La crisi socialista

La crisi socialista La crisi socialista Modigliani e Graziatisi parlano diversamente della scissione ■ Roma, 8, notte. ; Gli on. Modigliani e Graziadei sono stati intervistati dalla ■ Tribima » suina scissione del partito socialista. L'on. Modigliani, dopoavere annunciato la sua partenza per il convegno di Reggio Emilia, ha detto: «Vado a Reggio Emilia con l'intenzione di continuare a fare quel che ho sempre fatto in quest'ultimo periodo di lavoro, e otoè, senza obbedire a pregiudiziali di nessun genere, disposto a tutte le riminole personali compatibili colla coerenza e colla' verità, pur di ottenere che una scissione sia 'evitata, x> che quanto meno sia circoscritta il più possibile. Chi se ne vorrà andare perché beh deciso ad andare, se ne vada; ma chi è disposto a non uscire dalla compagine unitaria accettando* tutti i doveri, ha difritto di restare, - e deve essere messo nella possibilità di oof.laborare disciplinarmente colla organizzazione politica ed economica del proletariato italiano, fclie si batte sul terreno della lotta di classe per il socialismo. — E quali credei che possano essere i criteri informatori della politica socialista? .— La risposta dovrebbe esser troppo più lunga di quella che è consentita in una rapida intervista. Molte in sintesi io credo poter riassumere con abbastanza esattezza il mio pensiero cosi': all'interno l'organizzazione economica di classe del proletariato e la sua organizzazione politico, cioè la Confederazione generale del lavoro ed il Partito socialista, devono stringere rappòrti ancor più intimi di quel li attuali, e tali che ' in ogni vertenza economica o politica i due organismi procedano sempre d'accordo, con puri autorità. li questo, secondo me, un avviamento ormai non ritardabile a quella evoluzione del socialismo versao una maggiore valorizzazione politica dell'organizzazione sindacale, quale tv sempre sostenuto, e che mi sembra promessa mdispensahii'.e di un efficace e proficuo mutamento rivoluzionario della compagine sociale. Nei rapporti, esteri, cioè nei rapporti con altre organizzazioni socialiste, io iio sempre pensato che l'adesione dei socialisti italiani alla Terza Internazionale avrebbe dovuto essere meno precipitosa e più meditata. Non posso non riconoscere che oggi il ncstro distacco dalf.a Terza Internazionale assumerebbe un significato di sconfessione del movimento russo, e della sua importanza storica: il che rende impossibile certamente- il ritiro nostro dalla Terza Internazionale ; ma pur rimanendo nella nuova compagine, i sociali stl non devono rinunciare a far valere le loro specifiche vedute, la loro specifica esperienza, per ottenere che certe formule che sernbra,no molto nuove, e che sono molto vecchie, siano rivedute c'osi da escluderò dalla compagine socialista internazionale coloro che di fatto hanno -abbandonato il terreno del a lovta di classe ; ma di mantenervi invece tutù quelli che su questo terreno si sono batfuii e si battono senza apriorismi ; ma facendo tesoro di tutto quello che non può e non deve essere trascurato, a seconda delle svariatissime esperienze storiche del proletariato delle singole nazioni. , , ;. — Ed in conclusione la scissione "avverrà 0 no? —■ Ho una opinione mia precisa in riguardo ; ma enunciarla vorrebbe dire forse rendere impossibile la realizzazione della mia speranza, L'on. Graziadei ha dichiarato anzitutto di non aver potuto per ragioni di salute recarsi al convegno di Trieste. Ora si reca a Milano per prender parte alla nuova\riunione enei terrà la Commissione che ha fatto il viaggio in Russia.' — Si tratta — ha aggiunto fon Graziadei, — di scrivere la - relazione sul viaggio. Bombacci ed io dovremo scriverla per il gruppo parlamentare, per conto del quale ci siamo recati in Russia. Noi due faremo forse un'unica relazione, se ci si metterà d'accordo ; altrimenti se ne estenderanno due. — Che cosa pensa della probabilità di una scissione socialista? ; — lo non la ritengo probabile, ma inevitabile. Del resto la scissione nei fatti esiste già, ed essa si iniziò fin dal congresso di Bologna. Turati, Lazzari ed i loro seguaci dissero di essere contrari alle conclusioni di quel .congresso, e di restare fedeli ai postulati del congresso di Genova; ma le accettarono bensì in parte; ed il partito evitò la scissione per non portare nenie elezioni poliache il proletariato diviso, in aperta e forse in gravissima discordia. Le elezioni erano imminenti. * .— Ma il tentativo di Serrati per conservare unita la compagine del partito, eliminando 1 soli elementi troppo nettamente destri, avrà fortuna ? — E' possibile che l'abbia; ma ora è neces sario che si vada mia buona volta ad una chiarificazione, ad una distinzione netta tra socialisti veri e social-democratici. E qui Turati ha perfettamente ragione quando chiede che «prossimo congresso di Firenze non debba fare solo piccole questioni di persone, ma quella ben più grande e più seria del programma — n grosso della roassa proletaria chi seguirà avvenendo la sdì tonti - — Ma, seguirà certamente noi 1 Abbiamo una "maggioranza rilevantissima. Quanto alla Con Wederazione del Lavoro, coi'.la sua grande se Sirie di orgnizzati, tra„nol, socialisti, ed i so rcial-democratici non preferirà certo questi ul <tiini. Ritengo però che non si deciderà a ve niri con noi, e resterà neutrale. Trampolini parla di "nuova tirannide,, RoflB"» Emilia, 8, mattino B'on. Camillo Prampolini, commentando le dlHberazioni di Mosca coi famosi 21 punti jnrea la espulsione dei socialisti voluta dai comunisti, scrive: . «.Così, dunque, hanno deliberato i capi del movimento comunista riuniti a Alosca, tra i quali anche Bombacci, Serrati e il nuovo convertito Graziadei. Fuori gli eretici. Chi nqn con noi è conno di noi. 1 nemici del comunismo più insidiosi e terribili sono precisamente i socialisti, 1 nostri ex compagni. E cosi comincia ora ad agire anche in Italia la dittatura del proletariato ». Non già la dittatura « di tutto il proletariato » quale volle definirla il Congresso di Bologna e. quale è scritta nella tessera del Partito; non la sovranità, della classe lavoratrice e, quindi, il Governo della maggioranza dei lavoratori, come credettero e credono generalmente i nostri compagni; ma una vera e propria dittatura nell'esatto senso della parola, una esigua minoranza che si. impone con la forza materiale alla maggioranza, poche migliata di individui — 1! Partito comunista o, più precisamente, i suoi capi che- governano coi metodi del dispotismo. Per adesso, in Italia, Bombacci, Serrati, Graziadei e gli altri futuri dittatori, non potendo ancora far funzionare la polizia, ie guardie rosse, devono necessariamente limitarsi a decretare la espulsione dei socialisti dissenzienti da loro a cui fino ajeri essi strinsero la mano come ad ottimi compagni e che oggi vengono messi al bando quali « traditori dei proletariato ». Ma domani, arrivati al Governo, i dittatori completeranno l'opera. In nome..della civiltà socialista, anzi comunista, e proclamando l'inesorabile necessità di non dar tregua al.a controrivoluzione, ossi dovranno sopprimere la libertà di stampa, di riunione e di associazione per tutti i loro avversari e manderanno in carcere e al patibolo a centinaia .e a migliaia coloro che giudicheranno pericolosi e libelli. « Le Investici del 30 luglio u. s. davano la lista di 896 condanne a morte pronunciate in Russia dal 23 giugno al 22 luglio di quest'anno; 517 per diserzione; 6 per ammutinamento nell'esercito, 09 per tradimento, 21 per controrivoluzione, ecc. Cosi si decreta da Mosca. « Allora l'azione dei dittatori dei proletariato, cioè dei capi comunisti, dovrà avere il suo pieno sviluppo. Essa dovrà essere ferrea, spietata, -terroristica, come insegnano e comandano i suoi apologisti. Bukharir. c Zinovlcff esaltano la rigura di Marat, il medico giornalista fanaticamente feroce che, per il paradiso annunciato dalla rivoluzione francese — Liberto, Egalitt\ Fratemité — (e si vide' poi e si vede ancora come si realizzasse questo paradiso) chiedeva il sacrificio di diecine di migliaia di vite umane. ,: «"E sia : nello sconvolgimento portato dalla, guerra, non è certo impossibile che i comunisti riescano anche in Italia ad instaurare Ha. loro dittatura. Ma, a parte ogni altra considerazione, quanti anni e quanti mesi potrebbe durare il loro dominio? Ouanto tempo occorrerebbe perchè le masse lavoratrici si accorgesserp che la dittatura del proletariato, intesa'e praticata alla russa, non è veramente che una nuova tirannide, sia pure esercitata colle migliori intenzioni? Possiamo ingannarci, ma noi crediamo che. anche malgrado il terrore russo, I dittatori comunisti dovrebbero o prima o poi esperimentare fatalmente a spese proprie e di tutii ohe " non si governa a lungo stando seduti sulle baionette ». La dittatura, cioè la intolleranza settaria, prepotente, sopraffattrice, sia rossa o nera o di. qualunque altro colore, non può essere sopportata che da anime servili. Quindi tanto meno essa può attecchire e durare quanto più vivo e diffuso nelle masse popolali è il sentimento della libertà, della eguaglianza e della dignità umana >. Le adesioni al Convegno di Reggio Emilia Roma, 8, notte. Al Convegno di Reggio Emilia, indetto dai centristi del gruppo parlamentare socialista per stabilire, il deciso orientamento da tenersi al Congresso nazionale di Firenze, hanno finora aderito gli onorevoli Matteotti. Ghersi, Carazzolo. Ciccotti, Belotti, Filippini, Todeschlnl. Bocconi. Mazzoni. Beltrsmi, Dugoni, Turati. Treves, Pistoia. Zanzi. Montemartini. Buozzi. Prampolini, Zibordi. Storchio. Baldini. Batteri. Baglioni, Zllotti, Garibotti. Merloni. D'Aragona, Casalini, Murari. Targetti, Lopardi, gli organizzatori Colcxmbino, Bertero e Pampado, della Federazione metallurgica: Galli e Roda, della Federazione tessile; Farabolli, Mazzoni. Aztrnonti, Buginenti e Gino Baldesi. Interverranno pure l'aw. Catara, sindaco di Milano, con due assessori, e l'aw. Zanardi, presidente deflu Deputazione proTinckQe di Borocna, eoa un assessore dal