I Dàlmati contro l'on. Bissolati

I Dàlmati contro l'on. Bissolati I Dàlmati contro l'on. Bissolati Per la verità dei dati di fatto (Dal nostro inviato speciale) Pubblicando questa lettera del nostro inviato speciale ci pare superfluo ripetere quanto già ripetute volte abbiamo scritto : che cioè la sola Società delle Nazioni può risolvere il problema dell'Adriatico in modo radicale. SEBENIGO, gennaio. Enorme è stata qua l'impressione di ciò che i più accesi del partito locale italiano chiamano, con espressione generica e complessiva, « scandalo Bissolati ». E i commenti più acerbi si sono susseguiti, e le più aspre invettive sono state lanciate contro l'ex-ministro e il suo atteggiamento e le sue dichiarazioni, quando sono giunti i giornali di Roma, che riportavano l'intervista concessa al corrispondente della « Morning Post », e quando, sopratutto, con l'ultimo postale, è giunto il testo del discorso che Bissolati avrebbe dovuto pronunziare a Milano, alla Scala. Ho voluto discorrere dell'atteggiamento deit'on. Bissolati con qualche maggiorente del partito italiano in Dalmazia, con dàlmati autentici; e credo opportuno, ih fuori da ogni intenzione polemica, riferire l'essenziale dei vari colloqui. Non si tratta, dunque, di un'intervista con il personaggio tale o con il personaggio tal'altro: si tratta di un insieme d'intervisto, riunite, fatte lina cosa unica dall'identità assoluta degli argomenti che mi hanno messo innanzi i miei diversi interlocutori, dall'identità assoluta delle conclusioni cui essi giungevano. Dirci die questa è l'intervista con l'opinione pubblica italiana *-n Dalmazia; — ed io la firmo a garantire personalmente l'autenticità degli elementi contenuti, delle affermazioni di fatto sostenute. Nell'intervista del corrispondente romano della Morning Post, e in quello che doveva essere il discorso di Milano, l'on. Bissolati mostra di accettare come dato incontestabile, matematicamente assodato, la maggioranza di popolazione slava in Dalmazia, in confronto di una minoranza italiana; e mostra insieme di scambiare, di confondere « popolazione », italiana e slava, e a partito », slavo, o jugoslavo che dir si voglia, e" italiano. E' necessario, a questo proposito, stabilire due pregiudiziali, omettendo le quali, o sottintendendole risolute in senso opposto alla realtà, come pretendono gli Jugoslavi, e come fa l'onorevolc Bissolati, ogni considerazione del problema della Dalmazia risulta inevitabilmente monca, sostanzialmente errata. La prima pregiudiziale è che non si può e non si deve assolutamente accettare come dato incontestabile la maggioranza di popolazione slava in confronto di una minoranza italiana. Su quali cifre si pretenderebbe fondare l'accertamento di un così importante dato di fatto? Su quelle dell'ultimo o dei due ulLimi censimenti ' austriaci? Ma quelle sono state esaurientemente dimostrate false, assurde! O su-le cifre approssimative di un censimento che potrebbe tentarsi oggi? Ma queste risulterebbero illusorie, false anch'esse! perchè l'azione di slavizzazione del paese esplicata dall'Austria negli ultimi cinquantanni, e con particolare accanita metodicità negli ultimi trent'aimi, mentre da un lato Lia favorito, ha prodotto, ha sostenuto un'innaturale immigrazione slava, per altro lato ha provocato e ha imposto una simulazione di slavismo da parte della più untile e più debole popolazione indigena italiana: cosicché oggi, ch'è appena dissipato l'incubo dell'oppressione austriaca, glia particolarmente manifesta , <I"a, fluf esercitata specialmente per •mezzo dell elemento croato, e quando si delinea non improbabile l'avvento della di- e e e o n retta oppressione croata, oggi molla parte, la più parte, anzi, della popolazione italiana si tinge, si dichiara slava. E senza volere argomentare sui fatto innegabile che questa stessa popolazione parla come lingua madre l'ttaliano, o più precisamente uno dei dialetti più schiettamente italiano, il veneziano, mentre non conosce che come lingua appresa il croato, di cui adopera un dei dialetti più imbastarditi; basta prenderti la pena di sfogliare i registri dello Stato Civile, i registri parrocchiali anteedenti al '&6. antecedenti anche semplicemente all'80, per constatare che la maggio ranza dei nomi di famiglia che oggi. ap pajono in forma slava, il più delle volte unicamente con finale slava, vi figurano registrati, allora, nella forma originale perfetta italiana. Date queste circostanze, malgrado delle quali gli Italiani che si manifestano, che si confermano tali, appaiono ancora in forte maggioranza in quasi tutte le isole, e in alcune città costiere, come Zara e Spalato, c persino in a.lcune regioni dell'interno, come, ad esempio, nella plaga compresa tra Zara e Sebenico, fino a Knin; date, dunque le suddette circostanze, è possibile, è logico, è giusto parlare di maggioranza slava e di minoranza italiana in Dalmazia? E come l'on. Bissolati, fino a jeri ministro d'Italia, può accettare questo erroneo, assurdo criterio di maggioranza e di minoranza fino al punto di metterlo fuori di discussione, di sottintenderlo come dato di fatto unanimemente accettato e pacifico? Evidentemente egli, malerrado che la sua passata carica avrebbe dovuto dargli modo di essere un po' meglio, un po' meno tendenziosamente informato, non si è curato di distinguere — e certo non poteva essere il dottor Trumbic, né potevano essere gli altri rappresentanti jugoslavi al Patto di Roma, che pensassero a farglielo distinguere! — distinguere tra ciò che ó maggioranza di popolazione italiana o di popolazione slava fri Dalmazia, e cip che ò prevalenza del partito slavo o del partito italiano. Ed ecco la seconda pregiudiziale, he s'innesta direttamente su la prima, che non è, in realtà, se non la stessa considerata sott'altro aspetto, e che i Dàlmati pongono avanti al loro problema: la necessità, sfuggita completamente all'on. Bissolati, di distinguere nettamente, parlando di.Italiani e Slavi in Dalmazia, di non confondere, per lo meno, come ad arte, in malafede, fanno gli Jugoslavi, tra popolazione e partito. Il partito slavo o jugoslavo, e più precisamente dei Croati, si, é in prevalenza in Dalmazia — eccettuati alcuni centri, come Zara e Spalato ; — ma questa prevalenza non ha nulla a che fare con la maggioranza della popolazione; e soltanto gl'interessati a confonder le cifre, a scambiare i dati, possono prospettore i due fatti come tutt'nno. La prwilenza del partito slavo é in contrasto, anzi, con la reale maggioranza della popolazione: c un fenomeno nuramente fittizio, assolutamente artifizio-o. frutto dell'atteggiamento di governo dell'Austria nei riguardi di questo paese. in ogni circostanza, con ogni pretesto, il Governo Austriaco, nei modi léciti e nei più illeciti, favoriva gli Slavi contro gl'Italiani ; e specialmente forzava la mano in occasione di elezioni, provocando i più spudorati imbrogli, esplicando sue ina udite violenze. Essere iscritto al parlato italiane-, pvsvccgaficszetcrcrasrooid e a i e é o o . l i n e , peggio esercitarvi azione attiva, significava affrontare la persecuzione organizzata e sistematica: significava aver precluse le vie alle carriere di Stato, essere ostacolato c vessato in ogni tentativo industriale e commerciale, essere abbandonato all'angheria dispotica dei funzionari. ufficiali e ai soprusi dei partigiani contràri ; e significava essere arrestato per mesi e mesi di carcere preventivo in sèguito a un incerto sospetto, qualche volta in sèguito alla rio* zione abilmente inscenata di un sospetto, ed essere indiziato in ogni processo che po-' tesse avere il più vago carattere politico, cui si potesse menomamente conferire carattere politico, e frequentemente essere anche condannato su la base di prove irrisorie, o addirittura, false. Per contrapposto, appartenere al partito alavo significava assicurarsi la protezione costante delle autorità costituite, schiudeva la possibilità ad ogni sorta di agevolazioni, al più sfacciato o tangibile favoritismo. Che meraviglia se il partito italiano vide a poco a poco diradare le sue file, sperderai o astenersi dall'azione i suoi affiliati, mentre, per contrapposto, ingrossavano le file- del partito slavo, e ingrossavano — è doloroso riconoscerlo, ma è fatto innegabile — soprattutto rli italiani stanchi, di italiani spaventati, di italiani fedifraghi, che per • ambizione, per interesse materiale, per amor del più quieto vivere, rinnegavapo la causa nazionale e i fratelli e le origini, e si facevano essi stessi, molti, con l'esasperazione di sordida malvagità dell'abjuro, strumenti di aggressione e di persecuzione? Meraviglia è invece, che il partito italiano a'ibia potuto mantenersi ancor abbastanza numeroso e compatto da contrastare dovunque al partito slavò l'usurpata supremazia, da riuscire persino in qualche luogo a prevalere disperatamente contro di esso. E questo costituisce la più luminosa prova della sua forza originaria; della spi» vitalità pertinace: ci prova che esso sarebbe trionfalmente prevalso dovunque se la competizione con l'altro partito avesse potuto effettuarsi in termini di legalità, digiustizia, ad armi pari ; e ancor oggi ci prova che esso trae la sua esistenza e la sua ragion d'essere da una sicura maggioranza della popolazione, se, malgrado del-: l'astensionismo dei più, e malgrado dèi molti che dalle sue file sono disertati in quelle del partito slavo, esso ha potuto mantenere verso questo l'atteggiamento del combattente che non disarma, che minacciosamente resiste, che qualche volta riesce a prendere il sopravvento. Queste, le due pregiudiziali, o i due alterni reciproci aspetti della stessa pregiudiziale, che i Dàlmati prepongono al prò- , blema della Dalmazia, e che contrappongono inizialmente alla visione bissolatiana. Ma veniamo alle precise argomentazioni dell'on. Bissolati, particolarmente à quelle del discorso di Milano.' ■•La questione» — dice l'onowwle Bissolati — mal no*iu, non so sa di proposito, o per orrore,, quan. do si dico ohe Pesiere contrari aU'aftnesiione della Dalmazia; anche dl-qiiel!a parie che l'Atto di toaora assegna a!!'Malia, Implicai abbandono <Hlle tutele e df-lle gariuizlo a cui. contro il soverchiare di altra stirile, hanno diritto I nastri co&iiaztonali jjC-i ;à dove sono in tenue e teuuissima minoranza •. Gl'Italiani di Dalmazia sarebbero vivamente desiderosi che l'on. Bissolati citasse loro le fonti cui egli ha attinto l'informazione che essi in Dalmazia sono » in tènue e te: nuissima minoranza » : glie l'hanno forse affermato Sua Eccellenza Pasic e il dottor Trumbic? E gl'Italiani di Dalmazia, per parte loro, invitano l'on. Bissolati ad af-' frontare quelle poche e pochissime ore di mare che separano la costa occidentale dell'Adriatico dalla costa orientale, e a sbarcare in Dalmazia, a farsi un criterio proprio della « tenue e tenuissima minoranza » italiana. Non dubitano ch'egli sarà loro, riconoscente di offrirgli occasione per ri-, credersi da uno dei niù madornali errori-' — E l'on. Bissolati continuai • NO: la questione e di sapere ae nell'intere^ dell'Italia, nell'interesse della sicurezza d'Etrfbpa, da nuove minacce germaniche, nell'interesst: di una du-rcvc'.e ■»:,«•, tali tutele e garanzie dattorno essere effettuato mercè l'annessione. La quaslione «-mura, un nufito. sembra una roccia delia 'politica italiana; e invece in essa £ lutti Ja linea, tutta, la sostanzanon pure deus politica Italiana ma di. tutt.-i ia politica europea. Da) modo come sarà ritolta dipende:-! rutto il nostro avmurc». ■l'iE, per questo periodo, gl'Italianii di Dalmazia battono le mani all'on. Bissolati. Certamente! Se la vittoria dell'Intesa contro gl'Imperi Centrali ha significato liberazione dei popoli oppressi dalla tirannide stra nieia, rivendicazione dei diritti nazionali d'ogni popolo, trionfo delle idee democratiche di autonomia e di giustizia, la qùistione della Dalmazia non è soltanto ilaliana, non è soltanto europea.^ mà moli. diale: poiché appunto i Dàlmati chiedor- che, dopo la liberazione dalla tirannide austriaca, che si esplicava pei loro nel ihò'doJ più nefando col sovrapporsi dell'immigrato! elemento croato, non venga loro imposta h| stessa tirannide croata, con nome di Jugo slavia 6 di Panserbià; e chiedono che sirloro riconosciuto il diritto di ricongiunger; in libertà alla loro famiglia nazionale, alla madre-patria Ttalia. Ed è verissimo che l'avvenire dell'Italia e il durare della pace europea dipendono direttamente dalla soluzione del problema dal maio : perchè una I Dalmazia divisa dall'Italia o abbandonati;, alla .Iugoslavia, sarebbe Ber l'Italia un polmone sanguinosamente reciso; e in essa In provocazione dell'elemento ci-ònto" usurpatore non mancherebbe di .suscitare tu ribellione violenta dell'elemento italiano: allindi repressioni spietate c'a parte d-it Governo Jugoslavo; quindi necessità d'intervento che s'imporrebbe all'Italia;- e la pace europea nuovamente compromessa. Ancora l'on. Bissolati continua: «La .Iugoslavia è, o signori. E nessuno può.fare elio non sia ». — Dato e non concesso che la Jugoslavia «è», e, caso mai, dentro i sur» naturali contini: nei quali la Dalmazia, xih geograficamente, ne etnicamente, -né s'ori camente. né demograficamente, proprio non c'entra: se ne stacca, anzi, se ne prosciiide cosi fondamentalmente o così evi.o]ehtetiicmo che, per tentare di farcela rientrare, i pai'-, tigiani jugoslavi debbono falsare, capovol-: gere e geografia ed etnografia e storili o demografia c.... senso comune. Ho qui .sott'oechio una carta della Jugoslavia, dulie pretese, cioè, jugoslave: lasciamo a parto che da c?sa apparirebbe che l'Urighériti Meridionale e il Biiiiatò sanò nopulati da slavi, che slave sono la Macedònia e la Tracia, slave la Corinzia, e la Stlria Meridionali, slave l'Istria, Trieste, Gorizia. Udina... U-. sciamo da parte queste amenità: c'è qua!-, che còsa che supera ancóra tutto; ed è che., per dimostrare meglio l'unione'della Daimaiia con i paesi della Jugoslavia, l'autore o gli autori della carta, che-pretenderrebbe d'essere geo-etnografica, hanno 9O0C plicemente soppresso la cotona delle Aj,^ (A

Persone citate: Meraviglia, Udina