„ „v.„ j„it, pi...» „~t,„ 1 ima zona vasta, che dalla Piase si esten-1 deva finn alla Valtellina, e che per il Picco o l d e e l ò l o n e ò i . , o o à e , e l e e a: . n o oe i vaa ra a adi sbarrala ria aito montagne oramai coperte di neve, tagliata da una moltitudine di fin- ] mi, resa diversa dalle più svariate accidentalità del terreno: monte, piano, palude. E in cotesta varietà di terreno, rotte le ferrovie, abbattuti i ponti, franate le strade, (ognl forma ili comunicazione spezzata. Nel (bisogno di arrestare la nostra corsa trion- fante, nella rabbia della sconfìtta patita, nel furore della vendetta, gli Austriaci ave-:vano 0 distrutto 0 portata via ogni cosa, I prigionieri fluivano da tutte le parti, si agglomeravano in masse ingenti; i nostri .[soldati nella loro marcia precipitosa non,avovano potuto rocarsi dietro nulla. In cor- jsa ininterrotta i granatieri erano volati daiSan Dona a Fiume. I prigionieri nostri |intanto si presentavano a frotte alle nostre jlinee, esausti dal lungo digiuno, 0 chiede- vano dall'Austria pane; e più che dar loro pane lo sfacelo dell'Austria imponeva di restituirli senz'altro in patria. Pane, per noli morire di lame, domandavano le popò-lazioni liberate. Due milioni d'uomini privi d'ogni cosa necessaria alla vita. Il Cover- no non aveva previsto nulla, non pensato a nulla. E urgeva pensare 11 tutto, prov- vedere n lutto. eri, poiché mancava ogni mezzo ed ogni organo di vila, l'esercito diventò esso, naturalmente e di per sò stesso, l'organoed il mezzo della vita. E i primi due formi- riabili problemi che gli si presentarono dì-nanzi furono: riaprire le comunicazioni, sto- mare le popolazioni. La soluzione del so-condo problema dipendeva dal primo; per il momento però bisognava provvedere con-temporaneamente a tutti e due. Se le ferro* vie erano distrutte, le strade erano infera- mente rovinate; e In distruzione 0 la rovi- na erano avvenute nella regione più fra- stagliata da fiumi, da canali e da corsi diacqua d'ogni genere, di tutta Italia. L'An- stria aveva quasi abbandonato le nostre strade e si serviva per i suoi bisogni di pie- cole ferrovie Decauville; nelle strade deser-te, ora si sprofondava in buche ed in pan-tani, ora si saliva su mucchi di :'angofe di ghiaia che attraversavano il cammino. Le strado insomma erano diventate delle vere montagne russe. Sotto l'incalzante impre- scindibile necessità di ristabilire ed assidi-rare ad ogni costo le linee di rifornimento alle spaile dell esercito, si incominciò dun-alte =pa que ad eguagliare subito la massicciata delle strade, a costruire ponti di barche e rampo 0 strade di raccordo dove i ponti antichi non si potevano per. il momento rifare: si dette opera a riattare 0 rifare i vecchi ponti. Ed intanto le piogge torrenziali e le piene dei fiumi rompevano gii argini e sradicavano i ponti nella pianura; facevano franare le strade nelle valli, preI capitare terribili dai monti le valanghe f>r»H_» , ,, * , a tpare a a fine di Novembre i grand; ponti m*,.„.,„ Dt,,„. 0„„ 0„i„i» „ ■ n trino,, ** -V>l* Wave. alla Priula, a \idor, a Fener <.'■ già aperti; a Latisana si era assi- 1 curato il passaggio sul Tagltamento. 'Jt mezzo gennaio 27 grandi ponti erano, sei non del tutto ricostruiti, almeno riattati; riàttatn, nella sua più gran parte, era la vasta rate stradale. Non bisogna pensare all'antica perfezione delle strado venete; pur quasi ogni strada al percorre oggi coti relativa comodità, Mentre si riassettavano le rotabili si dava opera alla ricostruzione delle lineo ferroviarie. Tutto erano interrotte, alcune in molte parti distrutte. Sulla linea Montebelluna, Feltro. Belluno, per citare qualche esempio, abbattuti i ponti c viadotti, franata una galleria; sulla Treviso-Udine caduti i ponti. Le piene dei fiumi rendevano più ardue lo operazioni: sulla Piave, alla Priula, l'ardito varamento di un ponte metallico di 120 metri e del peso di 17!) tonnellate fu effettuato mentre la^violenza' della corrente minacciava di tutto trayoL gere. Qualche ponte già ricostruito, comò quello sul Cismon, fu portato via; non po« chi passaggi di barche vennero travolti* Ma il Genio ferrovieri molto ricostrusse e salvò. Problemi ingegnerili svariatissimfj ed appena percepibili da un profano, trovarono la loro piena soluzione ; difficoltà, enormi di ogni specie furono superate ; ed oggi di undici linee, nove, con qualche trasbordo in alcuna, sono state riaperte alla vita. Per queste linee, man mano che venivano riattate, per le strade comuni su c'amions' e carri di ogni genere, per mare o persino attraverso le vie del cielo, su dirigibili, fu fatta passare l'ingente mole di vettovaglie ch'era necessaria a sostentare la vita delle popolazioni liberate. Di quanto si fece per il Trentino e per la Venezia Giulia non è il caso qui di parlare: ma sarebbe ingiustizia non tenerne conto, so si vuole rendersi precisa ragione della gravità del problemaSi orano, è vero, prima dell'offensiva1 proparati grossi depositi di viveri in varie città, altri depositi man mano si prepara !rono P°) > ma la proporzione degli uomini Iche s' dovevano sfamare era cresciuta in modo che nessuno aveva potuto prevedere.Dalle statistiche, ufficiali rilevo che nel Trentino e nell'Alto Adige, solo dal 5 al 13 novembre, furono mandati 1500 quintali di fj'ano- 2 mila di riso, mille di grasso, 1100 'di zucchero, 200 di latte condensato, 300 di salmone, oltre a notevoli quantità di carnei congelata. A Trieste, in una sola giornata, furono distribuite 6000 tonnellate di grano, 75 quintali di zucchero, 50 di olio. E 500 quintali di riso, con altra roba, furono somministrati alle popolazioni del Gorizla.no. In quanto alle province liberate «le Intendenze d'Armata distribuirono complessivamente, dal 6 al 10 novembre, due milioni 300 mila razioni di pane, 500 mila razioni di viveri ordinari, 800 mila scatolette di carne in conserva, (1383 quintali df carne, 500 mila razioni di ■ gallette, oltre 1 1 sito di Stato in Treviso i>. Quantità ingenti che bastano a dare un'idea dell'immensità dei bisogni onde le popolazioni erano ] grassi per condimento distribuiti dal Depo (incalzate, e degli sforzi che l'esercito do (vette superare per sodisfarli, Ed intanto che veniva rifornendo di vl< veri le popolazioni, l'Esercito doveva nel : tempo stesso curare la loro salute. Senza medici e senza medicine, con gli'ospedali e le farmacie saccheggiati dagli austriaci, .con la sporcizia enorme ria questi in ogni , luogo, ed in modo incredibile, luridamen j te. accumulata, sfinite dalla fame e dalle i privazioni ri! ogni genere le genti liberate | versavano per cotesto rispetto nelle condì' j zinni più pietose.' E c'era da temere 11 prtv j pagarsi d'ogni contagio fra esse. Fnrond 1 aperti ai molati gli ospedaletti da campo, s'instituirono ambulatori, si provvidero jmedfcine, si affidò ai medici militari Tassi! stanza pubblica, si cercò su larga scala di j pulire e di disinfettare. Misurare quanto bri ò fatte è. difficile; è dovere però di rico noscere ehe Io scoppio di ogni malattia contagiosa fu evitato, | Opera, dunque, varia, complessa, ingen¬ te, perchè investe tutte lo forme della vita. Mentre si riassettavano le strade, si fornijvano i viveri, si curava la salute della' popolazione, bisognò riattivare tutte le li» -.nèo telegrafiche e telefoniche — e lo furo* ! no — ; iniziare la demolizione dei diversi • -1 complicati lavori di difesa costituiti nel r ! territorio, ricuperare i materiali ancore i utilizzabili, rimettere in attività .impianti * idrici ed elettrici, sgomberare fognatura, dar mano al raccomodamento dei fabbri» - j cati. i; soprattutto, e più grave di tutto»' - • urgeva riparare gli argini ohe le piene !,lei fiumi qua avevan» travolto, là minac - jciavunc di abbattere. Ora, per il solo lavoe Irò di arginatura occorrevano ed occorrono | 50 mila prigionieri, 21 battaglioni del Ge-. -jnio militare, una legione d'ingegneri di -1 quello civile, 50 mila carriole, 10 mila mar te-ili, 100 mila boriili, 100 mila gravine. Sono e numeri che lasciano perplessi, e mentre e 1 i;mno capire l'imponenza dei danni soffer - ! H daUe popolazioni, consentono insieme -1 d'intravedere cosi le difficoltà che l'User, o |cito ha sllp'e,ato e che ha diritto siano va-!lutate a suo merit0t come ,e mancanM cui si è dovuto inevitabilmente sottostara cui esso è dovalo inevitabilmente sotto stare. * • a e i i ; ti , r - Domenica Ten. Orlando presiederà il Consiglio dei Ministri Roma, 13, sera. Il Popolo Romano nubblica: «{yen. Or< landò stamane prenderà parte ad Un'ultima importante riunione dalla Conferenza di Parigi. Esrli partirà questa sera da Parigi In» sieme asli onorevoli Saandra e Barsilai. Probabilmente il primo Consiglio dei ministri sarà tenute domenica prossima».

Persone citate: Dona, Feltro, Pane