Incompetenza

Incompetenza Incompetenza pstdtddm•AvsfDcddsAnche se tutta l'attenzione di cui è capace il pubblico italiano non fosse, da un paio di mesi, concentrata sugli avvenimenti, le discussioni, le previsioni di politica interna — dalla crisi del partito socialista alle voci di un colpo ai ."stato fascistico — c'è da scommettere che esso non si sarebbe accorto ugualmente della riunione tenuta a Bruxelles dal Consiglio della Società delle nazioni. Eppure valeva la pena di fermare un istante l'attenzione sopra una relazione presentata dal rappresentante italiano, on. Tittoni, e che riguardava i rapporti economici fra, irli Stnti anni tlplla Lrf>(ra Più nrecisa- Agii estati soci (iena ijega. riu precisa j nmente, 1 ex-ministio degli .esteri si e occupato in essa dei trusts e monopoli di materie prime stabiliti ed esercitati dalle nazioni economicamente più forti a danno delle altre. Egli ha rilevato come le uiiucoltà per procurarsi le materie prime e l'eccessivo prèzzo di queste renda impossibile agli Stati vittime di tali monopoli di produrre e di esportare, Une se poi gli Stati possessori di materie prime non solo le monopolizzano, ma cercano di estendere il loro monopolio alle materie prime degli altri paesi, facendole accaparrare da grandi trusts capitalistici, allora la rovina economica per gli altri Stati è an-:' icora maggiore. Tutto questo si sapeva da un pezzo, se anche non or» stato mai detto così apertaniente in un consesso di rappresentanti delle grandi potenze. iJni interessante è quello che l'ou. Tittoni soggiunge : o E' il caso di domandarsi se valeva la pena di'fare tanto rumore contro il o dumping » tedesco per giungere dopo la guerra alla costituzione di un sistema di protezionismo ad oltranza, die rende, più aspre le disuguaglianze economiche''esistenti tra i vari Stati e che crea nuove complicazioni e nuovi elementi di riva-, lità e di conflitti'». E l'ou. Tittoni ha così concluso : a La guerra, che doveva far trionfare la giustizia i'n tutti i campi, ha avuto il_risullato di creare nel campo economico ingiustizie flagranti e di ribadire quelle catene di oppressione che si nutrì l'illusoria speranza di spezzare ». Il dispaccio che riferiva queste dichiarazioni aggiungeva altresì che esse avevano fatto in seno al Consiglio « una forte impressione d. E' possibile ; s'ingannerebbe tuttavia, crediamo, chi sperasse in una loro prossima efficacia internazionale. Nella migliore ipotesi, esse non saranno che germi, destinati a fruttificare in»un piuttosto lontano avvenire. Se noi qui ne facciamo parola, è semplicemente perchè vorremmo traine uà insegnaménto per il popolo italiano, perchè, cioè, ne crediamo possibile ed utile un'applicazione proprio alla situazione interna d'Italia. Le dichiarazioni del sen. Tittoni sono il riconoscimento esplicito e totale, da parte di un rappresentante dello stato italiano, che la nostra politica di guerra si è risolta in un fallimento. Esse riguardano, in verità, i risultati economici della guerra, ma non c'è bisogno di ripetere l'importanza preponderante del fatto economico nel dopoguerra, mentre d'altra parte è evidente che le egemonie eco'nomiche così apertamente denunciate da Tittoni come gravanti su di noi oon peso quasi insopportabile sono, al tempo stesso, [causa ed effetto di corrispondenti supremazie politiche. Lia conclusione che an ;corà una volta s'impone a noi con la forzaridell'evidenza è che la fiiierra italiana, ^vittoriosa militarmente, è stata politicamente un disastro. Se rinnoviamo oggi questa constatazione dolorosa non è davvero per maligne soddisfazioni personali e per inacerbire novamente vecchie discordie che, dall'avvento dell'on. Giolitti al potere, si sono andate assopendo. Siamo prontissimi a riconoscere che mai come oggi l'Italia ha 'avuto bisogno del concorso di tutte le ibuone volontà per la propria salvezza e (che le necessità del presente insieme con Qe preoccupazioni del prossimo avvenire Idebbono indurre* tutti a non tornare sora un passato doloroso ed irreparabile, "a o'è chi non la pensa allatto così; c'è Ichi, in nome appunto di questo passato [medesimo di cui è responsabile, si avanza, mila gloriosus, alla ribalta della scena politica e vi pretende le prime parti. C'è chi di quella stessa politica di guerra, i cui effetti disastrosi sono denunciati ài mondo nella relazione Tittoni, si fa un titolo. Il primo titolo anzi, per reclamare a sè il diritto esclusivo di dirigere oggi a sua posta l'Italia ; c'è chi, vantando gli errori e le malefatte commesse quali atti eroici di patriottismo ed imprese geniali di politica, pretende, in nome di esse, imporre al popolo italiano il proprio dominio, attraverso una dittatura anticostitueionale, sovvertitrice dell'ordine costituito. Ebbene, a costoro, ai nazionalfascisti, non basta opporre la prima e più ovvia pregiudiziale della legalità; non basta dire che essi pretendono fare la rivolubìoiic per evitarla (una specie di guerra preventiva !) e distruggere lo Stato per salvarlo. Tutto questo va benissimo ; ma c'è qualcos'altro da aggiungere, politicamente forse più emeace. Occorre, come legittima difesa contro una insana provocazione, additare al popolo italiano, ancora una volta, le testimonianze della disastrosa opera loro. Lm'co, ad essi, il popolo italiano, che i responso Vi1' della sua difficilissima situazione economica, e quindi del suo grave malessere interno, non possono aver titoli per ristabilire l'ordine e la disciplina; che gli autori primari ed i sostenitori fanatici di una politica estera rtie ha portato alle gravi constatazioni dell'on. Tittoni, non possono dettar legge per la soluzione di problemi spinosissimi posti da questa politica estera stessa. Opponga insomma, il popolo italiano, alle costoro pretese di dominio amatoriale, la pregiudiziale insormontabile di una assoluta incompetenza dimostrata — purtroppo — con la rovina della nazione. LUIGI SALVATORELLI.

Persone citate: Giolitti

Luoghi citati: Bruxelles, Italia