Caillaux in Italia e l'affare dei giornali

Caillaux in Italia e l'affare dei giornali Il processo Cavallini e complici C Caillaux in Italia e l'affare dei giornali Inizio dell'interrogatorio di Re-Riccardi , Roma, 14, notte. Molta folla stamane al processo Cavallini. Desìi imputati mancano sempre iDini c Buon.inno. L'aspetto di Cavallini stamane è ■limilo di un uomo sofjerentissimo. Egli, prima nella «abbia, poi sulla sedia dei testimoni, appoggia la lesta Sul braccio destro e si abbandona in un letargo profondo di tulta la persóna. E' pallidissimo. Quando parla, per ottenere dal presidente una lieve rettifica del verbale, la sua voce ci giunge come un lamento. Esaurita la parte del verbale che riguarda le contestazioni latto a Cavallini, questi rientra nella gabbia e viene sostituito da Llrunicardi al banco dei giudici. Caillau» a Honta Lotto il verbale, si riprende l'interrogatorio dell'imputato. Brunicardi, occupandosi ora dell'affare Caillaux, dice: « Dopo qualche giorno cito Caillaux ora- a Roma, fui da Cavallini invitato a pranzo: escludo clic al pranzo assistessero fican'oglio e Re-Riccardi. Gli invitati erano diversi; fra essi vi erano j neutralisti, interventisti e apolitici. La per ì?p?a più importante della politica neutra ! ! i e a l . i o i o o ¬ i . o e a , u ! o i i o i o ù i a: i i l l a aodi e ami igmti di lista era il deputato Del Balzo. 11 pranzo passò senza alcun brindisi e fra. discussioni insignificanti. Dopo sì stabilì intorno a Caillaux un piccolo circolo politico, nel quale provaleva la figura dell'on. .Del .Balzo, che parlava dell'immensa influenza di Giolitti, assicurando che se si fosse associato al partito socialista ufficialo avrebbe guadagnato la grande maggioranza e sarebbe stato il vero padrone d'Italia. Io mi limitai a diro qualche cosa in senso assolutamente contrario e me ne andai. Nell'anticamera trovai la signora Ricci, la quale mi chiese la ragiono del mio sollecito allontanamento. Risposi che. il vento politico che spirava nel suo salotto era troppo neutralista e che perciò io ini sentivo a. disagio. Ella, ridendo, disse: «Voi invecchiate e non capite niù niente di politica ». 11 mattino dopo ini telefonarono dal l'Hotel de Russie, che il signor Caillaux desiderava vedermi. Andai da lui all'albergo verso le 9. Caillaux cominciò col chiedermi infoi inazioni di Cavallini e che importanza aveva avuta la sua condanna por il fallimento della Banca Lomellina. Risposi che non le era stata data una grande importanza, e detti, anzi, buone informazioni del Cavallini come uomo privalo, ma pessime come uomo politico. Aggiunsi che era meglio che diffidasse dei suoi consigli. ■ Caillaux desiderava da me informazioni sul vero stato delle cose in Italia, e noti mi nascose che aveva cercato di parlare con Giolitti, r-i gli dissi che sarebbe stato un gravissimo errore e eli», se egli desiderava conoscere la verità sulla situazione italiana, avrebbe dovuto parlare con i veri e più illustri interventisti, lomt Sa landra, Martini, Barzilai, e che io mi sarei prestato ben volentieri a tentan o. procurargli un colloquio con costoro, alla condizione però che egli mi avesse dato la parola d'onore che non avrebbe avvicinato Gioi;lii. Caillaux mi disse: «*V dò la mia parola d'onore ine, se perlero con Salandra e Martiro, noi; cercherò di vedere Giolitti ». Ebbe allora luogo un colloquio con Martini in casa mia. , Dopo il colloquio Caillaux parti per Napoli, ed io ivi rivolsi a Salandra per sentire era disposto d'incontrarsi t'jpn Caillaux, che era mosso sopratutto dal desiderio di parlare con lui per il dopo-guerra, in relazione a! problema finanziario. Ebbi l'impressione clic Salandra mi avesse detto die doveva a fine d'ai no recarsi a Napoli per una sua causa, e che là. avrebbe potuto vedere Caillaux. Seppi invoce che Salandra non poteva più andare a Napoli, ed allora m'indussi a farvi io una corsa di poche ore per avvertire della cosa Caillaux. Li» etnblguélà di Saillaux : > « Tornato a Rotila, trovai che una viva poS •••mica si era accesa intorno ulta presenza ni i Cd linux in italia. Nei corridoi della Camera, — continua Brunicardi, — nei circoli politici, j nei giornali si diceva che Caillaux aveva avuto lunghi colloqui col senatore Anneratone r con .'Ito-Riccardi. Salandra, dubitando elio tali colloqui fossero avvenuti veramente, non volle più vedere Caillaux e mi pregò di giustificarlo in qualche modo. Fu perciò 'che io scrissi a Cavallini quella lettera, del .".1 dicembre. Per fortuna essa fu sequestrala e rappresenta la. mia più efficace difesa, in quanto dimostra che io no dissenziente dai gruppo neutralista che aveva avvicinato Caillaux, e che mi lagnavo che Annaratoiic ed altri facessero apparire Caillaux diverso da quello che mi eia apparso. Io ritenevo in buona fede il Caillaux, clic ni! aveva sempre parlato con amore del nostro Paese e della guerra italiana. Una cosa ini impressionò: ia sera della sua partenza Caillaux pranzò ria Cavallini, presso il quale si trovava Rè-Ricoardi. Caillaux parti, dòpo avermi dato assicura;: oin che, appena arrivato in' Francia, àvrebbo tutto chiarito con Briand e che avrebbe fatto tali dichiarazioni per smentire la leggenda elio egli fosse neutralista e pachi sta, tanto più che aveva invece l'intenzione di costituire un partito dal titolo <• Ut Frali cus con l'Alsazia e Lorena». Da Parigi ini scrisse i he Briand aveva sparso nei corridoi della Camera la voce che Caillaux aveva fatto opera pacifista in Italia. Io lo aiutai rome potei a chiarire tutto con Briand, procurandogli la lettera di Martini, che è in atti. Le lettere eia Caillaux a me scritte, -ed allegate agli atti, sono tutte in senso patriòttico, ed io attendevo da un momento all'altro che Caillaux mantenesse la fattami promessa. Ma i mesi passarono invano ed io principiai a dubitare della sincerità di Caillaux. Quando cominciò la campagna di Hervé, io restai deluso e nelle rogatola» dell'Autorità giudiziaria francese espressi i! giudizio che Caillaux ■osse venuto in Italia con un programma ben diverso di quello di un semplice turista, poiché il suo vero scopo era stato quello di informarsi su! grado di resistenza del nostro Paese, Bruniserds c la giustizia francese n Risposi a diverse rogatorie, ed ebbi in quell'epoca, anelli- per cóuto di Bouclmrdon, da scrivere una relazione su quanto io pensavo circa la venuta e la permanenza di caillaux in Italia. La scrissi e la consegnai ali'ufliciale istruttore. Ciò spiega il telegramma ricordato nel memoriale del Cavallini e nel quale intendevo dire all'ufficialo istruttore che ero pronto a dare alla mia relazione sia la forma confidenziale di una lettera, sia quella formule di risposte ad una rogatoria. Avv. Pavone: — Vuol dirci, Brunicardi, dove sono Unite e che cosa contenevano le sue relazioni a Boucbardon? Brunicardi: — Dove siano non so; io risposi a. ire o quattro rogatorie e scrissi due lettere-relazioni, su richiesta di Boucbardon. In sostanza, dicevo che, dopo l'opera, di Caillaux in "Fiancia, io avevo cambiato Opinione sul •suo conto. Egli si vendicò facendomi passare per un agente provocatore francése, mentre io non avevo dato a lui clic buoni consigli. Av\. Romualdi: — I.e due lcllrro-relazioni appaiono in qualche modo in questo processo? Brunicardi; — Non ci sono. Avv. Manes: — Lei scrisse prima o dopo aver parlati) col giudice De Hobertis? Brunicardi: — Molto prima. Non ho dunque avvicinato Caillaux se non per metterlo in relazione *coi i più notevoli interventisti italiani, e non ho inai pensato, e non potevo avere il più pìccolo dubbio, che il contatto di Caillaux con Martini e Salandra potesse essere pregiudizievole agli interessi dell'Italia. Cosi finiscono le dichiarazioni di Brunicardi. 11 presidente chiede: «Lei conferma tutti i memoriali presentati, anche nelle parti alle quali non ha accennato ora'.' Brunicardi : — Completamente. Avv. Pavone : — Vorrei sapere se in quelle relazioni a Boucbardon, Brunicardi ha dotto qualche cosa di più o di diverso da quello che ha dichiarato ora. Presidente: — Ha già risposto di aver dotto le ragioni per cui aveva cambiatu idea sul conto di Caillaux. Lo dichiarazioni di Re Riccardi Brunicardi rientra nella gabbia. Quando passa innanzi a Cavallini, questi gli fa dei cenni e gli mormora alcune parole. 11 maresciallo dei carabinieri invita Brunicardi a tornare al suo posto. Si dovrebbero continuare le contestazioni a Cavallini, ma il president* aea easeado ttav putato perfettamente ristabilito, preferisce, procedere all'interrogatorio di ile Iliccardi. Ma prima concede un po' di riposo. Nell'attésa. Rè Riccardi si prepara all'Interrogatorio. Egli è contentissimo che sia giunto il suo turno. Si frega le mani lietamente; le appoggia, sorridendo, sulle spalle di Cavallini; dà qualche sguardo ai suoi appunti. Il Tribunale rientra dopo pochi minuti; il presidente fa uscire dalla gabbia Re-Riccardi, il quale, preso posto sulla sedia'dei testimoni, cosi esordisce : « Io non ho mai avuto un soldo di provenienza tedesca, svizzera o turca. Detto questo, io informo il Tribunale che sono da oltre 2a anni rappresentante degli autori francesi in Italia: da queste mie mansioni io traggo i miei proventi d'indole economica. Quando la guerra fu dichiarata, il Messaggero apri un referendum su'l'opportunità, o meno di boicottare sui teatri italiani la produzione tedesca, lo risposi (vedasi il giornale del tempo) esortando al boicottaggio, e siccome nel mio catalogo, tra molte centinaia di opere francesi ed italiane, figuravano tre o quattro opere tedesche, dichiarai per il primo di boicottare la. rappresentazione di esse in Italia. Sono stato nominato cavaliere della Lcgion d'Onore dal presidente del Consiglio, Clemcnceau, col quale fui sempre e mantenni costantemente ottimi rapporti di continuata dimestichezza. Ho un suo ritratto con affettuosa dedica e telegrammi di ricamino di auguri cordiali anche alla fine del 1917. Andando a Parigi, C'enienceau fosso ministro o no, sono sempre andato a trovarlo o sono sempre stelo ricevuto cordialmente. Sono poi sfato nominato, sotto gli auspici dell'ambasciatore Bari-ère, cinque o sei anni or sono, ufficialo della I.egion d'Onore. Ho voluto dire questo per dimostrare come, io non potessi avere ne" vocazione, nò convenienza di assumere delio attitudini contro gli interessi dell'Italia, nò della Francia, poiché io vivo del teatro francese in Italia, Sono innumerevoli i casi di consenso da parte mia a riminole dei miei diritti di autore per rappresentazioni date in qualsiasi teatro d'Italia a scopo di propaganda patriottica e di beneficenza per fenili, malati, orfani, ecc. Non esiste un solo caso in cui io abbia negato il consenso richièstomi. Ho sostenuto presso il ministro degli Esieri, ed ottenuto, onorificenze per autori francesi, cominciando dall'àllora presidente della Socìèlù de.!: Atitetiré Paul Hervieux: ho presentato-e messo in evidenza le opere di propaganda francoitaliana di Faure Cabrilo presso il Ministero degli Esteri: cito a testimone S. E. Borsarelll. Ho presentato a S. E. in stesso Faure quando venne a Roma, ottenendo por lui l'ufflciatato della Corona d'Italia. Questo guerra durante. Parimenti ho presentato a S. E. ■BorsareMi il marchese De Flers, ufficiale francese, redattore capo del Viga.ro, uomo di lettere eminente, e sempre guerra, durante. Ho accolto od invitato a casa, mia « dùjcimer, a pranzo, sempre, tutti gli uomini di fettore francesi che venivano a Roma. Questo prima e durante la guerra. Corrispondente di una rivista teatrale francese, te mìe corrispondenze firmate per intero - Adolfo Rè-Riccardi », dopo il resoconto dei teatri italiani, terminavano sempre con parole d'esecrazione por i tedeschi; posso esibire i giornali. Tutte le mie corrispondenze privai ì ;< Parigi (vedere i miei copialettere),'dopo trattati gii affari in corso, terminavano sempre colVtigurio di sconfitta definitiva, dei porri tedeschi. Non ho mai conosciuto od avvicinalo, né prima, nò durante la guerra; un suddito tedesco o svizzero, ed ho mantenuto sempre a Parigi i più cordiali ed affettuòsi rapporti cogli interventisti più noti, cominciando da Alfredo Capus, direttole del Viguro. 'Dirò in altro momento come abbia ottenuto da S. E. Si :ia lei a, allora ministro, con l'incarico di propaganda francoitaliana all'estero, di poter organizzare rappresentazioni francesi in Italia e italiane in Francia a scopo «ii propaganda: come sin andato a Parigi a mie spese e vi sia rimasto circa due settimane per la realizzazione del progetto, che condussi a termine con l'appoggio del nostro ambasciatore.' Sàlvago-Raggl. a cui ero accreditato dal ministro Sciatola, co! consenso del in'nislro delle Belle Arti francese e del direttore della « Cnrnédie l'rancaise ». Tutto era stabilito interamente, quando il disastro di Cappretto fece sospendere la ióvrnèc franco-italiana ed italo-francese che 10 avevo concluso, intendo premettere che io ebbi ed ho interesse ed inclinazione logica, e naturale ed anche egoistica di mantenermi, come condotta di cittadino, dalla parte della Francia, verso cui convergono i misi modesti interessi nel campo economico; onde, io avrei avuti) sempre tutto da-perdere e nulla da guadagnare. L'affarti Soitaiaaia Ro-Riccardi, dopo breve pausa. pas:,a all'episodio del baritono Soltnlana, e dice: « Avevo conosciuto molli anni fa il Sottolana quando cantava in Italia.. A Parigi, nell'autunno del 1917, venne i! SoUdiana al Oranti Unici, a propormi di portare, in Italia delle lettere suggellate a. Cavallini, lettere che non avrebbero potuto essere spedite per posta a causa della Censura.. Ricusai. » Cavallini — in dissi — è matto a rivolgersi a me per simile bisogna ». 11 Sottolana mi diede, ragione, poi si "feeo a narrarmi rome un giorno il Cavallini avesse volino che lo accompagnasse per ritirare uno cliùf/ua di un milione dal Crédit Lyonnais, somma, cui aggiunse circa altrettanto clic-pi'iluvu con sè o che andò a versare, a Bolo pascià. Appunto in miei giorni avevano arrestato Belo, ed i giornali ne parlavano. Mi disse il Soitolana che per questa sua. accompagnatura gli erano state regalate cento lire. Concluse pregandomi di un consiglio: doveva egli recarsi da] capitano Boucbardon ed informarlo del l'alto, 0 doveva serbare su ques:o v.:i prudente silenzio? GÌ! risposi: — Abbiamo, qui, a IParigi, un'Ambasciata ed un Ambasciatore : va da lui, raccontagli il fatto, prendi consiglio ed agisci secondo le sue istruzioni. « Poiché egli non conosceva rAi'flbascialore, gli dissi che avevo un appuntamento con lui all'indomani, per una toiifnéc di propaganda franco-italiana della u Comédlc Francaise » in Italia e della « Compagnia drammatica italiana» in Francia,, c che 16 avrei informato: 11 Sottolana accettò. Il mattinò seguente andai al convegno col marchése Sulvagó-RaggS e glt narrai sommariamente quanto il Sottolana mi aveva esposto. iL'Ambascialore fine chiamare il cav. Secchi, nòstro Questore alla Begia Ambasciata, e lo incaricò di interrogare il Sottolana. Il Sottolana fu interrogato, e di codesto interrogatorio si valse l'atto di accusa. Se io avessi avuto qualsiasi rapporto delittuoso, non avrei rifiutato di portare a Cavallini le lettere offertemi da! Sottolana, e non avrei- condotto io M Sottolana ad informare dell'accaduto il nostro Amiesciatore ed il Commissario di Pubblica Sicurezza a Parigi. « Quando rividi ti cav. Socchi, quest; mi domandò se sapevo nulla di una campagna giornalistica dì Cavallini in Francia. Gli risposi di no, e lo consigliai di rivolgersi ad Hanuu. Il convegno di Torino « Dice l'Accusa che il 13 aprile 1017 ebbe luogo, u Torino, all'Hotel Turili, un convegno tra Cavallini, Annaratoric, Naldi i J.igiien Pascià. Ebbene, benché in tale giunto io mi trovassi a Torino, all'Hotel Moderne, dove sempre discendo, non presi parte al convegno, e non seppi neppure che dovesse avere luogo. Io mi trovavo a Torino, ove andavo 'ogni quindici giorni per i mie-: affari, teatrali e cinematografici; « Si vuole che io abbia avuto da Hannu quattromila lire. I.a cosa non sussiste. I.o ha smentito egli stesso; tutta la nostra corrispondenza lo esclude. Debbo avvertire die le circostanze che mi riguardano nelle trattative dei giornali sono state così momentanee, cosi prive di qualsiasi effetto successivo, che non ne conservo precisa memoria in mezzo ai molteplici affari della mia azienda, che si succedevano di giorno in giorno; tanto è clic, sebbene fossi stato interrogato più volte ed a più mesi di distanza, dall'Autorità di !>uhbUca Sicurezza, io non mi curai dì rivedere la relativa corrispondenza. Io l'ho offerta tutto, cosi come era, e l'ho fatta trovare tutta, sapendo di non avere nulla da nascondere. Non l'avevo neanche esaminata, ne consultata, cosa che avrei fatto per pre- aaevstgetzcvrpszlecsstneiddafascdihasnlmctacUl«prctMullpellmcgccaSscmpiiè"mapcrp•i mCdbqgpCqdqgpdbdcazctporncdacscrazdsdreCairnf«ctCsnCvSlnfyaaDzMOvlzoeulecagtagclrsdca. . .. t.—:— "V . . - —- - : « , 1cisione di rtspoeta, se avessi avuto -il ricordo i^tUiHBMttatera Btwcwvnatt», I * Durante i pillili mesi del 1915, Cavallini aveva avuto occasiono di vantarsi con me di avere salvalo la vita. dell'cx-Rodivc d'Egitto e di Soggiungere che, - se avesse anche trovato il mezzo di far ricuperare al Sovrano spodestato quanto aveva perduto, la sua fortuna sarebbe stata fatta. Questo discorso vago, un giorno diede origine ad una proposta eoncrrt-a di affari, a cui io avrei potuto partecipare. Egli mi spiegò che l'ex-Auimlnistra ziono della Casa Kedivialo era riuscita a convincere il Kedivè che l'unica via per sai ve.re il patrimonio era un palese ed aperto riavvicinamento coll'Inghilterra, mediante la personale rinuncia al trono. Sulla base della sua. definitiva rinuncia alle proprie aspirazioni al Pegno, doveva essere facile la resti lozione de! suo patrimonio e dei beni degli ex-ministri, minacciati ut confisca.. L' attera del giornali (.-Disse. Cavallini — continua Ile-Riccardi — che il segretario del -Kedivè, con altri ministri, eia venuto d'accordo con lui nel pensare che il Ravvicinamento poteva essere determinato da una efficace propaganda giornalistica da farsi in Italia, la quale poteva essere solo fatta mediante l'acquisto di alcuni importanti giornali italiani. La speculazione dei iva va dal fatto che, tale operazione essendo transitoria, una Società di speculazione avrebbe poi rilevato i giornali a prezzo di favore. 11 Cavallini era solito a proparare affari, spesso àrditi, privi di esito: ma questo affare aveva una baso immediata : l'acquisto a mezzo dell'Amministrazione del KediVO e ir. speculazione successiva mediante, imi Società, lo risposi che, nei limili del mio hiieress?, quello teatrale, avrei partecipalo al rilievo dell'affare. Dissi clic, più che personale, il mio concorso poteva consistere nella ricerca di pertecipatori, sempre nell'atnliie-tto teatrale. E' vero che feci il nome di Choudens, grande editore teatrale francese, che dispone di numerosi giornali. In tale occasione Cavallini espresse il pensiero che occorreva mettere a capo del giornali Uomini noti ed influenti, e fece il nome dell'Viimr.-itone, quale capo per la parte animi«istintiva; e quello di Martini per la parte politica. Conseguenza di questi discorsi furono gli incarichi che eoli mi diede, incarichi che costituirono l'unico fatto da me attuato, di offrire a Pontremoli l'acquisto del Messaggero e del Secolo. Cavallini»Riteneva utile avere a disposizione, a Poma od a Milano, i' Mrsta-rgrro ed il Secolo, ed a Torino la Gazzella del Popolo, ha cosa mi seduceva, poiché, i giornali potevano servirò a lanciare eii 'i "r.stene.re le mie commedie. e Poiché io aridavo frequentemente a Milano eil a Torino e vivevo indirettamente nell'ambiente giornalistico, -conoscevo Pontremoli. Cavallini mi incaricò di chiedergli le condizioni alle quali avrete' -e-iuto i due giornali. In raso di riuscita, avrei dovuto cercale altrettanto a Torino. Io accettai l'incarico, e siccome sapevo che-il «Messaggero» apparteneva ari una Società, chiesi ai barone Santini il no.rne del componenti di essa. Egli si riservò di precisarmeli con un telegramma che difatti ricevetti a. Milano. Telegrafai, il !) masgioi a pontremoli ehiedentlo'rli un appuntamento per l'indomani dovendo trovarmi ii Milano per altri affari il 10 maggio. Lr Sr33!s]ive con '."ing. Pontremoli e li risultato del colloquio con Pontremoli è scritto su alcuni foglietti che io tenevo con "me, e che mi sono stati sequestrati. Mi riferisco ad es.-i. Rilevo da essi dioiche di un affare proposto e non riuscito, a. memoria dopo ninsi quattro anni, non ricorderei gli estremi) che Pontremoli specificò le vario fonti di reddito del «Messaggero» e raggiunse la complèssiva cifra di tao mila lire'annue, e <-.on•i ìijkj' con una corrispondente richiesta di i milioiii e mezzo come prezzo di vendita. 11 Cavallini aveva previsto invece il prezzo di due milioni. I calcoli del Pontremoli giusti, beavano un prezzo molto maggiore. Comunque, io dovevo sentire, e riferire e non pregiudicare l'osilo dclfiifféro-con limitazioni dio pot-evano essere introdotte successivamente da Cavallini medesimo. a Si discusse anche genericamente dell'acquisto del « Secolo», ma mentre per la. vendita, del « Messaggero » Pontremoli oppose quale unica difficolta l'esistenza di trattative già avviate die-dovevano avere la precedenza, per il « Secolo ri osservò subito che si trattava della sua creatura e che non intendeva abbandonarla. Perciò, (|uaioto al «Secolo» il discorso fu del tutto generico e noti ne tenni conto. Ricevei'! un telegramma ria Cavallini di aspettarlo il domani mattina, alle li alla stazione. Io mi vi trovai e gli riferii l'esito del colloquio mostrandogli ì foglietti. 11 Cavallini trovò forte la cifri) di i milioni trattandosi di pagamento a contanti, e disse che si doveva otte-nere una riduzione. Mi disse intanto di recarmi a Roma per trovare il senatore Annara.ione che avrebbe accettato la proposta: di capo dell'&rnmlnistrazione del giornale, e mi disse die figli si riservava di fare l'offerta a Martini .della! direziono politica Fu inteso con Cavallini die, dovendo per i miei affari subito rit.oru.aro a -Milano, i" avrei atteso sue comunicazioni per recarmi) so-del caso, a, To. rino. 11. colloquio alla: stazione fu molto breve, avvenne durante il cambio dei treni. c Si ricava, da un telegramma die alla stazione di Milano io fui presentato al segretario del Kedivè: non lo ricoixlo; certo fu ra presentazione di un nlimito senza scambio didiscorsi con lui, giacchè le comunicazioni da ree fatte a Cavallini furono fatte a lui solo. Cosi quella sera stessa partii per Renna: e fui a ceri are di Aunaratone; ltueua, risposta, che io comunicai telegraficamente a Cavallini, fu riservata. Intanto èbbi il telegramma: di Ponnaiuoli.' La risposta era negativa e mi affrettai at trasmetterla a. Cavallini.'Io dissi: «1 sciiti affavi di' Cavallini die non si conclùdono inai». « 11 13 maggio, a Milano, ricevetti diversi telegrammi sollecitatori dalla Svizzera, di Cavallini, ed uno da. Roma, della Frida. Questo accennava ad un'accettazione di AnnaratoPuò darsi, clic io lo abbia telegrafato a ne. . Cavallini. Tcloaralanuoini, CaVaWui insistevo, porche lo facessi nuovo pratiche per il Secolo, ed evciiluitUncnte unclic u 'forino. Mti lo tue ne astenni. 'No" rividi il Ponlreinoii, noti andai alla Gazzella del Poiiolu, non ni' feci trovare da Cavallini, a Milano, allu Stuy.ioiie, la sera dol li, conio egli desiderava appunto, perche io non Intendevo ritornare alla càrica cori l'ontrcuioli, nò col senatore Della Torre. « 11 I.r> ero a Toriiin, non visitai In Gazzèlla del Popolo, ina me ne ritornai subito a Moina. Il Hi rividi l'Aniiaratone, che declino Ogni trattativa-, Biacche tu famiglia non volevano Che assiinics.-ic impegni importanti, date la sua tarda età c la sua malferma saluto. u Cosi si risolvette in una inulilt' scarrozzata in treno ria ltouia a Milano tutta la mia opera prestata in questo affare, nel (piale è esaurito tulio ciò che mi si può attribuire. « Talli ulteriori non esistono. Solo esistono ulteriormente chiacchiere banali. Tuttavia, leiiKO a dichiarare che in tutto questo non ebbi il più lontano pensiero di cosa meno che pati ionica, ari/i, ricordo che Cavallini mi aveva fletto che, in ricambio della propaganda per lui .Kedivè), J'cx-Sovrano di Egitto, avrebbe potuto rendere segnalati servigi all'Italia nei rapporti colla Libia. « Contrariamente a quanto ha detto Poi il romei i, non si trattò di versare otto milioni, giacchè subito egli escluso l'acquistò del Secolo, l'uù dnrsi che egli abbia detto che per l'acquisto del Messaggero e del Secolo avrebbe richiesto otto milioni, dacché voleva quattro milioni c mezzo per il solo Messaggero; ma, se lo disse, si trattò naturalmente, di discorsi ti vanvera, essendo esclusa a priori la vendita del Secolo. e Io non ho mai conosciuto Pascià o Kedivè: credo che mi sia stato fatto il nomo di laghen, ma non ricordo altri non\i. Debbo confessale che la mia coltura storico-politica, relativa aU'E?itlo ed al suo Sovrano, fino ad allora, era molto limitata. « Io non avevo, come non ho, alcun sospetto su Cavallini. Itali andava e veniva dalla Svizzera liberamente; frequentava il comm. Vigliali!, iDirettore Generale della 1\ S.,' il quale parlava favorevolmente di lui. Sapevo che Cavallini, in Francia, con feti va con Briand; aveva un passa-porto firmato «Cadorna», e frequentava la Consulta... Chi avrebbe potuto sospettare di lui? ». Sono le 1.3.35. e Re-Riccardi appare stanco; 1— «—.« . , , ~. y-'.-t^:r ~ — in Presidente rinvia a domani ìnatenza e iJ IjgnB» d&ìi\\\limtf*ni**