La situazione a Fiume

La situazione a Fiume La situazione a Fiume Un telegramma della Càmera di Commercio e un manifesto del sindaco Gigante >• Un proclama di Caviglia annunziato per oggi. {Servizio speciale della. Stampa) {Servizio speciale dFltame, 80, notte, j La Camera di Commercio ha tenuto ieri unaj riunione, e dopo aver esaminato il testo del I Trattalo di Rapallo e la situazione relativo al confine orientale dello Stinto libero, ha inviato j al ministro degli Esteri il seguente telegram ma: tTl Trattato di Rapallo riconosci, i cotifini dello Stato di Fiume come attualmente « de facto » sono delimitati. Il confine orientile è costituito attualmente dal nume Eneo: sicché il delta ed il bacino del Sauro, già Ba ros, formano parie integrante del « corpus senaratum ». Voci incontrollabili danno al Trattato un'interpretazione allarmante, quasi eli il delta ed il bacino del Sauro fossero assegnati alla Jugoslavia. Per tranquillizzare l'agitatissima opinione pubblica, preghiamo Vostra Eccellenza ad autorizzarci per telegrafo a smentire la supposta mutilazione del complesso portuale di Fiume, e ad affermare essere il corso del fiume Eneo il confine orientale dello Stato fiumano». Non sappiamo quale risposta darà il ministro degli Esteri a questo telegramma, perchè il gen. Caviglia, con fonogramma inviato al Comando di Fiume, dichiara che il porlo Sauro è ancora in discussione, e che le trattative si svolgeranno non tra i fiumani e gli jugoslavi, come si era affermato prima; ma tra jugoslavi e italiani. Il gen. Caviglio, riferendosi al comunicato della Reggenza italia'nadel Carnaio, dice: ij «Evidentemente si tratta di un equivoco: perchè con telegramma in data 10 covi", comunicai a Vostro Eccellenza che la questione dell'appartenenza del delta dell'Eneo e del porto Earos non è risultata dal Trattato di Rapallo, e che i confini dolio Staro di Fiume saranno stabiliti da una Commissione mista dell'Italia e della Jugoslavia, di cui all'art. 5 del Trattato ». Il sindaco Riccardo Gigante pubblica oggi un appello ai cittadini, in cui esprimo il suo pensiero: « Io affermo — egli dice — che il Trattato di' Rapallo ci prospetta ima soluzione che -Fiume non può accettare, e c'impone un epilogo che non può segnare la fine del dramma vissuto dai fiumani in questi due anni di armistizio. Fiume ha giurato: « Italia o morte! », ed il Trattato ci offre un piccolo Stato, conforto per gli avidi affaristi internazionali, pei truffatori balcanici, pei ladri di tutto il Levante europeo, i quali potrebbero calare sulle spoude del Carnaio e combinare i loro imbrogli sotto le ali protettrici dell'aquila fiumana. 11 Trattato, escludendo l'annessione di Fiume all'Italia, ci dà uno Stato libero, che jjer forza di cose dovrebbe cercare accordi con Sjtati sorti dalla dissoluzione della Monarchia degli Asburgo, legando i suoi ai loro destini. «Sventando una cellula intórno a cui si formerebbe una nuova accozzaglia dipopolSctottogenei, una nuova Austria, da cui Fiutne potrebbe aspettarsi tutti i vantaggi materiali, ma anche la certa morte nazionale. E Fiume questo Stato' libero non vuole diventare. Fiume vuole disperatamente essera italiana. Pluvio vuol» impedire che un nuovo nemico potente si accampi sul mal segnato confine d'Italia ». n sindaco Gigante, dopo aver detto che Fiume non ha mai rinnegato il suo voto del 30 ottobre 11)18, e mai ha rinunziato all'annessione alla patria, dichiara che i fiumani non possono accettare ne riconoscere il; trattato uè assoggettarsi alle sue imposizioni; e continua: «Non nego che una torta perplessità, una certa indecisione 1 fiumani in questi giorni l'abbiano dimostrata. Lunghe privazioni, il desid^o di riprendere la vita normale, lo promesse lusinghiere d.eJ: Governo del Ho possono aver portato eerto turbamenti negli spiriti: tanto più che, tranne la pubblicazione di alcune note diplomatiche, nessuno indicò al popolo fiumano la via da seguire per superare degnamente la nuova crisi. Oggi la soluzione affacciasi da sola soluzione tragica, la sola possibile e degna dei lungo martirio... Il Governo del >Re fa oggi iraposifeione a Gabriele d'Annunzio di sgomberare le isole di Veglia e di Arile, minacciando di attaccare le truppe legionarie qualóra il comandante respingesse .sdegnosamente l'ingiunzione. La tragedia è inevitabile... ».

Persone citate: Asburgo, Caviglia, Caviglio, Gabriele D'annunzio, Riccardo Gigante