Le imprese e gli affari di Re-Riccardi

Le imprese e gli affari di Re-Riccardi 61 gsrsscesso Cavatina e complici Le imprese e gli affari di Re-Riccardi Roma, 15, notte. Molte, folla anche oggi al processo Cavallini. Re-rttceardi appare impaziente di riprendere il suo interrogatorio. Prima, però, avvengono alcuni chiarimenti sul verbale dell'udienza di ieri. L'avvocato militare, colonnelli Tancredi, fa meglio chiarire in verbale un'affermazione di Be-Biccardi, il quale, a proposito della fondazione del giornale, disse ilie i fondi sarebbero stati forniti rial Kodivè. Esaurita la campagna per il riavvicinamento con l'Inghilterra, il giornale avrebbe potuto essere rilevato ad ottime condizioni da una Società, cui Re-Riccardi avrebbe pensato a trovare aderenze, e, fra queste, l'appoggio dell'editore francese di musica Clioudens. Esaurita la lettura del verbale. Re-Riccardi è invitn'o dal presidente a proseguire il suo interrocratorto. Egli comincia con l'affermare rlie, avendoci meglio pensato, nel giorno del convegno ili Nateli egli non si trovava neppure a Torino. Egli giunse da Roma a Milano il mattino rie! 18 ed a Torino soltanto la. sera dello stesso giorno, mentre presumibilmente il convegno fu tenuto noi pomeriggio. il presidente promette elio sarà poi chiarito questo punto. Re-Riccardi assicura di non aver viaggiato iti quell'occasione con Ann aratone, e quindi protesta contro le parole dell'atto di accuso, che. a proposito dell'incidente CaiValllnl-Hanau. parla di rapporti tra i soci. « Io — dice — non sono mai st-ato socio ili Cavallini, ria di Hansu ». A proposilo delle 10 mila lire ricevute ùa Cavallini, afferma che. questi, anni, prima, aveva ottenuto che Re-Riccardi ed Annnratonc partecipassero al finanziamento di un'impresa per ottenere la concessione di un grande Casino, tipo Montecarlo, presso Barcellona. Secondo Cavallini, le azióni, emesse a L. 500, avrebbero raggiunto in Borsa, appena quotate, somme favolose. Invece l'affare tramonto sul nascere. Le 1600 lire ricevute poi a Torino costituivano un prestito momentaneo richiesto da Pie-Riccardi' a Cavallini per aiutare una signora, i.ho si trovava in bisogno. Passando all'affare Manali, Re-Riccardi ricorda che Cavallini un giorno gli disse, elio Hanau. al quale aveva affidato incarichi giornalistici in Francia, .lo aveva imbrogliato. ReRiccardl consigliò Cavallini di rivolgersi alla Associazione della Stampa. Piti tardi. Cavallini gli propose di risolvere, come arbitro, la sua divergenza ron l'IIanau. l'Accettai di incontrarmi con entrambi a Torino; ma trovai che. i due si erano già messi d'accordo prima che io giungessi. Hanau scrisse ripetutamente che mi avrebbe fatto partecipe di nn grande affare. Senpi che voleva lar pratiche per separare la Turchia dui tedeschi. Allora io non ne sanavo nulla. Hanau si lagnava porche Cavallini si era sostituita a lui nelle pratiche con Rrinvid, e riteneva di vincolare meglio Cavallini dicendo di interessare anche ine. Ma tutto fu discusso fra loro, senza che. io potessi recarmi a conferire, invece di essi, col Kedivè nn-r?:4'.iarriìT Gjiiflas:.* ai Henen He-lficcarci" dichiara che nulla sa c nulla pilo dire di Rriand. Loustalot, Comhv, ecc.. e passa a parlare delle relazioni che ha avuto con Caillaux. .. Visitai — egli dire — due o tre volte àlVHtitel Iiussir. il signor Caillaux, ina pre-, venni il d. rettore generale della pubblica sicurezza che avrei potuto presentarlo, ne) caso che un colloquio potesse essere desiderato 0 ritenuto opportuno da parie del nostro Governo. A questo punto debbo dichiarare che, se avessi allora potuto sospettare che avvicinando Caillaux avrei fatto cosa sgradita àll'àmbnsciatore Barrerò o a Cleniencoàu. col nuale fui sempre in ranporti di affettuosa deferenza, uri sarei astenuto dall'àwicfnare1 1 ex-presidente del Consiglio francese. 11 Vigliani si riserbo di danni la risposta. Prese ni riguardo istruzioni dal mistro Orlando, ed in seguito mi pregò di accompagnarlo da Caillaux. Lasciai VlKtiani e l'es-prestdente soli a discorrere, mentre io mi ritirai in rilsparie con la signora Caillaux. per dare, agio ni due di conferire a quattr'occhi. Dice la ; sentenza che il li ebbe luogo una colazioni* 0,1 Gistello dei Cesari, a cui parteciparono' Caillaux e Re-Riccardi. Verissimo: fu ima co-j lnzione d' cortesia; durante la quale nessu-j no parlò di politica. A proposito del progettato colloquiò rìi Sa-1 landra con Caillaux. ebbi a dire die l'appivz-' zamerii/i di Bruncardi — il quale scrivendo a Cavallini dava rie! i porco * a me e ad Arnaratoue — era errato. E' vero che sono stat > con Caillaux a pranzo dalla marchesa Ricci, ma anche li non si parlò dì politica. La sentenza dice cha Cavallini e soci facevano avvicinare Caillaux da- giornalisti e da uomini politici neutralisti, fra cui Scarfoglio, Bruno di Relrnonie, ed io, portandolo poi da Rema a Napoli. Io non fui mal neutralista., nè sono andato a Napoli quando vi si trovava Caillaux. Interno a lui, secondo la sentenza, tessemmo Intrighi io ed Hanau tagliando fuori Cavallini. Conservai rapporti cordiali con l'ex, presidente dt! Consiglio francese fino alia fine del 1017. L'intrigo consiste nella presentazione di Hanau a Caillaux. Hanau rui pretto di metterlo in rapporti con Caillaux. di presentarglielo. Mentre Caillaux era in Italia pensai di parlargli di lui quando l'occasione mi si fosse nresentaia: altrimenti l'avrei presentato alT'exPresidente in una mia prossima gita a Parigi. Infatti, una sera trovandomi al Quirino ed avendo scorto Caillaux in un palco, andai a fargli visita. Durante un intermezzo, passeggiando iti un corridoio, colsi il desno e gli raccomandai Hanau come giornalista intelligente e di valore. Il giorno dopo scrissi ad Hanau una lettera mezzo burlona, come solevo fare con lui. e magnificai esagerandolo, il servizio che gli avevo reso, dicendo che la mia raccomandazione era siala calorosissima. Dichiarazioni politiche di Re-Riccardi L'imputato ripete le circostanze già note relative alle azioni del « Tibiaaho »~ una località come Montecarli, dove avrebbe dovuto, secondo quanto diceva Cavallini, sorgere un magnifico Casino. Cavallini nella prima veracaia^ 11)15 mi restituì ie 12 mila lire per il rimborso dei titoli di un affare andato a male e mi promise che avrebbe restituito le seimila lire ad Anjiaratone. Le 1500 lire che -vbbi in giugno a Torino mi vennero data a titolo di prestito, e mi servirono a completare uni somma che mi era stala richieste da una signora per evitare la vendita dei suoi mobili sottoposti a sequestro giudiziario. Restituii presi! la somma a! Cavallini. Mi si è voluta quasi fare un'accusa per la tuli devozione verso l'ori. Giolitti. Ora lo dichiaro, a lidie se questo mi dovesse nuocere che Mino onorato di aver conosciuto quest'uomo che ho ricercato corno, per fini non politici ho sempre cercato di avvicinare tutti gli uomini in visti». In ho -sempre pensato che. se la politica può cambiare come cambia, la monarchia rimane-, ora. per me, Giolitti è sempre stato riiuino che ha avuto l'amicizia di duo nostri sovrani, Umberto e Vittorio Emanuele IH. Per me-, che non sono uomo politico. ma che sono più ì non archi co dei gradini del trono: che indossai !;j divisti da uiiìciale iter undici anni come oggi l'indossa mio figlio, egli ha sempre avuto un titolo incomparàbile di insospettabilità: quello di essere cugino dei Re. Forse qualcuno fra noi si sarà trovato a largii il viso dell'armi Ma io non sento ora, scio perche egli non è al potere, di farmi credere lontano da lui, come molli hanno fatto. Dei resto io non lui avuto da Giolitti cho un solo favore: c tu quando ini recai a Palazzo Brasctii, in occasione del terremoto di Calaliria r Sicilia ne! 1908, por chiedergli un salva, condotto perchè volevo recarmi nei paesi d<vasiati a portarvi con la mia automobile viveri, medicinali e vestiari — semine del mio, s'intende, perchè non avevo avuto dal Governo neppure un centesimo. Sono stalo nominato cavaliere da (ìuiilo Baccelli, e commendatoli! da Leonardo Bianchi. Quanto all'accusa di neutralismo, essa è per un; in^iuatiheata. Il ccitailogo détte opere teatrali di mia proprietà e costituito quasi tutto da opere francesi; un disastro della Trancia sarebbe stato un disastro anche per ine- A questo punto il Presidente sospende l'udienza per pochi minuti. < Gli affari sono gli affari •. Bipresa l'udienza, si continua l'interrogatorio di Re-Riccardi. Egli, dopo aver detto, a proposito dell'episodio Caillaux, che non conosceva l'on. Bruno di Belmente, cosi continua: — A proposito di Cavallini, la sentenza dice: SI dedica a molteplici loschi affari a BoDia con ne-Iucc&rdi c Buonaiuio, affa*» dell'acciaio, dell'anestetico di ipopsina, ecc. ». -- L'uf.ermazione e ingiustificata. Cavallini mi propose di offrire dell'acciaio al Ministero delle armi e munizioni, ma nulla si concluse- E se si fosse concluso, avrei diviso la provvigione con Cavallini ed alili. Proposi, sempre piegato da Cavallini, l'ipopsina Vaccari al teiienle-roionneV.o Margotta, al generale professore Rho, ispettore sanitario della Regia Mar.na, l'affare non si concluse. Ma anche qui, se si fosso concluso, avrei avuto una provvisione da dividere con Cavallini ed altri. L'Ipopsinii Vfieen'r! a un ottimo anestetico, usato da molte celebrità di Torino, come dal professor Cane, i.i .1 uri cianci, ed c adotlato nell'Ospedale Mauviz.ano di Torino. Il tenente-colonnello medico me ne. richiese delle Paletto per uso dei suoi olienti, avendolo trovato ottimo ed efficacissimo. Dove sono, dunque, i loschi affati ? Per quanto si riferisce al linguaggio convenzionale, adoperato per il tentato acquisto del Secolo, del Messaggero e della Gazzetta del Popolo, credo di essere, slato io a suggerì-e. che i due primi g-iornali, cosi francofili, venissero chiamati ..Repertorio Dumas», e la tìnzzr.ttn del Popolo col nome di <■■ Repertorio Popolare Torinese », Sapevo benissimo che in quel iempo la censura non avrebbe lasciato passavo i! nome dei giornali. Del resto, quando io avevo incaricato il barone Passini, persona supcriore a qualunque sospetto, di volermi indicare il prezzo del due giornali. Savolo e Mcsaaf/aero. anche egli ini telegrafò, indicando come « Fabbriche di Roma e Milano ». i giornali di cui era questione. Per i miei affari teatrali era mia consuetudine, d'altra parto, dì adoperare una terminologia speciale telegrafica. Ricordo che, scoppiata lu guerra, Ugo Piperno mi scrisse da Buenos Aires, dove si trovava, chiedendomi il permesso ili rappresentare il « Ferro », di D'Annunzio, e proponendomi mille lire a .. forfait », od ti 10 per cento sull'introito delle rappresentazioni. Io, che mi fido poco det - bordereau » americani, risposi telegraficamente: ■• Ferro, accetto mille, rifiuto 10 per cento ». il telegramma mi fu respinto, pereh* la Francia e l'Inghilterra., che erano in guerra, non potevano ammettere questo negozio di ferro. Invano feci comprendere elio si trattava di una tragedia: ini toccò, per Tar passare il telegramma, di spiegare ogni cosa, parUcolarcggiatainènté. Nulla di grave, salvo che ogni parola mi costava otto lire e mezza. Un'altra volta telegrafavo, a proposito di una commedia di Bataille. io telegrafavo semplicemente: «Donna Nuda, TfrO franchi». Il telegramma fu trattenuto, ed un ufitc-ale telegrafico mandò a chiamarmi e gridò con sdegno: -Ma. egregio signore, certi affari r otre ohe ben trattarli per lettera ». (Rarità vivissima; ride anche i! Presidente). 10 sapevo solo che Maria era in Kedlvc, e l'Impresario era il suo segretario, clic trattava gli affari per tutti, e ritengo fosse laghen. Altra volta sentii dire che « Cugina Marta » ora Martini Ho capito che con la parola: r impresario principale », Cavallini alludeva al Kedivè, mentre Jaghen era semplicemente ■ impresario ». Ho finito, signor Presidente', o ciucilo perdono della prolissità della mia deposizione. ?i consideri che ehi paria è un galantuomo, hi, un galantuomo, che da 11 mesi si trova sotto l'accusa più infame e tremenda che si possa abbattere su un uomo: quella di traditore, della Patria! 11 Presidente rinvia l'udienza alle ore 9 al domani. Il processo per l'affondamento della "Leonardo da Vinci,, s'inizierà il 20 Sonava, 15, notte- La sera del 5 agoslo 1816, nel Mar Piccolo di Taranto, saltava in aria la cor.izy.ala di linea Leonardo da Vinci che vi si era ancorata in pieno assetto di battaglia. Niun dubbio possibile che non si trattasse d'un criminoso attentato. I lettori ricorderanno il freni Po d'indlgnazlcae e l'empito di dolore cne pervase il Paese quautto, malgrado io circospczioni delle Autorità, fu noto che nel disastro erano periti circa 350 tra ufficiali c marinai, 0. che In bella nave, era completamente perduta. La distruzione della Leonardo dn Vinci era avvenuta mediani* l'esplos'one della. Santabarbara, « di poppa provocala dn un apparecchio incendiario regolato a tempo con un congegno di orologieri:!. Un'inchièsta severa 0 minuziosa condusse alla scoperta degli autori dr-ll'altoniaf-o. i quali agivano d'intesa coi nostri nemici od al soldo di essi. Dopo una lunga istnittoria, nella quale concluse l'avvocato genora-ls miKtaro commendatore Tommasi. furono finalmente rinviati avanti alla Sezióne del Tribunale militare di .Spezia, sedente in Genova, presieduta dal capitano di vascello conte. Gino Ducei: Cim1 no ruta Ernesto di Vincenzo, d'anni 52, da Caste Ramare di Stabbia: Crisaiolo Luigi di Matteo, d'anni 34, di Cartel laniere di Sl-ibhia: \reonte Giuseppe di Attilio, d'anni 27, «a •Retano ; Climentii Ida di Giorgio, d'anni 41, da Casaredo ( Trentinoi; Gaeta, Giuseppe fu Luigi, d'anni 33, da Salerno, e Vincenzi Enea, da Modena. E=st sonn imputati del delitto previsto e represso dagli articoli ì;l e .Vnì de) Codice penale, civile e da-'li «riicoli 73 e OiO del Codice penale militare, per avere, nell'intenzione d. tradire, tenute intelligenze col nemico tali ria arrecar danno alla difesa militare marittima dell'Italia: — del delitto di cui agli articoli :w, e «Hi c. P. M. M. per avere procurato al nemico informazioni tali ria nuocere alle operazioni di guerra e da compromettere la sicurezza delle navi da guerra c mercantili, degli arsenali e stabilimenti: della marina, operando in correità tra loro: — del delitto di cui agli articoli 39, 7i II. T e (ili) C. P. M. M., per avere, in corrcltfi tra loro e con altre persone rimaste sconosciuto, in Taranto, nella notte dal Q al S agosto Ulti fatio affondare nel Mar Piccolo la regia nave Leonardo da Vinti. Narra l'alto d'accusa cho il Vincenzi', ■tetro ziatite di Modena, colla cooperazione del Cimmaruta, commissario di P. .S. in detta cltti'i, al principio della guerra si fece accettare dal nostro Governo per laro operazioni tf. controspionaggio presso al nemico. Ciò invece non era che unti strattagemma per potere impunemente 0 senza destare sospetti, compiere lo spionaggio ai danni dell'Italia e in favore dell'Austria, colia quale già era On intelligenze. Egli potè infatti, colla complicità del clmmaruta, dell'Arconte, «lei Gaeta e della CI Inventi, tornire al nemico notizie di caràttere militare pregi urM zie voli alla nostra difesa speciaiinento mariti ima: eri infine, colla correità del Crisci.tolo, segretario del comandante dulia Leonardo da Virici, provocare In distruzióne di questa nave nulle circostanze surriferite. La discussione dèi processo doveva iniziarsi stamane, ma con ordinanza presidenziale essa fu improvvisamente rinviata al giorno io corrente.