Per dare sostanza di vita alla pace delle Nazioni

Per dare sostanza di vita alla pace delle Nazioni Per dare sostanza di vita alla pace delle Nazioni Abbiamo affermato che il problema dell'Adriatico non è problema d'un più o di un meno che si possa misurare, o perciò' risolvere, con semplice spirito di equità e di moderazione, tèuando urgono distrutto l'impero ond'essi erano parte, a vrebbe dovuto esercitare una profonda impressione sul loro animo, suscitare una alta ammirazione per il popolo che l'ha riportata. Ed invece <t il merito dello sfacelo dell'esercito austro-ungarico alla fronte italiana » è a un merito « che gli Italiani <c si attribuiscono », ma che non hanno. (La parola dei Serbo-Croati-Slo veni, Zagabria, 4 gennaio 1913). Fin quando « gli Jugoslavi si batterono da leoni sotto Boroevie per difendere le loro terre, tanti tentativi all'Isonzo rimasero infruttuosi i>. Solo « quando fu assicurato agli biavi che. gli Italiani non avrebbero invàso il loro territorio, gli Slavi cessarono ai essere i nemici tecnici dell'Intesa o gli Italiani giunsero alla vittoria ». (Nuova epoca, Zagabria, 4 gennaio). « Le divisioni italiano neppure poco prima dello sfacelo dell'esercito austro-ungarico ebbero alla Piave il più piccolo successo, e Io sfondamento fu allora effettuato dalle divisioni inglesi con la collaborazione delle truppe slave, che, dalla parte nemica, abbandonarono il campo di battaglia ». (La parola, Zagabria, 4 gennaio). « Affermare che l'Italia ha battuto l'AustriaTJngheria, rincalza il Dr. V. Kuhne, o distinto amico » del giornale La Serbie, è ingannare se stessi e gli altri. L'Austria-Ungheria c crollata interiormente non in grazia a Vittorio, ma grazie all'attività distruttrice dei suoi stessi popoli, e l'Italia non è venuta che all'ultima ora per compiere il crollo, quando Serbi e alleati avevano già toccato, con marcia fulminea, i confini del Danubio e della Sava » (La Serbia, 30 die. .1918). Poiché dunque gli Iugoslavi sono i veri uccisori, devono anch'essere gli eredi dell'ucciso, e Lo Stato jugoslavo — fa dire il Foglio del mattino ad un «t noto uomo di Stato, francese in Berna » - lo Stato jugoslavo | occuperà nell'Adriatico il posto della ces-isala monarchia e dominerà il mare Adria le passioni primordiali e i bisogni eie- j mentavi d'una razza ardente che ha una! feae assoluta nel proprio avvenire, le j virtù nazionali non bastano più a diri-j mere i conflitti. Ed c il caso degli .lugo-1 slavi. La passione t'ho li trascina è gò'si cieca ch'essi non sentono che il proprio ardore e non valutano più la forza con | la quale contendono. Si direbbe che la | vittoria dell'Italia sulla Piave, che pur hajtico... La Francia crede che la Jugoslavia sarà lo Stato che nei Balcani ne assumerà la supremazia militare ». (Foglio del mattino, Zagabria, 2 genn.). Come legittimi eredi gli Jugoslavi si erano già impadroniti della flotta austroungarica: con la rivolta di Cattare non riuscita, nel febbraio del '18, con la ribellione di Pola del 31 ottobre, a II movimento nazionale jugoslavo, il cui soffio penetrò fino noi più remoti villaggi, doveva a più buona ragione guadagnare le popolazioni del litorale dove si arrolano i marmai, guardiani del mare, il cui possesso deve assicurare allo Stato nazionale libero, le comunicazioni con tutto il mondo ». L'affondamento della Vinbus Unitis fu a uno sciaguiato destino ». (Bollettino Jugoslavo, dicembre 1918). Cotesta coscienza di avero « combattuto con lotta tenace contro gli Imperi centrali in tutto il mondo non solo ma nella stessa Austria », e di avere perciò a grandemente cooperato alla causa comune », fece affermare subito ai. rappresentanti delle varie popolazioni slave convenute a Ginevra dal li al 9 novembre, cue a la Nazione serbo-croato-Blove.na non si considera punto come Nazione vinta, ma come Nazione alleata » dell'Intesa. E come Nazione alleata protesta contro le occupazioni italiane. Quando una Nazione ha sostenuto per la libertà « i gravi sacrifizi del popolo jugoslavo ». essa ha <t la libertà ed il diritto eli disporre di se stessa », e l'impedirlo potrebbe causare o terribili conseguenze ». (B. I. S., die). Ma fin dove si estendono cotesti difitti ? La risposta è elata dallo Statuto del Consiglio nazionale di Zagabria, a II Consiglio dei Serbi, Croati e Sloveni è la rappresentanza politica degli Sloveni, Croati e Serbi viventi in Croazia, in Slavonia, in Dalmazia, a Rijeka (Fiume), in Bosnia Erzegovina, Istria, Ungheria, a Trieste, nella Carniola, nella regione di Gorizia, in Stiria e in Carinzia ». a L'organizzazione del Consiglio Nazionale si ionda sul principio territoriale, cioè che ciascuna delle nostre province invìi al Consiglio Nazionale un delegato ogni 100 mila abitanti. Cosi la Carniola, la parte slovena della Stiria, la regione di Gorizia, la Carinzia e Trieste hanno diritto a 14 delegati, l'Istria a 3, la Dalmazia a 7, la Croazia Slavonia con Rijeka a 28, la Bosnia Erzegovina a 18, gli Jugoslavi dell'Ungheria a 10 dolegati ». (B. I .S., die). Fa pertanto parte della Stiria qualunque terra ove, in qualunque modo, si parli slavo; e tutti gii Stati tutte le terre hanno infatti inviato a Zagabria i loro delegati. C'è dunque una coscienza intransigente d'un diritto assoluto che non ammette limitazioni per parte altrui, che non consente concessionL.per..par.to»,prqpria.. Ogni limitazione è violenza, suggerita da ambizioso e sfrenato imperiaiisase; ogni concessione è debolezza. <r L'Italia *♦* si accontenta di aver liberato sò stessa, ma vuole occupare territori tedeschi, slavi, albaaesiz S^^sà^J^^.Jt.--iÀ3T*n^ gcblatt, 29 die, citando da un giornale I scroato). Ma gli Slavi non si lasceranno mai sopraffare. « Noi non acconsentiremo mai che i nostri fratelli di qualsiasi territorio del trino Stato vengano sotto ,arlp (f popolo slavo rimanga fuori Sta to e sotto dom,n,° damerò ». (ld.). Nem il dominio italiano. Pretendiamo il di ritto di auto-decisione del nostro popolo, e che la pertinenza nazionale e statale sia stabilita da libera votazione ». E non è il grido d'un solitario; è la risoluzione présa il 6 gennaio dinanzi «il Teatro na zumale di Zagabria da >'10 mila persone appartenenti a tutte le classi e a tutti i ceti della Nazione. (Poster Lloyd-, 7 gennaio). Non per nulla il vice-presidente del Gabinetto jugoslavo, Korosec. diceva pochi giorni appresso al corrispondente dell'Est: « Non permetteremo mai che quasi mezzo milione di croati e di sloveni cada sotto il dominio straniero. La sponda orientale dell'Adriatico ci appartiene; non possiamo permettere che il territorio costiero croato, uè l'Istria, né Fiume, né Trieste, né il goriziano cadano sotto il dominio straniero ». Non è questione d'una città o d'un paese piuttosto che di un altro, or L'ultimo villaggio jugoslavo » lia lo stesso valore di Gorizia, eli Pola, di Fiume, di tutta la Dalmazia. Che si riferisca ad un paese, che si riferisca all'altro, il criterio di giudizio è sempre lo stesso: il diritto inalienabile del popolo slavo. L'essersi raccolto in unità di Stato non è punto d'arrivo, ma a il primo postulato per l'ulteriore lavoro in favore delia Nazione », afferma nel primo numero della Parola scrbo-croata-slovena '1 colonnello Milan Pribiceric. <i L'attuale nostra Jugoslavia è accerchiata. Grandi tratti di popolo e di terra nostra, come Gorizia, Gradisca, Trieste, Istria, il litorale croato e parti della Dalmazia soffrono il servaggio ». E sono tutte parti necessarie alla vita e allo sviluppo nazionale, a Separate da noi e senza queste parti il nostro Stato non è in condizione di funzionare, non può progredire, come l'aratro nou può arare se gli è tolta una parte- ». « Sono nostre e ci sono necessarie », rincalza il giornale, a Se non le difendiamo, esse serviranno di ponte per l'invasione straniera nelle altre nostre terre; se le difendiamo, ci serviranno di scudo contro tale invasione ». (La parola, ecc., 1 gennaio). La conseguenza dunque non può essere che una: <t assicurare il territorio in guisa che neppure la più piccola nuvnibpsesbSevplp(ld.). aera meno la più piccola parte. In questo tutti d'accordo. « Non l'Isonzo può essete il confine nord-occidentale della Jugoslavia, ma bensì la linea iinp-uistica che si elelinea circa 20 chilometrT ad-occidente id; <"'«„;„:„ /c;«.. à • \ I i urorizia ». (Giovenco, 4 gennaio) Per raggiungere cotesta « completa i , i vittoria dogli ideali nazionali » (Politica nazionale, 4 gennaio), non si guardano j le armi. La invocazione dei princ.ipii wil-1 soniani, il diritto all'auto-decisione dei po- ] poli soprattutto. Si saluta « il Presidente j Wilson come rappresentante del diritto e|delia libertà delle piccole Nazioni oppres se, c come profeta del diritto dei popoli a disporrò di sè stessi e della pace durevole per le Nazioni strette nella Lega delle Nazioni (Bull. J. SI., die). Si cerca di risvegliare e mettere contro di noi tutte le reali o supposte diffidenze e gelosie della Francia, ila non si temono, anzi si preparano le estreme decisioni, a Serbi, Croati, Sloveni debbono corno un sol uomo levarsi anche in armi, se sarà necessario ». (La parola, 1 genn.). Si solleveranno ci con entusiasmo non parlerà la spada ». « Gli Italiani riflettano — esclamò il borgomastro di Zagabria nella memorabile riunione del fi gennaio — che avranno dinanzi a sè l'una ed invincibile potenza militare dei Croati, Sloveni e Serbi ». Ed è appunto da cotesto stalo d'animo e da cotesta preparazione che sono germinale tutte le violenze di che i giornali sono pièni. Ma il racconto di coteste violenze nulla aggiungerebbe alla reo.ita che abbiamo tappresentata. Un gruppo di piccoli fatti, che possono per il momento essere anche soffocati, non cambia una situazione che deriva la sua ragione di essere da uno stato d'animo permanente. E la realtà sentimentale slava è che a l'Italia prepara nella Jugoslavia una nuova Alsazia ». Anzi, soggiunge il giornale che ciò scrive, « con nietoeli peggiori della Prussia, onde in forza di tali metodi cotesta nuova Alsazia può facilmente diventare peggiore dell'attuale : una nuova sanguinosa eri agitata Macedonia ». (La parola, ecc.. 1 genn.). Perchè la conquista d'ogni zolla di terra ove un cittaeliho parli slavo è per gli Jugoslavi « me todo prussiano ». E contro i metodi prus siani non c'è possibilità di transazione; o si cede vinti, o — se si ha la forza — ci si ribella per schiacciarli. Ecco perchè noi, pur combattendo con tutta l'anima la nostra battaglia al fianco di tanti altri per la costituzione della Società delle Nazioni, non abbiamo punto fede ch'essa possa sorgere come un corollario inevitabile di mutue scambievoli concessioni dei popoli. Le transazioni, le concessioni non possono aver valore dinanzi ad un assoluto sentimentale. Se si vuole veramente che la Società delle Nazioni diventi realtà, bisogna appagare cotesti assoluti. Tanto più che ossi non sono un fatto soltanto dell'Italia, ma di tutta l'Europa. E se noi ci soffermiamo più specialmente sugli Jugoslavi, è perchè il fatto ci riguarda più da vicino e può &£«e£je ffiù facilmente com£re«p dagli Ita* liani. Ma il fatto irlentico si ripete per tutti i popoli che fanno cerniera fra ì'A- driatico e il Baltico, che si intersecano, ■ frammischiano, pigiano, urgono scambie- i i - j. i.-xi.: • -l: : ivolmente e, mentre tutti rivendicano i | propri diritti, si accusano e sono scambie- volmente accusati di feroce imperiali-1 smo. Una soluzione meramente nazio- naie del problemi nazionali europei e un'utopia, che possono benissimo avere vagheggiato uomini eminenti, ma che non perciò cessa meno di essere sogno ! inattuabile rjuando è in contrasto con la| brutale realtà. Se non si vuole dunque pascersi d'illusioni come meri filosofi, bi- sogna per una parte concedere alla realtà ! e per l'altra superarla nel momento stes- j so. E il superamento è annullale i prò- blemi nazionali nell'internazionale della Società delle Nazioni. iHanno i Governi e le classi dirigenti j europee la forza per compiere il grande'varco e dare così finalmente pace ai po-1 poli che essi stessi hanno infiammato con ! la promessa di cotesta pace? Uui sta il problema. Ed ecco perchè la discussione della Società delle Nazioni diventa la | grande pregiudiziale del Congresso dellajPace. Per noi e per tutti. Molti fanciulli; ingenuamente illusi in un sogno di na-izionale grandezza, che non può oramaijessere più grandezza, e pochi astuti in-1 spirati da enormi interessi possono gio-ì caie spensieratamente anche con l'inceri-j dio che attizzano; ma tutti coloro chei della meditazione della realtà e da unaI ,•_ -, • • j.i j„x - i acuta considerazione del futuro sono stati indotti a metteisi per la via generica del le concessioni, devono fare l'ultimo passo decisivo. Mantenere come disposiziono di animo l'equità che sinora gli ha mossi, ma combattere per imporre al Governo e a tutti i Governi la discussione della grande pregiudiziale. Purtroppo non è buon sintomo per il trionfo di essa che, dopo aver promesso una politica eli po poio, i reggitori di popoli incomincino le loro discussioni con il difendere il se greto. Di quante miserie e di quanto san gue grondi la politica del segreto lo sap piamo tutti per dolorosa esperienza. Sta ni popoli che l'hanno sopportata vigilare ora perchè la pertinacia della diplomazia non rimetta la storia per vie donde essi intendono che sia per sempre uscita, Il popolo italiano ha, per parte sua, in mille guise manifestato la sua non dubbia volontà. Da Roma la voce augusta del Pontefice ha accomunato nella stessa cristiana pietà tutte le genti umane acca sciate nella profondità dello stesso dolore, La dottrina della Chiesa lo sollevava sopra alle contese delle nazioni alla visione della fratellanza universale. Immersi nel- 'la ferocia delle loro passioni i popoli non' lo seppero allóra ascoltare, anzi ; più' gretti lo accusarono di tradimento, come se chi parla in nome dell'universale pos- ... _l,l...,i:_„ „11„ i ;.. ,1..: ..„„*:„,„„ t; sa obbedire alle angustie dei sentimenti particolari. Pur è confortevole oggi elio una dottrina universale animi la forza politica dei cattolici italiani, i quali mostrano per più indizi di voler seguire, anche come partito, la strada a loro segnata dal proprio Capo religioso. I socialisti, per le stesso teorie ohe professano, spingono lo sguardo sino alla fratellanza del proletariato universale; le vario frazioni della borghesia intelligente, con il resistere alle intemperanze campanilistiche che qua e là tendono ad esorbitare, mostrano chiaramente quale sia il sentimento animatore della loro azione. Forse in nessun altro paese del inondo il pensiero di Woodrow Wilson è diventato come in Italia coscienza e sentimento motore doli'opera popolare. Ma il popolo rinunzia sull'altare, della pace. Perdi pace avvenga, e sia duratura, nessun popolo deve essere sagrifìcato, ma tutti si devono accordare, o volere che i loro duci si accordino, nella comunanza della Società delle Nazioni. d'Italia non è che un elemento della vitaeuropea, e nessun auro popolo ha egoisti-camentc diritto di chiedergli la grande

Persone citate: Bollettino Jugoslavo, Woodrow Wilson