Due anarchici arrestati coi loro complici colpevoli dell'uccisione del vice-brigadiere Dore

Due anarchici arrestati coi loro complici colpevoli dell'uccisione del vice-brigadiere Dore Due anarchici arrestati coi loro complici colpevoli dell'uccisione del vice-brigadiere Dore Gli autori del "fermo,, degli ufficiali irr Viale Stupinigi - L'automobile misteriosa - Sequestro d'armi in ima villa di Mathi - I proprietari arrestatiN Nel conchitidcre le rivelazioni sullassassinio dell'impiegato Sonzini e della guardia carceraria Scintilla dicevamo che altri delitti avventiti durante le torbide giornate dello scorso settembre erano riinasti impuniti ancora e non si doveva sminuirne il earntWie di brillale reato comune con false giustiilcazioni- di rivendicazioni di classe. Appunto fra «mesti delitti 6 da annoverare l'uccisione, proditoriamente compiuta, del vice-brigadiere dei [carabinieri Tommaso Doro, avvenuta noli a botte del 21 settembre, sul viale Stupinigi, presso lo stabilimento Biak. Altri episodi, niobio tristi per buona sorte, erano'accaduti nelle sere precedenti in quella località, e poiché «ucsti si ricollegano n'il'assassi-niu del so .t'ufficiale, giova rievocarne la finee- essenziali per maggior chiarezza del lettore. Il " fermo „ degli ufficiali e l'attacco ai carabinieri Incominciamo dall'incidente minore, che non ebbe alcuna drammatica conseguenza. Ai tarda sera, il 17 settembre, il maggiore. Umberto Raugei, comandante il battaglione degli alpini « Dronero », il capitanò Eugenio Mordiclia ed alcuni altri ufficiali del 2.0 alpini ritornavano alla -loro caserma, in viale Stuoinigt allorchè, passando in prossimità ; dello stabilimento Biak, furono improvvisnmentc accerchiati da un foilo gruppo di 0 guardie rosse », le quali intimarono loro idi arrendersi. Uno dei facinorosi; che teneva iiri pugno un fucilo modello '91, lo puntò contro gli ufficiali minacciofiàmente, mentre gli 'altri tenevano spianate le rivoltelle, pronti a far fuoco. La situazione ora criticissima per gli ufficiali e qualunque tentativo di resistenza avrebbe provocato uno scontro, il cui esito non poteva essere dubbio dato il numero di coloro cho avevano compiuta l'aggressione. Il comandante Raugei fu invitato a consegnare la pistola, una « Bayard », che portava alla Cintura; quindi gli ufficiali fu■ronp scortati nello stabilimento. Per fortuna la Commissione di fabbrica mantenne rnoita serenità e gli ufficiali, dopo un inicrrogatotlo. furono rilasciati in libertà. L'arma tolta ni capitano Raugei non fu però restituita. Ma un episodio assai più. grave avvenne sullo stesso viale Stupinigi nella notte tra il 21 !ed il 22 settembre, mentre un camion di carabinieri tornava in città dopo aver dato il 'cambio art alcune pattuglie distaccate alla periferia. L'autocarro su. cui erano venti militi, agli ordini del tenente Raoul Erunero, del «battaglione. Torino i.o», era diretto verso la 'cabina telefonica, cho è nelle vicinanze del passaggio a livello della linea ferroviaria di 'Francia. Nel viaggio di andata il veicolo passò .presso lo stabilimento Biak, senza che avveinissero incidenti ; ma giunto presso .la Fonderia Masera, prossima al passaggio della 'ferrovia, fu fatto segno ad alcune fucilate, una jdelle quali ferì il carabiniere Giovanni Verignano, d'anni 30, da Baldissero. Il camion soni/a rispondere ai colpi che erano partiti dalil'interno dello stabilimento, prosegui la sua Icorsa e, poco dopo, lasciati i militi destinati ,alla guardia della cabina, riprese la via del ritorno trasportando i carabinieri cho doveVano rientrare in caserma. In previsione però che si rinnovassero le fucilate, il tenente Urunero mandò innanzi il camion, ed egli ed i militi procedettero a piedi, in ordine sparso. Ripassarono cosi dinanzi alla Fonderia Masera con la convinzione tli essere di nuovo presi di mira dalle «guardie rosse». Invece 11 passaggio si effettuò nella più perfetta tranquillità. Giunti però presso la Biak, il drapipeUo si senti improvvisamente circondato da lun fuoco incrocialo di fucili e bombe, che jvenivano dagli stabilimenti vicini. Il tenente ^ordinò allora ai militi di ripararsi nel fos!soto laterale e dietro gli alberi. Avvenne un Ivero e proprio scontro, poiché i militi rlspo'sero ail fuoco. Ad. essi si unì il tenente del 92.0 fanteria Ernesto Demetri, che ritornava in caserma. La battaglia durò qualche minuto e purtroppo il vice-brigadiere Tommaso Dorè, un giovane sardo di 2G anni, cadde colpito mortalmente, mentre rimanevano feriti il tenente Demetri ed il carabiniere, ausiliario Natale Gennaro. Anche un operaio abitatile alle Case popolari di Viale Stupinigi —, lai Pacifico Uberio di Filippo, d'anni 2G, riportò tre ferite essendosi trovato a passare in quel momento in prossimità dello .stabilimento Biak. Appena vide cadere il vico-brigadiere, il tegnente Bruner© — il cui contegno, come allora ' rilevammo, fu esemplare por fermezza e cojraggio — pensò a soccorrerlo ; ma poiché la 'fucileria continuava e non si poteva, senza gravissimi rischi, portarlo subito al vicino Mauriziano, il poveretto fu ricoveralo in una casa vicina, ove spirò alcuni istanti dopò. Durante il conflitto il commissario avvocato Canavotto, capo della Seziono di San Secondo, si trovava nelle vicinanze del Cavalcavia, con alcune guardie rc^ie. Egli tentò di avanzarsi, tua dopo breve strada comprese che per poter agire .con qualche probabilità di successo occorreva buon numero tli forza arBiata. Egli corse quindi ad avvisare telefonicamente la Questura, Iti quale inviò sollecitamente sul posto buon numero di militi della guardia regia e di carabinieri, agii ordini del vice-commissario aw. Hamella. Quando però i camions giunsero sul posto, non vi era più anima vivente in giro. Fu allora che la salma del povero Dorè ed i feriti furono trasportati all'ospedale. Le indagini ed il primo arresto • Due anarchici Il gravissimo episodio aveva profondamente rattristato in quei giorni la cittadinanza, ma il Comando della Legione dei Carabinieri che aveva avocato a se la cura dello indagini, non poteva ancora esplicare alcuna proficua azione noirltè perdurava l'occupazione deile Fabbriche ed ogni tentativo di assumere informazioni riusciva vano. Per necessità di cose l'opera degli officiali e dai carabinieri incaricati di scoprrre gli autori della proditoria aggressione a mono armata che orti costata U vita al Dorè, si svolse dapprima assai lenta e faticoso. Cessata l'anormale situazione l'indagine, sebbene molto difficile, procedette un poco più spedita e regolare, di modo che fu possibile afferrare il ilio giusto. I primi sospetti caddero sopra uno chauffeur. certo Evandro Mazzarino di Pietro, d'anni 20, da Pecco Torinese ed abitante in via Superara, -1. il quale, secondo qualche risultanza doveva aver partecipato al «fermo-» del maggiore Haugel e degli altri ufficiali. I carabinieri della squadra di investigazione, dopo pazienti ricerche, ria scirono ad identificare perfettamente il Maz zanno ed a trarlo in arresto. Una perquisì zione operata immediatamente nella sua ahi fazione fece ritrovare la pistola « Bayard » che era stata tolta al maggior Raugei, il quale fu messo a confronto, insieme ai suoi iiffl alali, dell'arrestato. Il Mazzarino, che aveva ad ogni domanda per lui compromettente, fu riconosciuto dagli ufficiali per colui cho, al momento del «fermo» teneva puntato minacciosamente il fucile di modello '91. mentre gli altri perquisivano i catturali e. li disarmavano della pistola. Di fronte a queste irrefutabili prove il Mazzarino dovette mutar rotta e fece, una confessione completa. Trovata cosi la via buona per procedere nello, indagini, il Comando della Legione intensificò la sua azione e cosi, gradatamente, emersero circostanze nuove ed imporinnti, che misero in piena luce la responsabilità di altri individui, meccanici dello Stabilimento Biak, quali partecipi dell'aggressione. Costoro erano di guardia alla fabbrica proprio nella notte in cui avvenne l'attacco al camion dei carabinieri e l'uccisione del v i co-bri gad io re Doro. L'indagine venne a stabilire che gli operai avevano seco gli anarchici Salvatore Canti fu Michele, da Alghero, d'anni 25, e Domenico Bosati fu Luigi da Sigillo (Umbria), d'anni 33, il primo dei quali si era «specializzato» nel lancio delle bombe a mano. Fu uno di costoro che in quella notte, al ritorno del camion di carabinieri, diede l'allarme alle guardie rosse ». le quali corsero alle finestre e cominciarono a far fuoco contro i militi, uccidendo il Don? e ferendo gli altri. Il Mazzarino, interrogato sitila sua partecipazione alla proditoria aggressione, dichiarò che egli non aveva sparato. Si ora messo con due altri compagni ad una finestra, sulla (pialo era piazzata una mitragliatrice, ma la terribile arma per un guasto non potè funzionale. E fu fortuna davvero, poiché se la mitragliatrice fosse entrata in azione, lo scontro avrebbe avuto conseguenze anello peggiori. Dopo queste sue confessioni il Mazzarino fu scollato allo carceri giudiziarie. L'lt ll ill L'assalto alla villa I proprietari tratti in arresto Un primo notevole passo era dunque fatto nelle indagini, che proseguirono cosi più alacri e serrate. Il Comando della Legione dei carabinieri aveva potuto apprendere che i due anarchici Canu e Rosati erano fuggiti in automobile, portando seco anche delle anni. L'automobile era stata condotta nel suo misterioso viaggio da un operaw def.la Fiàt-Carrozzeria, ed i fuggiaschi l'avevano poi venduta per un modesto prezzo ad uno sconosciuto, il quale si era recato nelle Valli di Lanzo. Per quanto ricerche i carabinieri facessero non fu loro possibile rintracciare l'automobile; ma riuscirono invoce — dopo molta falica — ad identificarne il conduttore, che risultò essere il meccanico Giovanni Boecardo, di Michele, di anni 23, pregiudicato. Mettere le mani su costui non fu cosa facile, perchè tutti coloro che si sapevano implicati nella trista faccenda procuravano di sottrarsi ad ogni ricerca; ma finalmente anche il Boecardo fu tratto in arresto. Molto scaltro ed audace, costui finse di ignorare, la fuga dell Canu e del Rosati e le vicende del misterioso viaggio in automobile, ma fini per Cadore in ìm mucchio di contraddizioni che resero pressoché vano il suo sistema di difesa. Le sue reticenze non servivano che ad accrescere i sospetti. Cdi intcrrogatorii si susseguirono agli interrogatori, ed il Comando attraverso allo risposte assai nebulose dell'arrestato potò convincersi che egli sapeva molto banfi dove fossero antimi a rifugiarsi i due anarchici. Con un'opeta paziente gli ufficiali ed i' militi incaricati dell'indagine poterono farsi la persuasione che il Canti ed il Rosati si erano nascosti in qualche paesello delle Vaili di Lanzo. dove si erano sbarazzati dell'automobile, ed il Boecardo fini per lasciar intendere che i due anarchici avevano trovato ospitalità in una villa e, muniti com'erano di arici, non intendevano arrendersi senza aver tentato in un supremo sforzo di sottrarsi all'arresto. La villa era situata a Mathi.- Il Comando dei carabinieri allora d'ispo?e uno speciale servizio per compiere una sorpresa in auesta villa, immediatamente, per non dar tempo ai duo anarchici di mutare na- scondigl'.o. E fu cosi che. domenica scorsa una trentina di carabinieri, comandati da uf-fidali, arrivarono a Mathi in autocarro, c nelpomeriggio, alle 14.30, fecero irruzione nella villa, dopo averla circondata per rendere inu¬ tile ogni tentativo di fuga del Canti e del Rosoti. I carabinieri, colle armi in pugno, penetrarono nell'edificio senza alcuna difficoltà, e vi trovarono i due anarchici, i quali non fecero alcuna resistenza. Essi tentarono invece di giocare d'astuzia quando si videro perduti, e diedero false generalità. Trucco ingenuo, poi- che tonto il Canti quanto il Rosati furono identificati esattamente ed essi stessi dovettero rinunciare ad ogni ulteriore diniego. I ca-rabinicri li ammanettarono e ri ti asportarono In autocarro al Comando della Legione, moti-tre un uftlcinle procedeva, con alcuni niilit:. ad una rigorosa perquisizione. Furono cosi scoperte nella villa alcune armi: un fucilemodello '91. due moschetti 1801. un fucile du caccia di calibro 12. un fucile austriaco e due pistole a rotazione. Tutte queste armi crono cariche. Inoltro furono trovati quarantacinque caricatori per fucile '91. un caricatore per il fucile austriaco, cartucce da pistola ed *an che anni da taglio affilatissimc. Lo ormi furono trasportate a Toriiw, a disposizione deil'Àtrtoritià 'gVidi/iiorio, e .rmrtanto, data la gravità della scoperta, i carabinieri trassero In arresto anche il proprietario della villo. Giovanni Colombo Boverp, do Villanova Canavese. d'anni 35, e la moglie sua. Armando Vernetti. d'anni 30, oriunda dall'America dui Nord. I I due coniugi, nel loro interrogatorio, dichiararono di ignorare completamente l'esistenza delle armi, che provenivano dallo Stabilimento Biak, e si scagionarono dell'accusa di aver dato ricetto al due anarchici ricercati, dicendo che non ne conoscevano l'identità. 11 Canu ed il Rosati avevano narrato tutta tuia storia, si erano offerti di pagare l'ospitalità ed i due coniugi avevano avuto la persuasione di trattare con persone per bene, che volessero trattenersi un po' in campagna! Tutto ciò non è valso a salvare dal carcero I due coniugi che, come il Mazzarino, il Boecardo, il Canu ed il Rosati, furono messi a disposizione dell'Autorità giudiziaria. II Comando della Legione dei Carabinieri sta ora proseguendo nelle sue indagini, per r'otracciare altri individui già Identificala, ma tutt'ora latitanti, che risultano complici nell'attacco al camion dei carabinieri insieme al Canu ed al Rosati. pan A proposito di incidenti cello .taoliimeoto Lancia La Commissione interna dello Stabilimento Lancia ci prega di pubblicare che gli incidenti fra maestranza operaia ed impiegati accennati nella cronaca di ieri martedì sono Insussistenti. Come è nostro costume d'imparzialità, diamo atto di questa dichiarazione, facendo rilevare che la notizia ci venne dota dagli impiegati stessi, alcuni dei quali fler re stati fatti segno a cattivi trattamenti dadi operai si allontanarono dagli uffici è